Poco fa mi è capitato di scrivere una
minuscola digressione sui titoli dei libri e, ripensandoci, mi sembra sia un
ottimo spunto per un post vero e proprio.
Molti pensano, erroneamente, che i
titoli dei libri stranieri che vengono tradotti e pubblicati anche in Italia
vengano scelti dal traduttore. Ebbene non è così, non è colpa del povero
traduttore se vediamo fra gli scaffali titoli sempre più somiglianti fra loro,
sempre più banali e che cavalcano l’onda di un solo titolo ben riuscito che,
probabilmente, fa da testa ad un best seller.
Mi sento di difendere il Povero
Traduttore, perché lui magari fa il suo lavoro zitto e quieto, traduce alla
lettera anche il titolo (che magari non ha bisogno di traduzioni più
fantasiose, o magari la traduzione letterale ha un senso per le vicende narrate
nel libro stesso), poi questo viene cambiato dall’ufficio marketing e lui, il
nostro Povero Traduttore, si becca tutti gli insulti. Per la verità credo che
se un traduttore stravolgesse di sua iniziativa un titolo sarebbe preoccupante,
perché se lo fa con quello figuriamoci che può combinare con il libro! A quel
punto non proverei più pena per lui, un bel calcio e fuori dai piedi.
Prima, comunque, ho fatto accenno ad
alcuni loschi figuri che sono i veri responsabili del terribile mutamento che i
titoli subiscono: l’area marketing. Ogni casa editrice ne ha una, dalla più
piccola a quella miliardaria, ed è presumibilmente questa che decide il titolo
di un libro. Armati di statistiche vanno a vedere com’è il titolo del libro che
ha venduto di più nel mese precedente e, toh!, ne appioppano uno simile anche a
quello in uscita. Poi, probabilmente, si guardano fra loro con sorrisi
indulgenti e si danno pacche sulle schiena, soddisfatti del loro operato.
Ma sapete una cosa? Da quanti anni è che
si sente la gente lamentarsi che i titoli di libri sono tradotti male? Che il
titolo originale è migliore, più interessante, più in linea con la trama?
Chissà quanti libri mi sono persa perché il titolo non era accattivante, mentre
in realtà quello che vedevo io era solo un titolo posticcio? Ora, io non sono
un’esperta di marketing, ma dato che osservazioni come questa sono naturali
ormai, non sarebbe utile provare a dare ascolto ai desideri
dei lettori?
Due motivi per cui i Titoli Mutanti non
sono una strategia vincente.
La prima è che rendono il libro invisibile
agli occhi dei lettori.
Se entro in una libreria e vedo “Il
profumo delle foglie di limone”, “Il profumo del tè e dell’amore”, “Gli
ingredienti segreti dell’amore”, “Gli ingredienti dell’amore perfetto”, “Il
superstite”, “Il professore” e “Il negoziatore”, è chiaro che i miei occhi si
perdono in questo marasma, tutto acquista la stessa tonalità e, se comprassi
uno di questi libri, non sarebbe perché mi interessa ma perché è il primo che
ho acchiappato, probabilmente.
La cosa curiosa è che, nell’ordine, i
titoli sopracitati sono: “Lo que esconde tu nombre”, “Friends, lovers and other
indiscrections”, “I sorrisi delle donne”, “Comfort food”, “Silenzio freddo”,
“What comes next” e “Step on a crack” (ne ho presi alcuni a caso, andate pure a cercare l'autore, se vi sconfinfera). Al di là del fatto che ci interessino o
meno, si può vedere chiaramente che la varietà è molta di
più e a questo punto voglio fare un esperimento.
Del primo gruppo di titoli, quelli tradotti
dalle case editrici italiane per intenderci, sceglietene uno che vi ispira e ditemi come mai lo avete scelto
(se riuscite a sceglierlo, non è obbligatorio, potete anche dirmi che non ve ne
è nessuno che vi interessi), fate poi la stessa cosa con il secondo gruppo. Si
può scegliere più di un titolo.
Per parte mia posso dire che, del primo
gruppo, l’unico che potrebbe attirare la mia attenzione è “Il professore”, ma
in mezzo a tutti quei nomi comuni singolari potrei persino perdermelo. Del
secondo gruppo ci sarebbero invece “Lo que esconde tu nombre” e “Comfort food”.
Già due a uno!
Il secondo motivo per cui non è
moralmente corretto mutare i titoli è che questo è stato scelto dall’autore
(nel peggiore dei casi, in cui l’autore con i titoli proprio non ci sappia
fare, la casa editrice lo avrà un po’ deviato, ma lui ne era comunque
consapevole), così come gli altri elementi letterari del libro, quindi ciò che ha scelto
deve essere rispettato, esattamente come viene rispettato il resto del testo.
Per di più ci sono delle volte in cui il titolo è fortemente legato alla trama,
e in questi casi a maggior ragione la traduzione dovrebbe essere il più
accurata possibile.
Mi
rendo conto che questo post affronta un argomento già trito e ritrito, ma spero
che non vi abbia annoiati, e soprattutto spero che prenderete parte al mio
piccolo esperimento di cui sopra.
Sono perfettamente d'accordo con te, non se ne può più di questi titoli fotocopia! Il/La ragazzo/a che... Storia di..
RispondiEliminaOrmai nemmeno mi soffermo sui libri che iniziano così, e magari mi sto perdendo dei romanzi bellissimi! Su, addetti marketing, dateci ascolto!!
Dovremmo fare una protesta al riguardo! xD
EliminaComunque è proprio quello che faccio anch'io, sorpasso senza nemmeno guardarli i libri che hanno tutti gli stessi titoli, perché come si fa a sceglierne uno fra quelli?
Purtroppo penso che ci siano dei romanzi bellissimi nascosti fra loro che però potrei non scoprire mai T^T
Non solo i libri subiscono stravolgimenti . i film forse sono ancora più massacrati: vai a cercare "the eternal Sunshine of a spotless mind" (letteralmente "La luce eterna di una mente immaccolata") e guarda come è stato tradotto in italiano ... non lo dico, perché sennò vi rovino la sorpresa! :-D
RispondiEliminaFra quelli che hai citato, scelgo "Gli ingredienti dell'amore perfetto" (banale, ma mette allegria) e, in lingua originale, “Lo que esconde tu nombre”, e "step on a crack"...
Già anche per i film fanno la stessa cosa! Non me ne capacito, insomma non capisco proprio perché...
EliminaComunque anche la tua attenzione è stata catturata dai titoli originali, più che da quelli monotoni della traduzione italiana. Più di questo, non so cosa vogliano gli editori per capire che la loro scelta di stravolgere i titoli è pessima!
Leggendo ti ho dato ragione in toto. Poi però ho pensato a "La svastica sul sole" e mi sono chiesta se a volte un cambiamento, passando da una lingua all'altra, non sia necessario...
RispondiEliminaBe' in certi casi sicuramente sì, come quando ci sono dei giochi di parole che solo nella lingua d'origine hanno senso.
EliminaAd esempio non ho idea di come avrebbero potuto tradurre fedelmente "The catcher in the rye", la verità è che la traduzione letterale è un po' sciocca, e suona male.
Parlo piuttosto dei romanzi che hanno un titolo semplicissimo che viene spesso cambiato in base, mi sembra, alla moda del momento.
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RispondiEliminaAvevo dimenticato il link nel commento sopra! :)
EliminaCiao, sono appena diventata lettore fisso del tuo blog! Ti va di passare nel mio e diventare lettore fisso! L'ho aperto da poco e stò cercando di farlo conoscere! Grazie di <3 :* Maria LINK-> http://sweetworld997.blogspot.it/
Ultimamente mi è capitato di leggere "Il paradiso delle signore", titolo insignificante se tradotto, decisamente molto al di sotto di "Au bonheur des dames".
RispondiEliminaZola si sarà rivoltato nella tomba!
Ahah! Mi fido perché non so una parola di francese xD
EliminaNon solo non mi hai annoiata, ma mi trovi d'accordo al cento per cento. Il titolo strutturato come "il X di Y", in tutte le sue versioni, lo detesto, e non molto cordialmente. Banalità! Del primo gruppo di titoli non me ne piace nessuno, mentre nel secondo gruppo trovo carini "Lo que esconde tu nombre", "Comfort food" e "What comes next".
RispondiEliminaGli editori dovrebbero puntare ad attirare lettori su ogni romanzo che pubblicano. Penso che gli sottoporrò la lettura di questo post per far capire che un titolo curioso e diverso dal solito fa già un po' del lavoro di vendita.
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