venerdì 28 agosto 2015

Sex on the book

La sessualità e il sesso è argomento largamente dibattuto, oggi come nel passato, da uomini e da donne, e nonostante questo rimane un mistero per tutti. Per chi ha una sessualità rigida e ricca di tabù, certamente lo è, ma anche per chi la vive in maniera più libera, spensierata, malata o serena. Per chi non la vive affatto. E per chi non può fare a meno di viverla.
Essendo in questo blog, vi giro la questione in un’ottica prettamente libraria. Di sesso se ne parla sempre, ma come se ne parla nei libri?
Questo post mi sta interessando più del previsto, tanto che ho fatto qualche ricerca su internet. Sono lieta di non essere incappata in siti porno, ma di aver invece trovato spunti interessanti.
Per prima cosa: è giusto scrivere di sesso e sessualità nei libri?
 
Credo che per andare avanti si debba fare una distinzione doverosa, che molti danno per scontata ma che alcuni non fanno affatto. La sessualità e il sesso sono due cose diverse, seppur correlate. La sessualità è qualcosa che possediamo sin dalla nascita, è la consapevolezza del proprio corpo, un connubio di caratteri e comportamenti. Il sesso invece può essere inteso sia come organo riproduttivo maschile o femminile, che come atto sessuale.
Ora, non sono un dottore, ma mi sembra che stiamo parlando di due cose differenti.
 
Per tornare alla domanda iniziale, io rispondo: sì, è giustissimo parlare di sessualità e sesso nei libri. Non c’è motivo di non farlo, e ci sono invece parecchi motivi per farlo.
Scrivere un libro per parlare di sessualità e spiegarla, ad esempio, a dei bambini, è importante. Penso che libri del genere debbano essere scritti da professionisti, da pediatri e/o psicologi, perché credo che sia giusto che anche i più piccoli siano a conoscenza della sessualità. Intesa soprattutto come affetto, dimostrazione di emozioni, diritto alla propria privacy anche da piccoli e sicuramente un sacco di altre cose che io non so. Se che quando avrò dei figli vorrei avere la possibilità di spiegare loro, nella maniera più corretta ed efficace, tutto ciò che devono sapere per iniziare a vivere la loro sessualità e proteggersi da una sessualità che potrebbe essere pericolosa. Non essendo ferrata in questo campo, penso che dei libri potrebbero aiutarmi molto, quindi c’è bisogno di libri sulla sessualità.
Ho preso ora l’esempio dei bambini, ma potrei prendere come esempio anche un adulto. Ci sono molte persone che hanno problemi con la loro sessualità o con il sesso, e hanno tutto il diritto di informarsi per poter vivere serenamente. Sono anche fermamente convinta che un libro aiuti molto di più che reperire informazioni frammentarie su internet o quelle manipolate in tv – senza contare poi che il 90% di ciò che sentiamo in televisione viene rimosso quindici minuti dopo.
Non c’è invece ragione, penso, di trattare la sessualità come un tabù. Esistono persone che lo fanno tutt’oggi, quindi non penso di fare un’affermazione scontata. I tabù impediscono l’informazione, mitizzano l’argomento stesso che vogliamo nascondere e lo rendono misterioso e curioso, portando spesso alla paura nei suoi confronti o ad un’eccessiva curiosità. Nessuna di queste due cose è positiva.
Quindi è giusto parlarne, informare ed essere consapevoli.
 
E qui termina la mia piccola introduzione, che tanto piccola poi non è, ma che mi sembrava doverosa per mettere in chiaro ciò che penso. Una volta preso atto che considero normale e corretto non nascondere uno degli elementi base della natura umana, passo ad un argomento meno scottante e più leggero, forse persino divertente.
Le scene di sesso nei romanzi.
Altra domanda: che cosa ci aspettiamo da una scena di sesso?
Questa è una cosa a cui non ho mai pensato, onestamente. Forse perché non sono molti i libri in cui trovo scene di sesso. Mi è capitato, certo, ma essendo scene che hanno importanza non in quanto tali ma nell’insieme del romanzo, non mi sono mai soffermata a pensarci troppo.
Facciamo un passo indietro. Perché leggiamo romanzi? Per emozionarci, per perderci in un mondo differente, per volare con la fantasia, per conoscere storie dolci, adrenaliniche, storie che ci potrebbero cambiare la vita. Non è così? Nei nostri libri preferiti le scene divertenti ci fanno ridere, quelle drammatiche ci fanno piangere, quelle più intense ragionare. Ma quindi cosa dovrebbe fare una scena erotica? Farci arrapare?
Ci ho pensato un po’ mentre scrivevo questo post ma non ho trovato la risposta. Forse l’unica soluzione è chiedere all’autore stesso del romanzo. Forse solo allora potremmo capire davvero che cosa dobbiamo aspettarci da una scena di sesso, e non è ancora detto che ci piaccia o che sia scritta bene!
Non mi pronuncio sullo stile. Penso che quella sia una questione di gusti. Per esempio a me non piacciono le scene troppo descrittive, meglio lasciare un po’ di cose all’immaginazione. E non amo i vocaboli troppo volgari, perché sto leggendo un libro e non guardando un film porno. Ecco, per come sono fatta io condirei un po’ tutto con un velo di non detto, di magia, di intuizione, di romanticismo e malinconia. Ma immagino che ci siano lettori di tutti i tipi, cui piace anche un «ma sì, tu buttacelo!», come direbbero alcune mie conoscenze.
 
Vi rigiro quindi tutte le mie domande e sono curiosa di conoscere le risposte. A questo proposito so che Agosto non è il momento migliore per pretendere risposte, ma il post è arrivato adesso e non lo voglio rimandare.
Quindi secondo voi è giusto scrivere di sesso e sessualità? A che cosa servono le scene di sesso nei libri? Secondo voi è meglio uno stile elegante o è preferibile un linguaggio più spinto? Le scene di sesso, se non sono necessarie ai fini della trama o per spiegare il rapporto che si crea fra i personaggi, secondo voi sono utili o potrebbero anche essere eliminate?
Spero di avervi fatto riflettere su un argomento che io trovo curioso e interessante. Spero anche di non avere infastidito nessun bacchettone nei paraggi.

venerdì 7 agosto 2015

Middlesex - Jeffrey Eugenides

Parecchi anni fa vidi questo libro e, pensando che fosse interessante, lo misi in wishlist senza pensarci troppo. Da quel momento sono cambiate moltissime cose e, in questi anni, persino lo stile delle mie letture è cambiato. Si è fatto più aperto alle novità, all’ignoto e all’occorrenza è più impegnato.
Dopo aver terminato la lettura di “Middlesex” posso dire con certezza che, in quel lontano momento in cui lo vidi fra gli scaffali, se lo avessi comprato probabilmente non lo avrei apprezzato, forse non avrei neanche terminato di leggerlo. Non perché la mia mente si sia aperta in questi anni ai misteri del sesso, del genere e della società in cui viviamo (tutti temi del libro), ma proprio perché è stata una lettura un po’ impegnativa e penso che allora non l’avrei retta.
 
L’epopea della famiglia Stephanides inizia in Grecia negli anni ’20, dove gli innamorati Lefty e Desdemona fuggono per sfuggire alla guerra e ad una vergogna che li perseguiterebbe nel piccolo paese dove abitano. Come molti dell’epoca si recano in America, dove la cugina di Lefty li attende e lì iniziano una nuova vita.
Ancora non è giunto il momento di conoscere bene il nostro protagonista, Cal, che ci narra tutta la vicenda senza tralasciare i momenti più intimi, più drammatici e più divertenti, dalla sua posizione di narratore privilegiato: un narratore onnisciente che conosce tutti i segreti del passato della sua famiglia, anche i più torbidi. Cal racconta ogni cosa molti anni dopo, a fargli compagnia il famoso senno di poi, che lui non esita a mettere sempre in mezzo aggiungendo curiosità alla curiosità stessa.
E così vediamo come i suoi genitori, cugini di secondo grado, si sposano e diventano padre e madre prima di suo fratello maggiore e poi di una bella femminuccia: Calliope Stephanides. Qui inizia ad intromettersi il caso, poiché il vecchio dottore che la visita da neonata non si rende conto di una piccola anomalia fisica, e nemmeno il prete che la battezza e viene irrorato di pipì di bimbo non si chiede come diavolo abbia fatto questa bambina a fargliela dritta in faccia, e persino sua madre, una pudica donna degli anni quaranta, le cambia frettolosamente i  pannolini senza nemmeno guardarla.
Calliope cresce e, da graziosa bambina, diventa una ragazzina molto bella. L’inizio dell’adolescenza porta però con sé i primi problemi. La madre è preoccupata perché Callie non ha le mestruazioni, né un seno evidente, e tutta la sua bellezza si sta lentamente trasformando in goffaggine e lei dà l’impressione di avere qualcosa che non quadra, qualcosa di strano che si intuisce vagamente ma che non vuole venire a galla. Callie stessa è preoccupata, sia per questi motivi sia per ragioni di cuore. È infatti innamorata, ma di una ragazza.
Dopo un incidente Calliope e tutta la sua famiglia scopriranno ciò che non potevano nemmeno immaginare, perché Calliope è anche Cal, un po’ donna e un po’ uomo.
 
Giuro che non ho spoilerato perché siamo consapevoli dell’ermafroditismo di Cal sin dall’inizio del romanzo, quindi potete ancora leggerlo gustandolo appieno.
“Middlesex” è un libro che promette una cosa ma ne dà un’altra. In pratica, se volete leggere un libro che parla di un ermafrodita, non leggetelo. Il lato sessuale della faccenda salta fuori solo alla fine, e non è alla base del romanzo. Ciò che mi ha trasmesso, in realtà, è proprio l’opposto. Neanche il problema più grande, neanche l’ostacolo che pare più insormontabile è tale di fronte a degli affetti saldi e sinceri. Ecco cosa mi ha insegnato questo libro (ed è anche ciò che posso constatare, per fortuna, nella vita).
Lo stile è scorrevole e mi ha stupita. Riesce a parlare in maniera non troppo pesante di argomenti quali la politica, il razzismo, l’odio, così come racconta senza idealizzare né rendere tutto rose e fiori l’amore, l’adolescenza o il matrimonio. Non esiste qualcosa che Eugenides non esprima con accuratezza e analizzando in profondità i sentimenti dell’essere umano. Quelli si ritrovano ad essere i veri protagonisti perché nel romanzo non c’è un vero e proprio centro, un personaggio che è più importante di un altro. Tutti contano allo stesso modo e tutti hanno caratteri e personalità differenti, affrontano prove diverse e riescono a saltare fuori dalla pagina e instaurare un contatto con il lettore. I loro stati d’animo sono gli stessi che possiamo provare noi e riconoscerci in loro, seppur con tutte le differenze del caso, diventa facile.
 
Ripeto, se vi interessa un libro su un ermafrodita non leggete “Middlesex”. Se invece volete leggere un libro che parla di vita in maniera un po’ canzonatoria, ironica e con un senso di malinconia, allora è il libro che fa per voi.