Quando una vena prende il sopravvento sulle altre non si può
fare a meno di seguirla.
Sarà perché ho degli scatti di fuffosità, o magari perché è già da un bel po’ che non mi immergo
in un qualsiasi fatato mondo rosa (credo che l’ultima volta sia stato con
“Twilight” e dopo l’iniziale cieca emozione ho capito che c’era qualcosa che
non andava in un vampiro che brilla); comunque sia tutta questa assenza di rose
rosate mi ha portato in una sezione di EFP che non frequento spesso: le
originali romantiche.
Già di mio non leggo tantissime originali, e trovo molte di
quelle romantiche un po’ troppo… non frivole, ma più adatte ad un pubblico di
teenagers.
Per saltare a pié pari il problema di ritrovarmi con un sacco di storie piene
di errori grammaticali e fusti tenebrosi ho deciso di affidarmi al buon senso
comune, e ho scelto un’autrice del fandom molto rinomata. Parliamo della donna
che ha sfornato almeno millemila storie in un petosecondo, che ha fatto venire
attacchi di cuore anche alle più vissute lettrici, e che ha incantato con i
suoi personaggi così umani. Ebbene sì, parliamo di fallsofarc.
C’è una vasta scelta di storie nell’account di fallsofarc, e
quando decisi di sceglierne una mi ritrovai più nei guai del previsto.
Inizialmente optai per “Lezioni di seduzione”, perché era la più popolare, ma dopo qualche capitolo smisi
perché mi sono rotta dei 'belli e dannati', anche se poi si scopre che hanno un
cuore d’oro, sono timidi, e che da bambini erano cicciosi e brufolosi. Così ho trovato qualcosa che sembrava più
alla mia portata, qualcosa che avrei potuto apprezzare meglio.
Per una che ha fatto la pendolare per anni e che continuerà
a preferire l’autobus alla macchina perché così può ficcarsi le cuffie nelle
orecchie ed estraniarsi dal resto del mondo, Linea 97 è un sogno. Un sogno ad
occhi aperti puntati sullo schermo.
All’inizio mi ha colpita di più la trama, perché un
misterioso ragazzo con il cappuccio calato sulla testa è intrigantissimo!
L’inizio della narrazione è facile da seguire, logico e quasi ovvio: due anime
sole che ogni giorno si sfiorano su un autobus e un bel dì succede qualcosa di
inaspettato e, track! ...facile da intuire no? Si scontrano. Cominciano a
parlarsi, a conoscersi, a piacersi. La tensione rimane alta per parecchi
capitoli mentre scopriamo sempre più cose sui protagonisti. Danielle,
introversa e chiusa in sé stessa, e Peter, perennemente con il cappuccio sulla
testa, che cosa avrà da nascondere? La voglia di soddisfare proprio questa
domanda ci fa correre fino al capitolo rivelatore, nel quale Peter scopre
(involontariamente) la cicatrice che gli deturpa metà corpo.
Dopo questa rivelazione, che
in sostanza mi è parsa la più grande di tutta la storia, anche se l'autrice ne infila altre qua e là che però non hanno la stessa emozione, purtroppo la
vicenda perde un po’ della sua dinamicità. C’è un continuo tira e molla fra
Peter e Danielle, uno schema che diventa ripetitivo: tutti sono allegri, Peter
dice qualcosa di stupido, Danielle si risente, momento di disperazione
collettiva, poi chiacchiera a cuore aperto e successiva riconciliazione. Fine
del cerchio che però è in perpetuo movimento, e ricomincerà con lo stesso
programma fra qualche capitolo.
La storia si risolleva, con mia grande allegria, verso la
fine, quando tutto sembra andare a scatafascio. Scusate il francesismo ma, a
questo punto, sono cazzi! Danielle è davanti a una scelta, è di fronte a quel
dannato bivio che non si sa mai da che parte porterà, e chi di noi non lo ha
mai sperimentato? Il classico “O una cosa o l’altra”, entrambe hanno punti pro
e contro.
Solitamente i finali non scontati sono quelli che amo di
più, e questo non mi ha colta del tutto di sorpresa, però ci sono alcuni
elementi che lo rendono veritiero, non la solita favoletta che finisce con il
“E vissero felici e contenti”. Danielle e Peter hanno vissuto e faticato negli
anni che l’autrice non ci ha descritto, preferendo un salto in avanti nel tempo, e anche se il fatto che si sposano fa
tanto Disney ci sono elementi che ci fanno supporre anche una buona
dose di vita vera per loro.
Per quanto riguarda lo stile, assolutamente adatto alla storia: leggero, scorrevole, mai pesante, intrspezione quant basta per conoscere i personaggi.
L'unica cosa che mi ha dato fastidio sono stati i dialoghi, per i quali sono molto pignola. Nessun ragazzo di oggi usa più certe espressioni, troppo costruite, troppo da libro stampato.
Come sempre sono nemica dei protagonisti, che in questa
storia sono un tantino stereotipati, e infatti il mio personaggio preferito è la
matrigna, Janis. Semplicemente è il prototipo della matrigna
cattiva, è antipatica, pigra, falsa e fa apparire Danielle ancora più sola e
disperata (e insopportabilmente vittimista). Che cosa c'è di più stereotipato di questo? Non ci sono cambiamenti nelle matrigne fin da quando è uscito Biancaneve. Quindi perché mi piace tanto Janis? Il fatto è che all’improvviso, quando pensiamo di averla inquadrata, viene
svelato un lato diverso del suo carattere, un lato sensibile che, matrigne o
no, tutti abbiamo. In questo modo il personaggio è davvero a tutto tondo.
In conclusione “Linea 97” è una storia che definisco godibile,
anche con tutti i cliché del caso è piacevole e non sempre risulta
scontata come potrebbe sembrare dalla mia cinica recensione (abbiate pazienza, anche io ho un cuore ma il Natale mi ha succhiato via le ultime stille di bontà, per di più ho finito la storia diverse settimane fa e adesso ragiono a mente fredda e calcolatrice).
Se vi va di immergervi in una storia romantica e dolce,
dimenticare per un po’ tutto quel che vi circonda, ed essere certi che tutti vivano felici e contenti, fallsofarc ha preparato per
voi la storia adatta. Possibilmente gustatela prima di fare dei viaggi in
autobus.
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