lunedì 21 maggio 2012

Dieci piccoli indiani - Agatha Christie

   Non so in base a cosa scelgo un libro. A volte in base alle recensioni (ed è molto rischioso, perché ti fai delle aspettative sul libro che forse non verranno soddisfatte), altre volte perché la quarta di copertina è interessante, altre volte ancora me lo consigliano e altre, lo ammetto, mi lascio ammaliare dalla copertina. “Dieci Piccoli Indiani”, invece, l’ho letto perché era famoso, che è un rischio anche quello perché uno può giustamente pensare che se il libro famoso allora è un buon libro. Spesso fidarsi così ciecamente del buon senso dell’umanità è sbagliato (Un esempio? “Twilight” Un altro esempio? “Firmino”) ma i rischi si devono correre ogni tanto, no?
   Volevo leggere da tanto un libro di Agatha Christie, un po’ perché è la scrittrice di romanzi gialli per eccellenza, un po’ perché ero curiosa di leggere un romanzo giallo. Non ho mai letto un romanzo giallo, anche se il genere mi ha sempre incuriosito, per cui alla veneranda età di vent’anni posso dire: «Ho letto il mio primo romanzo giallo.» Fra tanti ho scelto proprio “Dieci Piccoli Indiani” perché la trama era molto accattivante, per cui eccola qui senza nessuno spoiler (anche perché altrimenti ci metterei una vita a scrivere solo la trama).


La trama
   Otto persone vengono invitate a Nigger Island per motivi diversi e, all’apparenza, da diverse persone. Una volta giunti lì ci sono due domestici, due coniugi, ad attenderli, che li avvisano che i signori Owen, proprietari della casa a Nigger Island, non saranno lì prima del giorno dopo.
   Durante la cena un disco che il maggiordomo Rogers mette sul grammofono annuncia le malefatte di ognuno degli ospiti, che sono tutti accusati di aver ucciso o comunque indotto alla morte, una o più vittime innocenti. Dopo l’iniziale trambusto gli ospiti giungono alla conclusione che tutto si tratta di uno scherzo di cattivo gusto, ma si scopre anche che nessuno conosce i signori Owen. Quella sera muoiono due degli ospiti: uno avvelenato con del whiskey e l’altra a causa di una dose troppo forte di medicinale.
   Il giorno dopo tutti gli ospiti sono certi che non si tratta di disgrazie ma di omicidi, e giungono alla conclusione che il signor Owen sia uno di loro. Ogni volta che muore una persona una delle dieci statue di porcellana raffiguranti negretti scompare, e la morte di ognuno di loro somiglia volutamente alla scomparsa dei negretti nella filastrocca per bambini che ricorre ovunque in casa.
   Uno dopo l’altro gli ospiti vengono assassinati e si crea una situazione per cui nessuno può essere escluso dai sospetti.
   Come vuole la filastrocca l’ultimo sopravvissuto si suicida, preso dallo shock e dai sensi di colpa di quell’omicidio che adombra la sua vita, perché tutti gli ospiti lì presenti avevano una grave colpa che era rimasta impunita ma che opprimeva l’animo della maggior parte di loro.
   Una lettera firmata da uno dei personaggi rivela infine il mistero: come ha attirato gli ospiti sull’isola dove non c’era via di fuga, come ha ucciso tutti uno per uno e ha indotto al suicidio l’ultimo, e poi come si è tolto la vita imitando le circostanze in cui, secondo la filastrocca, doveva morire.

Lo stile
   Considerando che il romanzo si svolge ed è stato scritto nel 1939 è sorprendentemente incalzante. Mi aspettavo qualcosa di molto più lento, mi aspettavo che ci mettesse un po’ a ingranare, invece già da subito è molto interessante!
   Si percepisce una sorta di malessere man mano che la storia va avanti. La filastrocca a cui gli omicidi si rifanno ha una fine ben precisa: «e nessuno ne restar», per cui si va avanti a leggere con questo senso di inevitabilità, molto incalzante.
   I piccoli dettagli sono quelli che rendono il mistero veramente inquietante: la sparizione delle statue dei negretti, il fatto che la filastrocca decida le morti.
   Ci sono due domande che ricorrono: chi è l’assassino? E: chi sarà il prossimo?
   L’atmosfera che si viene poi a creare è stata magistralmente architettata. Il lettore segue ogni personaggio anche nei suoi pensieri privati, è vero, ma questo non esclude che qualcuno di loro sia l’assassino perché strane insinuazioni vengono fatte per ognuno di loro, per cui c’è sempre la possibilità che tutti siano assassini. Allo stesso modo alcuni omicidi fanno sospettare più di alcuni che di altri, ma ad un tratto il lettore comincia a credere che tutto sia possibile: che ci siano due assassini? Che si siano sbagliati e ci sia qualcun altro sull’isola? Che qualcuno abbia finto di essere morto? Le risposte vengono date solo alla fine.

I personaggi
   Trattare dieci personaggi in modo abbastanza approfondito non è possibile, soprattutto se consideriamo che questo romanzo non è molto lungo e che protagonista indiscusso non è il personaggio ma il delitto, la situazione. La Christie ovvia a questo problema eliminando abbastanza in fretta tre personaggi, così da poterli trattare con superficialità, mentre tutti gli altri (con l’eccezione forse della signorina Vera, e si capirà alla fine l’utilità di questa cosa) sono alquanto stereotipati.
   Mi è piaciuta molto l’atmosfera che si è andata creando fra questi personaggi, che ha contribuito al senso di velocità della storia. Prima di tutto occorre sapere che sono persone di diversi status sociali, con diversi problemi e caratteri, ma proprio per quello si comportano l’uno con l’altro in maniera cauta. Sono estranei, fra di loro, quindi sono cortesi ma con freddezza. Dopo i primi omicidi è quasi bello vedere come prosegue questa farsa: tutti si sforzano di sembrare più calmi possibile, come se tutto fosse normale, ma si percepisce il senso di disagio. Più avanti ci sono i primi attacchi di isterismo, di rabbia, e tutte le convenzioni vengono finalmente gettate al vento. Alla fine, quando rimangono solo in tre, il sospetto si è fatto spietato e terrificante. Sembra di trovarsi in una gabbia, ed è proprio questo quel che la scrittrice voleva: è lo stile di cui si avvale l’enigma della camera chiusa.
   Il fatto che pian piano tutte le persone, per istinto di sopravvivenza o per terrore, abbandonino la ragione e le convenzioni e diventino in qualche modo meno umane e più animali è qualcosa che mi ha affascinata molto, e da questo punto di vista mi sento di promuovere il libro a pieni voti.

Agatha Cristie

Curiosità
   Il titolo originale è “Ten Little Niggers (And Then There Were None)”, ossia “Dieci piccoli negri (E poi non rimase nessuno). Provarono a pubblicare con il titolo “E poi non rimase nessuno” ma venne poi cambiato con il più politicamente corretto “Dieci piccoli indiani”.
   Ormai il libro è famoso in tutto il mondo con questo titolo, ma io credo che potrebbe essere ripubblicato con il titolo originale, perché credo che sia più giusto così. Non è un tentativo per offendere nessuno, dopotutto, ed essere così maledettamente attenti a offendere qualcuno con la parola “negro”, al giorno d’oggi, non fa che sottolineare ancora di più la faccenda che potrebbe offendersi. (Ma offendersi per cosa, poi? Per essere negro come una delle statuine di porcellana? Non è la “g” che fa il razzismo.)
   Ovviamente, questa è solo un’opinione personale.

In conclusione
   Come prima lettura gialla devo dire che non mi ha delusa neanche un po’. In futuro credo che proverò altri romanzi gialli, magari non della Christie, giusto per vedere se è il suo stile che mi piace o proprio il genere.
   Sono accetti consigli!


Dieci poveri negretti
se ne andarono a mangiar:
uno fece indigestione,
solo nove ne restar.

Nove poveri negretti
fino a notte alta vegliar:
uno cadde addormentato,
otto soli ne restar.

Otto poveri negretti
se ne vanno a passeggiar:
uno, ahimè, è rimasto indietro,
solo sette ne restar.

Sette poveri negretti
legna andarono a spaccar:
un di lor s'infranse a mezzo,
e sei soli ne restar.

I sei poveri negretti
giocan con un alvear:
da una vespa uno fu punto,
solo cinque ne restar.

Cinque poveri negretti
un giudizio han da sbrigar:
un lo ferma il tribunale
quattro soli ne restar.

Quattro poveri negretti
salpan verso l'alto mar:
uno se lo prende un granchio,
e tre soli ne restar.

I tre poveri negretti
allo zoo vollero andar:
uno l'orso ne abbrancò,
e due soli ne restar.

I due poveri negretti
stanno al sole per un po':
un si fuse come cera
e uno solo ne restò.

Solo, il povero negretto
in un bosco se ne andò:
ad un pino s'impiccò,
e nessuno ne restò.

2 commenti:

  1. Ciao ^^
    Ti consiglio, sempre della Christie, "Assassinio sull'Orient Express" e "L'assassinio di Roger Ackroyd".
    Sennò, prova a leggere "La culla vuota" di Mary Higgins Clark o "Il mastino dei Baskerville" di Arthur Conan Doyle (il creatore di Sherlock Holmes).
    Certo, Agatha rimane comunque un altro mondo! ;)

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  2. Credo che proverò "Il mastino dei Baskerville", mi sembra interessante.
    Grazie mille! :)

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