Ho un progetto in corso che non so
quando vedrà la luce. Sono contenta di aver ultimato il precedente romanzo, ma
adesso che ne ho preso le distanze non lo sento più mio. Non so che cosa
succederà, ma per il momento rimane lì nel cassetto, preferisco dedicarmi ad
altro. Un giorno vorrei pubblicare ancora, magari qualcosa di più lungo di un
racconto, ma sicuramente voglio che sia una storia con cui sono perfettamente
‘allineata’, a cui credo con tutta ma stessa senza sforzo.
Mi è capitato, trovandomi così in
difficoltà con il precedente racconto, di pensare perché il lavoro in cui mi
ero lanciata con tanto entusiasmo ora non mi soddisfi più. Non è tanto una
questione di stile, più che altro credo che sia l’intento della storia, il
motivo per cui l’ho scritta, ciò in cui non credo più. Se ci ripenso la trovo
immatura, incompleta, e per un po’ ho pensato a quali fossero i suoi punti di
forza e quali i punti deboli.
Ho scoperto che quelli del romanzo
coincidono con i miei punti forti e deboli, quelli che ho nella scrittura. È
stato un esercizio utile perché mi ha permesso di abbandonare il particolare
per vedere il quadro generale, e ho capito meglio quali sono qualità e
difetti del mio processo creativo.
Fortuna che non sono una persona
modesta.
Non che mi reputi una fuoriclasse, ma
non fatico a trovare dei punti di forza, il che mi fa pensare che credo in me
stessa quanto basta per creare un mix tra umiltà e capacità. Non amo le persone
che fingono di buttarsi giù solo per sentirsi dire «Mannò!, che dici? Sei così bravo!», quindi cerco di non comportarmi
così.
Ecco, una prima qualità di cui sono
fiera è l’immaginazione. Ho sempre un mucchio di idee, non ho bisogno di
sforzarmi per trovarne una, nascono naturalmente. Un’idea per una storia può
scaturire da qualcosa che vedo in giro, da una conversazione con qualcuno, o da
una riflessione. D’un tratto un concetto si trasforma nell’idea adatta ad un
racconto. Me li scrivo tutti, questi spunti, perché sono talmente tanti che rischio di dimenticarli.
Questo prima di iniziare a scrivere. Per
quanto riguarda la parte pratica mi hanno fatto i complimenti per i dialoghi, che risultano credibili e in linea con il carattere, l’estrazione
sociale dei personaggi, e le situazioni.
Mi sono resa conto inoltre che riguardo
alla trama seguo molto l’istinto. La pianifico inizialmente, e la faccio andare
avanti seguendo uno schema che conosco già, ma se qualcosa non mi convince non
lo forzo. Non mi spaventa uscire dai binari che ho preconfezionato, se sento
che è la cosa giusta da fare. A questo proposito mi è capitato di dover
rivoluzionare completamente una storia (magari dall’inizio e dopo un sacco di pagine già scritte, perché farmi
mancare questo brivido?!) per una piccola modifica che ho scelto di fare in
seguito. Nemmeno questo mi spaventa; posso apportare modifiche gigantesche per
sistemare un dettaglio, il tempo o la fatica che mi occuperà non mi interessano
– anzi, non mi pesano. Peno che questo sia un insegnamento che mi ha dato tempo
fa la mia professoressa di arte. Piuttosto di continuare a insistere su un
dettaglio errato, cercando sistemarlo a poco a poco, mi diceva di andare di
gomma e rifare tutto per ottenere i risultati che cercavo.
Ultimo pregio, anche questo di cui sono
orgogliosa, è che ascolto i consigli. Nonostante a volte detesti il mio
carattere, che esplode a tradimento come un vulcano attivo in attesa solo di
una scusa per eruttare, sono piuttosto razionale. Dopo la lettura di una storia
da parte di più persone analizzo le problematiche trovate da ognuna di loro e cerco di migliorarla in base a quelle, suddividendo fa le
critiche che riguardano il gusto personale e quelle che sottolineano un
problema oggettivo della storia. Ricevere critiche mi dispiace, ovvio, ma le
ascolto tutte senza cercare giustificazioni né arrabbiarmi, e dopo aver
aggiustato il tiro in base a queste i risultati se vedono sempre.
Ma si sa, la severità più inflessibile
viene proprio da noi stessi, e trovo anche parecchi difetti nel mio modo di
scrivere. La maggior parte sono più evidenti a me, problemi che riguardano il
primo abbozzo di trama o la primissima stesura del testo. Nonostante questo
sono difetti da correggere sicuramente, perché al lettore arrivano, seppur in
maniera molto vaga.
Spesso mi capita, mentre organizzo la
trama, di creare dei nodi che poi non riesco a sciogliere. Mi capita di
intrecciare tanto le vicende da non trovare più io stessa il famoso bandolo
della matassa, più semplicemente di
mettere i miei personaggi in situazioni tanto terribili che solo un deus ex
machina può salvarli – il problema è che io odio i deus ex machina, perché sono
proprio l’ultimo appiglio a cui l’autore può aggrapparsi e, a mio parere, sono
segno di una scrittura che deve ancora maturare. Per risolvere queste magagne
mi ritrovo a dover fare modifiche che non avrei voluto fare, che però la
maggior parte delle volte mi portano via del tempo. Come ho detto prima non mi
dispiace rimboccarmi le maniche e modificare una buona parte di testo, ma un conto è farlo perché senti che è la cosa giusta da fare, un altro è dover sistemare lì dove c'è uno sbaglio. So
che è per la buona riuscita della storia, tuttavia via mi rendo conto che se solo
riuscissi ad organizzare subito tutto al meglio, non mi ritroverei con questi
problemi.
Poi c’è la mancanza di organizzazione e
le lunghe tempistiche. Ci metto tanto a scrivere, forse proprio perché fatico a
pensare ad uno schema pratico da seguire. Penso che se riuscissi a trovare un
metodo andrei molto più veloce, ma fin’ora quelli che ho provato non hanno
dato i risultati sperati. Avevo sentito dire ad esempio che scrivere tot parole
al giorno aiutava a tenersi allenati, a non ‘staccarsi’ dalla storia, e per
qualche mese l’ho fatto, per un precedente progetto. Ho terminato in tempo
record ma mi sono resa conto che scrivere era diventato un processo meccanico.
Le pagine che sfornavo diligentemente mancavano di anima, erano un puro
esercizio senza cuore.
Oltre alle cose più pratiche trovo un
altro difetto della mia scrittura, che si può definire forse di stile. Credo
che i miei personaggi non spicchino particolarmente. A volte mi sembra che
abbiano un carattere nebuloso, che non influisce sulla trama, quando invece
secondo me il carattere dei personaggi dovrebbe avere molto peso. Tutto dipende
dalle scelte dei protagonisti, la storia si dipana seguendo i percorsi
determinati dalle loro azioni. Ma cosa determina le loro azioni? Il carattere,
e tutto ciò che vi è legato. Il background culturale, l’infanzia, i desideri e
le passioni, le paure, le esperienze e gli insegnamenti ricevuti dalla vita.
Tutto questo a volte manca nei miei personaggi, me ne rendo conto, e rimangono
macchie indistinte. Le loro motivazioni sono forti, ma mancano di spessore.
Ultimo mio cruccio è l’impazienza.
Quando devo revisionare una storia sono molto frettolosa, vorrei farlo subito
quando invece sarebbe meglio lasciarla da parte… a lievitare, come una
pagnottina. Se non aspetto e non mi distacco dalla storia rischio di essere
ancora troppo coinvolta e di non vedere ciò che va migliorato, quindi di
presentare ai lettori una storia che non esprima tutto il suo potenziale.
Ho riletto il post e, sebbene mi dia un
colpo in testa nel leggere l’ultima parte riguardo a tutto ciò in cui potrei
migliorare, sono contenta sia di aver trovato delle qualità che dei difetti nel
mio modo di scrivere.
Significa che riesco ad essere obiettiva
con me stessa, non cerco scuse e voglio migliorarmi, ma vedo anche motivi di
orgoglio e so di essere cresciuta in questo ambito della mia vita. Credo sia
importante trovare una via di mezzo o si rischia di abbattersi o, al contrario,
di pensare di essere già arrivati quando, in realtà, non si sono fatti che
pochi passi.
Io
ho fatto alcuni passi. A volte ho evitato la caduta, altre sono inciampata.
L’importate è sapere come e perché si è rovinati a terra, per impedire che
accada di nuovo. Ecco, il post che avete appena letto è servito a questo.
Penso sia molto importante saper discernere a mente lucida i propri punti forti e quelli deboli, aiuta a vedere meglio cose e a migliorarsi. Anche le cadute sono importanti, sono quelle che più ci fanno crescere e sicuramente ci aiuteranno a rialzarci più forti e più consapevoli. Ogni passo è una nuova conquista, un modo per migliorarsi. Possono sembrare le solite frasi fatte e buttate lì tanto per dire qualcosa, ma l'ho sperimentato sulla mia stessa pelle e mi rendo conto che non esiste nulla di più vero. Nutro una profonda stima per voi che scrivete libri, io ho sempre cercato di farlo fin da piccola ma a mancarmi è probabilmente proprio la fantasia, quindi ti faccio un grosso in bocca al lupo e ti auguro di migliorarti sempre più nelle tue storie! :)
RispondiEliminaGrazie!
EliminaHai ragione, a volte sembrano frasi fatte, credo che solo chi ci è passato capisca quanto in realtà siano vere. E' difficile vedere quanto si è conquistato se non si 'fallisce' una volta ogni tanto, perché tutto sembra troppo facile. Invece le cose migliori sono quelle guadagnate con l'impegno e la fatica.
Grazie ancora, e in bocca al lupo anche a te per l'obiettivo che vuoi raggiungere! :)
Quanta verità! Se c'è una cosa che ho capito (una eh, meglio poche ma buone) è l'importanza di riconoscere le proprie forze e le proprie debolezze. Tra l'altro complimenti, ci sei riuscita benissimo, io credo che dovrò lavorarci ancora parecchio ma anche questo fa parte del percorso, no?
RispondiEliminaBuona fortuna per i tuoi progetti :)
Infatti, fa parte del percorso! E' una bella soddisfazione quando ci rendiamo conto dei passai avanti che abbiamo fatto, anche se ci aspetta ancora molta strada, perché sappiamo di potercela fare :D
EliminaBuona fortuna anche a te per tutti i progetti in corso e futuri!
Non vorrei pappagallare gli altri commenti, ma essere consapevoli del proprio modo di scrivere è importante. E' anche una scoperta progressiva, strato dopo strato, che riserva sempre delle sorprese, perché continuiamo a crescere e cambiare. :)
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