Sapete che ogni tanto vi allieto
con i resoconti delle mie vacanze, quindi ecco quella di quest’anno – e quale
periodo migliore dell’estate per parlare di vacanze?
Quest’anno sono andata a Parigi.
O meglio, sono tornata a Parigi. Erano anni che volevo farlo, penso da quasi
dieci anni. È una di quelle città di cui mi sono innamorata per la sua
atmosfera, più che per la visita in sé. Certo, visitare la città è stato bellissimo,
sono stati bellissimi i musei, guardare fuori dai finestrini della metro quando
viaggiava sopra la città, perdersi nelle stradicciole di Montmartre. Eppure
quel che ricordo meglio è la sensazione che tutto sia tranquillo, come se mi
trovassi in una piccola porzione di spazio dove tutto va bene, una bolla
allegra.
Per me Parigi non è la città
dell’amore. Non è neanche la città che da qualche anno è tristemente nota per
gli attentati (perché sì, mi hanno anche detto: “Vai a Parigi? Sei pazza!”).
Per me è la città della primavera. Perché mi dà le stesse sensazioni che mi dà
la primavera. Un pomeriggio di primavera, per essere più precisi. Un pomeriggio
al parco, con la temperatura perfetta e il tempo che sembra scorrere con regole
diverse. Non hai impegni per la serata, non devi andare da nessuna parte e
quindi ti fermi nel tuo angolo preferito e, appena prima di ascoltare la
musica, o leggere un libro, o fare qualunque cosa tu sia andato lì a fare,
respiri una grossa boccata d’aria e ti rilassi.
Un piccolo scorcio della camera. Già dal trombone e dal lampadario capite che era bellissimo! |
Ma passiamo alle cose concrete!
Ho offerto la mia vita a Air BnB,
soprattutto dopo aver visto i prezzi di certi appartamenti. Quello che abbiamo
scelto era in una buona posizione, non troppo centrale ma vicino alla
metropolitana, e anche qui se hai la metro vicino puoi fare quello che ti pare.
Era spettacoloso!, lo abbiamo scelto per quello. Molto bohémien, per
calarci meglio nella parte. Era un monolocale ricavato da una soffitta pieno
zeppo di cianfrusaglie, mobili antichi, strumenti di ogni sorta appesi alle
pareti, quadri e foto antiche, vecchie lampade, e – per qualche motivo – una
miriade di specchi (ne ho contati almeno undici). Da lì si vedevano i tetti
della città e, complici anche gli strumenti, mi aspettavo di vedere Romeo ‘er mejo del colosseo’ con la banda a
suonare jazz sul tetto di fianco.
Per quanto riguarda i musei,sul
sito del Louvre e del Musée d’Orsay ci sono scritti i giorni in cui fare le
visite gratuite, ma nel caso non foste così fortunati da capitare da quelle
parti proprio in quei giorni è meglio prenotare online direttamente sul sito
del museo (anche se dovete registrarvi e tutto, ma non ci vuole molto).
Se siete appassionati di arte o
semplicemente meticolosi nelle visite, prendetevi un intero pomeriggio per il
Louvre. Accaparratevi una cartina appena entrati e cercate di capirci qualcosa:
è immenso e labirintico. Meno impegnativo ma, a mio parere, più suggestivo, è
il Musée d’Orsay, i cui soffitti altissimi e la possibilità di passare lungo
quelle che una volta erano la struttura della vecchia stazione, rendono la
visita più completa e più bella.
Altro museo da visitare
assolutamente è il Musée Rodin, soprattutto i giardini. Mi sarebbe piaciuto che
le statue all’esterno fossero più curate, ma sembra che la natura prenda
facilmente il sopravvento sulle opere. Comunque gironzolare lungo il parco, fra
gli alberi e i sentierini, e scoprire le diverse statue è un’esperienza da
fare!
Altro luogo da visitare è certamente il cimitero di Père Lachaise, io l'ho trovato meraviglioso. Suggestivo, tranquillo ma nonostante tutto molto solenne (come si conviene a un luogo di culto).
Due quartieri hanno avuto la mia
totale attenzione in questo viaggio: quello latino e Montmartre.
Il primo è il classico quartiere
medioevale, è la parte più vecchia della città e prende questo nome perché un
tempo era il quartiere abitato dagli studiosi, che parlavano quotidianamente
latino. Questa è una delle zone che non hanno subito riqualificazioni urbanistiche
e infatti si possono ritrovare strade piccole e tortuose, vecchi palazzi
affastellati uno vicino all’altro e un’atmosfera vivace dovuta ai tanti
ristoranti e negozi.
Montmartre è più ariosa, ma non
per questo più facile da percorrere, infatti sorge su una collina e passeggiare
per il quartiere… be’, diciamo che è un esercizio! Se non ricordo male fino
alla fine dell’800 era considerata una zona povera, vi sorgevano ancora
vigneti, cascine e le baracche dei più poveri. Pian piano però la città si è
allargata e anche la collina di Montmartre è stata riqualificata con vere
strade e anche lì le cascine sono state sostituite da palazzi.
La più grande e ambiziosa opera è
la basilica del Sacré Coeur, sicuramente da visitare. Se avete tempo fermatevi
sui gradini ad ascoltare qualcuno dei tanti musicisti che si esibiscono da
quelle parti. Prima di arrivare alla basilica c’è una lunga salita piena di
negozietti di souvenir e, dopo aver salito tutti i gradini ed essere passati di
fianco all’edificio, si accede a delle stradine piene di ristoranti.
Se poi avete voglia di esplorare
il quartiere potete andare alla ricerca del “Muro dei ti amo”, in una zona
molto più tranquilla, lontana dalle masse di turisti.
Mi sono affezionata a Île de la
cité, tanto che ho insistito con Il Fidanzato a fermarci nel parchetto che sta
proprio sulla punta dell’isola, al quale si può accedere dal Pont Neuf (mi sono
affezionata anche a lui: non sapevo, prima, che ci si potesse affezionare a un
ponte).
Ovviamente è stato d’obbligo un
salto alla Tour Eiffel, rigorosamente di sera perché è più suggestiva. Altra
tappa è stata Notre Dame, ma questa volta non mi sono limitata a visitare
l’interno della cattedrale. Se avete la possibilità consiglio caldamente una
visita alle torri, dalle quali si ha una vista sulla città molto bella. Inoltre
si possono vedere i famosi garogoyle e – è stata una vera sorpresa – accedere
al campanile!
Insomma, Parigi è una città da
vedere almeno una volta nella vita. La sua storia è scritta in ogni quartiere,
edificio, in ogni piazza. Si divide fra gli acciottolati stretti e le casupole
dipinte a colori pastello, agli opulenti palazzi barocchi, fino ai boulevard e
le piazze napoleoniche, che non descriverei in altro modo se non monumentali.
Non so se ci tornerò ancora, a
Parigi, perché ci sono così tanti posti da conoscere, visitare, scoprire. Ma di
certo avrà sempre un posto di riguardo fra le mie città preferite, grazie
all’atmosfera magica che vi si respira.
Quella, e il fatto che
lì ho scoperto il frappuccino e il chai tea latte: Starbucks rulleggia.
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