giovedì 31 marzo 2016

Passaparola #4

Ogni tanto risorgo dalle mie ceneri e scrivo qualche post. Nulla di impegnativo, anche se sto cercando di organizzarmi per tornare ai ritmi di prima e scrivere più di due post al mese! Eh, questa vita che si mette in mezzo alle faccende del blog, è la mia croce…
Comunque, mi scuso per il terribile ritardo con cui ho postato le richieste di segnalazione. Le autrici che mi hanno contattata sono state mooolto pazienti, quindi basta cianciare ed ecco le segnalazioni di oggi.
 
Fino alla fine della rete – R.V. Beta
Insofferente alle regole ma incapace di affrancarsi da un’esistenza piatta e una vita sociale insoddisfacente, Daisuke, impiegato in una multinazionale, afferra al volo un’occasione per cambiare.
Yuuki è una giovane pirata informatica che, spinta dalla sua smania di ribellione, potrebbe aver fatto un colpo troppo grosso.
Daisuke e Yuuki, braccati da forze più grandi di loro, dovranno unire le forze e misurarsi con nuove sfide pur di sopravvivere.
Carne e plastica scaraventati in un viaggio intenso, una finestra aperta sui fuochi d’artificio del ciberspazio e sulla periferia estrema della realtà, con la costante paranoia di essere scovati dagli onnipotenti guardiani dei lucchetti digitali.
 
 
Il mondo dell’altrove – Sabrina Biancu
Cinque racconti – in cui fantasia e realtà si mescolano – capaci di trasportare il lettore in un altro mondo, in un luogo magico. Capaci di farlo sognare. Ogni cosa è viva e insegna qualcosa d’importante. E ciascuna storia si trasforma nella tappa di un viaggio in cui si cresce e si matura a fianco di Elia, Rosy, Tea, Pietro, Desideria, André e della stellina Irina.
 
“Ogni problema ha una soluzione, solo alla morte non c’è rimedio. Se uno cade deve avere la forza di rialzarsi, se uno sbaglia deve capire i suoi errori e andare avanti con consapevolezza, se è in una brutta situazione deve rimboccarsi le maniche e dare una svolta alla sua vita e se non crede in sé deve cercare quella fiducia che gli permetterà di fare ciò che vuole. Non piangerti addosso, non serve a nulla, sii fiducioso, ottimista, credi in te e nelle tue capacità. Trova quello che più sai fare e metti in pratica la tua arte, prima per te stesso e poi per gli altri. Amati incondizionatamente, con tutto te stesso, con la forza che possiedi, e potrai pensare, provare e agire in tutto ciò che sai di riuscire. Tutto si può, basta volerlo.
Utilizza tutto questo, destati da questo stato d’insicurezza e paura e realizza la vita che vuoi. Credici con tutto te stesso e con orgoglio e tenacia riuscirai a uscire dallo stato di negatività in cui sei entrato. Una cosa ti chiedo: abbi fiducia, o fede, o speranza, chiamala come vuoi ma abbine tanta, questa è la chiave per aspirare a una vita migliore.”
 

lunedì 14 marzo 2016

Eternal war, Gli eserciti dei santi – Livio Gambarini

Qualche tempo fa la casa editrice Acheron Books mi ha gentilmente inviato una copia ebook di uno dei romanzi da loro pubblicati. Devo ammettere che all’inizio ero restia ad accettare di scrivere una recensione del libro, perché leggendo la trama non sapevo se sarebbe stato nelle mie corde. Il rischio era quello di avere una recensione negativa, ma più per un gusto personale che per il libro in sé.
Ormai sono un po’ di anni che non leggo un libro fantasy. Per qualche motivo tutti quelli che inizio non mi soddisfano, quindi li lascio a metà o li termino con fatica. Quando sono andata a leggere la quarta di copertina di “Eternal war”, di Livio Gambarini, in parte i miei dubbi si sono fatti più ampi, in parte ero incuriosita. Il libro è un fantasy storico, ambientato nella Firenze del XIII secolo, in piena guerra tra le fazioni di Guelfi e Ghibellini.
Ero curiosa perché non ho mai letto un libro fantasy di questo tipo, che avesse come base proprio la storia che noi tutti conosciamo. Ammetto di essere stata un poco preoccupata per quanto riguarda l’epoca scelta e per i personaggi. Avevo paura che il mondo di allora venisse edulcorato e che i personaggi di Guido Cavalcanti e Dante Alighieri non venissero rappresentati come io amo immaginarli.
Alla fine però la curiosità ha prevalso e ho cominciato a leggerlo. E meno male…
 
Si sta per disputare la battaglia di Montaperti, fra Guelfi e Ghibellini, e le famiglie delle due fazioni sono schierate l’una contro l’altra. Certi di vincere per capacità numerica, i Guelfi sono tronfi e sicuri di sé, ma nelle loro anime non alberga un briciolo di umiltà o fede. Incredibilmente i Ghibellini vincono la battaglia e le famiglie avversarie, fra cui quella dei Cavalcanti, subiscono molte perdite. I nemici entrano a Firenze e i Cavalcanti sono costretti a fuggire.
Questa vittoria viene prontamente spiegata da quello che accade in una sorta di universo parallelo che si muove, non visto, in mezzo a noi. Nello Spirito la fazione Ghibellina aveva alleati potenti, Santi e magie che i Guelfi non avevano a disposizione.
Lo spirito dei Cavalcanti, l’Ancestrarca Kaballicante (chiamato anche Kabal), cerca di fare quello che può per salvare la sua famiglia umana. Cede parte del suo potere per salvare il piccolo Guido Cavalcanti, rapito dai Ghibellini, poiché alla sua nascita ha investito molto sul bimbo, regalandogli più Virtù di qualsiasi alto umano a Firenze.
Passati molti anni, Guido si è fatto un ragazzo capace, arguto e in grado di ammaliare la gente. Alla morte dei genitori diventa capofamiglia e, innamorato di Bice degli Uberti, vorrebbe chiederla in sposa. L’unico ostacolo è la sua provenienza: Bice fa parte di una delle più potenti famiglie di Ghibellini e Guido deve essere cauto nella sua proposta di matrimonio. Per indirizzare il suo amore lungo una via priva di rischi, che gli impedisca di fare follie, uno spirito lo spinge a scrivere sonetti d’amore.
Nello Spirito le cose non vanno meglio. Kabal ha molti nemici e deve tentare il tutto per tutto per riavere il suo antico potere. Inoltre rischia di perdere il ‘comando’ che esercita su Guido, poiché un altro spirito, Ancestrarca di una famiglia nemica, ha messo gli occhi su di lui e vorrebbe portarlo dalla sua parte.
 
Scrivere questa piccolo sinossi è stato piuttosto complicato, perché “Eternal war” non somiglia a nulla che abbia mai letto prima. Questa è la cosa che più mi è piaciuta del romanzo, è innovativo e incalzante, e le idee che sostengono la narrazione sono originali.
Per sapere come andrà a finire dovrete leggerlo, un po’ perché ve lo consiglio, un po’ perché non vorrei fare troppi spoiler, e anche perché scriverlo nella recensione e spiegarvi tutto sarebbe troppo complicato.
Ma passiamo ai pro e ai contro.
Oltre all’originalità ho apprezzato moltissimo la ricostruzione storica. Quasi mi sembrava di essere lì a Firenze, in mezzo alle vecchie case e agli enormi e lussuosi palazzi in pietra, che allora erano un modello di modernità e potere. Il modo in cui agiscono i personaggi, in cui si rapportano fra di loro, sia quelli umani che quelli ‘spirituali’, se così possiamo chiamarli, è molto diverso dal modo in cui siamo abituati oggi a vivere, e questo mi è piaciuto perché dava alla storia un sapore più vero.
Altra nota positiva sono i personaggi. E va bene, la maggior parte aveva una bassa morale e curava gli interessi della famiglia, il potere, la ricchezza e la fama. Però a me sono piaciuti lo stesso. Vi dirò di più, il mio preferito era Kabal! Per tutta la narrazione ha brillato per astuzia, cinismo, una leggera avidità e quanto basta di leccaculaggine. Però era il personaggio più geniale di tutti (assieme allo spirito di San Pietro, che mi ha fatta sbellicare)! A costo di essere anacronistica, direi che è machiavellico.
L’inizio del romanzo era un po’ confusionario. Ho faticato a immergermi nella storia perché si inizia subito con molti concetti da imparare. L’universo creato dall’autore è complesso e lui ci immerge subito il lettore con tutte le scarpe, il che spiazza. Questo, oltre al fatto di trovarsi proprio in mezzo ad una battaglia e a scene di azione, rende difficoltoso seguire la narrazione in un primo momento.
Altro neo è che tutto il romanzo mi è sembrato un poco affrettato, come se si avesse premura di arrivare alla fine. Mi sarebbe piaciuto soffermarmi di più sul carattere di Kabal e di altri spiriti e sulle storie che li legano.
 
In conclusione, devo dire che ho trovato “Eternal war” un libro bello, godibile e che tiene l’attenzione alta. Lo consiglio? Direi di sì, anche se ho paura che sia fruibile da una nicchia di lettori, coloro che amano il romanzo storico e anche quello fantasy.
Nonostante questo ha il grandissimo pregio di essere lontano da qualsiasi cosa conosca, non è paragonabile a nulla.
Leggerlo comporta una costante, bella sorpresa.

sabato 5 marzo 2016

Imperativo

Lavoro in un call center e la maggior parte dei miei colleghi sono della mia generazione. Siamo tutti fra i venti e i trent’anni e per fortuna c’è un buon feeling. Siamo abituati a portarci qualcosa da fare per quando ci sono dei ‘tempi morti’, durante i quali le chiamate scarseggiano o sono del tutto assenti. Come potete intuire spesso mi porto un libro.
Ormai i colleghi sono abituati a vedermi divorare un volume dopo l’altro, hanno accolto l’arrivo del kindle e osservano placidamente come ogni dieci o quindici giorni cambi il titolo del romanzo che ho sottobraccio. Mi è capitato spesso che mi dicessero “Ma l’altro l’hai già finito?” o “Oddio, quello è un mattone!”.
Da un po’ la maggioranza è giunta alla conclusione che «Patty, sei troppo intelligente!». Cerco di dissuaderli da questa idea malsana e, quando gli chiedo come mai dovrei esserlo, mi rispondono che per forza deve essere così: leggo tantissimo.
Non è la prima volta che mi capita di sentire una cosa del genere. Le persone che leggono sono considerate intelligenti, ma penso che sia un concetto sbagliato (e cercherò di convincere i miei colleghi, prima che scoprano da soli l’amara verità e rimangano delusi dal mio normalissimo intelletto).
 
Leggere è positivo sotto moltissimi punti di vista. Aiuta a rilassarsi, liberare la mente, imparare cose nuove, accrescere il lessico, è semplicemente bello perché scopriamo mondi e storie prima sconosciuti, allena la fantasia e non ultimo ci dà sempre spunto per imbastire una conversazione o un’idea di cosa fare nel tempo libero se per caso non abbiamo nulla in mente.
Questo non ha però nulla a che vedere con l’intelligenza. L’intelligenza si calcola su molti altri fattori, se volete sapere quanto una persona è intelligente calcolate il numero del suo QI, non il numero dei suoi scaffali della libreria. Indubbiamente leggere può aiutare a diventare più colti e più ricettivi, ma lo stesso fanno le parole crociate mi dicono.
Si dovrebbe togliere dalla testa quest’idea del fatto che leggere è da persone intelligenti, penso che dia un’immagine sbagliata della lettura. È come se la chiudesse in una sfera di privilegiati, come se fosse una capacità innata. Rende la lettura qualcosa a cui non tutti possono accedere, il che non è assolutamente vero.
In Italia poi dovremmo essere ancor più motivati a incoraggiare la lettura, e quindi scacciare questo sciocco luogo comune che vuole che uno debba per forza essere intelligente se prende in mano un libro. Purtroppo penso che sia un luogo comune della nostra penisola, perché la cultura qui è diventata davvero di nicchia. Mi spiace dirlo, ma è così.
Ogni volta che mi capita di leggere delle statistiche rabbrividisco, perché secondo questi studi gli italiani che leggono sono pochissimi, quelli che vanno ai musei anche meno, quelli che si dedicano a qualsiasi tipo di attività culturale sono bestie rare. Per forza le persone quando salgono in metropolitana e vedono qualcuno con un libro pensano che sia un genio, perché è diventata una cosa particolare. La stragrande maggioranza ascolta musica o gioca con lo smartphone. Non voglio dire che ascoltare musica o stare su whatsapp sia sbagliato, è solo quello che fa la maggior parte della gente. Chi legge ormai è considerato una mosca bianca, e questo è negativo.
Lo scrivo nero su bianco perché sia ben chiaro:
 
Leggere è per tutti.
Per leggere non si deve avere alcun talento particolare.
Non ci vuole molto a imparare a leggere.
Leggere è bello.
Leggete.