lunedì 21 luglio 2014

Inferno - Dan Brown

  Prima che pensiate che questo sia l’ennesimo, irato sfogo contro il povero Dan Brown, che altra colpa non ha se non quella di aver scritto un best seller consultando “100 cose da fare a Roma”, lasciatemi dire che non è così.
   Personalmente credo che quando iniziò a scrivere “Angeli e demoni” e “Il codice Da Vinci”, Brown volesse solo scrivere un bel thriller che interessasse le persone, non un manuale di storia, per questo motivo lo perdono. Ovviamente apprezzo molto di più gli autori che si informano pedissequamente sulla materia da loro trattata, ma non me la sento di condannare Dan Brown solo perché il suo editore – ignorante quanto lui riguardo i dettagli – gli ha detto che era un libro fantastico.
   Questa piccola premessa solo per dire che, a mio parere, Dan ha imparato dai suoi errori. Lungi dal volersi di nuovo attirare addosso la critica realmente acculturata, per “Inferno” ha studiato bene.
 
 
   Lessi “Angeli e demoni” all’epoca dell’uscita, e ne fui entusiasta. Nessuno mi dava retta quando dicevo che era un libro bellissimo, nemmeno in famiglia, e quando tutti cominciarono a comprarlo dopo il boom di “Il codice Da Vinci” nessuno mi ascoltò mugugnare: «Io ve l’avevo detto». Per curiosità cominciai anche a leggere il secondo ma dopo appena cinquanta pagine mi arresi.
   Da un lato avevo quindi un libro che mi era piaciuto moltissimo, da un altro invece un libro noiosissimo. Avevi deciso di non fidarmi più del signor Brown e dei suoi best seller (come d'altronde faccio con tutti i best seller).
   Dopo qualche anno vedo le librerie piene del profilo nasuto di Dante, con abbinato il nome di Dan Brown. Lo ammetto, inizialmente pensai: «Oh no! Che cos’ha fatto quest’uomo al povero Dante?». Io adoro Dante, amo “La divina commedia”, e nonostante lo scetticismo iniziale alla fine la curiosità prevalse.
   Adesso se penso a Dan Brown ho un libro bellissimo, un libro noioso e un libro non poi così bello. Non credo che lo leggerò ancora, e questa volta è una decisione ferma! ...a meno che non intitoli il suo prossimo libro “Caravaggio e il mistero dei Puffi”, o "Dalì viaggia nello spazio", allora ci potrei pensare.
 
 
   La trama è piuttosto complicata, non ho intenzione di sviscerarla qui, anche perché quella è il punto forte del libro e non vorrei rovinarvelo, nel caso voleste leggerlo.
  Vi basti sapere che questo libro inizia col botto!
   Robert Langdon, professore universitario e studioso di simbologia, si risveglia a Firenze senza sapere come ci è capitato. Un sicario vuole ucciderlo, e a quanto pare anche il governo americano. Non ha la più pallida idea di cosa stia succedendo e così inizia a ripercorrere i suoi passi aiutato dalla dottoressa Sienna Brooks. Così facendo porta alla luce il terribile piano di Bertrand Zobrist, genio genetista, che visto il pericoloso sovrappopolamento del pianeta ha deciso di porvi rimedio rilasciando un virus che dimezzerà la popolazione mondiale.
   Se ci ripenso non posso fare a meno di credere che il cattivo del libro abbia ragione, probabilmente. Non che io m’intenda di queste cose, ma è vero: ci sono paesi dove un bene primario come l’acqua scarseggia, e poco ci manca che anche da noi venga messa una tassa sull’acqua! Non mi sembra poi così assurdo che succeda proprio quello che Dan Brown pronostica nel suo romanzo. Se l’avete letto o lo leggerete, vi sfido a non soffermarvi a pensarci!
   A parte questo, la trama e i suoi totali stravolgimenti mano a mano che il romanzo va avanti – e soprattutto alla fine – sono la cosa migliore del libro, che purtroppo ha anche dei lati negativi.
   Dan Brown, forse smanioso di non cadere di nuovo nell’errore, ha visitato Firenze e Istanbul, le due città dove si svolge la vicenda, e probabilmente si è informato su tutto ciò che stava scrivendo, con libri, guide e probabilmente studiosi esperti. Questo è sicuramente il motivo del perché il romanzo, a tratti, sembra il mio manuale di storia che usavo all’università. Descrizioni che rasentavano la noia! Leggevo e a tratti mi rendevo conto di aver letto una parte senza prestarvi attenzione, proprio come si fa con i libri di scuola, quando ti ritrovi a leggere la stessa riga dieci volte e ancora non sai di cosa parla!
 
   A parte questo il romanzo non mi ha presa più di tanto, anche se non saprei dire il perché. La trama era interessante, molto, e si poteva anche sorvolare sulla tediosità di alcune parti (basta saltarle a piè pari! Facile no?), ma c’era qualcosa che non mi convinceva.
   Quando un libro mi piace molto, ma davvero molto, appena ho del tempo libero mi metto a leggerlo. Non c’è televisione o sonnellino che tenga, lo leggo finché non lo finisco! Sarà capitato anche a voi, immagino.
   Leggendo “Inferno” invece, dovevo un pochino costringermici. Una volta iniziato a leggere potevo continuare per un po’, certo, ma mi serviva uno sforzo di volontà per l’input iniziale.
   Questione di gusti, forse.
 
Bradley Cooper
 
   Ripensando ai film che erano stati tratti dai libri di Dan Brown mi è venuto in mente che, dato che erano improponibili, io li rifarei tutti con un cast differente – soprattutto non sceglierei mai uno come Tom Hanks per il ruolo di Robert Langdon. Tanto per gioco, ho pensato a quali attori sceglierei io per il film di “Inferno”.
   Ho sempre immaginato Robert Langdon come un moderno e un pochino più realistico Indiana Jones. Entrambi professori universitari, affascinanti e colti ma anche avventurosi e puri di cuore. L’unica differenza è che Indiana le avventure se le andava a cercare, mentre a Langdon capitano, indesiderate, fra capo e collo. Ho due attori che vedrei bene nei panni del professor Robert Langdon: Daniel Craig e Bradley Cooper.
   Sienna Brooks invece la immagino atletica e bella, e ci vedrei bene a interpretarla Blake Lively.
   Per la cosiddetta “Donna dai capelli d’argento”, ovvero la direttrice dell’OMS Elizabeth Sinskey sceglierei Judy Dench.
   Invece come super-cattivo Bertrand Zobrist, che ha i capelli rossi, è geniale e ovviamente affascinante (che cattivo sarebbe sennò?) sceglierei un attore che ho ‘scoperto’ da poco: Domhnall Gleeson, un attore irlandese, che fra l’altro è anche regista e sceneggiatore teatrale (se volete un consiglio guardatevi “Questione di tempo”, con lui, Rachel McAdams e Bill Nighy, un film bellissimo!).
 
Blake Lively
 
Bene, questo è quanto. Non una recensione appassionata come altre, ma spero che vi abbia dato qualche dritta nel caso siate curiosi, come me, di leggere l'ultima fatica di Dan Brown.

giovedì 3 luglio 2014

Due in uno

   Non aggiorno il blog da un po’, ma solamente perché non ho avuto molto con cui aggiornare.
   Volevo scrivere una recensione su una bella storia online che seguo da molto e che finalmente si è conclusa. Il problema è che il suo aggiornamento e la relativa conclusione sono durate così tanto, che certamente dovrei rileggerla per scrivere una recensione come si deve.
   Poi volevo scrivere un paio di pensieri riguardo ad un libro che mi è piaciuto molto. Il problema è che è passato fin troppo tempo perché io possa recensire con la stessa passione con cui l’ho letto, molto probabilmente cercherei di analizzarlo e di rimanere fredda e distaccato.
   Ho deciso quindi di segnalarvi soltanto queste due belle letture, molto diverse fra loro, dicendo qualche parolina su ognuna e lasciando a voi la scelta di leggerli o meno, come si fa con le quarte di copertina.

   La storia online è – ovviamente – frutto dei lidi di EFP, ma non una delle solite fanfiction che leggo, questa volta è un’originale. Titolo “Abominum”, genere romantico, nota particolare raccolta.
   Questa non è una storia per omofobici! O forse, è proprio una storia che dovrebbero leggere le persone omofobiche per avere un altro punto di vista.
   Quattro storie diverse tutte ambientate in diverse città d’Italia: Milano, Firenze, Bologna, Roma. Compaiono qui personaggi di ogni sorta, dall’uomo gay che vorrebbe dei figli a quello che reprime la sua sessualità, da quello insospettabile a quello che si comporta come Jack di “Will e Grace”. Le storie vanno avanti ognuna a piccoli passi, alternandosi, facendoci scoprire pian piano una piccola porzione di storia e di personaggi.

   Il libro che ho letto invece è “Diario di scuola”, di Daniel Pennac. Racconto, ma più che altro sorta di confessione dell’autore, ci racconta di come, prima di diventare lo scrittore e l’insegnante di francese, Daniel Pennacchioni era un somaro.
   Incredibile scoperta!
   Ebbene sì, il pluri-pubblicato Pennac faceva fatica a capire l’alfabeto da bambino, la grammatica più avanti e ogni singola materia alle superiori, tanto che dovette ripetere la maturità. Poi, l’illuminazione, all’università: la studio non era più inconcepibile, lo scoglio di memorizzare era stato limato dalle ore di lettura di romanzi e da pochi, abili professori che ebbero fiducia in lui.
   Consiglio questo libro a tutti coloro che sono stati somari, che si sono ogni tanto sentiti somari, o che sono stati i migliori della classe. Ma soprattutto lo consiglio ai professori. La maggior parte dei professori sono spesso stati, immagino, alunni medio-capaci, e non hanno la più pallida idea di com’è sentirsi somari. Io stessa non lo sapevo bene prima di leggere questo libro, immaginavo solo che alcuni dei compagni che ho incontrato lungo il periodo scolastico fossero pigri, ma non è così. Non ve lo spiego perché il libro lo fa molto meglio, io farei solo un gran casino.
   Ho cominciato a sentirmi somara all’università. Non mi ritrovavo nell’ambiente, nelle persone che mi circondavano, nei professori così terribilmente simili a quelli che avevo alle superiori, se non ancor più anonimi. Questo libro mi ha fatto capire però che posso riprovarci quando voglio, che prima o poi troverò la facoltà che fa per me, e che troverò dentro di me qualcosa che mi spronerà a mettercela tutta.
Daniel Pennac
Il Professore Somaro