Sarà la ferma decisione di tornare a scrivere,
o le vacanze natalizie che mi permettono più tempo libero, ma leggo come un
treno e non voglio fermarmi. Questo implica che abbiamo, a distanza di non
molto, un’altra recensione.
Come potete ricordare avevo recensito il primo Hunger Games con entusiasmo, e ora a distanza di quasi un anno mi ritrovo
a leggere il secondo. Forse a causa della leggera immaturità che ho riscontrato
nel primo libro, non sono impazzita per comprare il secondo appena dopo averlo
finito, e probabilmente è per questo che ho aspettato così tanto tempo per
leggerlo. In effetti “Hunger games – La ragazza di fuoco” è il regalo di
un’amica per Natale, per cui non è vero neanche che l’ho comprato. Comunque sia
ho apprezzato moltissimo il regalo e ho letto con avidità.
La prima cosa da dire di questa seconda
prova di Suzanne Collins è che il libro è sicuramente più maturo del primo, sia a livello di personaggi che di trama. Sia
perché Katniss è meno petulante e più simpatica, sia perché l’argomentazione è
più ampia. Non si tratta più di salvare sé stessi e i propri cari, si tratta di
salvare un popolo. In particolare la popolazione di Panem.
Sono contenta perché, finalmente, ho
trovato una protagonista che mi piace. Ammetto di nuovo che, se dovessi mai
incontrare Katniss, le tirerei un ceffone dopo dieci minuti per la sua incredibile
cocciutaggine e stupidità (insomma, si può che passa un intero libro a vedere
che tutti le danno una mano e a non rendersi conto di nulla?!), ma lo farei con
rispetto. Il personaggio di Katniss è molto migliorato dal libro precedente,
intanto adesso non fa più la finta tonta riguardo ai sentimenti di Peeta e
Gale, e non sfoggia la sua superiorità intellettuale di fronte agli abitanti di
Capitol City. Inoltre Katniss ha incarnato una delle mie più profonde fantasie
letterarie: un protagonista che non vuole essere protagonista. Almeno
all’inizio. Katniss è la pedina fondamentale della rivoluzione dei distretti di
Panem, ma non vuole esserlo. Per buona parte del libro desidera scappare e
voltare le spalle a tutti, salvando quelli che ama e mandando a quel paese gli
altri. Questa diatriba, in realtà, continua a roderla per tutto il libro
e solo nelle ultime pagine si rende conto di essere lei quella che deve portare
avanti la rivoluzione, altrimenti non lo farà nessuno. Per il resto del tempo,
all’inespressa domanda: «Katniss, invece di vivere la tua vita da
vincitrice, ti andrebbe di metterti in pericolo per migliaia di sconosciuti, mettendo così a rischio te stessa e chi ami?», lei risponde:
Insomma, dove altro la trovate una
protagonista come lei? Katniss prima di rassegnarsi ad essere Ghiandaia
Imitatrice della rivoluzione è egoista, impulsiva, pensa solo a salvare Peeta e
per lei gli altri possono anche crepare. Insomma è una persona reale, che non
ha sempre intenti nobili e prende decisioni sagge e coraggiose.
Continuando a parlare di personaggi,
ecco, non si può avere tutto dalla vita. Perché Peeta, che nello scorso libro
mi era piaciuto tanto, adesso comincia a stancare. Il bravo ragazzo che non
farebbe male ad una mosca nella situazione del precedente libro era molto
interessante. Ci si domanda come si comporterà una persona con il suo
carattere negli Hunger Games. Ma ora che non si tratta più solo di “giochi” ma
di vera rivoluzione, Peeta dovrebbe tirare fuori quel suo innato charme di cui
tanto si vocifera e usarlo contro il presidente Snow. Invece lui riesce a
ferirsi innumerevoli volte, dimostrare quanto è sensibile, quanto è innamorato
di Katniss, e alla fine riesce anche a farsi catturare. Peeta, a mio parere,
sarebbe un personaggio interessantissimo se gli permettessero di giocare
d’astuzia. Come carne da macello nell’arena è sprecato! Lui dovrebbe essere
colui che guida la rivoluzione dall’interno, con le sue parole infiammanti e la
sua astuzia. Nell’arena, fa solo la figura del babbeo.
A questo proposito arriviamo ad un altro
punto che mi sta molto a cuore.
La politica è la chiave di questo secondo
libro. Ricorda moltissimo “1984” di George Orwell (probabile che vi sia almeno
un po’ ispirato). La società è controllata, più che dalla forza, dalla
psicologia, e quando Katniss entra in questo meccanismo le viene chiesto di
fingere per la popolazione, per tenerla sotto controllo. Ho trovato molto
interessante questo fatto, che nel libro precedente era stato appena accennato,
e infatti la parte del libro che ho preferito è quella in cui sono fuori
dall’arena.
Solo una cosa ho trovato inconcepibile ma,
purtroppo, è uno dei perni del libro. Un uomo che manipola la popolazione con
leva psicologica – terrore e speranza – come il presidente Snow, non potrebbe
mai indire degli Hunger Games come questi. Il compito di Snow è quello di
tenere i Distretti in ordine e allietare Capitol City con i giochi. Usando
vecchi tributi Snow crea agitazione fra i Distretti perché annuncia apertamente
di essere a conoscenza dell’imminente idea di ribellione e avere tutta
l’intenzione di combatterla, annunciando che "anche i più forti non possono competere con Capitol City". Inoltre manda a morte i precedenti vincitori,
amati da tutta Capitol City, e così nemmeno alla capitale piacciono i
settantacinquesimi Hunger Games. Sono dei giochi controproducenti, tanto che un
uomo intelligente come Snow non li avrebbe mai organizzati. Il punto di quei
giochi era uccidere Katniss, questo è logico, ma ci sono moltissimi modi per
ucciderla o renderla inoffensiva. Snow, che tanto ama la psicologia, non
userebbe la violenza.
Il libro poteva essere molto più
interessante se Katniss avesse guidato consapevolmente la rivoluzione da fuori
l’arena.
Jennifer Lawrence, com'è comprensibile interpreta Katniss nel film. |
La storia comunque è bella anche così,
e queste sono preferenze personali. Ci tengo poi a precisare che ho apprezzato
moltissimo tutti i nuovi personaggi, e l’idea dell’arena/orologio era
fantastica! Anche il finale mi è piaciuto molto, e adesso sono curiosa di
sapere come andrà a finire.
Ho visto anche il film, di “Hunger Games
– La ragazza di fuoco”. Consiglio a tutti anche il film, se non altro perché ci
sono un sacco di attori meritevoli, fra cui Jennifer Lawrence e Woody Harrelson
(che sta meglio con i capelli lunghi che non dal vero), ma anche Philip Seymour
Hoffman e Stanley Tucci. Soprattutto la Lawrence, è un’attrice fantastica e
piena di talento. Devo ammettere che sono curiosa di vederla in altri film, e
spero che ne faccia a valanghe. Penso che sia una donna di cui potrei anche
innamorarmi!
Comunque sia, non chiedetemi se è meglio
film o il libro perché non vi so rispondere. Entrambi sono molto belli ma
forse, per quel che sono, è riuscito meglio il film.
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