Qualcuno ricorda con quanta poetica
convinzione e gioia avevo recensito “Le ceneri di Angela”? Be’, ora
scordatevela.
Dire che sono rimasta delusa da questo
libro è un eufemismo, e dire che non mi è piaciuto non sarebbe del tutto
corretto. Che ci rimane quindi, a parte le recensione, per rimuginare meglio sul
perché e il percome non consiglierei questo libro a nessuno? Soprattutto a chi
ha letto la prima parte.
Frank McCourt arriva a New York a
diciannove anni, forte di un passato che lo ha temprato e desideroso di un
futuro migliore. Sbarca in un universo del quale capisce poco, se ne sta ai
margini assieme a tutti gli altri immigrati di vario genere ma sogna il
proletariato.
Dapprima invisibile ragazzo delle
pulizie nella hall di un grande albergo di lusso, Frank fa la sua brava leva
nell’esercito degli Stati Uniti e, quando torna a casa, ricomincia a lavorare e
poi si iscrive all’Università – grazie più che altro alla sua simpatia, perché
il diploma non ce l’ha. Si laurea e comincia a insegnare. Sposa una bella
ragazza, ha una bella figlia, e riunisce tutta la sua famiglia – o quasi – nel
continente americano.
Sembra idilliaco, e in effetti lo è da
un certo punto di vista. Frank McCourt non si ritroverà mai più a raccogliere
carbone per strada per accendere il fuoco, né a patire la fame o agognare una
fetta di pane fritto. Ma allora, come mai questo libro mi è così odioso?
Come in ogni cosa, anche qui c’è il
rovescio della medaglia.
McCourt passa gran parte della sua
infanzia, e quindi tutto “Le ceneri di Angela”, a risentirsi con il padre che
si beveva lo stipendio e li aveva abbandonati a Limerick a sopravvivere con la
carità. Ma non appena sbarca a New York e prende un po’ di confidenza con la
città, le ragazze e lo stipendio, ecco che corre nei peggiori bar di Caracas per fare esattamente la stessa cosa.
Traspare una sorta di invidia per i
ricchi americani che lui giudica fortunati, poiché non hanno patito tutto ciò
che ha dovuto patire lui in Irlanda. Frank vorrebbe essere come loro ma, quando
si ritrova in mezzo a quella gente, la scopre distante e incomprensibile.
Nella vita adulta poi, nonostante i
desideri di essere un buon marito e un padre presente, diventa sì un padre
affettuoso ma un marito insofferente. A questo punto non è chiaro se i coniugi
McCourt si siano separati o meno, resta comunque il fatto che la vita privata
dell’autore non è poi così piacevole.
Non sarebbe corretto da parte mia
giudicare la vita, le scelte e gli errori di un altro. Qualcuno che per di più
non conosco e con cui non ho nulla a che vedere. Non discuto su come Frank
McCourt ha mandato avanti la sua esistenza, perché quelli sono affari suoi.
Dico solo che poteva anche evitare di scrivere quest’altro libro!
“Le ceneri di Angela” lasciava una bella
sensazione. Il lettore, consapevole del fatto che si trattava di una storia
vera, poteva riflettere su come, nella vita, le cose possono sempre migliorare
e, con un mix di sangue freddo, impegno e fortuna, anche l’impresa che sembra
più difficile può essere realizzata. Se c’è una vita da cui trarre un
insegnato, era quella di Frank McCourt.
Salvo poi per il secondo libro.
“Che paese, l’America” riesce a
mostrare, nonostante i desideri realizzati e una vita che va solo in meglio,
come si può essere sprezzanti delle cose ottenute e non averne mai abbastanza.
Ritengo che da leccare il giornale del fish and chips a comprare casa a New
York ci sia un grosso salto di qualità. Sebbene McCourt abbia fatto questo gran
bel salto, e come lui i fratelli, non sembra essere felice di ciò che ha
ottenuto.
Qui sta la pecca del libro, perché se
visto da un’ottica differente, McCourt ha vissuto quello che qualcuno potrebbe
definire ‘Il sogno americano’. Lui lo ha vissuto, ma nel suo libro ha saputo
mettere l’accento solo sulle brutture della vita adulta, accompagnato dallo
stesso stile secco e onesto che tanto bene si era adattato ad illuminare i
piaceri dell’infanzia.
Tanto
per essere chiari, leggete “Le ceneri di Angela”. Poi chiudete il libro e
dimenticate che ne esiste il seguito.
Patty ho letto "Le ceneri di Angela!" e ho visto pure il bellissimo film del '99 mi sembra con la grande regia di Alan Parker...
RispondiEliminaNon sapevo dell'esistenza di un prosieguo..Ora che mi hai informata così bene, lo eviterò sicuramente..
Mi sono iscritta nel tuo interessante blog, sperando in un tuo gradito ricambio..
Una piacevole serata domenicale..e grazie!
http://rockmusicspace.blogspot.it/
Anche io ho visto il film e mi è piaciuto moltissimo!
EliminaGià il titolo del tuo blog mi piace molto. Ci ho dato un'occhiata giusto l'altro giorno, e ora ho proprio intenzione di iscrivermi :)
Grazie per il commento e i complimenti!
Urca, ho appena scritto di là, nel post delle Ceneri di Angela e ora giungo qua e vedo una stroncatura! Ho letto (e riletto di recente) questo libro così come pure quello successivo che si concentra maggiormente sulla sua vita di professore.
RispondiEliminaIo invece ho apprezzato quest'opera e non ho trovato la figura di McCourt così negativa :D
Secondo me, se sei vissuto in miseria, andare a spendere i soldi per i bar quando finalmente i soldi ce li hai, è anche normale. Poi penso che anche la solitudine in una grande città giochi il suo ruolo. Infatti McCourt non aveva legami familiari quando andava in giro a bere.
Da quanto si evince nel libro successivo, il matrimonio è poi finito, sembra che la moglie volesse che lui facesse "carriera", diciamo che l'avere un marito solo professore non le andava tanto bene. Poi vabbè, è chiaro che se un matrimonio finisce ci sono tante ragioni. L'impressione è comunque di una coppia non proprio tanto bene assortita già dall'inizio.
Devo dire che non ho avuto l'impressione che lui mettesse l'accento solo sulle brutture, come mai dici così?
Quello che invece non mi è tanto piaciuto è quando la madre arriva a New York e sta sempre da sola anche quando sta male. Con tutti quei figli nessuno che se la tenesse in casa. Quello non mi è piaciuto per niente!
Ho letto tutti i suoi libri e non ho mai intravisto un solo momento di negatività sulla vita americana, forse dura inizialmente, solo, senza appoggi, giovane, con il sogno americano in tasca, ricco di entusiasmo, in poche parole la ricostruzione interiore di un'anima ferita da un' infanzia crudele.. Lo amato tantissimo, in tuo articolo non è generoso anzi è superficiale e snob
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