Fra poco è San Valentino, e in questo
mese si parla di amore e romanticismo. Siete nel posto giusto? Ovviamente no.
Nello scorso post ero riuscita a seguire
il tema che mi ero prefissata, e alla fine il libro che avevo scelto era un
romanzo d’amore. Questa volta non sapevo proprio che cosa inventarmi. Avevo
pensato, inizialmente, di presentare un autore o un’autrice specializzati in
storie romantiche, ma poi mi era parso banale, così ho pensato di presentare un
autore che ha vissuto una splendida storia d’amore.
Salvador Dalì è famoso per le sue
bizzarre opere e di libri ne ha ispirati parecchi. Ma ne ha scritti anche di
suo pugno e ci sono due cose che saltano all’occhio leggendoli: la sua megalomania
e il suo amore per la moglie Gala.
Dalì ha scritto “Diario di un genio”,
“La droga sono io” e “La mia vita segreta”. Io ho letto quest’ultimo quando ho
fatto la maturità, perché il surrealismo e tutto ciò che ne consegue erano
l’argomento della mia tesina (lo so, poco originale, ma adoravo Dalì e volevo
assolutamente parlare di lui, Freud e i suoi simboli fallici sono stati solo un
piccolo inconveniente che non ho potuto evitare).
Nessuno può negare che il tipo avesse
problemi di egocentrismo, e probabilmente se lo incontrassi dopo due minuti
vorrei prenderlo a schiaffoni. Questo non toglie che la precisione del suo
tocco pittorico sia invidiabile, la sua fantasia impavida e la sua penna decisa
e sicura. Lo stile di Dalì è piuttosto semplice, non eccede nei fronzoli ma
riesce a raccontare con interesse e precisione, mitizzando la sua stessa figura
e facendo sentire il lettore come in un viaggio psichedelico.
Moglie prima del poeta Paul Èluard, Gala
incontrò Salvador in Spagna e presto lasciò il primo marito per lui. Erano i
primi anni ’30 e la decisione che presero non era facile né fu ben vista da
tutti. Erano una coppia che anche oggi potremmo considerare particolare, poiché
Gala aveva undici anni più del marito, oltre a questo era alle sue seconde
nozze e Salvador non era quello che si poteva definire un uomo ordinario.
I due rimasero assieme fino alla morte
di lei, negli anni ’80, e in quel lasso di tempo Dalì la amò a tal punto da
concederle ogni capriccio. Lei era la sua musa e la sua modella e l’artista
dichiarò più volte che lei lo aveva salvato dalla pazzia.
Alcuni criticarono aspramente Gala
poiché, nel suo ruolo di agente del marito, vedevano solo una commerciante
d’arte che sfruttava un artista. Personalmente credo che Salvador non avesse
l’aria di essere uno così organizzato, quindi se non fosse stata Gala sarebbe
stato qualcun altro a prendere le redini commerciali del suo lavoro, per cui
non mi sembra che il fatto che gli facesse da manager sia tanto strano.
La relazione fra Salvador e Gala Dalì è
una delle più bizzarre e delle più chiacchierate che ci sono nel mondo dell’arte.
Non è ancora chiaro se Gala fosse davvero innamorata di lui, ma leggendo invece
le parole dell’uomo si può tranquillamente dire che a parlare è un innamorato.
Non è un caso che dopo la morte di Gala
degli incidenti sin troppo simili a suicidi si siano susseguiti nella vita
dell’artista fino alla sua morte, avvenuta per attacco cardiaco all’età di
ottantaquattro anni. I suoi amici dicevano che, dopo la scomparsa della moglie,
Salvador aveva perso ogni voglia di vivere.
Forse
non è la storia più romantica che avrei potuto trovare, ma è una storia vera, e
mi fa venire le farfalle allo stomaco molto più di qualunque storia inventata.
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