Finalmente sto postando una
recensione, mi sembra un secolo che non ne posto una.
In quanto a letture avevo già accennato
a quanto quest’anno stavo faticando a leggere, più per mancanza d’ispirazione
che di tempo, quindi i libri che ho portato a termine sono, con tutta
probabilità, dei libri eccezionali già solo per aver tenuto la mia attenzione
alta. Tuttavia di questi libri eccezionali ancora non ne ho recensito nessuno –
questo sì per mancanza di tempo.
Sono qui per rimediare.
Qualche settimana fa mi è
arrivata una richiesta di lettura da parte di un autore, che ringrazio per
essersi ricordato di me e avermi dato la possibilità di leggere la seconda parte
della sua serie, un fantasy storico ambientato nella seconda metà del 1200 con
protagonista Guido Cavalcanti (sì, quel
Guido Cavalcanti). Forse qualcuno ricorderà la recensione del primo volume, che
trovate qui, e se non ricordo male era più entusiastica di quanto io stessa mi
aspettassi all’inizio.
In ogni caso adesso vi ammorberò
con un sacco di ammore per il secondo
volume, perché “Eternal war, Vita Nova” di Livio Gambarini, è ancora meglio.
Avevamo lasciato un Guido felice
e soddisfatto della propria esistenza, appena sposato con l’amata Bice degli
Uberti e sfuggito per un pelo al controllo dell’Ancestrarca Chiaranima. Urge subito
un chiarimento: gli Ancestrarchi sono spiriti che rappresentano le famiglie più
importanti. Tramite l’influenza che hanno sul Pater Familias possono aiutare la
stirpe a crescere in potenza e ricchezza. Assieme a molti spiriti, che
altro non sono se non lo specchio di ciò che accade nel nostro mondo, si
muovono in una sorta di universo parallelo, profondamente legato alla nostra
quotidianità, le Lande dello Spirito.
L’Ancestrarca della famiglia
Cavalcanti, Kabal, si ritrova ad un bivio quando Guido è in pericolo di vita e
sceglie di donargli il potere di viaggiare nelle Lande dello Spirito. In questo
modo lo salva, ma adesso Guido può vedere con i propri occhi la corruzione e il
male che albergano nel mondo, che nelle Lande non sono nascosti ma, al
contrario, bene in vista ad influenzare le decisioni degli esseri umani.
Disgustato da ciò che vede, Guido sceglie di recidere il suo legame con Kabal,
per non essere più un burattino nelle sue mani e non sottostare a nessuna
influenza. Scopre così che nulla, nella sua vita, è mai stato semplice e
naturale, nemmeno innamorarsi della sua adorata Bice. Così, per liberarsi
dell’ultimo spirito – il più forte – che lo comanda, ingaggia una battaglia
contro Amore stesso e vince. Nelle Lande il suo petto è solcato da una cavità
profonda, laddove ha estirpato l’amore.
Adesso Guido è un uomo libero da
legami e costrizioni. E scoprirà se la sua scelta è stata giusta o se dovrà
pentirsene.
Oh be’, avrete già capito che mi
è piaciuto. Non sono capace di scrivere riassunti quando un romanzo non mi ha
entusiasmata, escono freddi e incolori e fatico a scriverli, penso si noti
subito. Questo è venuto fuori praticamente da solo.
Allora, difficile non fare
spoiler data la complessità della storia, ma cercherò di non farlo. Ricordo che
nel primo volume una delle cose che mi era dispiaciuta di più era il fatto che sembrasse
affrettato, perché mi sarebbe piaciuto dilungarmi di più e conoscere meglio i
personaggi e il mondo in cui si muovono. Qui l’autore ha esaudito il mio
desiderio come se mi avesse sentita esprimerlo, infatti abbiamo modo di
conoscere meglio i personaggi, di sondare le loro sfaccettature e scavare in
quelle che, nel primo libro, sembravano quasi maschere, inoltre capiamo meglio
come funziona il mondo fantastico nel quale si muovono.
In questo volume scopriamo che
Kabal non è il personaggio cinico e persino un po’ malvagio che abbiamo
conosciuto – almeno, non solo. Dimostra un reale desiderio di proteggere Guido
e la sua famiglia, un desiderio che a volte va oltre la brama di potere. Allo
stesso tempo anche Guido, che nel primo romanzo pareva quasi un ingenuo,
unicamente controllato da Kabal, tira fuori un carattere pieno e completo, in
grado di mutare i sentimenti che ho provato per il personaggio (all’inizio mi
inteneriva, poi l’ho odiato, poi compatito, vi lascio scoprire da soli il
perché).
L’unica difficoltà che ho trovato
nella lettura è stata l’abbondanza di personaggi. Forse perché ho letto la
prima parte tempo fa, ma a volte me li confondevo e all’inizio ho faticato a
riallacciare tutti i fili per una lettura scorrevole. In effetti il romanzo è
molto complesso, sia per trama che per ambientazione, tuttavia l’autore ha
saputo inserire nei posti e nei modi giusti richiami a quanto successo in
passato.
Ricordo che uno dei momenti che
più mi erano piaciuti nel primo libro – con quella sensazione da guilty pelasure mentre leggevo – era
l’apparizione di Dante. Senza dubbio oggi è più conosciuto di Cavalcanti ed era
stato divertente trovarlo nella narrazione, ma qui gli viene dato più spazio.
Quando compaiono personaggi
storici reali nei libri ho sempre timore che vengano trattati con troppo
riguardo, come se non si volesse intaccare l’aura di importanza che i secoli
gli hanno costruito intorno. Preferisco quando viene invece mostrato il loro
lato più umano, ed è ciò che ho trovato per Dante in Eternal war. Mentre leggevo
mi è tornato in mente Benigni in Tutto Dante, che diceva di come noi oggi lo
pensiamo serio e austero, e dobbiamo sforzarci per immaginarlo come una
persona. Livio Gambarini è riuscito a fare questo, è riuscito a mantenere il
poeta e a unirvi l’uomo, quello con il quale potersi confrontare, quello che si
può capire senza aver studiato alcunché.
Ciò detto, devo ammettere che
un’infarinatura o almeno un vago ricordo delle lezioni di italiano possono
rendere questo libro ancor più godibile. Infatti rileggere i sonetti di
Cavalcanti in chiave di lettura fantasy, o leggere della genesi di “Tanto
gentile e tanto onesta pare”, mi è piaciuto moltissimo.
In ultimo vorrei spendere due
parole sulle Lande dello Spirito, questa sorta di universo invisibile, che riflette
senza inganni ciò che siamo. Leggere di questo mondo è bellissimo, è come
entrare in un paese delle meraviglie, ma più cupo e inquietantemente realistico.
La immagino con i contorni sfocati e i colori distorti, a volte più spenti
altre più cangianti di quanto non siano nella realtà.
Ammetto che anche queste
descrizioni sono complesse da leggere, perché l’autore parla di un mondo con
regole proprie, dove tutto è simbolico. Mi viene difficile persino da spiegare,
ma nelle scene ambientate nelle Lande mi sembra che mi sfugga sempre qualcosa.
Penso di non aver trovato,
finora, un fantasy per adulti così accurato, sia nel linguaggio che nella
ricerca storica. Mi piace come racconta e immagina avvenimenti che
probabilmente la maggior parte di noi conosce tramite i libri di scuola. Mi
piace immaginare che sia davvero andata così.
Vi lascio con un piccolo
estratto, una descrizione di ciò accade nelle Lande alla presenza del Papa, e
che ha destato la mia attenzione. L’ho adorata per la sua genialità, per i dettagli,
per l’umorismo.
Insomma, per sicurezza ve lo dico
chiaramente: procuratevi Eternal war, giusto per farvi un regalo.
Cercando di non
farsi accecare dalla dannata luce di gloria, Kabal strizzò le palpebre e guardò
in su. Dopo alcuni istanti, dal bruciore accecante emerse la forma del Sovrano
della Chiesa.
Era
un gigantesco fiore con la base cinta da una corona d’oro, da cui si
innalzavano centinaia di petali simili a cappelli vescovili di velluto candido.
Dalla punta di ogni petalo si irraggiava un filo lucido, che saliva a scomparire
oltre l’oculo della cupola.
Dagli
interstizi tra i petali stillava una densa melma nera, che colava ad
ammucchiarsi sul pavimento. Spiriti alacri con mani di vanga la spingevano in
cumuli mollicci agli angoli del salone, dove ecclesiasti incappucciati erano
intenti a divorarla, bruciarla e tramutarla in inchiostro santo; quella in
eccesso spariva semplicemente in larghe fenditure sul pavimento.
Kabal toccò la spalla di Portinum: “Deh, non ti
pare che l’ultimo Pontifex producesse più melma di questo?”
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