giovedì 3 dicembre 2015

Caffé su bianco

Parliamo spesso dei libri che ci piacciono, dei nostri autori preferiti, del genere che prediligiamo, di ciò che amiamo in un libro. Ma che ne dite di ciò che non ci piace?
Dalla prima occhiata in libreria alla fine del romanzo, ecco cosa non piace a me.
 
In libreria, cercando un bel romanzo da leggere senza richieste particolari, ciò che di sicuro mi fa allontanare dallo scaffale è una copertina trita e ritrita. Non mi attraggono le copertine troppo simili al bestseller del momento, perché in automatico penso ad un romanzo-copia di ciò che è di moda in questo periodo. Quindi scarsa qualità, idee già utilizzate, personaggi ‘predefiniti’ e, in generale, storia scontata che non lascia nulla. Forse mi sbaglio, ma come avrò modo di saperlo se le copertine che mi vengono proposte non hanno nulla di nuovo?
Stessa cosa accade con il titolo. Avevo già parlato dei titoli in un precedente post. Purtroppo vengono tradotti in maniera barbara e seguendo la moda del momento. Un titolo non originale mi allontana decisamente, è l’unica cosa che riesce ad annoiarmi prima di aver aperto un libro.
 
Passiamo quindi all’incipit. Il romanzo prescelto ha superato i rigorosi test estetici iniziali di cui sopra, mi accingo a leggere giusto l’inizio per vedere se mi va. Mi deve catturare in fretta. Su questo, lo ammetto, sono superficiale, lascio perdere senza sforzarmi se non mi interessa da subito. Per piacermi deve avere qualche tratto di originalità, nello stile o nel personaggio che presenta, o anche solo nel contesto in cui vuole portarmi. Magari inizia con un piccolo conflitto che possa subito catturare la mia attenzione. Tanto per capirci, non va bene:
 
Marco viveva in un piccolo appartamento al quarto piano, dal quale la vista era grigia dello smog della grande città. Era un ragazzo tranquillo, lavorava in una caffetteria e aveva un gatto nero che aveva chiamato Luke, con il quale aveva litigato appena prima di uscire di casa. Luke si era arrampicato sull’armadio e ci erano voluti dieci minuti buoni per tirarlo giù. Marco era uscito in ritardo quella mattina, probabilmente la caffetteria aveva già aperto.
 
Non funziona, non mi interessa sapere che Marco è uno qualsiasi che ha un gatto qualsiasi. Sarebbe meglio, magari:
 
L’orologio segnava già le sette meno venti e Luke muoveva la coda ritmicamente da sopra l’armadio. Miagolava ogni tanto, come facendosi beffe del suo padrone che, in ritardo per il lavoro, cercava di riacciuffarlo con mille lusinghe. Aveva provato con la promessa dei croccantini, poi aveva cercato di farlo saltare giù brandendo un piumino per la polvere contro di lui, ma non aveva funzionato. Aveva anche esclamato ‘Luke, io sono tuo padre!’, ma il gatto non era parso impressionato.”.
 
Un po’ meglio, mi sembra. Presenta il personaggio principale dandogli subito un accenno di carattere, fa capire che tipo di vita conduce senza sbandierare che è normale e forse monotona, e mette già un pochino di carne al fuoco facendo notare che avrà un contrattempo arrivando in ritardo al lavoro, e questo potrebbe dare spunti per l’infittirsi della trama. Forse un lettore non analizzerà tutto così a fondo come ho fatto io adesso, ma percepirà queste informazioni inconsciamente.
 
Okay. Marco e il suo gatto mi hanno conquistata, compro il libro e inizio a leggerlo non appena posso (conoscendomi non aspetto neanche di arrivare a casa, probabilmente lo leggerei direttamente in libreria, sull’autobus, in attesa dentro un bar, insomma subito).
Quando ancora il romanzo deve ingranare, presentare i personaggi principali, la situazione in cui si trovano e introdurre il conflitto che porterà avanti la trama, una delle cose che più noto sono gli errori ortografici o di revisione. Forse il libro che ho comprato li ha, ma andando avanti scopro che è un buon romanzo, quindi posso passarci sopra. Purtroppo però non dimenticherò mai che ho trovato questi errori. Se il romanzo è autopubblicato diciamo che posso chiudere un occhio, se invece è pubblicato da una casa editrice continuerò a guardar male tutte le pubblicazioni della CE in questione, ricordando vita natural durante quel romanzo pieno zeppo di errori.
In queste cose sono come un elefante. Non dimentico… mai.
Eccomi, mentre cerco di dimenticare i refusi di un libro.
 
Continuando a leggere, altre cose che mi danno fastidio sono personaggi scontati che non hanno uno sviluppo e una trama inconsistente.
Per i primi se non sono come piacciono a me comincio a dare i primi segni di squilibrio a metà libro. Non apprezzo i personaggi che si presentano in un modo all’inizio del romanzo e, quando questo finisce, non hanno subìto nessuna evoluzione o non si è visto che un solo lato del loro carattere. Non sopporto quelli ‘assoluti’, ossia assolutamente perfetti, simpatici, gentili, affermati, intelligenti e tutte le qualità che si possono immaginare. Così come non amo quelli troppo cattivi, che vogliono conquistare il mondo, non hanno mai amato nessuno, rubano le caramelle ai bambini e vogliono sterminare tutte le creature coccolose sulla faccia della terra.
Ecco, no, personaggi così sono da bollare completamente. Intanto perché non potrebbero mai esistere, e poi perché sono prevedibili e noiosi. Se qualcuno è buono fino all’osso farà sempre la scelta giusta, e se invece è cattivo fino all’osso farà sempre ciò che è peggio. Non c’è divertimento, nei libri, con personaggi del genere.
Riguardo alla trama invece non mi piacciono le trame troppo semplici. Quando un libro presenta un semplice scorrere di eventi senza nessun gioco di intreccio, nessuna azione e reazione, allora quasi certamente non mi piace.
 
Infine, parliamo della fine. La fine di un libro è delicata quanto il suo inizio, se non di più. Perché se arriviamo alla fine di un romanzo ci siamo fatti delle aspettative, vogliamo che la storia si concluda in maniera adeguata.
Personalmente sono parecchi i finali che non mi piacciono ma penso di poter riassumere in generale le mie preferenze così: non amo i finali affrettati. Non voglio che nell’ultimo capitolo venga risolto tutto e tanti cari saluti, voglio dire addio ai luoghi e ai personaggi che ho amato con calma, scoprendo tutto ciò che hanno fatto dopo la fine dell’avventura che ci è stata narrata. Ci sono sempre conseguenze alla fine di un romanzo se questo ha narrato una bella storia, e io come lettore voglio conoscerle tutte, vorrei sapere che fine hanno fatto i personaggi, anche quelli meno importanti, e come si sono risolte tutte le magagne della storia.
E mi sento così.
 
Mi sono resa conto di tutte queste piccole preferenze innanzitutto leggendo come se non ci fosse un domani, e poi soprattutto recensendo libri. Così facendo mi sono soffermata ad analizzare parecchi libri in maniera molto più approfondita del semplice “mi è piaciuto” o “non mi è piaciuto”. In questo modo è stato automatico scoprire quali libri erano più interessanti per me e quali non lo erano.
Inizialmente questo post doveva parlare dei generi che mi piacevano di meno. Alla fine però mi sono resa conto che, almeno per me, non è questione di generi. Ho trovato, scavando nella memoria, almeno un libro letto per ogni genere, persino quelli che effettivamente mi attraggono di meno, come i libri di fantascienza o romantici. Ne ho letto e apprezzato diversi in vita mia, quindi ho pensato che non posso completamente bollare nessun genere. Inoltre non c’è nulla, in termini di canone, che proprio detesto in questi generi. Ad esempio non odio la tecnologia né lo spazio o gli alieni che potrei trovare nei romanzi di fantascienza, e non odio di per sé le situazioni romantiche, anzi tutt’altro, ogni tanto mi fa piacere avere qualche scena romantica nella quale potermi crogiolare.
La verità è che vado molto a periodi. Ci sono giorni che smanio per leggere di cavallereschi duelli, altri che vorrei solo immaginare filosofici dibattiti fra pittoreschi personaggi, e altri ancora che vorrei sentirmi nei panni della ragazza corteggiata romanticamente da un tipo misterioso e sexy. Insomma, a periodi è proprio il modo giusto per definire le mie abitudini di lettura.
Giunta a questa conclusione mi sono detta che non è un genere a non piacermi, sono solo dei dettagli, e da qui è nato questo post.
E voi? Che mi dite dei dettagli che vi balzano subito all’occhio e che possono compromettere seriamente un libro? Come una macchia di caffè su un vestito bianco.

4 commenti:

  1. Anch'io vado molto a periodi. Per questo evito di rileggere i libri che mi sono molto piaciuti in passato: mi deludono sempre, e finisco con il domandarmi se non capivo niente prima o non capisco niente adesso. I dettagli negativi che noto subito (dopo la copertina) sono i dialoghi-fuffa e la sovrabbondanza di dettagli su abbigliamento, arredamento e aspetto fisico. Perdo subito la pazienza! :)

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    1. Verissimo, le riletture rischiano di uccidere un romanzo che ci è piaciuto parecchio. Anche a me è capitato e, in effetti, mi sono domandata: "Ma come ho fatto a trovarlo così bello la volta scorsa?" xD

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  2. Sono abbastanza d'accordo con tutti i tuoi "no": titoli sbagliati, copertine brutte (che poi sono proprio quelle che attirano a prima vista) e gli errori commessi dalle Case Editrici, quelli sono come macchie indelebili!
    Per quanto riguarda i generi, non riesco a leggere di tutto, anzi sono abbastanza selettiva e sono più le cose che non mi interessa leggere che quelle verso cui mi proietto: niente fantasy, fantascienza, gialli, horror, romanzi rosa, saggi... Ti lascio immaginare con quanta cura scelga la storia giusta per me! :)

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    1. Personalmente faccio fatica a leggere alcuni generi piuttosto che altri, ma non posso dire che quelli che leggo meno mi diano fastidio a priori.
      Non sono così selettiva nel scegliere una lettura, perché se mi rendo conto che non mi piace semplicemente la lascio lì! Non voglio perdere tempo con un libro che non mi piace quando ce ne sono così tanti da leggere che potrebbero incantarmi :)

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