Ultimamente per iniziare i post mi
affido al dizionario. Il mio preferito, online, è quello dell'enciclopedia
Treccani. Non so perché, non vedeteci una presa di posizione, forse è solo
perché è uno di quelli che ho conosciuto per primi, quindi è decisamente una
scelta affettiva. Comunque sia cercando la parola ‘trama’, Treccani risponde dicendo
che si tratta di un insieme di fatti che formano un’opera narrativa.
Detta così, la trama è di una semplicità
disarmate. Ci si chiede come mai ogni giorno chi scrive – o chi tenta di
scrivere – vi si arrabatti tanto. Peccato che per essere buona una trama debba
avere, secondo il mio modesto parere, almeno tre caratteristiche. Deve essere
solida, avvincente e deve proseguire in maniera quasi automatica grazie ad un
meccanismo di causa-effetto. Lasciamo perdere i modi per scriverla, una trama.
Non mi ritengo particolarmente brava in questo campo. Ho portato a termine
veramente poche trame, nella pratica, per poter mettere giù un post con
obbiettività, ordine e senza perdermi in vaneggiamenti.
Parliamo della trama dal punto di vista
del lettore.
Come lettrice pretendo molto da una
trama. Per prima cosa mi piace il meccanismo di causa-effetto perché in questo
modo tutti gli avvenimenti sono collegati.
Ciò che leggo a pagina uno mi porta alla
pagina dieci, poi alla cento e così via. Sapere che si tratta di un susseguirsi
di situazioni collegate mantiene la mia attenzione alta, ogni scena che leggo
acquista importanza di per sé, e non è subordinata a ciò che racconta. In ogni
riga potrebbe nascondersi un passaggio fondamentale, che mi porta all'avventura
successiva, così che quando leggo tengo l'attenzione ben alta, a prescindere
dal fatto di avere di fronte una scena d'avventura, romantica, divertente o
drammatica. Non capisco chi non utilizza questo modo di portare avanti una
storia, forse perché non amo le storie senza questo particolare modo di
scrivere.
Già solo questo maccanismo ha le
potenzialità per tenermi incollata al libro. Per considerarlo però un ottimo
libro mancano le altre due caratteristiche reputo importantissime.
Le trame che ho trovato più avvincenti
sono quelle che lasciano spesso qualcosa in sospeso per riprenderlo più avanti.
Adoro infatti avere più di un personaggio che agisce in maniera indipendente,
in un romanzo, per poter saltare da un personaggio all’altro e scoprire in
contemporanea le vicende di tutti, lasciandole però allo stesso tempo tutte in
sospeso.
Questo potrebbe essere un modo per
rendere una trama avvincente, ed è il mio preferito (personalmente, mi spinge a
continuare una lettura persino alle tre di notte!), ma possono essercene altri
mille, di modi per stimolare la curiosità del lettore.
Infine, una trama deve essere solida. Si
sente dire spesso, tuttavia credo che pochi sappiano spiegare appieno che cosa
significhi. Io non sono una di quelle persone. Per me una trama solida è
qualcosa che non si può ‘sfasciare’ facilmente, quindi un insieme di
caratteristiche che rendono il nostro libro inoppugnabile. Ogni sentimento dei
personaggi, ogni mossa che compiono, ogni pensiero che fanno, deve avere una
motivazione ben precisa. Senza motivazioni solide posso in qualsiasi momento
distruggere il castello di carta che è la trama togliendo un pezzettino alla
base.
Penso che si tratti di un giudizio
personale. Forse qualcun altro considera una trama solida qualcosa con
caratteristiche molto diverse dalle mie. Mi chiedo, a questo punto, se esista
qualcosa di veramente oggettivo nella letteratura.
Ma
questo è un altro post. Per ora parliamo solo di trama e, già che ci siamo, vi
domando che cosa ne pensate voi. Cos’è che una trama deve avere per essere una
trama ben fatta?
la capacità di legarmi dopo non più di una trentina di pagine.
RispondiEliminaso di essere un po' superficiale in questo, ma mi serve che un libro abbia ritmo.
che cosa poi sia il ritmo, solitamente, lo decido io...
Ahah, ottima osservazione! Mi sembra giusto, però, che ognuno decida cos'è il ritmo, perché non è detto che una libro che mi prende subito prenda subito anche te.
EliminaNon mi sembra superficiale, in realtà anche io quando faccio fatica a leggere qualcosa non mi sforzo più di tanto. Quando mi rendo conto di essere a metà lettura e di considerare una punizione prendere in mano quel libro e leggerlo, allora lo abbandono e tanti saluti.
Il problema è che non è facile scrivere trame così!!!
RispondiEliminaGiustissimo! Tanto di cappello a coloro che lo fanno, infatti ;)
EliminaLa trama è il libro. Certo, ho scoperto l'acqua calda, ma voglio dire che il libro si legge se la trama ha il suo perché. Sai quanti ne ho abbandonati perché piatti o poco ritmici. Ecco, per me una trama deve avere il ritmo giusto, deve raccontare una storia che tenga sempre accesi interesse e curiosità, deve farmi chiedere continuamente "che accadrà, dunque?". Se non mi va di scoprirlo, per me vuol dire che la trama funziona poco e a pagina cinquanta...bye bye libro!
RispondiEliminaIo di solito uso pagina cinquanta come punto di non ritorno.
EliminaSe ci sono arrivata e fino a quel momento non è successo proprio nulla di interessante, allora significa che posso anche lasciar perdere!
Anch'io apprezzo le trame in cui i vari fili restano sospesi per poi essere ripresi in seguito, ma credo che in generale su di me esercitino fascino soprattutto i personaggi. Dammi un protagonista che mi piace e riuscirò ad appassionarmi a qualunque cosa lo riguardi. Sono però sensibile alle trame stupide. La banalità la posso reggere bene, ma se l'autore non riesce a motivare bene gli eventi, di solito li mollo, il libro e l'autore. :)
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