lunedì 31 luglio 2017

Liebster award... Liebster award everywhere!

Avevo in programma altri post, ma li ho lasciati da parte per aggiornarvi riguardo a novità bloggiche. Ho ricevuto tre nomination per il Liebster Award! Ragazzi, che dire? Io mi ero accontentata di una nomination un paio di anni fa, ed ero già al settimo cielo, ma così mi viziate!
Sono felice che questa pagina si sia ritagliata un piccolo spazio nella blogosfera, mi rende orgogliosa. Ormai sono anni che seguo altre pagine come questa, sto attenta agli aggiornamenti, commento, e se rimango indietro una parte di me è felice perché avrò tanti articoli da leggere! Mi è sempre piaciuto scoprire opinioni ed esperienze altrui, trovo i post interessanti e più che semplice intrattenimento, ma un modo per diffondere cultura in modo meno ‘impegnativo’ e che incute meno soggezione di un libro scritto magari da studiosi autorevoli o articoli di giornalisti che magari si trovano solo su riviste specialistiche. Per non parlare poi degli articoli più leggeri, divertenti, ma sempre con un fondo di verità e un’opinione da portare avanti.
L’idea che anche “Changes.Chances.” faccia parte di questo mi fa davvero piacere.



Ma iniziamo con il post vero e proprio!
Per prima cosa ringrazio le persone che mi hanno nominata: Luz, di “Io,la letteratura e Chaplin”; Julia, di “Tanto non importa”; Mami di “Mami fra i libri”. Sono contenta anche perché questi sono tutti blog che conosco e che so avere grande seguito e articoli interessanti, quindi il fatto che le autrici abbiano pensato alla mia pagina mi fa molto piacere.
Orbene, le regole dicono che dovrei rispondere alla undici domande del blogger che mi ha nominata, ma dato che sono in tre ho deciso di suddividerle.

Le domande di Luz

1. Il primissimo libro che hai ricevuto in dono.
Penso che il primo libro vero (senza più illustrazioni che parole) che mi abbiano mai regalato sia stato “Matilde” di Rolad Dahl.
Non so se è stato destino, ma in effetti mi rivedevo in Matilda, che amava i libri e voleva vivere grandi avventure. Forse è stato un colpo di fortuna che mi sia capitato fra le mani quello e non ‘Tom Sawyer’ o ‘La piccola principessa’, perché forse non mi sarei sentita così vicina ad una lettura, ad un personaggio, e forse non avrei continuato a leggere.

2. Come ti immagini da vecchia? (Descrivi una tua ipotetica foto)
Questa è una domanda interessante, ed è anche difficile rispondere. Immagino una foto scattatami a tradimento, magari da qualche nipote che adesso non ha ancora facoltà di intendere e di volere, perché non amo comparire nelle foto.
Sono vicino a una finestra, seduta a una poltrona, e la luce è soffusa. Ho i capelli grigio scuro con fili bianche, le rughe attorno agli occhi e sono più bassa e rotondetta di ora. Vicino a me c’è un tavolino con dei libri, ovviamente, e una tazza di caffè americano.
(Subito dopo la foto il nipote in questione verrà ribaltato, ho già un’idea di chi potrebbe essere...)

3. C’è un viaggio in luoghi remoti che vorresti fare prima o poi?
Da sempre sogno di vedere l’aurora boreale. Oltre al fatto che il viaggio è dispendioso, l’unica cosa che mi ferma è il freddo. Sono molto freddolosa, mi piace il caldo e odio averei piedi ghiacciati. Ma dicono che sia questione di abitudine, e già quest’anno in Dicembre programmo un viaggio in montagna, così comincerò a farmi le ossa.
Aurora boreale, aspettami.

4. Hai mai scritto un libro?
Uhuhuh, che bella domanda! Ho scritto un libro in passato, e uno l’anno scorso.
Il primo si potrebbe definire un romanzo di formazione, e anche per me lo è stato perché mi ha aiutata a confrontarmi per la prima volta con un romanzo e non un racconto, e soprattutto non con una fanfiction. Il secondo invece è la prima parte di una storia di fantascienza, che però, come dicevo qualche tempo fa proprio qui sul blog, a posteriori non mi convince moltissimo. Rimane lì per il momento, chissà che non la riprenda in futuro.

5. Hai mai scritto una poesia?
Da bambina, per un compito scolastico, scrissi una poesia sulla brina. Mi emozionò moltissimo come le insegnanti ne furono entusiaste, quindi ne scrissi altre due o tre.
Per un breve periodo mi impegnai davvero molto per scriverle, ma sapete com’è… gli impegni di un bambino di sette anni sono vari e molteplici, dovevo pensare a un sacco di cose importanti come giocare, convincere i miei genitori a comprarmi i giochi (e i libri!) e guardare i cartoni animati.
Trovare il tempo la poesia è stato impossibile.

Le domande di Julia
6. Se soffrissi di personalità multiple, che caratteristiche potrebbero avere i tuoi alter ego?
Sono una persona abbastanza precisa, quindi penso che intanto per cominciare ne avrei tre, di personalità multiple, e sarebbero tutte parti del mio carattere estremizzate all’inverosimile.
Una sarebbe un professore universitario, preparatissimo su ogni cosa e un po’ spocchioso, rappresenta la mia parte saccente, che a volte odio persino io. La seconda sarebbe un punk barbone, di quelli che vanno in giro con i cani e dicono sempre di essere contrari alla società in cui viviamo e di non farsi lobotomizzare dalla tv perché è quello che vogliono loro. Infine l’ultima sarebbe la mia parte gioiosa, quella per la quale il mondo è bellissimo e tutti dovrebbero essere felici e soddisfatti della vita, quindi sarei probabilmente un mini pony.

7. Una persona famosa – in qualsiasi campo – che stimi molto. Parlaci di lui/lei e del perché lo/la ammiri.
Domanda difficilissima. Ci sono tantissime persone che ammiro, ma vorrei sceglierne una che incarni gli ideali in cui credo.
La prima che mi viene in mente è Jane Austen. Tutti ne sappiamo qualcosa, quindi non sto qui a raccontarvi di lei, ma uno dei motivi per cui mi piace è che ragionava in maniera lucida, o almeno così traspare dai suoi romanzi e dalla sua vita. A differenza di altre autrici dell’epoca, che infine si sono – per così dire – assoggettate a ciò che il mondo chiedeva loro (un matrimonio, dei figli), lei ha capito che ciò amava fare, scrivere, non sarebbe potuto continuare allo stesso modo se si fosse sposata. Quindi non l’ha fatto, a rischio di diventare una zitella e rimanere sola per tutta la vita.
Oggi è difficile immaginarlo, perché bene o male si riesce a conciliare una passione con la vita privata e anche con il lavoro. Non è facile, ma è permesso e tanto basta. Scegliere, a quei tempi, di rimanere non sposarsi e fare un lavoro considerato da uomini, doveva richiedere grande coraggio, per questo penso che Jane Austen, indipendentemente da ciò che scriveva, fosse una donna onesta e coraggiosa.

8. Una cosa del tutto superflua che compreresti se avessi soldi da buttare dalla finestra.
Altra domanda difficile. Un po’ per necessità, un po’ per vocazione, non amo gli sprechi né avere oggetti in eccesso.
Ma se dovessi scegliere una cosa che non mi serve, ma che vorrei, sarebbero tanti appartamenti o casette sparsi per il mondo. Un cottage nella campagna inglese, un loft a New York, un terreno in Australia e un appartamentino a Tokyo.
Cose semplici, vedete?

Le domande di Mami
9. Un colore che ami e un colore che odi.
Amo il verde in tutte le sue sfumature ma, in particolar modo, il verde bottiglia molto cupo. Invece odio il giallo, soprattutto quello accecante, stile canarino, ma anche quello senape.

10. Cosa sognavi di diventare da bambina?
Ho passato varie fasi da bambina, mi ricordo che la prima cosa che ho detto quando mi hanno chiesto cosa volevo fare da grande è stato la maestra. Ma credo che sia una fase naturale di molte bambine. Poi ho cambiato in veterinaria e infine il periodo più lungo alle medie è stato: la regista!

11. Qual’è un film che ti ricorda la tua infanzia?
Premessa: quando guardo film della mia infanzia mi viene la lacrimuccia non appena c’è una scena vagamente triste. Oltre ai cartoni animati, che segnano l’infanzia di tutti, ci sono due film che ho amato da bambina e che mi ricordano i pomeriggi passati a emulare le mie eroine: “Madeline, il diavoletto della scuola” e “Harriett la spia”.
Da vedere. Assolutamente.

Accidenti, rispondere è stato più difficile del previsto! E adesso si prospetta un nuovo compito, forse ancor più arduo: scegliere altri undici blog da premiare.
Mi sono guardata un po’ attorno e ho visto che molti dei blog che seguo hanno già ricevuto le nomination e addirittura fatto il post. Dato che sto comunque postando tardi rispetto agli altri, ho deciso che le mie saranno nomination simboliche.

1. Ilenia Zodiaco, di ‘Con amore e squallore’.
2. Jerry di ‘Libri in pantofole’.
3. Malitia di ‘Dusty pages in wonderland’.
4. Federica Leonardi di ‘Letture pericolose
5. Viola di ‘Quasi adatta’.
6. Penny Lane di ‘What we talk when we talk about books’.
7. Ophelinhap di ‘Impressions choosen from another time’.
8. Angiemela di ‘Libri nella brughiera’.
9. La Leggivendola del blog omonimo.
10. Mr. Ink di ‘Diario di una dipendenza’.
11. Nathen Renga di ‘I dolori della giovane libraia’.

Infine, l’ultima fase. Le mie domande:
1. Con quale personaggio famoso (in vita o deceduto) faresti un viaggio, e dove?
2. Cosa ti piace dell’avere un blog?
3. Come hai scelto il nome del tuo blog?
4. Un libro che sei felice di aver letto e uno che vorresti aver evitato.
5. Se dovessi far scomparire un dispositivo tecnologico (in tutto il mondo e per sempre), quale sarebbe e perché?
6. Sei finito finito nell’ultimo libro che hai letto, come protagonista, quanto ti è andata male?
7. Si dice che in Italia si legge poco. Cosa faresti per cambiare le cose?
8. U libro per bambini o ragazzi che persone di tutte le età dovrebbero leggere.
9. Hai progetti per il tuo blog? Vorresti che evolvesse in qualcosa di diverso o sei soddisfatto di come va?
10. Un personaggio letterario che vorresti come amico.
11. Dopo aver letto questo post vorresti pormi una domanda in particolare? Quale?

venerdì 14 luglio 2017

Stephen King: 5 cose che ho trovato nei suoi libri


Causa curiosità riguardo a tutti i libri con una trama vagamente surreale ho iniziato a leggere Stephen King. Causa Il Fidanzato ho continuato a leggere King. Causa abilità nel narrare dell’autore, non posso più fare a meno di King.

Da un po’, ormai, mi sembra di essere circondata da lui. Sarà per l’uscita ad Agosto del film tratto dalla Torre Nera, e a Settembre di IT, ma vedo King ovunque. Una delle cose piacevoli dei suoi romanzi è che, in un certo senso, vai incontro all’inaspettato ma consapevole che alcuni fattori saranno sempre lì a sottolineare il suo stile e il suo universo. È come entrare in casa e scoprire che qualcuno ha ridipinto le pareti. Tutto è nuovo ma familiare al tempo stesso.

A questo proposito ci sono alcune cose che tornano nei libri di King, e sebbene sia uno scrittore molto prolifico e io non abbia letto nemmeno la metà dei suoi romanzi, mi pare di aver individuato alcuni temi cari. Cose che ti fanno capire che ti trovi in un suo libro. Se riscontrate tre o più fattori di questi nella vostra vita, attenti: potreste essere personaggi di Stephen King.



Alter ego

In tantissimi romanzi firmati dal Re esiste un personaggio che è insegnante, scrittore, o che ha velleità artistiche tali da spingerlo a scrivere. Mentre leggo di questi non posso fare a meno di pensare che siano una sorta di alter ego dell’autore stesso, che dopo alcuni lavoretti in gioventù divenne insegnante e poté, dopo il successo dei suoi primi romanzi, dedicarsi totalmete all’attività di scrittore.

Si pensi al famosissimo Jack di “Shining”, insegnante frustrato dalla vita e aspirante scrittore. O al protagonista di “Misery”, che si ritrova nei guai proprio a causa dei suoi romanzi ma, grazie a questi, viene anche salvato. Oppure al più recente insegnante Jake Epping, che troviamo in “22/11/’64”, capace di instillare nei giovani di questo o del precedente secolo la stessa passione per la letteratura che prova egli stesso.



Il gemello cattivo

Per non uscire dall’area ‘personaggi’ ce n’è anche un altro che ricorre spesso: l’alcolista. King lo usa in due accezioni, se è un personaggio negativo si tratta spesso di un ubriacone della peggior specie, violento e con episodi psicotici che vanno più o meno a intaccare la trama – mi viene in mente il padre della Beverly in “IT”. Altre volte però all’autore piace far redimere il suo personaggio, come ha fatto ad esempio con il protagonista di “Doctor sleep”.

Anche questi personaggi mi fanno pensare a un alter ego dello scrittore, poiché King non nasconde di aver avuto molti problemi di alcol e droga nel corso della sua vita. Con questi personaggi quasi mi sembra che voglia mettere in guarda i lettori, per dire che è così che si diventa, con quella roba, che lui lo sa e che non c’è nulla di peggio della dipendenza (da alcol, non da carta e penna).



Casa dolce casa

Stephen King abita nel Maine, uno stato a nord degli Stati Uniti, confinante con il Canada. Non me ne intendo ma a rigor di logica dovrebbe avere un clima rigido, ampi spazi aperti, laghi e viste splendide e tanta neve d’inverno.

Forse lo usa spesso come ambientazione perché lo conosce, o perché gli piace, forse perché i paesi di provincia creano l’ambientazione perfetta per un romanzo dell’orrore. Posti dove i vicini si conoscono l’un l’altro, dove i poliziotti sono abituati a trattare con una rapina a mano armata, tutt’al più, ma non con un assassino furbo e un paio di mostri e fantasmi. Quelle sono cittadine dove un assassino può nascondersi amalgamandosi con la gente comune, e dove un oscuro segreto può essere celato per molti secoli.

Ora che ci penso, luoghi non molto diversi dalle nostre, di provincie…



Fido

Dato che sono una piccola stalker, seguo le pagine twitter di diversi autori, fra i quali Stephen King. Oltre che fare una campagna di boicottaggio contro Trump ogni tanto consiglia libri ma, soprattutto, mette foto del suo cane Molly (AKA The Thing of Evil) in atteggiamenti più o meno distruttivi.

Ora, da una persona che fa così tante foto al cane che, per inciso, è ben pasciuto e dal pelo brillante, mi aspetto che adori gli animali, in special modo i cani. Rimane però il fatto che ho letto più di un libro di King nel quale il cane finisce male. Ma tanto male. Le scene con cani morti o sofferenti mi distruggono, e di solito colui che infierisce sul povero animale è un personaggio pazzo, guidato da forze malvage, o semplicemente cattivo. Sono giunta alla conclusione che lo faccia per scioccare il lettore, perché quale modo migliore per far capire la tempra di un personaggio e nel contempo farlo odiare, se non fargli uccidere un animale che gli dimostra fiducia?

Insomma, mi sa che è una tecnica. Edgar Allan Poe, lo sapeva anche lui, ma preferiva i gatti.



Il male fatto libro

Fra le tecniche e i concetti più usati da King ci ho trovato qualcosa di diverso dai personaggi e le situazioni che ormai sono un suo cliché nei romanzi dell’orrore. L’interpretazione di un sentimento, di una forza che è in ognuno di noi: il male.

In molti libri il cattivo di King per eccellenza è un personaggio (nella serie della Torre Nera e in “L’ombra dello scorpione” abbiamo Randall Flagg, in “Cose preziose” Leland Gaunt e non dimentichiamo la follia che IT porta a Darry, che può contagiare chiunque), ma mi ha sempre dato l’impressione che il discorso fosse più ampio. Ognuno di questi antagonisti ha qualcosa di soprannaturale che va oltre le magie che compie per sopraffare gli eroi della storia. Possiedono una forza che li muove e una volontà che va oltre quella di uccidere, o mangiare bambini o collezionare anime, ma è la volontà di fare del male. Per il gusto di farlo, perché è giusto che il male esista, perché solo con Il Bene possiamo combatterlo e senza Il Male non esisterebbe Il Bene.

Certo poi King rappresenta il bene come una tartaruga spaziale o una vecchia centenaria, ma tant’è. L’importante è che il Male venga sconfitto, che sia un pagliaccio o un ottimo venditore.