Per il tema della bad girl ho fatto un
sacco di ricerche, e devo dire che mi è piaciuto molto. Alcuni potrebbero
prendermi per pazza, ma mi ha fatto quasi rimpiangere la scuola. Adoravo fare
ricerche, era uno dei miei compiti preferiti oltre i temi e i disegni (liceo artistico power!). Sono felice di
aver trovato un altro motivo per fare ricerche, questo blog mi dà sempre più
soddisfazioni!
A parte questo oggi vi parla di una bad
girl autrice di libri, che con i suoi romanzi e il suo modo di fare schietto,
senza peli sulla lingua, ha sconvolto buona parte della società occidentale
benpensante. Vi parlo di Kathy Acker.
Nata a New York nel 1947, Kathy Acker ha
sempre dimostrato di essere una persona fuori dagli schemi. Da bambina andava
matta per i pirati, si domandava perché non potesse essere come loro, e perché
non esistessero pirati donne. Fu proprio questa sua passione ad avvicinala ai
libri e alla lettura: solo nei libri si potevano trovare dei veri pirati, delle
avventure mozzafiato, e solo con i libri poteva fuggire da un mondo nel quale
si sentiva oppressa.
Dopo gli studi, la Acker non intraprese
subito la carriera letteraria. Sappiamo che ha lavorato come stripper, forse
per bisogno o forse un po’ per sfidare le convenzioni sociali e familiari. Ha infatti
sempre avuto un rapporto conflittuale con la madre, che l’avrebbe voluta la
classica ragazza a modo, e forse proprio questo ha spinto la Acker ad essere più
pirata possibile. Non ha mai lesinato su tatuaggi e piercing, e si dice fosse
bisessuale nonostante si sia anche sposata – più di una volta.
Del tutto a suo agio anche con l’avvento
di internet e quella sorta di libertà di espressione che porta con sé, Kathy
Acker pubblica online i suoi lavori, senza censurarsi ma non senza provocare
scandalo, tanto che l’America On Line aveva cancellato i suoi lavori dalla
rete. Tuttavia la Acker non si arrende e, grazie ad alcuni amici, viola i
sistemi e pubblica nuovamente i suoi lavori sul web, guadagnandosi anche
l’appellativo di “literary terrorist”.
Nel 1996 Kathy Acker si ammala di cancro
al seno e muore l’anno successivo a Tijuana, Messico, ma non senza aver cercato
medicine alternative e aver pubblicato saggi sull’inefficienza dei medici e
della medicina occidentale.
Grazie alla sua fame di lettrice entra
in contatto con moltissimi autori, stili narrativi e tematiche dei più
svariati. Fra le sue influenze ci sono soprattutto autori americani, il più
apprezzato dei quali dev’essere stato William S. Burroughs, del quale riprende
infatti diverse tecniche. Ci sono poi i movimenti letterari degli anni ’50 e
’60, come il gruppo del Black Mountain College e il movimento Fluxus, gruppi di
artisti moderni e visionari, decisi a rompere tutte le regole sino ad allora
inventate e seguite. Oltre a questi troviamo anche il femminismo francese e
autori classici europei fra le influenze della Acker, che riempie i suoi
romanzi di modernità senza tralasciare i classici.
Le tecniche narrative che utilizza sono
sperimentali, come cut-up e pastiche, che riprendono il dadaismo degli anni ’20
e consistono nel mischiare varie parole apparentemente a caso per formare un
testo. La Acker si rifà molto anche alle sue stesse esperienze biografiche,
usando però ironia e immagini forti.
I temi da lei più utilizzati sono la
violenza, il suicidio, il masochismo, le diversità sessuali, usati come
esercizio del potere del più forte sul più debole. Ciò che si ripropone è
analizzare i ruoli femminile e maschile nella letteratura e nella società,
dando la sua versione dei fatti, la sua opinione, e sa che il miglior modo per
farsi sentire è attirare l’attenzione grazie ad uno stile personale e unico.
La prima opera della Acker risale al
1972, è “Politics”, una raccolta di saggi e poesie. La critica ignora questo
libro ma ad accoglierlo con calore è la scena punk rock di New York, in mezzo
alla quale l’autrice si fa conoscere.
Il successo vero arriva con un
re-telling del classico di Dickens “Grandi speranze” (1983), al quale seguono
alcuni lavori dello stesso stampo, ma anche romanzi curiosi e affascinati, come
“My death My life by Pier Paolo Pasolini” (1987) nel quale il regista in prima
persona narra la sua morte e ne risolve il caso.
Non conoscevo quest’autrice ma quando ho
letto la sua biografia mi è parsa subito adatta per la rubrica.
Una
bad girl in tutto e per tutto, nella vita e nella scrittura. Non ho mai letto
nessuno dei suoi romanzi (anche se ora che la conosco, chissà, potrei trovare
qualcosa che mi incuriosisce) ma, indipendentemente da questo e dai gusti
letterari, oggi ci vorrebbe proprio un voce forte che dice quello che pensa
senza peli sulla lingua.
Sempre più interessante questa rubrica ^^
RispondiEliminaNon avevo mai sentito parlare di Kathy Acker, e anche se non credo faccia per me, sono felice di essermici imbattuta. Assolutamente d'accordo con la tua constatazione finale. Oggi più che mai il self-publishing offe un'enorme libertà, eppure le voci fuori dal coro sono troppo poche.
Grazie, sono contenta che ti piaccia! *la rubrica è molto felice, saltella di gioia e arrossisce* xD
EliminaA parte gli scherzi, forse come autrice non fa nemmeno per me, ma come ho detto alla fine del post: chi può mai dirlo?
Hai ragione, il self-publishing permette a tutti di esprimersi, ma chissà se c'è qualcuno che lo utilizzerà non per pubblicare il romanzo rimasto nel cassetto ma per dire la sua su un argomento delicato, o scottante?
Staremo a vedere, mi sa... :)
ciao, sono una nuova iscritta!
RispondiEliminaho anche io un blog in cui parlo di libri, se ti va di passare e magari iscriverti mi farebbe piacere!
ti lascio qui di seguito il link al mio blog:
http://alealisssia.blogspot.it
Grazie del commento e di esserti iscritta :)
EliminaSicuramente andrò a fare un giro sul tuo blog, tutti i blog che parlano di libri attirano la mia attenzione!