Ho sempre sentito parlare di Christopher
Moore e la mia wish list era piena dei suoi libri, i cui riassunti sono sempre
così strani che mi dicevo: «E questo come faccio a non leggerlo?». Avevo quindi
qualcosa come quattro o cinque libri di Moore che volevo leggere, ma dopo “Uno
stupido angelo” ammetto di averli cancellati senza ripensamenti.
Perché se quello è lo stile, penso che
neanche gli altri mi piaceranno.
Mancano pochi giorni a Natale quando a
Pine Cove un bambino vede uccidere Babbo Natale da un colpo di vanga. Il suo
più grande desiderio è che possa tornare in vita, per consegnare i regali e
passare un gioioso Natale come tutti gli anni.
Peccato che quello che ha visto uccidere
era solo un uomo ubriaco che tormentava l’ex moglie, e che questa lo ha
seppellito dietro il cimitero. Peccato anche che il bimbo si sia imbattuto
nell’angelo del signore più stupido che ci sia, che esaudisce il suo desiderio
proprio alla vigilia di Natale, riportando in vita il presunto Babbo e tutti i
cadaveri del cimitero di Pine Cove.
Ma cosa volete che facciano dei cadaveri
tornati in vita? Ma è ovvio no? Hanno fame di cervelli!
Il libro in sé non è brutto. L’idea è
simpatica e in un certo senso geniale, perché pian piano tutte le tessere vanno
a incastrarsi perfettamente fino agli ultimi capitoli, in cui vediamo la chiesa
che, proprio durante la festa della vigilia, viene assediata dagli zombie.
A non essermi piaciuto è lo stile di
Moore, sul quale non credo di poter soprassedere per leggere altre sue opere,
per quanto interessanti sembrino. Il libro è infarcito di volgarità quali
parolacce (che onestamente sono la meno peggio delle cose che non ho
apprezzato), allusioni sessuali/animali, donne nude che combattono con katane e
altre simili amenità.
Se fosse stato solo per uno di questi
elementi non me ne sarebbe importato granché. Onestamente sono la prima a dire
parolacce, in certe situazioni, e non è certo un ‘coglione’ o un ‘bastardo’ che
mi sconvolge. Ma tutte queste cose assieme mi danno fastidio e, soprattutto,
non fanno ridere. È l’equivalente libro dell’umorismo gretto che si può vedere
ogni tanto in tv, dove si suppone si debba ridere per sciocchezze come persone
travestite da ridicoli pupazzi, canzoncine sconce che riprendono la hit del
momento e le battute su tette e culi. Tutte cose che non mi hanno mai fatta
ridere.
“Uno stupido angelo” viene venduto come
un libro divertente, un libro diverso in cui si parla del Natale senza buonismi
di sorta, senza ripeterci che «è Natale e a Natale si può fare di più»,
mettendo luce anche agli aspetti meno simpatici della festa. Lo scopo è chiaro
ma il modo in cui viene trasmesso il messaggio non è dei migliori.
Se
questo è lo stile di Moore, e a giudicare dai temi e dai commenti agli altri
libri, sì, lo è, allora non credo che lo leggerò di nuovo.
''Allusioni sessuali/animali'' COSA?
RispondiEliminaSpero di aver capito male! Hahahaha
Io devo dire che non avevo mai sentito parlare di quest'autore ma, in ogni caso, non credo che avrei mai letto un libro come questo. In genere le storie che cercano di far ridere mi fanno solo tristezza.
Sono esattamente quel tipo di persona che ride per le battute tristi, quindi ho dei gusti abbastanza difficili da accontentare in questo campo.
Mi dispiace per la brutta lettura! :(
Hai capito bene purtroppo u_u Il mio animo sensiBBile è ancora sconvolto da questa cosa!
EliminaIn effetti credo di non aver mai trovato un libro comico che mi facesse ridere... forse siamo immuni alla comicità di oggi!