Esiste una domanda che attanaglia
ogni lettore, prima o poi, le cui risposte sono tutte diverse e tutte corrette.
I libri devono avere un messaggio?
È una domanda comune e rispondere
è complesso. Ad esempio ho sempre pensato che i romanzi non dovessero per forza
avere uno scopo, ma allo stesso tempo mi infastidiscono alcuni romanzi che
sento fini a sé stessi.
Dopo tanto pensare, forse, ho
trovata una risposta che trova d’accordo tutte le obiezioni che fa il mio cervello
in casi come questi. Quando cerco di ragionare, ad esempio.
Ogni storia ha un significato per
il proprio autore, che sia un professionista o un appassionato, che cerchi di
pubblicare le sue storie o che le tenga nel cassetto e scriva per il puro piacere
di farlo. Ma non è detto che in queste lo scrittore abbia inserito a forza un
significato che il lettore deve fare proprio.
Penso che per l’autore cercare
sin dall’inizio di dare un messaggio alla propria opera sia deleterio. Rischia
di finire per concentrarsi di più sul messaggio che sul mezzo con il quale
comunica, tuttavia se non cura il canale di comunicazione, ossia il libro, il
messaggio non potrà essere compreso. Inoltre sono fortemente convinta che ogni
autore abbia delle idee sociali, politiche e quant’altro, che nel suo romanzo
compariranno comunque, nolenti o volenti, perché le idee di un autore non
possono staccarsi da ciò che scrive. Egli scrive ciò che pensa, mette in bocca
ai suoi personaggi le sue riflessioni, mette in atto nella trama che crea i
meccanismi della società che vorrebbe vedere nella realtà, o che teme si
realizzino nella realtà. Insomma, l’autore non ha bisogno di pensare al
messaggio per crearne uno, il solo scrivere lo porta a dire la sua, a dare
un’opinione, che sia il suo concetto di amore, di amicizia, che sia la
preoccupazione per i giovani d’oggi o per l’ambiente.
Quindi ecco un’altra domanda: una
volta accettato che l’autore manda comunque un messaggio con i suoi romanzi,
sia pure inconsciamente, siamo sicuri che vengano sempre recepiti nella maniera
corretta?
Non ho alcun dubbio nel dire assolutamente no, e quasi mai.
Per quanto un autore sia capace a
volte il suo messaggio può essere frainteso, o può anche perdersi nella
narrazione (magari in un romanzo di ampio respiro, ad esempio qualcuno ha mai
provato a cercare il significato del Signore degli Anelli? Io no, me lo sono
perso in mezzo alla storia, ma forse cercando nei meccanismi che legano i
popoli della Terra di Mezzo si trova una simbologia per i popoli della nostra
terra, o fra i valori che alcuni personaggi portano si trova una sorta di guida
morale secondo Tolkien, chi lo sa?). Molto spesso il significato di un romanzo
non viene compreso, o viene compreso solo a metà, o non viene proprio cercato,
preferendogli la storia.
Penso che siano veramente pochi i
lettori che colgono sempre il messaggio nel romanzo che leggono. Io ad esempio,
che ne leggo molti, non saprei dire di quali ho colto una doppia lettura, oltre
a quella fornita unicamente dagli intrecci della trama. Però non metto al primo
posto solo le storie di cui ho recepito il messaggio, ma tutte quelle che mi
hanno emozionata, anche se non saprei dire se hanno una seconda chiave di
lettura o un significato nascosto, e quale sia.
Dopo tutto questo ragionamento mi
sembra di capire una cosa: per me, singolo lettore, il messaggio dei romanzi
non conta così tanto. Ciò che conta è: il libro ti è piaciuto? Quello è il
motivo per cui ricordiamo una lettura, perché ci emoziona, ci porta altrove,
non perché ne capiamo l’importanza a livello culturale. Quello semmai arriva
dopo.
Inoltre è vero che, dalla stessa
storia, ogni lettore trae un insegnamento diverso. Il modo in cui una lettura
viene percepita cambia a seconda di chi legge, di quando legge, del perché legge.
Questo potrebbe definire anche il modo in cui viene recepito il messaggio, e
quindi il modo in cui viene interpretato. Un giorno lessi un articolo molto
interessante (perdonatemi ma non so citare la fonte perché è successo molto
tempo fa, forse uno o addirittura due anni fa) in cui un blogger diceva di aver
riletto “La strada” di Cormac McCarthy dopo essere diventato padre. Il romanzo
parla di un uomo e suo figlio che devono sopravvivere in un mondo quasi
completamente deserto e crudele, l’articolo sottolineava come, letto in due
diversi momenti, avesse avuto un significato profondamente diverso. È
impossibile dare un unico significato ad un libro, cambia da persona a persona
e, anche nelle esperienze di lettura di un singolo, cambia a seconda del periodo
in cui lo si legge.
Quindi il significato di un libro
non ha importanza di per sé, ce l’ha in quanto interpretazione personale.
Stabilito questo esiste però un
altro punto di vista, più ampio se vogliamo.
I libri con un messaggio ben
definito e inconfondibile, di carattere sociale o culturale, o libri che
ricordano una parte della nostra storia, sono più rari e sono quelli che adesso
definiamo classici. Un giorno i libri di oggi più iconici potranno diventare
classici, e così si andranno ad allungare le fila di quei romanzi che siamo
sicuri abbiamo qualcosa da dirci.
Una volta riconosciuto il loro
spessore, rivestiti di un insegnamento, questi libri hanno un compito: il
compito di ricordare quell’insegnamento. Questi sono i romanzi scritti per tutti
noi, per farci rendere conto di un problema che stiamo ignorando, per
ricordarci i nostri errori passati e non ripeterli, per farci capire che per
quante cose possano accadere nella storia noi restiamo sempre umani, preda in
ogni secolo degli istinti più bassi come delle aspirazioni più nobili.
Esistono romanzi che non vogliono
dare nulla più che qualche ora di svago, ma esistono anche quelli che ci
sconvolgono con le loro argomentazioni e ci fanno riflettere. Questo post non
serve per dire che un tipo è migliore di un altro, sono libri con una funziona
diversa, e che servono tutti. Ma se leggiamo un libro che ci pare dica qualcosa
di importante, qualcosa di cui tutti dovrebbero essere consapevoli,
probabilmente quello è un libro che dovrebbe sopravvivere all’oblio delle mode,
un libro che dovremmo consigliare il più possibile.
Il resto può rimanere in tutta
dignità sulle nostre librerie, in quanto romanzi che abbiamo amato.
Penso che ci siano molti motivi per cui possiamo amare un libro: perché lo sentiamo in qualche modo vicino, perché ci fa riflettere, perché ci emoziona, perché semplicemente ci diverte, e nessuna di queste motivazioni è direttamente connessa alla reale qualità del libro o al messaggio che trasmette, ma è qualcosa di molto personale che riguarda soltanto noi, il nostro umore del momento e le esperienze che abbiamo vissuto. Per questo sono del parere che qualunque libro, anche quello di più infima qualità, se ha saputo trasmettere qualcosa a qualcuno merita di essere scritto. Poi, se vogliamo parlare di qualità, passiamo ovviamente su tutt'altro piano. I classici sono a mio pareri testi di grande valore espressivo, umano e letterario destinati a rimanere sempre vivi nonostante il passare degli anni. Un vero classico non morirà mai, spesso proprio perché ha un messaggio importante da trasmettere che, di epoca in epoca, riuscirà sempre in qualche modo a scuotere le nostre corde emotive e indurci a riflettere. Bellissimo post, complimenti :)
RispondiEliminaLa qualità di un romanzo è molto difficile da determinare, conta sia la parte che fa l'autore ma anche quella dell'editore, e qui passiamo decisamente su un altro piano, che poco riguarda la lettura forse.
EliminaGrazie dei complimenti :)
Dici tante cose, tutte importanti: un romanzo deve contenere un messaggio? Sì, deve averlo e dev'essere facilmente interpretabile altrimenti vuol dire che l'autore non si è spiegato bene. Il che non vuol dire avere sempre una risposta: ci sono scrittori che pongono i lettori nelle condizioni di scegliere da che parte stare, ma nelle sue intenzioni questo dev'essere chiaro fin dal principio. Credo che la domanda "perché voglio scrivere questa storia?" sia il presupposto fondamentale per portare qualcuno a volere scrivere una storia.
RispondiEliminaCome ho cercato di spiegare (spero in modo comprensibile) credo che un romanzo non possa essere slegato da un messaggio - positivo, conscio o meno. Purtroppo credo sia molto difficile trovare autori che fanno passare esattamente il messaggio che volevano riportare con la loro storia, spesso tale messaggio viene travisato e in quei casi, sì, l'autore poteva fare di meglio.
EliminaTuttavia anche se il singolo lettore non riceve il messaggio ma ha piacere nel leggere un romanzo, non è un'occasione persa, perché il libro è piaciuto e ha emozionato ;)
Sono d'accordo quasi su tutto, ma non sul Signore degli Anelli, che per me è strapieno di messaggi... ma allora vedi, hai proprio ragione! L'autore potrebbe esimersi dal trasmettere messaggi solo scrivendo un libro che lui stesso detesta. Quello che arriva al lettore è un'altra questione, ma sono convinta che pensieri ed emozioni legati alla lettura veicolino messaggi anche a livello subliminale. E' un processo solo in parte cosciente, da parte dell'autore e del lettore, ma avviene comunque; e quando avviene malamente, la recensione è pessima... ;)
RispondiEliminaAhah! Io ho letto Il signore degli anelli fra la terza media e la prima superiore (ci ho messo un'anno, fra tutti i tira e molla!) e anche se mi appassionava ho fatto un po' fatica, mi ci vuole una rilettura per cogliere i messaggi!
EliminaComunque mi piace l'idea che anche a livello inconscio riceviamo messaggi dai libri, come se volessero dirci qualcosa all'orecchio :D