In un impeto di passione per Rupert
Grint sono andata a cercare la sua filmografia, e ho trovato qualcosa di
curioso che sembrava divertente, “Wild Target”.
Il primo punto a favore del
film è stato di sicuro il cast: oltre a Grint c’erano Bill Nighy, che ho
adorato fin da quando ho visto “Love Actually”, Emily Blunt ("Il diavolo veste Prada"), Rupert Everett e
Martin Freeman, fra i principali. Insomma, che altro si può chiedere dalla
vita? Tutti gli attori principali li adori!, che altro c’è da fare? E' come servire a un affamato un pollo arrosto.
La trama, senza troppe anticipazioni,
parla di un assassino cinquantaquattrenne, Victor Maynard (Nighy), che vive da
solo, ha delle abitudini rigorose e una madre davvero troppo orgogliosa di lui
e anche troppo ficcanaso. L’ultimo dei suoi incarichi è una ragazza di nome Rose
(Blunt), che ha truffato un ricco collezionista al mercato nero. Rose è furba,
disordinata, agitata, è possibile che soffra di cleptomania -o forse è solo
fatta così-, ed è l’opposto di Victor. Fin qui, diciamo che il film è
abbastanza prevedibile: due personaggi contrastanti. La ragazza gli sfugge una
volta e il cliente decide di chiamare un altro assassino. Per non vedersi
scappare l’incarico Victor lo uccide a sangue freddo e con grande precisione
ma, dopo una serie di equivoci, si ritroverà guardia del corpo di Rose, si
ritroverà un giovane apprendista di nome Tony (Grint) e si ritroverà a dover fare finta di
essere un detective privato. Si ritroverà molte gatte da pelare, in pratica, compresa quella rosa che c'è sulla locandina.
Io, sul serio, quando ho visto il
trailer mi aspettavo che fosse divertente, ero già preparata a quello che avrei
visto. Ma è impossibile prepararsi a qualche cosa del genere! Ho riso fino a
spanciarmi per metà film, le battute, le situazioni imbarazzanti, i personaggi!
Per l’altra metà sono rimasta abbastanza in tensione. Di tutto il cast metà
muore, una parte finisce all’ospedale, e solo una piccola parte sopravvive. Con quel
numero di morti incredibile mi stava assalendo il dubbio di un finale triste;
morti tutti, sangue ovunque, ultimo poetico sguardo dei due innamorati… Ah!
Non vi dico come finisce.
C’è da dire che una buona parte del
film, a parte le risate e la tensione finale, è anche tenero. Ecco, questo non
me lo aspettavo.
Forse perché c’è di mezzo una strana storia d’amore, per nulla
convenzionale, fatta tutta di litigi (ma quale bella storia non lo è?) e
massaggi ai piedi, di gesti gentili non voluti e male interpretati.
O forse per
il povero Tony, che delle volte nel suo modo di fare ingenuo e super-impacciato
è tenero, e non scontato come molti altri personaggi costruiti su questo
modello. E’ molto ben calibrato in quel senso, perché anche se è un personaggio
fatto apposta per far ridere e fare tenerezza allo stesso tempo, ha anche il
suo, come dire?, lato oscuro. Insomma non è solo quello, c’è dell’altro al di
là della sua faccia da pollo, qualcosa che delinea la storia del personaggio e gli dona più di una sfaccettatura
sola.
Così come si intende il passato di Viktor, con una famiglia come la sua
ci si chiede: questo poveretto che altro avrebbe potuto fare nella vita? Era
destinato! E in un certo senso anche costretto, secondo me, a diventare killer
professionista (a partire dalle figurine di pistole attaccate sopra la culla).
Forse è proprio Viktor l’unico per cui mi dispiace.
Riguardo al personaggio di
Emily non ho molto da dire, sembra la solita ragazza un po’ fuori di testa e
con una grande voglia di essere libera, che usa per i suoi scopi metodi
assolutamente non convenzionali.
L’unica cosa che forse, ad un’analisi
più attenta, ho notato e non mi fa impazzire, è che il personaggio di Tony,
anche se per molti versi è dissimile da quello ‘canonico’ di Ron Weasley interpretato da Grint,
diciamo che un po’ lo ricorda: impacciato, un po’ sciocco delle volte,
credulone, fa ridere, dice sempre la cosa giusta per sdrammatizzare. Hmmm… be’
alla fine non è un grosso problema, e il film è piacevolissimo –no, okay, è una
figata.
In sintesi, Wild Target
è da vedere assolutamente, adatto a tutti (ecco, magari un pubblico maggiore di
dodici anni per morti e questioni di sesso) è leggero, non troppo impegnativo
ma, vi assicuro, ve lo ricorderete per un po’!
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