sabato 9 dicembre 2017

Autori autorevoli

Busti di Virginia Woolf, Roma, Collezione privata.
Di recente mi è capitato di leggere autori considerati mostri sacri della letteratura. Alcuni hanno vinto premi ambiti, altri sono considerati fra gli autori contemporanei più interessanti, altri ancora hanno sfornato classici senza tempo. Quelli più famosi e ‘intellettuali’ sono autori cui mi avvicino con fatica e un certo timore, per la loro stazza letteraria. Scopro però che alcuni sono piacevolmente leggeri, più leggeri di quanto mi aspettassi, altri sono incomprensibili. Ma una cosa li accomuna tutti, vengono considerati grandi scrittori. Faccio qualche nome, giusto per capire di cosa stiamo parlando:
L’ultimo libro che ho finito di leggere è di Gabriel Garcia Marquez, ed è arrivato subito dopo Joseph Conrad. Prima ancora ho avuto l’occasione di scoprire Don Delillo, Margaret Atwood, John Steinbeck. Questo è il tenore delle mie letture al momento, anche se intervallate con qualche cosa di più leggero ogni tanto (dopo il viaggio nella jungla di Conrad, ci vuole!).
Non posso dire che tutti i romanzi mi siano piaciuti, ma non posso negare che gli autori siano particolarmente talentuosi. Quindi mi sono chiesta, che cosa fa di un autore un grande autore?

Charles Dickens, Centennials Park, Sydney
Ovviamente non so darmi una risposta, anzi questo post è più un pensare a voce alta, cercare di raggruppare i pensieri per trarne qualche cosa. Scusate se vi tedio con post balordamente pesanti durante le preparazioni per il Natale (sto odiando l’albero, impossibile da collocare in una stanza senza che rompa le palline di Natale), ma nonostante le feste mi faccio questa domanda.
Pensando alla mia esperienza di grande autrice- no, bazinga! Pensando, piuttosto, alla mia esperienza di lettrice, mi è difficile capire quando sono di fronte ad un autore… diciamo autorevole. Uno di quelli che si capiscono bene solo grazie ad una preparazione, e nei cui libri si scoprono sempre nuovi significati sepolti sempre più in profondità. Insomma, autori intellettualoidi, che nel migliore dei casi ti fanno due balle così a forza di leggerli, nel peggiore ti fondono le idee nel cervello e ti lasciano senza sicurezze.
Ma che differenza c’è fra McCourt che racconta la miseria dell’Irlanda del secolo scorso, e Hugo che racconta quella della Francia del secolo ancora prima? Che differenza fra le storie di amore e magia della Allende e le saghe familiari di Garcìa Màrquez?

Io credo che la differenza stia nello scopo. Questi artisti hanno voluto una doppia lettura dei loro romanzi, che può essere sociale, intellettuale, che può essere lo studio dell’animo umano, ma pur sempre un qualcosa di celato dietro pagine appartenente innocue che raccontano una storia. Il messaggio che hanno veicolato arriva allora forte e chiaro ai lettori, mette in discussione verità che oggi o in passato avevano bisogno di essere messe in discussione, questioni lontane dal mero vivere e che siamo tutti troppo occupati per prendere in considerazione.
Poi si può essere d’accordo o meno, si può apprezzare o meno lo stile, la trama e i personaggi che, in questi casi, sono un supporto ad un’idea invece che l’idea stessa. Forse è questa la differenza fra un autore che è un colosso della scrittura e un bravissimo autore di narrativa che è capace, coinvolgente ma non scatena particolare dibattito. Forse bisogna essere un colosso nelle idee, nel pensiero, nel coraggio di esprimere la propria opinione.

E dopo tutto ciò, accenderò il mio albero di Natale.

11 commenti:

  1. Questa è una domanda che risuona vivace a ogni seduta del gruppo di lettura. La mia risposta è semplice, sono grandi quegli autori che a distanza di decenni o secoli offrono ancora spunti di riflessione per l'uomo di oggi. Hanno catturato quell'essenza di universalità che è propria dell'arte.

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    1. Ottima risposta! Anche io la penso così, ma mi chiedo se ci sia un modo per capire subito se un autore è molto valido. Infatti quel che mi lascia sempre perplessa è la narrativa contemporanea.
      Un libro contemporaneo può essere eccellente, ma solo il tempo saprà dire se perdurerà. E' questo l'unico modo che abbiamo per capire se uno scrittore è un grande autore? Forse sì :)

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  2. Intanto ti dico che Steinbeck (anche Haruf, ho letto il post precedente) è messo in conto come lettura importante del 2018. Ecco, io vivo i grandi della letteratura come letture importanti, quelle che lasciano il segno perché non passano mai di moda. Per me è questo che li rende unici e immortali.
    Il loro messaggio resta attuale anche se passano i secoli: certe realtà, i sentimenti, i conflitti possono essere tranquillamente da esempio per tutti, in ogni tempo.

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    1. Quando faccio 'letture importanti' è come se mentalmente prendessi fiato per un'immersione!
      Eppure a volte mi stupisco di come questi classici mi risultino leggeri, di come i grandi autori siano capaci di trasmettere moltissimo senza appesantire la lettura e renderla ardua.
      Ti è mai capitato?

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    2. Spesso. L’errore è proprio quello di associare il fatto che si tratti di “classici”alla famosa pesantezza della lettura. Invece non è così: forse sono più lunghi, ma assolutamente godibili

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  3. Ciao fanciulla, concordo con te. Anche io penso che i grandi autori sanno trasmettere qualcosa di universale e pongono questioni che inchiodano il lettore di tutte le epoche, in un modo o nell'altro. Penso anche che sappiano, più di altri, essere specchi della loro epoca, degli strati più profondi delle loro società, che, si sa, hanno sempre dei tratti di attualità indiscutibili. Quindi hai ragione: grandi idee, grande capacità di esprimerle e l'occhio che scava fino al cuore delle cose. 😊

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    1. Esattamente le parole che avevo in mente! Specchi della loro epoca, cosa per niente facile xD
      Tutti abitano la loro epoca, ma ci siamo talmente immersi che è difficile comprenderla, o anche avere qualcosa di costruttivo da dire al riguardo.

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  4. Oh, sei uscita da Heart of Darkness! Che meraviglia... :)

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  5. Concordo con quanto state dicendo un po' tutti: i grandi autori son quelli che nei loro libri hanno saputo dire qualcosa di universale che, a prescindere dalla trama e dai personaggi, non smette mai di essere vero, in ogni luogo ed in ogni epoca. Ho riflettuto sulla cosa e mi sono ritrovata a scrivere più o meno queste parole poco tempo fa, quando ho recensito Il mulino sulla Floss di George Eliot. Una volta conclusa questa lettura, ciò mi è stato evidente come poche volte prima d'ora.
    Che poi, sarò sicuramente strana io, ma riesco ad approcciarmi con molta più leggerezza ai classici, a quelli che sono considerati grandi autori, a volte un po' temuti, che non ai contemporanei; i classici (specie quelli inglesi) li divoro, mi ci immergo, ci sguazzo felicemente dentro. Mentre questo non sempre accade con un libro di oggi ed anche quando mi piace, difficilmente lascia quel marchio indelebile che quasi sempre lascia invece un classico. Ma questa è sicuramente anche una questione di gusto personale ^^

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    1. Anche in in effetti fatico più a leggere i grandi autori contemporanei, a volte mi sembrano un po' troppo ostici, troppo intellettuali (spero di essermi spiegata).
      Invece i classici spesso sono più leggeri. Riescono a dire moltissimo rimanendo comunque narrativa, il che non è facile!

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