Molto spesso sento dire che la
cosa peggiore per un romanzo è avere uno stile troppo ricercato o essere molto
lungo. L’utilizzo di parole poco in uso, una sintassi arzigogolata, periodi
lunghi cui si deve prestare molta attenzione e, nel complesso, un romanzo con
tante pagine, è da evitare, soprattutto se si è uno scrittore alle prime
pubblicazioni.
Certo, uno stile complesso richiede
una lettura attenta e un editore può avere dei dubbi e dei ripensamenti nello
scommettere su un autore semisconosciuto che gli porta un romanzo difficile da
mandare giù, ma queste sono questioni editoriali, che hanno poco a che vedere –
o dovrebbero averlo – con ciò che l’autore sceglie di scrivere e come lo
scrive.
Esistono libri più difficili di
altri, con uno stile unico e a volte proprio ostico, che piacciono comunque. Si
pensi a tutti i classici che continuano a sopravvivere al tempo – anche a questi tempi, dove tutto è meglio quanto
più è svelto – e anche ad alcuni autori moderni che si perdono in mezzo a
periodi kilometrici o a flussi di coscienza incomprensibili. Non è facile
leggere romanzi di questo calibro, ed è giusto che ci sia varietà nella scelta
e che si possa anche avere una vasta fetta di libri scorrevoli, piacevoli e
leggeri. Però mi chiedo se sia giusto dire agli autori che più semplificano,
meglio sarà per i loro libri.
Frasi corte, sintassi basica,
parole del parlato di tutti i giorni, non esagerare con le pagine, queste sono
le regole per scrivere un libro. Un libro che vende. Forse è giusto, se la
vediamo da un punto di vista prettamente editoriale. Il compito di un editore è
quello di vendere libri. Sa che ne venderà di più con un certo tipo di storia e
uno specifico stile, perché anche quel settore segue delle regole di mercato. Tuttavia
non apprezzo che si diffonda l’idea della semplicità a tutti i costi, la
necessità di modificare il proprio stile per piacere ai lettori. Chissà in
quanti ci sono cascati! Penso che appiattisca il panorama librario. Ogni autore
ha uno stile personale, non è corretto chiedere loro di produrre ciò che il
mercato vuole, si dovrebbe chiedere loro di produrre e basta.
Se un autore modifica uno stile
costruito negli anni, grazie a ore di pratica con la penna in mano e di teoria
con un libro in grembo, per fare colpo su un editore, forse dovrebbe chiedersi
perché scrive. Sono convinta che chi scrive solo per pubblicare ha bisogno di
dare una rinfrescata alla memoria e ricordarsi perché ha iniziato. Perché di
solito la cosa migliore dello scrivere è scrivere. Tutto quello che viene dopo
può essere piacevole, ma superfluo alla passione per la scrittura.
Quindi, se c’è una conclusione a
questo post, eccola: non modificate il vostro stile per piacere agli altri,
modificatelo purché piaccia a voi!
Non posso che essere d'accordo. Non puoi andare dietro a tutte le regole di mercato che seguono tendenze e mode e adeguarti alle esigenze editoriali per riuscire a essere pubblicabile. Io sarei fuori, allora, perché, pur non essendo una fan dei romanzi lunghi, mi sono innamorata della scrittura prolissa e difficile di Proust con i suoi sette volumi della Recherche.
RispondiEliminaIn effetti ci sono moltissimi romanzi molto belli che non rispondono a questi criteri, eppure il pubblico li apprezza. Non capisco perché adesso si parli così tanto del romanzo 'leggibile' o 'leggero', perché la letteratura è piena di esempi del contrario: romanzi ostici che tuttavia sono amati dai lettori.
EliminaBen detto! E' importante tenere distinto il processo della scrittura e quello della commercializzazione. Fatico invece a immaginare l'autore che "costruisce" il suo stile. Su tanti aspetti della scrittura trovo il parere degli esperti utilissimo, ma lo stile mi sembra spontaneo, anche se in costante cambiamento. Posso cercare di essere meno frettolosa nelle mie scelte lessicali, per esempio, ma di fondo lo stile resta quello specifico del momento, il mio modo naturale di esprimermi... il che non è detto sia un bene, naturalmente. ;)
RispondiEliminaPenso che sia molto difficile capire quali sono i consigli da seguire e le modifiche da fare ad un romanzo, e quali invece siano dettati dal gusto personale. Tuttavia sono d'accordo con te, lo stile è spontaneo e non dovrebbe omologarsi solo per piacere :)
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