martedì 28 settembre 2010

Tieni la mente bene aperta-Spoiler cp03

Spoiler capitolo tre: Storie di paura.

Leslie era sempre più emozionata, e voleva assolutamente sapere come andava a finire la storia. “Era stato il fantasma?”, chiese impaziente.
“Certo che era stato lui. Ma il fantasma di chi secondo te?”, chiese Jess.
“Va’ avanti”, disse Leslie stringendosi le ginocchia al petto.

 
 
 
 
 
Riguardo allo scorso capitolo:
Come ho già scritto in fondo allo stesso postato, il tema centrale è quello che si estenderà in tutta la fic. Devo ammettere di essere molto presa da questa tematica, insomma, Leslie e Jess rispecchiano due delle mie passioni: scrivere e disegnare.
Ma non è proprio questo il punto: piuttosto, ci sono tanti genitori che proibiscono ai figli di fare ciò che desiderano. A dir la verità, non so se sia giusto o sbagliato, se è proprio questo il ruolo del genitore, ma da figlia (io per fortuna ho genitori permissivi XD) e sentendo altre persone, so che chi segue un corso di studi che non gli piace, e che gli viene quindi imposto, rischia di non farcela in quel determinato campo. Si sa ormai che quando qualcosa piace la si fa meglio, il problema arriva quando non ci piace. Che fare? Opporci ai genitori o continuare qualcosa che, sappiamo, ci darà molto poco?
E' anche vero che la preoccupazione del genitore è quella di garantire un futuro ai propri figli. Ma io credo che valga la pena provare a studiare qualcosa, a tentare di specializzarsi nel campo che si preferisce, perchè, se ci si pensa bene, se i genitori decidono cosa dovrà studiare il proprio figlio da grande, lo costringe ad una carriera che non gli piace. Una carriera che si estenderà per tutta la vita, il lavoro che dovrà fare finchè non andrà in pensione...
Detta così forse sembra più tragica di quanto non sia ma, in effetti, non è per niente una bella cosa. A conti fatti, ecco il mio pensiero: ognuno ha diritto di scegliere ciò che vuole diventare, con giudizio sulle proprie possibilità.
Questo significa che se io volessi fare la scenziata perchè penso sia figo, ma ho una media del 4 in matematica, dovrei riconsiderare il mio desiderio. Ecco, per giudizio intendo questo. Per il resto, be', sono una studente anch'io, devo difendere la mia categoria!

venerdì 24 settembre 2010

Tieni la mente bene aperta-Spoiler cp02

Spoiler capitolo due: Il club degli artisti di Terabithia.
“Non ti pare che tutti e due siamo molto, non so… artistici?”, chiese Leslie ad un tratto, sorridendo eccitata.
“Che vuol dire essere artistico?”
“B’è tutti e due vogliamo fare dei mestieri non molto comuni. Tu vuoi disegnare e io voglio scrivere. Sai, dovremmo formare un club.”
“Mi pare una buona idea”, disse Jess, già soddisfatto di essere considerato artista. “Un club di artisti.”
“Gli artisti di Terabithia.”
“Solo le persone che conoscono Terabithia e vogliono fare carriere abbastanza artistiche possono entrarci”, decise Jess.

lunedì 20 settembre 2010

Tieni la mente bene aperta-Spoiler cp01

Categoria: libri - Un ponte per Terabithia, di Katrine Paterson.
Titolo: Tieni la mente bene aperta.
Genere: generale.
Rating: verde.
Avvertimenti: what if?
Spoiler primo capitolo: La corda spezzata.
Jass cadde proprio nel rigagnolo fangoso che era diventato il fiume. Era più profondo di quello che si aspettasse, e infatti quando cadde, oltre a farsi molto male cadendo con il sedere sulle pietre vischiose che ricoprivano il fondo, venne immerso dall’acqua fino alla vita.



domenica 19 settembre 2010

The Millennium Trilogy, di Stieg Larsson



Ho iniziato a leggere Larsson dopo aver visto il primo film della Trilogia Millennium, Uomini che odiano le donne. Il film era fantastico. Il libro era anche meglio.
Ho terminato oggi l'ultimo libro della trilogia, La regina dei castelli di carta, ma probabilmente sarebbe più giusto parlare di tutti i libri assieme, al posto di dividerli.

Ci tengo a dire che non sono un'appassionata di libri gialli, a dir la verità questi tre libri sono gli unici gialli che ho mai letto in tutta la mia vita. Indi per cui non ho metri di paragone né esempi di altri scrittori, mi limito solo a dire che la storia di Lisbeth Salander è una fra le migliori di ho mai letto, e che lo stile di Stieg Larsson è avvincente come pochi.

Parlando di trama il primo libro si distacca dagli altri due, e pare una specie di storia di introduzione, come una presentazione dei personaggi molto lunga ed esauriente, necessaria agli altri due libri solo perchè in quell'episodio i personaggi principali vengono delineati e intrecciano le loro vite. Nonostante questo ci sono già avvisaglie di un seguito, per minuscoli particolari astutamente piazzati in qualche pagina e appositamente scritti con una certa noncuranza. Ma nulla viene lasciato al caso nello stile di Stieg Larrson! Il primo capitolo della trilogia, comunque, non ha nulla da invidiare agli altri due. Procede come una lenta ma inesorabile indagine con progressi minimi e a volte persino quasi irrilevanti, con, ogni tanto, qualche momento di azione che lascia con il fiato sospeso. Solo alla fine, quando il libro è già ad una certo punto, tutto si accavalla e si risolve in così poco tempo, ma in maniera così perfetta, che non è possibile replicare, e non ci si può aspettare uno svolgimento del momento clue più lungo, perchè è proprio così che accade: i momenti come quello si svolgono in pochissimo tempo e lasciano il segno per sempre. In particolare del primo libro mi piacciono molto le ricerche sulla famiglia Vanger, e alla fine la scoperta del colpevole, Martin Vanger, il meno sospettato di tutti (grazie alla provvidenziale esitenza di Harald Vagner). Ovviamente, è sempre colui contro il quale non si sospetta mai, ma in questo caso, grazie allo stile di Stieg Larsson, è una vera sorpresa.
Il secondo capitolo della tirologia, La ragazza che giocava con il fuoco, è, a mio parere, forse il più pesante d tutti da leggere, siccome non si svolge alcun fatto di rilevante importanza né troppo adrenalinico, se non all'inizio e alla fine del libro. Le vicende che trascorrono in mezzo a questi due fatti sono tuttavia, per la maggior parte del tempo, piacevoli e scorrevoli da leggere -quando non diventano troppo complicate-, siccome all'inizio si tratta soprattutto di indagini poliziesche e in secondo luogo alla vita da rifugiata di Lisbeth Salander, protagonista del libro. Molto astutamente Larsson divide le due parti in modo da non lasciare indizi su Lisbeth Salander, e renderla, anche agli occhi del lettore, un personaggio capace di tutto, anche dei due omicidi di cui è accusata. Sulla sua persona si fanno speculazioni di ogni tipo, lo stato afferma e sostiene che sia una ragazza malta di mente e pericolosa, per sé stessa e per gli altri, ma chi la conosce afferma che invece sia una persona molto asociale ma estremamente intelligente, ai limiti della genialità. Gli ispettori protagonisti sono bombardati da informazioni contrastanti ma tutto lascirebbe pensare che l'assassino di una coppia innocente sia lei: Lisbeth Salander. Solo dopo questa lunghissima e frustrate parte delle indagini, nelle quali nemmeno il lettore, nonostante conosca già il personaggio, può speculare su cosa sia successo, entra di nuovo in gioco lei, a raccontare la sua versione dei fatti. A questo punto il libro prende una piega sempre più veloce, fino a culminare nello scontro finale, Lisbeth Salandre contro suo padre, Alexander Zalachenko. In questo modo si viene anche a scoprire il passato del personaggio di Lisbeth, e si coglie attorno a lei un intrigo nazionale che non si sarebbe mai sospettato e che, secondo questo romanzo, può accadere anche alle persone più semplici senza che loro muovano un dito.
La regina dei castelli di carte, l'ultimo libro, è un amalgamarsi di situazioni e personaggi talmente difficili da capire che quasi si perde il filo della narrazione per stare dietro a tutto quanto. Diviene una rete che comprende polizia segreta, attività di spionaggio e intercettazione, giornalismo criminale, ricerche, omicidi compiuti a sangue freddo e cospirazione. Insomma, un giallo in piena regola suppongo. Lisbeth Salander catturata, Mikael Bloomkvist si reinventa di nuovo investigatore, mentre nuovi e svariati personaggi spuntano come funghi in da tutte le parti, a complicare la situazione fino all'inverosimile. E come al solito, dopo un processo dove la famosa retorica degli avvocati, da me tanto amata, non manca, la matassa principale si sbroglia, facendo tirare un sospiro di sollievo al lettore, anche se, ovviamente, non poteva che finire bene dati i presupposti che vengono dati nel corso della storia. Infatti, da più di metà narrazione, la cosa comincia a prendere una piega a favore di 'buoni' e, sinceramente, dopo tutte le ingiustizie, viene da dire: era ora!



Lo stile di Stieg Larsson è molto particolare. Ripeto, non ho letto gialli in vita mia, ed è possibile che sia esattamente uguale a quello di altri autori di questo genere (in questo caso dovrei rivedere interamente le mie letture).
All'inizio lascia perlessi, perchè spende pagine e pagine per dettagli che, in realtà, sono insignificanti, dettagli che non arricchiscono la trama, ma piuttosto sembra sprechino inchiostro e alberi amazzonici. A conti fatti però ho finito per apprezzare questi dettagli irrisori, e a sorridere quando li trovavo. Erano una specie di 'ripieno', non so se mi spiego, e mescolate a tutto risultavano persino gradevoli di leggere. Alleggerivano molto la lettura ed erano spesso divertenti.
Di dettagli, poi, lo stile di Larsson è pieno, dettagli che, anche raccontando una vita intera, servono al lettore per capire il funzionamento di molti meccanismi all'interno del libro, e sono anche estremamente interessanti. Si passa dalla politica alla storia, fino ad approdare a qualche rudimento di meccanica e di medicina, in alcuni casi. Tutto questo per fare in modo che la storia risulti credibile e la narrazione non affrettata.
Un'altra cosa che è da sottolineare è l'astuzia con la quale Stieg Larsson dipana la trama. Prosegue lentamente e senza fretta, con dovizia di dettagli e piccole storie parallele che, con la trama centrale, non si mescolano e non influiranno in futuro, e questo trascinarsi prosegue fino al punto in cui ci si domanda quando avverrà qualcosa! E' terribilmente frustrante, ma proprio quando tutto sembra procedere liscio Larsson piazza qualcosa che sconvolge, qualcosa di totalmente inaspettato, che lascia basiti. E allora si ricomincia a leggere con più foga di prima, però... è tornata la calma piatta. Almeno fino al prosismo colpo di scena. Larsson non regala così alla leggera le novità, le scosse di adrenalina che percorrono i suoi personaggi e i suoi lettori, piuttosto direi che si fa pregare. E' anche molto bravo a seminare l'angoscia. Nei momenti giusti la tensione sale all'improvviso, a livelli preoccupanti e con una velocità che ha dell'incredibile.
Una particolarità di Larsson sono le storie parallele che ci fa incontrare lungo il tragitto. Storie che, come ho già detto, non scalfiscono minimamente la trama protagonista del romanzo, ma sono anche loro, come dire... per bellezza. Anche quelle storie non vengono certo scritte alla leggera, sembrano avere, per l'autore, lo stesso identico peso della trama principale. Avendo ormai letto i tre (e purtoppo gli unici) libri di Larsson, direi che questi racconti paralleli servono a qualcosa in particolare, e di preciso suppongo ad approfondire alcuni personaggi, che pur non essendo i protagonisti, sono affascinanti e vale di certo la pena trattarli più approfonditamente.

I protagonisti del libro, a veder bene, sono molti. Certo quelli che hanno la maggiore importanza sono pochissimi, anzi, forse è solo Lisbeth Salander l'assoluta protagonista dei tre romanzi di Stieg Larsson. Ma nonostante siano tutti su piani d'importanza diversi, non me la sentirei di suddividerli. Ogni personaggio ha una propria storia inventata da Larsson, nessuno si assomiglia, ma tutti si mescolano nella vicenda.
Larsson descrive bene i sentimenti umani, tanto che quelli che dominano i suoi persoonaggi sono reali a tal punto che sono così facili da capire, a prescindere se siano da disprezzare o meno. In questo modo tutti i personaggi diventano talmente reali che è difficile non credere che, da qualche parte nel mondo, non esistano per davvero.


Stieg Larsson ha plasmato nel nostro mondo una storia talmente reale e allo stesso tempo così assurda che, per il suo lieto fine, quasi si spera che avvenga sul serio, vincendo in questo modo l'ingustizia e la violenza. Ma si trema proprio per lo stesso motivo, pensando a quali atrocità ha portato con sé.

Posso solo consigliarvi caldamente il libro, e rammaricarmi perchè non ve ne saranno altri da parte di questo talentuoso autore.

lunedì 13 settembre 2010

D'amore e ombra, di Isabel Allende


Sono sempre stata una fan di Isabel Allende. Ho cominciato a leggere quando ero più piccola La città delle bestie e il resto della sua trilogia fantasy (dalla quale ho saputo si trarranno presto dei film); Il regno del drago d'oro e La foresta dei pigmei. Mi erano piaciuti molto, così ho letto anche altri suoi libri. Ovviamente il classico La casa degli spiriti, e anche Eva Luna, e Eva Luna racconta, che mi sono piaciuti molto. So che non sono troppi i libri che ho letto io rispetto a quelli che ha scritto lei, ma a me bastavano per rendere Isabel Allende una delle mie scrittrici preferite.
Purtroppo, questo libro mi ha fatto riconsiderare le mie idee.

Si alternano parti adrenaliniche, emozionanti e anche calme e piacevoli da leggere -piene di aneddoti sui personaggi tipici dello stile della Allende- a parti estremamente noiose. E' curioso come sia riuscita a rendere interessanti e scorrevoli le parti di descrizioni e di storia dei personaggi e quelle di azione (soprattutto la fine). Mentre altre parti, soprattutto quelle che descrivono gli eventi, sono pesanti e addirittura noiose direi.
Ciò che riscatta il libro sono i personaggi. Ognuno di loro ha una storia dietro di sé che viene narrata con passione e influenza il suo carattere e il suo rapportarsi con gli altri, come accade nella realtà. I miei preferiti sono di gran lunga il fotografo Francisco Leal e il parrucchiere Mario. Mi è piaciuta molto la storia delle due Evangelina, unite nel destino più che nel sangue, ma proprio per questo più legate di qualsiasi parente. La storia d'amore fra Irene e Francisco, per quanto descritta con maestria, non mi ha emozionato più di tanto, o meglio, lo ha fatto -come tutto il libro del resto- a momenti alterni.
Infine: trama e ambientazione sono ovviamente strettamente legati. E' curioso come la tensione di un paese sotto regime si avverta solo verso la fine della storia, quando tutto ormai crolla. Il resto del libro è velato, nonostante denunci senza peli sulla lingua le ingustizie del regime, come le menti degli abitanti cileni di quegli anni, che preferivano voltare la testa e fare finta di nulla piuttosto che rischiare la vita (e chi li può biasimare). Non so se sia stato intenzionale, ma questa scelta mi è piaciuta.

Insomma, il mio commento finale è incerto. In questo libro a mio parere Isabel Allende ha messo il piede in fallo. Nonostante la trama sia tipica di un giallo lo stile non riesce a dare quell'impressione, ma nemmeno è una romanzo d'amore, data la trama. Lo stile è il solito della Allende che mi piace molto, ma non si adatta a questa storia in particolare.
Lo trovo scostante.