mercoledì 28 gennaio 2015

L'occhio del male - Richard Bachman (S. King)

Questo è l’ultimo del malloppone di libri di King che mi sono arrivati a casa ormai almeno sei mesi fa. Ho scelto quelli più interessanti e li ho letti, alternandoli con libri un po’ meno ‘kingheschi’, altrimenti dopo tre sarei collassata. Ma alla fine ce l’ho fatta! Li ho letti tutti e ne sono uscita ancora sana di mente, il che è già una conquista.
Se avessi letto prima “L’occhio del male” Stephen si sarebbe risparmiato molte delle mie battutacce – e anche il mio fidanzato, che prende ogni commento su di lui molto sul personale, manco fosse il suo editore – perché con questo libro si è guadagnato il mio rispetto. Ora la nostra relazione è di amore/odio, un po’ come fratelli, del tipo: «Nessuno può parlare male di Stephen! Solo io!»
 
Billy Halleck è avvocato in una tranquilla cittadina del New England, dove vive una vita ordinaria. Ha una moglie che fuma troppo, una figlia a cavallo tra infanzia e adolescenza, ed è parecchio sovrappeso. La sua esistenza scorre placida fra amici ipocriti, scorpacciate nei fast food e udienze. Finché non investe una zingara.
La settantenne muore sul colpo ma Billy viene dichiarato non colpevole. La carovana di zingari che si era stabilita ai margini della città si ferma abbastanza da seguire il processo ed è subito lampante come il capo della polizia abbia insabbiato le prove a carico di Billy, e come il giudice lo abbia assolto con leggerezza. Non gli tolgono nemmeno la patente. All’uscita del tribunale Billy viene avvicinato da uno zingaro, che lo tocca su una guancia pronunciando una sola parola: «Dimagra.»
Dimentico presto della faccenda e sollevato dal fatto che il processo sia terminato, Billy va in vacanza con la moglie in montagna e gli ci vogliono quei pochi giorni per notare che sta perdendo peso. Inizialmente non vi fa caso, pensando che sia grazie al moto fatto in vacanza, ma quando torna a casa e ricomincia con gli abitudinari tre pasti colossali al giorno, tutta la famiglia nota che c’è qualcosa che non va. Billy comincia a perdere due chili al giorno e la moglie, preoccupata, lo spinge ad andare dal medico. Il referto è rassicurante, Billy è in ottima forma, perdere qualche chilo gli fa bene, ma  ancora non si spiega la repentina perdita di peso.
In poche settimane passa da cento a novanta chili, fino a raggiungere presto gli ottanta. È allora che gli tornano in mente le parole del vecchio zingaro, dimagra, e si convince di essere stato colpito da una maledizione. La sua sicurezza aumenta quando viene a sapere che il giudice che lo ha assolto si sta velocemente trasformando in una lucertola, mentre il capo della polizia si è riempito di pustole fino a diventare irriconoscibile. Nel frattempo la bilancia segna settanta chili.
Billy racconta alla moglie i suoi dubbi, ma lei lo ritiene pazzo e vuole farlo internare in un ospedale psichiatrico. Decide così di partire da solo alla ricerca degli zingari, per costringere il vecchio a togliere la maledizione che gli ha lanciato.
 
Una piccola curiosità e irritazione riguardo questo libro, nella fattispecie per l’edizione italiana. L’occhio del male, un segno di scongiuro che si usa fare con le mani, non c’entra proprio un bel niente con la storia. Il titolo originale del libro è “Thinner”, che secondo me è molto più d’effetto, incuriosisce, ma soprattutto è pertinente alla storia, poiché sono le parole con cui Billy viene maledetto. A questo punto potevano intitolare il libro ‘dimagra’, perché “L’occhio del male” è uno di quei titoli banali che, almeno sotto ai miei occhi, passano inosservati come una cartaccia lungo la strada.
Titoli a parte, questo libro mi ha presa moltissimo. Inizialmente, immagino, perché era piuttosto bislacco. Insomma, di solito si maledice la gente con diaboliche persecuzioni, mala sorte o cose del genere. Invece qui facciamo dimagrire un obeso, quasi a fargli un favore. A questo punto mi farò maledire anch’io, solo un pochino, solo finché non raggiungo il mio peso forma!
La vicenda però prende subito piede, e King ha fatto in modo di tenere alta l’attenzione del lettore per tutta la narrazione. Inizialmente siamo curiosi di vedere come Billy scoprirà di essere maledetto, come potrà barcamenarsi tra la vita di tutti i giorni, il rapporto con la moglie e la paura di quello che gli sta accadendo. Quando poi decide di partire alla ricerca degli zingari inizia una corsa contro il tempo, contro la maledizione: Billy è talmente debole e magro che la gente si ferma a guardarlo, disgustata, e qualunque sforzo può causargli la morte. È questo senso di impotenza e ineluttabilità che ci spinge a proseguire la lettura, per arrivare ad una fine difficile da immaginare.
 
La locandina del film del 1996.
Oltre ad essere un bellissimo romanzo, “L’occhio del male” offre anche spunto per delle riflessioni. La giustizia, il concatenarsi degli eventi, i disturbi alimentari, ma soprattutto la naturale diffidenza che le persone nutrono nei confronti del diverso, e il disprezzo con il quale lo trattano.
Non credo che King volesse a tutti i costi denunciare qualcosa, scrivendo questo libro, sono anzi abbastanza certa che desiderasse solo scrivere un romanzo avvincente. Ma se un romanzo è scritto bene non ha bisogno di sbandierare ai quattro venti che cosa vuole dimostrare, il pensiero e le riflessioni dell’autore saranno intrinseche alla storia, così ben legati da inviare chiaramente un messaggio.
A me è capitato di pensarci, al diverso, mentre leggevo questo libro. Lo consiglierei a chi è diffidente nei suoi confronti, a chi pensa di conoscerlo e a chi lo tormenta per la sua diversità. Non si sa mai come e quando un diverso, dopo tante vessazioni, decide di reagire, però possiamo star certi di meritarcelo. L'unica domanda è: la nostra maledizione sarà equa?

3 commenti:

  1. Lo lessi da ragazzina, e lo apprezzai molto, anche se ero troppo piccola per andare oltre al 'storia figa, mi è piaciuto' XD
    Ma nonostante la giovane età rimasi sconcertata dal titolo che non c'entrava niente con la trama: come hai detto tu, decisamente meglio quello originale.

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    1. Oddio, da ragazzina? Come hai fatto?! Io già mi impressiono così a volte, non oso immaginare come ci sarei rimasta se lo avessi letto da ragazzina! Probabilmente avrei sviluppato turbe mentali peggiori di quelle che ho adesso xD

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    2. Ho avuto molto presto la mia 'fase horror': a undici anni rubavo It a mia madre per leggerlo di nascosto XD

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