Questo post è indirizzato prima di tutto
alle donzelle, ma solo per una questione di conoscenza mia personale. Qui
parliamo di cotte, le cotte che ci prendiamo per i personaggi dei libri.
L’unico motivo per cui non includo anche
i maschi in questo rosabondo delirio,
è che non conosco molti ragazzi che si sono presi delle cotte analoghe. Il mio
fidanzato è innamorato di Stephen King – il che suona preoccupante – ma, anche
se l’autore stesso si è inserito come personaggio nella serie della “Torre nera”,
non mi pare il caso di prendere in esame questa cosa. L’unico commento che ho
ricevuto da parte di un ragazzo ad un personaggio è stato da parte del mio
collega quando gli ho prestato Eragon. Il suo verdetto finale è stato che
Eragon «è per forza finocchio, perché altrimenti com’è possibile che in quattro
libri non si schiaccia quella bella topa di Arya nemmeno una volta?»
Alla luce di questi fatti ho deciso di
lasciare perdere qui il punto di vista maschile, e dedicarmi solo a quello più
romantico e a me congeniale di noi donzelle.
Orbene, sono pronta a smascherare alcune
delle mie cotte più famose, e a difenderle dagli attacchi di chi dice che è
assurdo prendersi una cotta per qualcuno che non esiste.
Ron
Weasley – Harry Potter, di J. K. Rowling
Ovviamente essendo Harry Potter uno dei
primissimi libri a cui mi sono appassionata era logico che lì in mezzo ci fosse
qualcuno per cui prendermi una cotta. Andavo sì e o alle medie, se non ancora
in quinta elementare, quando il mio cuoricino di lettrice ha trovato il
personaggio che più si adattava all’idea che avevo allora di ideale romantico:
Ron Weasley!
Ron Weasley era tutto ciò che a dieci
anni potevo desiderare: timido, impacciato, divertente e con i capelli rossi. Non
so dirvi perché, ma i capelli rossi mi stavano molto simpatici.
Murtagh
– Il Ciclio dell’eredità, di Cristopher Paolini
A quindici anni i miei gusti erano un
tantino cambiati e, anche se ho dovuto attendere fino ai venti per sapere come
la storia finiva – e non è che mi abbia entusiasmata ammettiamolo –, della mia
cotta sono sempre stata convinta.
Personatemi fans di Eragon ma, a mio
parere, il Cavaliere dei Draghi era un po’ una mezza tacca rispetto a Murtagh
che, oltre ad avere dalla sua un passato lacrimevole e un’aura tenebrosa, aveva
quello che ogni personaggio maschile di un libro deve avere per essere non solo
affascinante, ma persino sexy: una cicatrice! E non una cicatrice piccola,
intendo una vera cicatrice. Quella di Murtagh, in particolare, era sulla
schiena – e cosa c’è di più sexy di una schiena? – e l’attraversava in
diagonale per tutta la sua lunghezza. Poi, come nei libri sia possibile che le
cicatrici siano affascinanti e non degli sfregi, per me rimarrà sempre un
mistero. Rimane comunque il fatto che Murtagh, con o senza cicatrice, aveva
fascino.
Il personaggio di Murtagh era molto
interessante perché era sempre diviso fra il bene che desiderava fare, e il
male che era costretto a fare. Questo gli dava delle sfaccettature interessanti
e in special modo nell’ultimo libro lo hanno reso sempre più reale. Paolini ha
saputo dargli un carattere adeguato al suo passato e degli atteggiamenti che
rispecchiano la sua personalità nel presente.
Murtagh secondo me è il più vero dei
personaggi della saga, e forse anche per questo è quello che mi piace di più.
Alex
– La città delle bestie, di Isabel Allende
Il realismo
magico degli scrittori sudamericani mi è sempre piaciuto, perché – per ovvi
motivi – l’ho sempre compreso alla perfezione e condiviso, così come i
personaggi tipici che questi autori fanno nascere, personaggi dalle caratteristiche
bizzarre e improbabili ma, allo stesso tempo, estremamente umani.
Isabel Allende nel suo romanzo per
ragazzi “La città delle bestie” non utilizza questi personaggi sin troppo
assurdi, tali da sembrare irreali. Al contrario il suo protagonista è un
ragazzo come tanti, che si ritrova ad affrontare un’avventura straordinaria e,
grazie alla sua sensibilità e alla sua intelligenza, comprende e accetta i
nuovi mondi che va a scoprire, imparando qualcosa ad ogni viaggio.
Forse è per questo che quando ho letto
il libro mi sono presa una cotta terribile per Alex, il protagonista. Perché
era talmente ordinario da sembrare reale e raggiungibile.
Edward
Cullen – Twilight, di Stephenie Meyer
Volevo provare a nascondervelo, ma alla
fine mi sono detta che non è giusto rinnegare il proprio passato e, anche se ad
un’occhiata più attenta il sex symbol dei vampiri è decisamente un uomo
straziante e sessista, per un po’ di tempo ho sognato che i vampiri esistessero
sul serio!
Non ho molto da dire su Edward, in
quanto la cotta mi è passata – mentre gli altri avranno sempre un posticino nel
mio cuore, e non li ho certo nominati tutti! – ma per il breve periodo in cui
sono stata cotta di lui sono stata una sognatrice decisamente fra le nuvole,
non c’è che dire.
Dopo la parentesi fangirlosa mi ergo a difesa delle cotte letterarie!
Quando si legge un libro che piace ci si
immerge totalmente nella storia. I suoi intrighi e colpi di scena diventano la
nostra preoccupazione mentre leggiamo, e i personaggi sono i nostri eroi,
quelli che affrontano la sfida che tanto ci emoziona.
Spesso portano con sé una personalità
propria, ed è quella a conquistarci. Poco importa che sia inventata, il fatto
che sia immaginaria non significa che sia meno reale, perché quello che conta è
ciò che ci suscita e ci insegna, che non è certo una fantasia.
Io credo che gli scrittori, quando
inventano un buon personaggio, si rendono conto ad un certo punto che ha una
personalità propria. Certo, loro l’hanno creata e la conoscono a menadito, ma sanno
che i personaggi per rimanere fedeli a loro stessi potrebbero fare qualcosa che
gli scrittori non avevano pianificato.
Se un personaggio ci lascia qualcosa,
esprimendo dei dubbi che credevamo solo nostri, gioendo in situazioni analoghe
alla nostra e soffrendo per motivi per i quali abbiamo sofferto anche noi,
allora mi sembra normale affezionarsi un po’ a questo personaggio.
Se poi aggiungiamo che il tizio in
questione è alto, tenebroso e maledettamente sexy, il gioco è fatto!
Il pensiero comune è che prendersi una
cotta per una persona che di fatto non esiste sia una cosa sciocca e inutile, e
scommetto che in molti pensano che chi lo fa non ha un fidanzato/fidanzata e
non ne troverà mai una/uno all’altezza degli standard di perfezione dei libri.
Mi trovo a dissentire. Le persone
fantasticano di continuo, e non per questo non è detto che non apprezzino e
amino quel che hanno già. Anzi io penso che fantasticare faccia bene ogni tanto
perché, quando abbiamo finito di pensare a quanto sarebbe bello stare nell’amazzonia
fra le braccia di Alex, affrontiamo la giornata in maniera diversa. E alla
fine, quando ad abbracciarci non è Alex ma qualcun altro, allora ci rendiamo
conto che quello sì che è un abbraccio che scalda davvero, come il nostro
abbraccio immaginario non potrà mai fare.
Ah, maledizione! Questo doveva essere un
post tranquillo e scanzonato, invece è andato a finire nella mia solita
filosofia spicciola! Non riesco proprio a farci nulla: quando voglio scrivere
qualcosa di serio finisco per fare un macello, quando invece voglio rimanere
leggera finisco per filosofare.
A parte questo, quali sono le vostre
cotte letterarie e cosa ne pensate in generale?
Le cotte letterarie sono sempre un argomento interessante. Io stessa potei far una lista lunghissima.
RispondiEliminaNon conosco tutti i personaggi che ci hai presentato *shame on me*, ma anch'io vorrei far finta di non aver mai fantasticato su Edward Cullen e Jaboc Blake... Ero giovane.
Ron Weasley è senza dubbio una delle crush più memorabili.
I miei grandi amori letterari, però, restano quello. Spesso ci si scherza sopra: "Magari i ragazzi fossero come quelli dei libri", ma la verità è che immaginare fa bene e va bene.
L'importante è ricordare che la realtà è qualcosa di più grande e colorato.
Quali sono quelli che non conosci? Magari Alex, che non è "famoso" quanto gli altri.
EliminaRon è talmente gettonato che Hermione dovrebbe essere gelosa xD
D'accordissimo con te! Quando si è in compagnia di una persona a cui si vuole bene poi è facilissimo ricordarselo n.n