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mercoledì 29 ottobre 2014

Fanfiction: la storia

  Prima di cominciare con questo post vorrei fare una premessa fondamentale e forse anche un po’ scontata: io amo le fanfiction.
   Si sapeva già, ecco perché è scontata.
   Leggo, recensisco e scrivo – scrivevo – fanfiction. Ho iniziato a quindici anni e da allora non ho mai smesso, né ho per ora intenzione di farlo. Quando le mie orecchie odono persone che dicono che «le fanfiction sono il male» reagisco male. Malissimo.
 
 
   La ragione è semplice e l’ho già spiegata tempo fa: le fanfiction, con la critica e la pratica che hanno portato con sé, mi hanno aiutata moltissimo a migliorarmi nello scrivere. Inoltre mi hanno fornita di un maggiore senso critico e molte mi hanno regalato delle storie molto belle che porterò con me al pari dei libri.
   La ragione per cui scrivo tutto questo è, appunto, difendere le fanfiction dalle sopracitate persone che le declassano a divertimento per ragazzine sciocche che non sanno come liberare i loro ormoni.
   Se amate le fanfiction, leggete questo post.
   Se odiate le fanfiction. Leggete questo post.
 
   Orbene, non nego che EFP sia per un buon 80% fangirlsmo allo stato brado. Il restate 20% è formato per metà da storie Originali, per i restanti tre quarti da belle storie Originali e per il resto da belle fanfiction. Sono poche rispetto alla massa, me ne rendo conto.
   Il fatto è che molte persone scrivono senza cognizione di causa. Ovvero, scrivono solo perché hanno letto un bel libro o visto una bella serie e vogliono fantasticare sul loro personaggio preferito. Non c’è nulla di male in questo, per carità, ma si capisce subito quando una fanfiction è scritta per amore dello scrivere e della storia che la ispira, o per amore dell’attore che ha interpretato il personaggio nel film. Di solito il secondo tipo sono storie romantiche e inverosimili, che vengono interrotte per mancanza di voglia quando l’autore non ha molto seguito, o al contrario proliferano grazie a scene eroticamente intense e molte coincidenze che fanno ritrovare i due protagonisti sempre soli e con un piano orizzontale a disposizione.
   Che poi le fanfiction siano in primis un omaggio all’originale e un divertimento non lo nego. Ma, sempre rivolgendomi a coloro che le disprezzano, che c’è di male in questo? Le fanfiction, come i libri, sono fatte per evadere e divertire. E in questo a mio parere non c’è mai nulla di sbagliato.
 
   Ho qui qualche esempio di “vera fanfiction”, cioè quelle che sono passate alla storia, che la gente sa essere appunto ispirate da lavori di altri, ma che nessuno disprezza perché realizzate da artisti affermati.
 
   Ludovico Ariosto – Orlando furioso
   Non poteva mancare in questa piccola lista Ludovico Ariosto, giusto per farvi capire che le fanfiction esistono da centinaia di anni e che possono essere talmente apprezzate da essere persino studiate a scuola. Forse gli studiosi di Ariosto non conoscono il termine ‘fanfiction’, ma sanno bene che l’“Orlando furioso” è una di quelle.
   Per chi fosse all’oscuro di cosa sto parlando – ma davvero, c’è qualcuno che lo è? – Ariosto rielaborò in chiave satirica il poema cavalleresco classe 1483, di Matteo Maria Boiardo, intitolato “Orlando innamorato”. Oggi ne studiamo la forma, la collocazione storica, i contenuti, i personaggi e chi più ne ha più ne metta.
   In parole spicce: Ariosto ha scritto una fanfiction basata su un libro.
   Nessuno ha pensato di crocifiggerlo per questo, né di dire che il suo lavoro era scadente perché basato su un’altra opera. Questo prova che se una fanfiction è scritta bene può diventare un capolavoro a sé.
 
 
   Iron Maiden – The rime of the ancient mariner
   Metallari, rassegnatevi. È proprio così. Samuel Taylor Coleridge scrisse “La ballata del vecchio marinaio” nel 1798 e gli Iron Maiden la ripresero negli anni ’80 e la rimaneggiarono facendone una canzone da più di dieci minuti. Anche in questo caso, ma guarda un po’, nessuno ha detto loro di smetterla di sbavare su Coleridge e scrivere canzoni serie.
   “Powerslave” è uno dei dischi più famosi e questa canzone viene usata da decenni come scusa dagli studenti di maturità per inserire qualcosa di figo nella loro tesina. Ragazzi, lasciate che vi dica una cosa: è una canzone sopravvalutata. E non come canzone in sé, intendo proprio come argomento della tesina. Viene usata dagli anni ottanta, nessuno dei vostri professori vi guarderà più con stupore se la porterete per inglese assieme Coleridge!
   Chiaramente ogni metallaro che si rispetti sfoggia la sua cultura e difende la propria musica con questa canzone, gongolando soddisfatto quando la gente guarda i suoi capelli lunghi e le sue borchie e gli dice: «Non mi aspettavo che sapessi così tante cose sui poeti inglesi.» La prossima volta che volete fare colpo e dimostrare che le nuove generazioni non sono completamente ignoranti, ragazzi, ricordate che gli Iron Maiden scrissero una fanfiction.
 
 
   Quentin Tarantino – Bastardi senza gloria
   Avrei potuto utilizzare benissimo l’ultima uscita di Tarantino, “Django Unchained”, che vuole essere un omaggio al “Django” degli anni ’60 di Corbucci, ma non volevo essere scontata.
   Vi chiederete che cosa abbia bevuto per considerare “Bastardi senza gloria” una fanfiction. Ebbene, io vi dico che è una fanfiction storica.
   Non leggo molti originali storici su EFP. Le poche storie ho letto sono semplicemente ambientate in un determinato contesto, utilizzano personaggi famosi che hanno letteralmente fatto la storia ma il racconto in sé non cambia mai la nostra storia. Piuttosto ne raccontano retroscena più o meno inventati. Per questo, a mio parere, “Bastardi senza gloria” è una fanfiction.
   Nel film la nostra storia in quanto popolo viene letteralmente cambiata. Da qui in avanti fate attenzione allo spoiler. Insomma, se i leader nazisti più potenti, compreso il capo dei capi Hitler, vengono uccisi in un’esplosione grazie ad un’ebrea che cerca vendetta e dei soldati americani uccidi-nazisti, allora per me parliamo di fiction!
 
 
   Vi lascio a queste riflessioni. E ricordate che il male non sono le fanfiction. Sono gli scrittori che scrivono per fama. Diffidate di loro.
   Sono un po’ come noi blogger.


martedì 13 novembre 2012

Penny Bell e Jack on the Road

   So che molto probabilmente in pochi leggeranno questo post, ma volevo dire che ho postato una piccola storia originale intitolata "Penny Bell e Jack on the Road" (la trovate più in basso, nella lista delle storie, la prima dall'alto).
   Devo dire che mi fa piacere averla scritta, soprattutto perché mi piace l'idea di scrivere una storia per bambini che però può anche essere tranquillamente letta dagli adulti o dai ragazzi e avere un significato anche per loro.
   Se vi va di leggerla, magari avrà un significato per voi...

mercoledì 24 ottobre 2012

Motivi per cui mi piace Il Principe Mezzosangue

   Dopo eoni torno ad aggiornare il blog con una recensione. E non una recensione qualsiasi! La recensione del sesto volume di Harry Potter, alias Il principe mezzosangue!
 
 
   Quasi non ricordo più cosa volevo scrivere in questa recensione, dato che ho finito il libro almeno due mesi fa – forse tre –, ma eccomi qui ad accingermi a scriverla.
   In realtà, ad essere del tutto sincera, non è che abbia molte idee su cosa scrivere, per il solo fatto che questo è uno dei miei Harry Potter preferiti, quindi più che fare i complimenti a Mrs. Rowling per come ha partorito bene questo sesto figlio non posso fare di più.
   Molti mi odieranno per quello che sto per dire, ma adoro questo sesto volume per quattro principali motivi, che solitamente gli altri fan detestano:
 
   Al quarto posto dei “Motivi per cui mi piace Il Principe Mezzosangue” c’è Draco Malfoy che, nonostante sia il personaggio più infantile che c’è nel libro (dopo Harry s’intende), è anche uno dei miei preferiti.
   In questo libro acquista più importanza e finalmente viene trattato in maniera più approfondita come personaggio, anche se è sempre dal punto di vista di Harry (ossia, secondo la sua visione: «Draco è cattivo, ruba il bastone ai vecchi e le caramelle ai bambini! E poi io sono più carino di lui!»).
   Non fraintendetemi, non mi piace Draco per il mito che si è creato a causa delle Dramione: Draco – Dio del sesso – Malfoy. Semplicemente perché non ha senso: quello delle fanfiction che ormai viene spacciato per reale non è il personaggio, è solo un personaggio alternativo creato da un’orda di fanwriters che senza rendersene conto abbondano con l’OOC. Ancora si ostinano a chiamarlo Draco Malfoy, è vero, ma se gli cambiassero nome avrebbero creato un personaggio originale (in senso puramente letterario, perché di originale come personaggio in sé uno così avrebbe ben poco).
   Mi piace Draco perché ha dei difetti. In questo libro dimostra ampiamente di essere irresponsabile e un po’ fifone, ma non senza cervello e comunque mi piace il fatto che tenti di aiutare i suoi genitori. Mi fa tenerezza!
 
   Al terzo e secondo posto si piazzano Severus Piton e Voldemort. Semplicemente perché sono due dei miei personaggi preferiti e in questo libro si viene a sapere molto di loro.
   Spoiler per le prossime uscite di fanfiction: è in atto la scrittura dell'ultima parte di una fanfiction con Severus Piton come protagonista, per cui le sue fan possono attendere con trepidazione che mi decida a postare.
 
   Al primo posto invece: la morte di Albus Silente.
   Se stessi declamando questo post in piazza probabilmente mi direbbero:
 
 
   e in pochi minuti finirei macellata da fan impazziti che trattano Silente come Dio sceso in terra.
   Io credo però che questo libro (oltre che il settimo) dimostri ampiamente che lui è più umano di molti altri. Commette errori e a me sembra persino una persona degna di biasimo per molte cose che ha fatto. So che un sacco di persone si sono disperate quando è morto Silente, e sinceramente la prima volta che ho letto il libro anche io ho dovuto rileggere il passaggio due volte, perché non ci credevo (sia perché lo aveva ucciso Piton che per la morte del personaggio in sé), ma quando alla fine il mio cervellino e il pinguino che lo abita hanno elaborato il fatto si sono messi a ballre per l’allegria!
   La morte di Silente mi riempie di gioia perché nei precedenti Harry Potter, anche se alla fine del libro Harry&Co. avevano ingarbugliato la vicenda che Beautiful in confronto gli faceva una pippa, una volta arrivato Silente sistemava tutto, se non in maniera perfetta per lo meno in maniera soddisfacente. Questa è una cosa che ho sempre detestato, perché non è una fine credibile, è una fine comoda. Una fine che accontenta i fan e non li lascia con l'amaro in bocca. Una fine perbenista.
   Finalmente Silente è morto, e adesso sono cazzi di Harry.
 
 
   Forse questa non è una recensione vera e propria, anzi se dovesse essere una recensione farebbe proprio schifo, ma non importa perché oggi mi andava di scrivere così!
 

sabato 7 aprile 2012

Luci e ombre

   Se la prima fatica di Mirya, che ho recensito qui, non era altro che una storia d’amore che a tratti seguiva anche certi cliché che si sono creati con il tempo nelle Dramione, il suo capitolo conclusivo, Per il suo sangue, non ha niente a che vedere con quella.
   Volete leggere qualcosa di leggero? Non leggete Per il suo sangue.
   Volete distrarvi qualche minuto? Non leggete Per il suo sangue.

   Se volete leggere Per il suo sangue preparatevi psicologicamente, davvero, perché quella è una fanfiction in cui troverete brutale realtà, guerra, violenza, male. E nonostante io sia decisamente contro lo splatter fatto per puro intento di scioccare (perché fa così Quentin Tarantino!), e nonostante le descrizioni di Mirya raggiungano livelli di precisione a volte patologica, questa fanfiction mi è piaciuta.
   I libri della Rowling sono sempre stati piuttosto edulcorati, e a ragione, dato che erano rivolti ad un pubblico di bambini e ragazzi, ma forse proprio per questo ho apprezzato che in Per il suo sangue, non ci venga risparmiata nemmeno una lacrima.

   Il bello delle fanfiction, in fondo, è che possono prendere il mondo letterario che abbiamo tanto amato e darne un altro punto di vista. Quando il fanwriter è bravo, questo punto di vista riesce anche a non snaturare la storia. Mirya, in Piss (non ho idea chi abbia iniziato a chiamarla così, ma questo acronimo mi fa ridere ogni volta!), non si concentra più solo sulla Dramione, parla di tutto l’universo di Harry Potter e ne racconta luci e ombre. I protagonisti compiono un percorso di crescita, e tutto si basa sulle contrapposizioni fra bene e male, com’è tipico anche della Rowling, ma Mirya ci insegna – in un messaggio che credo sia molto prezioso – che bene e male non esistono. Esistono le scelte delle persone, le consapevolezze che raggiungiamo, e i cambiamenti che a volte si devono accettare – anche quelli più brutti. In realtà, ora che ci penso, questa fanfiction è diventata più che una fanfiction. Non ci sono dubbi sul fatto che parli di Harry Potter, ma un messaggio di tal portata rende la storia più bella. Non è più solo una fanfiction che distorce i fatti per il (sadico?) piacere dello scrittore e del lettore. Per il suo sangue è diventato qualcosa di più, anche se non saprei dire bene cosa. Forse qualcosa a metà fra una fanfiction fantasy e un romanzo di formazione. Un romanzo fiction fantasy di formazione, tanto per non creare scompiglio.

   A proposito di luci e ombre, direi che le luci le abbiamo già commentate, ora tocca alle ombre.
   Io credo che sia sempre questione di gusti riguardo a queste cose, altrimenti non si spiega come mai io trovo i libri di Banana Yoshimoto noiosi mentre altri li adorano, o come mai Moccia abbia orde di lettori (aspetto solo che pubblichi “Scusami se ti ammorbo”), quindi immagino che alcune cose che a me non sono piaciute altri le abbiano apprezzate parecchio.
   Ciò che mi ha fatto venire la nevra più e più volte, soprattutto negli ultimi capitoli, è stata Hermione. Mi piace molto il carattere dell'Hermione della Rowling, ma qui è OOC. So cosa ne pensa Mirya al riguardo, ha detto più volte che lei inserisce OOC in tutte le sue fanfiction. Anche se non lo condivido capisco il ragionamento, ossia “non è un mio personaggio, è inevitabile mandarlo OOC”, ema devo dire che qui ha avuto ragione a metterlo. Le Hermione di Mirya… mi spiace persino dirlo, credo che sia una delle cose più brutte da dire anche se si tratta di un personaggio inventato, ma le cose stanno così: Hermione è una persona debole. O almeno, così è apparsa ai miei occhi.
   Alla fine della storia lei riesce a superare un momento terribile solo perché Draco le spiega pazientemente che sta sbagliando e che deve riprendersi la sua vita, e lei lo fa perché è Draco a dirglielo. Eppure glielo hanno detto tutti: Harry, Ron, Ginny. Ma solo Draco riesce a scuoterla un po’. La cosa, ai fini della storia d’amore, ha senso, è persino dolce, ma dov’è finita la Hermione con le palle quadrate che ha sempre una soluzione, che non si butta mai giù di morale? Dov’è la Hermione che ha fondato il C.R.E.P.A. anche se era chiaro come il sole che non avrebbe mai funzionato? Dov'è l'Hermione che a Malfoy ha dato un pugno?! (Attenzione, spoiler in arrivo.) In questa fanfiction Hermione non fa altro che prodursi in smorfie contrite, chiedere scusa, fasi seghe mentali e raggiungere l’apice dell’autocommiserazione e Marysuaggine quando perde la magia dopo aver ucciso Grayback. Dopo quella, mi spiace ma non la posso salvare.

Io mentre leggevo di Hermione

   L’altra cosa che non mi è piaciuta della fanfiction è la fine. Albus Silente. Anche qui ovviamente questione di gusti, ma vedete… Silente, il Gandalf della storia, l’uomo giusto al momento giusto, sempre, l’uomo perfetto che ammetteva di fare errori e proprio per questo ci stava più simpatico e pareva così saggio e intelligente! Ecco, a me non piacciono i personaggi perfetti. Lui non lo detesto solo perché nell’ultimo libro si è rivelato un essere umano come tutti gli altri, con colpe molto profonde, con una storia di vita affascinante e anche con l’intento di vedere morire Harry Potter. Albus Silente è un essere umano, ha gridato a gran voce l’ultimo libro della saga. Invece Mirya me lo ha riportato ai piani alti, come se fosse un Dio. L’ultima scena in particolare mi ha fatto venire in mente la fine di un film per ragazzi: lo strano personaggio che fa da narratore se ne esce con una frase ad effetto e ammicca verso la telecamera, prima di far schioccare le dita e spegnere la luce. Fine. Titoli di coda.
   Insomma Mirya, dopo tutta la fatica che ha fatto la Rowling per dare una scossa al personaggio, mi finisci così?


   La mia analisi di Per il suo sangue termina qui. Lo so che sembra negativa, ma non è così: sono io che tendo ad essere pignola e lamentarmi più che congratularmi (trovo le congratulazione estremamente tediose dopo un po'). Ma non fatevi spaventare dal fatto che, puntando la lanterna sulla fanfiction, in questa recensione siano uscite anche delle ombre. Le ombre sono inevitabili, se non ci credete leggete qui.

giovedì 12 gennaio 2012

Pendolari in amore

   Quando una vena prende il sopravvento sulle altre non si può fare a meno di seguirla.
   Sarà perché ho degli scatti di fuffosità, o magari perché è già da un bel po’ che non mi immergo in un qualsiasi fatato mondo rosa (credo che l’ultima volta sia stato con “Twilight” e dopo l’iniziale cieca emozione ho capito che c’era qualcosa che non andava in un vampiro che brilla); comunque sia tutta questa assenza di rose rosate mi ha portato in una sezione di EFP che non frequento spesso: le originali romantiche.
   Già di mio non leggo tantissime originali, e trovo molte di quelle romantiche un po’ troppo… non frivole, ma più adatte ad un pubblico di teenagers.
   Per saltare a pié pari il problema di ritrovarmi con un sacco di storie piene di errori grammaticali e fusti tenebrosi ho deciso di affidarmi al buon senso comune, e ho scelto un’autrice del fandom molto rinomata. Parliamo della donna che ha sfornato almeno millemila storie in un petosecondo, che ha fatto venire attacchi di cuore anche alle più vissute lettrici, e che ha incantato con i suoi personaggi così umani. Ebbene sì, parliamo di fallsofarc.

   C’è una vasta scelta di storie nell’account di fallsofarc, e quando decisi di sceglierne una mi ritrovai più nei guai del previsto. Inizialmente optai per “Lezioni di seduzione”, perché era la più popolare, ma dopo qualche capitolo smisi perché mi sono rotta dei 'belli e dannati', anche se poi si scopre che hanno un cuore d’oro, sono timidi, e che da bambini erano cicciosi e brufolosi. Così ho trovato qualcosa che sembrava più alla mia portata, qualcosa che avrei potuto apprezzare meglio.
   Per una che ha fatto la pendolare per anni e che continuerà a preferire l’autobus alla macchina perché così può ficcarsi le cuffie nelle orecchie ed estraniarsi dal resto del mondo, Linea 97 è un sogno. Un sogno ad occhi aperti puntati sullo schermo.
   All’inizio mi ha colpita di più la trama, perché un misterioso ragazzo con il cappuccio calato sulla testa è intrigantissimo! L’inizio della narrazione è facile da seguire, logico e quasi ovvio: due anime sole che ogni giorno si sfiorano su un autobus e un bel dì succede qualcosa di inaspettato e, track! ...facile da intuire no? Si scontrano. Cominciano a parlarsi, a conoscersi, a piacersi. La tensione rimane alta per parecchi capitoli mentre scopriamo sempre più cose sui protagonisti. Danielle, introversa e chiusa in sé stessa, e Peter, perennemente con il cappuccio sulla testa, che cosa avrà da nascondere? La voglia di soddisfare proprio questa domanda ci fa correre fino al capitolo rivelatore, nel quale Peter scopre (involontariamente) la cicatrice che gli deturpa metà corpo.
   Dopo questa rivelazione, che  in sostanza mi è parsa la più grande di tutta la storia, anche se l'autrice ne infila altre qua e là che però non hanno la stessa emozione, purtroppo la vicenda perde un po’ della sua dinamicità. C’è un continuo tira e molla fra Peter e Danielle, uno schema che diventa ripetitivo: tutti sono allegri, Peter dice qualcosa di stupido, Danielle si risente, momento di disperazione collettiva, poi chiacchiera a cuore aperto e successiva riconciliazione. Fine del cerchio che però è in perpetuo movimento, e ricomincerà con lo stesso programma fra qualche capitolo.
   La storia si risolleva, con mia grande allegria, verso la fine, quando tutto sembra andare a scatafascio. Scusate il francesismo ma, a questo punto, sono cazzi! Danielle è davanti a una scelta, è di fronte a quel dannato bivio che non si sa mai da che parte porterà, e chi di noi non lo ha mai sperimentato? Il classico “O una cosa o l’altra”, entrambe hanno punti pro e contro.
   Solitamente i finali non scontati sono quelli che amo di più, e questo non mi ha colta del tutto di sorpresa, però ci sono alcuni elementi che lo rendono veritiero, non la solita favoletta che finisce con il “E vissero felici e contenti”. Danielle e Peter hanno vissuto e faticato negli anni che l’autrice non ci ha descritto, preferendo un salto in avanti nel tempo, e anche se il fatto che si sposano fa tanto Disney ci sono elementi che ci fanno supporre anche una buona dose di vita vera per loro.

   Per quanto riguarda lo stile, assolutamente adatto alla storia: leggero, scorrevole, mai pesante, intrspezione quant basta per conoscere i personaggi.
   L'unica cosa che mi ha dato fastidio sono stati i dialoghi, per i quali sono molto pignola. Nessun ragazzo di oggi usa più certe espressioni, troppo costruite, troppo da libro stampato.

   Come sempre sono nemica dei protagonisti, che in questa storia sono un tantino stereotipati, e infatti il mio personaggio preferito è la matrigna, Janis. Semplicemente è il prototipo della matrigna cattiva, è antipatica, pigra, falsa e fa apparire Danielle ancora più sola e disperata (e insopportabilmente vittimista). Che cosa c'è di più stereotipato di questo? Non ci sono cambiamenti nelle matrigne fin da quando è uscito Biancaneve. Quindi perché mi piace tanto Janis? Il fatto è che all’improvviso, quando pensiamo di averla inquadrata, viene svelato un lato diverso del suo carattere, un lato sensibile che, matrigne o no, tutti abbiamo. In questo modo il personaggio è davvero a tutto tondo.

   In conclusione “Linea 97” è una storia che definisco godibile, anche con tutti i cliché del caso è piacevole e non sempre risulta scontata come potrebbe sembrare dalla mia cinica recensione (abbiate pazienza, anche io ho un cuore ma il Natale mi ha succhiato via le ultime stille di bontà, per di più ho finito la storia diverse settimane fa e adesso ragiono a mente fredda e calcolatrice).
   Se vi va di immergervi in una storia romantica e dolce, dimenticare per un po’ tutto quel che vi circonda, ed essere certi che tutti vivano felici e contenti, fallsofarc ha preparato per voi la storia adatta. Possibilmente gustatela prima di fare dei viaggi in autobus.

lunedì 5 dicembre 2011

Nel bene e nel male

   Bene, lo so di averci messo una vita, a leggere un libro che conosco a memoria e per di più di sole 293 pagine. Che posso dire?, è che è un periodo molto impegnato questo e andrà sempre peggio anche se inizieranno le vacanze, e purtroppo difficilmente trovo tempo per leggere. Ma l’ho terminato (per l’ennesima volta)! Ho finito di ri-ri-rileggere Harry Potter e la Pietra Filosofale.
   Se alcuni di voi lo avessero putacaso dimenticato, ecco una bella immagine che vi rimembrerà i bei tempi andati in cui Harry era ancora un pargoletto secco e filiforme che veniva pestato da Dudley, e vi farà fare un ripasso della trama:


   Ora possiamo incominciare…
   Il primissimo capitolo della saga è perfetto: dice senza dire, introduce tanti concetti che verranno poi spiegati più avanti, o addirittura alla fine del libro. Con la consapevolezza che ho ora della trama mi chiedo quanto già la Rowling sapesse dei suoi stessi libri, quando ha iniziato a scrivere il primo. Immagino che li avesse già tutti pianificati, il che rende la saga di Harry Potter omogena e mai discontinua; tutti i libri si intersecano fra di loro e anche se ognuno di essi ha una vicenda a sé da raccontare (soprattutto i primi quattro) sono uniti da un filo che mano a mano si svela.
   Spero di non cadere di nuovo in divagazioni del genere, ma purtroppo è la mia natura.
   I primi capitoli, quelli a casa dei Dursley, sebbene possano inizialmente sembrare un po’ tristi (ma ci pensate a un povero bambino a casa di quei mostri di zii?), sono giusto il necessario per capire la vita di Harry e anche il suo atteggiamento e il suo modo di essere, e credo che siano fondamentali, anche se la tendenza è di sminuire quei capitoli iniziali.
   L’unica cosa che un po’ mi dispiace (ma d’altronde credo che se non fosse andata così tutta la storia ne avrebbe risentito) è che il carattere di Harry venga molto idealizzato. Mi spiego meglio: un bambino di undici anni che è sempre stato maltrattato a scuola e a casa, e che scopre di essere ammirato nella sua nuova scuola, guardato come un eroe, non sarebbe un po’ più compiaciuto? Il suo ego non verrebbe stimolato di più? Non sarebbe neanche del tutto sbagliato, anzi al contrario secondo me sarebbe comprensibile e anche interessante. Tuttavia mi rendo conto che questo sconvolgerebbe troppo la storia, perché vi immaginate cosa sarebbe successo se Harry Potter fosse stato appena un po’ più ambizioso? Appena un poco più simile a Draco Malfoy? La tipica situazione da “What if…?”.
   Le descrizioni di Hogwars, dello stesso castello, delle lezioni, degli aneddoti che la Rowling sapientemente inserisce qua e là, sono bellissimi e anche divertenti. Tutte le materie che ha inventato, le regole della società magica, sono in realtà molto simili alle nostre, nel senso che c’è una scuola e poi una ‘normalissima’ carriera da intraprendere. Niente viaggi in giro per il mondo con un cappello a punta e un bastone da passeggio ritorto, niente saette che sbucano dalle dita, nulla di tutto ciò. E’ proprio per questo che è meglio: è simile ma diverso, è qualcosa che potrebbe davvero esserci. Tutto questo accade negli anni ’90, non ci troviamo nel medioevo. Al pensiero che, proprio girato l’angolo, poteva esserci qualcosa di magico ma tu – ahimè – non l’hai potuto vedere, è molto più eccitante del pensiero che, millenni fa, esisteva la magia più selvaggia ma ora non c’è più.
   L'unica pecca che ho individuato nella meticolosa organizzazione della Rowling è che sembra non esserci una linea netta di separazione fra ciò che i maghi sanno e non sanno dei babbani. Ad esempio Malfoy cita un elicottero babbano, e tralasciando il quando mai dovrebbe usarlo o dovrebbe sapere che cosa diavolo sia, dall'altra parte abbiamo Ron, che non capisce come mai le fotografie dei babbani non si muovano. Questi due aspetti sono molto contrastanti e non si capisce quale sia la linea di confine che la Rowling ha creato fra babbani e maghi.
   La storia della Pietra Filosofale si srotola in maniera un po’ meccanica forse, per quanto riguarda le ricerche e le scoperte. Ma una ricerca portata avanti da ragazzini di undici anni all’interno delle mura di una scuola è divertente, anche se alla base di tutto a volte mi veniva da chiedermi perché diamine Harry si ostinasse a voler sapere. Forse è proprio questo il suo difetto: deve sempre ficcare il naso dappertutto! Comunque alla fine ricordo molto bene, la prima volta che lessi il libro, l’incredulità che provai nello scoprire che l’odiato e ambiguo Piton, contro il quale avevo scagliato silenziose maledizioni, in realtà non c’entrava nulla con la Pietra. E che, anzi!, lui proteggeva sia la Pietra Filosofale che Harry. Come ho già accennato io adoro Severus Piton, è così ambiguo e bastardo che non posso non amarlo! Be’, non so voi comunque, ma io non mi aspettavo che Raptor fosse il cattivo (anche se quando lo lessi per la prima volta avevo sì e no nove anni). La raccapricciante scoperta di un doppio volto innalza decisamente il libro a “per ragazzi”, dall’iniziale “per bambini”, perché a immaginare una cosa del genere viene anche a me il voltastomaco, anche se in realtà il tutto è molto soft. Anche se non apprezzo moltissimo i lieto fine scontati, diciamo che questo ci sta, giusto perché sappiamo che questo libro non è che l’inizio.


   Uno dei miei passaggi preferiti è la battaglia con il mostro di montagna che fa sì che Hermione, Ron ed Harry diventino amici. Ho letto da qualche parte che prima di pubblicare il libro l’editore cercava di convincere la Rowling a cambiare quella parte, ma io sinceramente credo che, per il caratterino che Hermione si ritrova (diciamocelo, non è mica tanto facile da reggere una così) ci voleva proprio un gran colpo come quello per farla rilassare un po’. E’ ovvio che io preferisca la Hermione dei libri e non quella dei film, che è poco seccante e le mancano i denti da castoro e i capelli cespugliosi. Ma questo è un libro, quello è un film, e sono su un piano del tutto differente.
   Adoro quasi tutti i personaggi, anche se a gradi diversi. Paradossalmente quello che mi piace un po’ meno è Harry, perché è sempre troppo perfetto, eroico, bello, popolare o impopolare fino a renderlo vittima (in entrambi i casi). Ma adoro ancora Ron. Con i film e le fanfiction potrà anche essersi sparsa la voce che Ron è un troglodita senza cuore, buono solo a ingurgitare enormi quantità di cibo e dire cose divertenti o inutili. Be’, ecco una notizia shock: non è vero. Il Ron di cui ho letto io, e che ho piacevolmente riscoperto, è un ragazzo timido e anche sensibile sotto sotto. E’ l’elemento di cui ogni gruppo ha sempre bisogno, è quello che sdrammatizza tutto, quello che riesce a rendere ogni cosa più leggera, che vede il lato positivo, è colui per cui Harry e Hermione non si perdono in pippe mentali il primo e in ragionamenti con fin troppo senso la seconda. Ma nonostante questo Ron ha un suo carattere che ha lati sia positivi che negativi, e per questo mi sembra uno dei personaggi più completi.
   E se vogliamo proprio immergerci nel discorso personaggi, non può mancare quello su Draco Malfoy. Non mi stancherò mai di dire che Draco è un ragazzetto viziato e prepotente, e che i suoi genitori non gli torcerebbero un capello nemmeno se ne andasse della loro vita. Il Draco a cui molti sono abituati a pensare è il frutto delle fanfiction, ma in realtà è un personaggio veramente negativo, secondo me, almeno in questo primo libro. E’ il Dudley magico. E devo ammettere di essere stata molto soddisfatta quando viene incredibilmente picchiato da Ron, in un pestaggio che, giustamente, vede sanguinanti entrambi i lottatori.
   Attenzione! Perché tutto ciò non toglie nulla alla mia idea, idea che ho sempre avuto sui personaggi di Harry Potter: la stragrande maggioranza di loro sono stereotipati. Chi più, chi meno, certo, e ci sono anche personaggi che adoro, ovviamente. Ma purtroppo i protagonisti hanno questa brutta abitudine di estendere le loro qualità o i loro difetti al massimo: così Harry diventa il miglior bambino che si sia mai visto sulla faccia della terra, Voldemort diventa il cattivo senza cuore e senza ripensamenti, Neville quello maldestro e oserei dire quasi inetto e Draco è il bulletto antipatico fino all’inverosimile. Questo fatto è purtroppo accentuato perché, sebbene la narrazione sia in terza persona, noi seguiamo solo i movimenti e i pensieri di Harry. Non c’è nulla che possa caratterizzare i personaggi al di fuori del suo pensiero, così odiamo Voldemort, troviamo Ron molto simpatico e Silente davvero saggio e incomprensibile. Ciò non toglie che nel corso della storia evolvano, ma qui mi limito a parlare del primo tomo.
   Direi quindi che il punto di forza del libro è la novità, perché di fantasy ne ho letti fino al vomito, ma non conosco nessuno che somigli anche solo vagamente ad Harry Potter, che con questa prima prova si è conquistato tutta la mia attenzione, nel bene e nel male.

sabato 12 novembre 2011

Dove stanno le anitre - prompt01

   Da domani comincierò a postare una nuova fanfiction, una raccolta di dieci drabble tutte, esattamente, da cento parole l'una (con l'aiuto del contatore di parole di word, ovviamente). Il fandom che ho scelto non c'è su EFP, per cui posterò su una sezione generale di romanzi.
   Argomento: "Il giovane Holden", di J. D. Salinger.
   A voi l'anticipazione del primo prompt:


   Con questa premessa, devo dire che cominciamo bene! xD Ma non fatevi spaventare dal primo prompt da me mai usato. Non ho mai scritto raccolte, né drabble, per cui mi piacerebbe molto che qualcuno leggesse e mi desse un'opinione, pure piccina picciò. Scrivere un racconto con sole cento parole si è rivelato molto più difficile che scriverne uno con millemila! Ma il risultato mi piace abbastanza, e voglio postarlo.
   E ovviamente il blog accoglierà le anticipazioni, che più che altro saranno ermetiche quanto questa e immagini prese da DeviantART.
   Ou yeah!

lunedì 7 novembre 2011

Mini-post

   Mah, non avevo nulla da fare, così ho deciso di pubblicare una piccola one shot che aveva scritto un po' di tempo fa.
   Fandom: The social network, il film del tizio che ha fatto facebook, Mark Zuckerberg. Ho intenzione di comprarmi il libro, l'ho visto il libreria un po' di tempo fa. Da quel che ho capito è una biografia non autorizzata, o qualcosa del genere. Il film mi era piaciuto abbastanza, anche se credo che poteva pure essere fatto meglio, ma adoro Jesse Eisenberg e ho deciso di guardarlo.
   Io non ho facebook, e la storia è stata appunto ispirata dalle decine di persone che sgranano gli occhi quando lo vengono a sapere e danno per scontato che il mondo intero, anche nelle favelas, abbiano un account facebook.
   Da qualche parte la mia coscenza pigola che potrei spenderci due parole, ma non ho voglia di farlo, per cui vi dico solo che trovate la fanfiction a lato, nella lista delle storie concluse. S'intitola "Una mancanza".
   Saluti a tutti i facebookiani e non.

domenica 30 ottobre 2011

Sbrodolina

Buonasera.
Ad essere sincera non so nemmeno come iniziare questo post. Insomma, “What a bored Shinigami can do” è finito. E anche se il risultato che si può facilmente leggere sulla data di pubblicazione indica che sta su EFP da soli tre mesi, in realtà la sua elaborazione è stata molto più ampia. Ho iniziato a scrivere la fanfiction nel Giugno del 2010, e l’ho terminata in Ottobre (di solito non posto fanfiction se non sono già terminate). Poi per vari motivi, più che altro legati al fatto che non mi sentivo in vena di pubblicare né di rivedere la storia, non ho iniziato a pubblicarla se non un anno dopo. Quindi, a ben pensarci, in realtà c’è dietro un lavoro che dura più di un anno! Ma come diavolo ho fatto?
Be’, a parte questo…
“What a bored Shinigami can do” mi ha dato molte soddisfazioni e mi ci sono affezionata. Non perché sia stata una fanfiction particolarmente seguita nel sito o simili (infatti non lo è), ma perché è stata la prima storia che ho fatto leggere a qualcuno che mi conosceva – non un beta reader, non qualche altra persona ‘virtuale’, ma persone con cui entro in contatto tutti i giorni. In particolare il più entusiasta di questa storia è stato mio padre. Ebbene sì, alla veneranda età di quarantasette anni ha scoperto Death Note (tramite me ovviamente) e ha guardato l'anime! Quando gli ho detto che stavo scrivendo una fanfiction sul manga è impazzito e ha cominciato a lamentarsi del fatto che non gli facevo mai leggere niente. Poi la sua follia ha contagiato anche il mio ragazzo e tutti e due mi hanno esasperato talmente tanto che, per non sentirli più blaterare, ho fatto loro leggere la fanfiction. Mi stavo per pentire della mia decisione, perché mio padre – da bravo genitore – non faceva altro che dire quanto fosse spettacolare e mi idolatrava come se fossi Dante, il mi ragazzo al contrario trovava un sacco di errori grammaticali, e io stavo impazzendo. Alla fine, dopo un’iniziale euforia da parte di entrambi, si sono dati una regolata, e hanno iniziato a dare consigli e impressioni meno estremi.
Questa esperienza mi ha aiutato moltissimo a reggere il confronto con una critica che non è come quella del web, per quanto le recensioni degli utenti di EFP mi rendano sempre felicissima e infatti rispondo sempre volentieri a tutti, ma è una critica faccia a faccia, che è diversa, perché leggere le critiche è diverso dal sentirsele spappolare sulla faccia senza preavviso. Sono stata messa di fronte a tante cose riguardo il mio stile, la trama, la storia, le sfaccettature dei personaggi, le situazioni, ho riconosciuto che qualcosa poteva essere migliorato, quindi mi sono rimboccata le maniche e ho ricominciato a scrivere con ancora più decisione.
L’unica nota negativa del tutto è che adesso quei due uomini pare si siano messi d’accordo per tormentarmi con una frase ricorrente: «Oh! Ma quando lo scrivi il primo best seller?».
A parte questo vorrei ringraziare moltissimo tutte le persone che su EFP mi hanno seguita ogni giorno, hanno espresso il loro parere sulla fanfiction o semplicemente hanno letto. Anche voi mi avete spronata a migliorare sempre di più e le vostre parole entusiaste sono quelle che ricordavo ogni volta che rileggevo fino allo sfinimento i capitoli per trovare errori, per rendere la scena ancor più emozionante, e mi chiedevo che cosa ne avreste pensato, se vi sarebbe piaciuto, e non vedevo l'ora di pubblicare!
In definitiva, per terminare l’ennesima pappardella sbrodolante zuccheri come è mio solito, un grazie a tutti, tutti voi che mi avete fatta emozionare solo leggendo la mia storia. Con la speranza di avervi emozionati anch’io, vi saluto per l’ultima volta,
Patrizia

sabato 22 ottobre 2011

Oh! Oh! Oh!

Ho appena finito di leggere/guardare Kuroshituji, o The Black Butler, come si voglia, si Yana Toboso. Ora, considerando la mia passione per i personaggi cattivi e carismatici, considerando il fatto che mi piacciano i manga un po’ diversi che non parlano solo di scuola o di combattimenti, considerando la figaggine di Sebastian… come possono non essere stata conquistata?! Anzi, rapita. No, se vogliamo essere proprio precisi, rapita e segregata da questo manga! Possibilmente segregata a casa di Ciel Phantomhive, ovvio.

Allora, per prima cosa, per coloro che non hanno letto questo manga, ve lo consiglio caldamente, è divertente ma soprattutto interessantissimo! Iniziando a leggere la storia di fondo, quella del contratto fra Ciel e Sebastian, anche se mi aspettavo che non succedesse tutto subito, certo non mi sarei mai e poi mai immaginata che, mentre aspettiamo di scoprire chi sono gli assassini dei coniugi Phantomhive, le vicende sarebbero state dei gialli. Insomma, tutto, a partire dal caso di Jack lo Squartatore, passando per il Noah’s Ark e l’assassino a Casa Phantomhive, per finire nell’attuale nave da crociera infestata, è assolutamente, assurdamente, irrimediabilmente magnifico!
Sono davvero contentissima di avere iniziato a leggere Kuroshituji perché mi piace un sacco, è innovativo e i personaggi sono molto fascinosi.

Parliamo dei personaggi, che, dopo la storia, sono la cosa più interessante che esiste. Ma ci credete che li adoro tutti? Davvero, non ce n’è uno che non mi piaccia, che mi annoi, che io trovi esagerato, come mi capita invece in molti manga che leggo.
Insomma, alcuni in certi manga sono talmente esagerati da risultare… pacchiani, non saprei come altro definirli. Comunque, più o meno in ordine di preferenza, eccovi una bella scarrellata di immagini:


Sebastian Michaelis. Personalmente, se me lo ritrovassi davanti, farei un contratto con lui solo per tenermelo affianco. Il fatto poi che debba divorare la mia anima… hm, ci penserò a tempo debito.
Comunque Sebastian è il migliore perché è malvagio e carismatico, anche se personalmente a volte credo che l’autrice esageri a farlo essere così perfetto, qualche debolezza anche in lui lo farebbe molto più interessante.
Credo che Ciel cominci a piacergli (non in senso yaoi, non emozioniamoci troppo!), a volte rimane stupito da quello che il suo bocchan dice, lo protegge, lo aiuta anche in compiti che vanno oltre a quelli di demone e di maggiordomo. Indi per cui sono molto curiosa di vedere se fra i due si svilupperà un rapporto più profondo (eventuali yaoiste, vi prego di non leggere qualche doppio sens in questa frase! xD).


Passiamo oltre, a voi Grell Sutcliffe! Non per essere ripetitiva, ma adoro anche lui. Insomma, ve l’ho detto che li amo tutti, sono tutti favolosi. Grell e Sebastian, in particolare, si contendevano il primo posto, ma alla fine ha vinto Sebastian perché è più cattivo, ah ah!
Comunque, mi piace Grell perché è divertente, fa sempre un sacco di scena e mi fa ridere da matti quando ci prova con Sebastian e lui, puntualmente, fa la faccia schifata. Leggendo qua e là ho trovato scritto che Yana Toboso diceva che nonostante l’infatuazione per Sebastian il vero amore di Grell è sempre stato William. Se così fosse mi piacerebbe un sacco, mi vengono in mente un mucchio di fanfiction, ormai il mio cervello ragiona a fanfiction! Si ciba di fanfiction! Oddio, sono malata!


Terzo nella scala delle preferenze c’è, ovviamente, Ciel Phantomhive. Mi piace soprattutto per il suo carattere: generoso, tenero, gentile, magnanimo, e il fatto che tenti di nascondere tutte queste qualità dietro ad una maschera di odiosa e saccente arroganza mi fa impazzire. Anche il suo rapporto con Lizzy mi piace, per quanto lui tenti di nasconderlo in realtà lei gli piace molto, e le vuole bene.



Metto assieme, perché sono inseparabili, il principe Soma e l’adorabile Agni. Divertentissimi e, sinceramente, non mi spiacerebbe fingermi una fanciulla in pericolo per farmi salvare da loro così da doverli opoi spitare! Ancora una volta, la mia mente malefica e geniale colpisce! Seh, come no! xD Comunque, mi piacciono parecchio, soprattutto Soma perché ha paura di Sebastian, ah ah!


In quinta posizione stazionano fermamente, in un blocco unito, tre dei fedeli servi Phantomhive: Meirin, Baldroy e Finny. Sono tutti quanti divertentissimi, terrorizzati da Sebastian e veramente disastrosi, ma nascondono un passato oscuro e abilità incredibili.


Mi ritrovo a parlare di Tanaka in seguito, isolato, perché lui è fortissimo! Cioè… No, non posso descriverlo. Il titolo del post dice già tutto.
Silenzio solenne.


Ora basta silenzio però! Perché il prossimo è Undertaker, il becchino che si nutre di risate. Uh uh uh… Che dire su di lui? Be’, mi piace e basta. Tutto qui, davvero. Mi piace il fatto che si faccia pagare in risate!

Ce ne sono anche altri che mi piacciono, ma meglio non strafare per oggi. Insomma, piuttosto: ho visto l’anime, entrambe le stagioni, e mi hanno fatto veramente schifo. Forse ne parlerò prossimamente, goodbye!
Oh! Oh! Oh!

giovedì 20 ottobre 2011

Nella gabbia dei matti!

Ogni volta che finisco di leggere una fanfiction mi sento irragionevolmente allegra. Come quando si finisce un libro. C’è un po’ di nostalgia e un po’ di allegria, allegria perché ho letto una bella storia, che mi ha appassionata e che ho seguito con emozione, nostalgia perché una volta per tutte dovrò uscire dal quel mondo abilmente costruito che è stato per parecchio tempo nei miei pensieri.
E’ ciò che mi è successo leggendo The Wammy's Hospital, di Luce Lawliet. Come si evince dal titolo, fandom Death Note.

Solitamente non leggo AU, com’è questa fanfiction, perché non sono il mio genere. Tuttavia ho aperto la pagina perché le storie che parlano di sinistri ospedali (soprattutto se psichiatrici come ci anticipa l’introduzione), di misteri e tensioni sono assolutamente il mio genere!
La storia parla di una normalissima ragazza, Lyanne Stoinich, che, per qualche motivo a lei e a noi ignoto, finisce in un ospedale psichiatrico, appunto il Wammy’s Hospital. I personaggi di Death Note compaiono un po’ alla volta, e i ruoli a loro assegnati all’interno della fanfiction calzano a pennello. Già in partenza abbiamo un mistero: chi è Lyanne Stoinich? Qual è la sua storia, perché si è ritrovata in quell’ospedale? Un ospedale, fra l’altro, che sembra avere molti segreti, segreti che qualcuno tenta di celare, ma invece Lyanne, riportandoli a galla, potrebbe riuscire a riscoprire sé stessa e anche cosa succede in quel luogo fuori dal comune.

L’autrice ha uno stile sobrio, niente fronzoli e tutto verità, molto crudo e anche parecchio inquietante delle volte. Questo stile ci accompagna in maniera omogena sino alla fine della storia, narrando i fatti in modo incredibilmente distaccato, nonostante la prima persona, con descrizioni accurate (tanto che in alcuni casi le definirei addirittura splatter) scritte molto bene. Uno stile fondamentale per le sensazioni che l’autrice vuole – e riesce – farci provare.
Con l’andare avanti della lettura c’è solo un crescendo di tensione, le domande diventano sempre di più e sempre più opprimenti, la trama si snoda fino ad un punto critico, un punto che tutti possono percepire come di non ritorno, e la sensazione è quella di essere rinchiusi in una stanza di quesiti che non riescono ad essere risolti, che ci opprimono da tutti i lati. E la voglia di andare avanti a leggere per sapere che succedere cresce di capitolo in capitolo.

Un'altra cosa assolutamente a favore dell'autrice è che si è informata sulla materia da lei trattata, ossia gli ospedali e le malattie psichiche, senza lasciare nulla al caso e senza essere superficiale. In questo modo la storia acquista ancor più senso, più realtà e più dinamicità.

Consiglio vivamente a tutti gli appassionati di Death Note e di storie horror e misteriose, di leggere The Wammy’s Hospital, perché è una storia avvincente, piena di colpi di scena inaspettati, che ti fa rimanere con il fiato sospeso ad ogni nuova, allucinante rivelazione.

domenica 18 settembre 2011

What a bored Shinigami can do - Spoiler 12

Spoiler: Capitolo dodici - Kids

“Lo sai che Diane Colfer è mia madre?!”
Dal bagno non provenne alcun suono, solo lo scrosciare dell’acqua del lavandino. Dopo qualche secondo: “Veramente?”.
“Sì!”
“Da quanto lo sai?”
“Da un mesetto più o meno.”
Dopo pochi minuti Mello uscì dal bagno asciugandosi il viso e osservandolo, sulla soglia, con aria stranita. “Perché non me lo hai detto prima?”, domandò con aria leggermente contrita.
Matt si strinse nelle spalle. “Non lo so. Cosa dovrei fare?”
“Vai a par… E’ per quello che non le parlavi più?”, domandò Mello con sguardo allucinato. L’amico assunse un’aria talmente colpevole che non ci sarebbe voluto l’intuito di Mello per capire quale fosse la riposta. “Che coglione!”, commentò l’amico. “Lei lo sa?”
“Sì.”
“Che due coglioni.”
“Non parlare di mia madre a quel modo!”, lo ammonì Matt puntandogli contro un indice. Mello ridacchiò, infilò pantaloni, maglietta e uscì dalla stanza. “Hey guarda che dico sul serio!”, fece in tempo a gridargli Matt. “Porta rispetto!”





Ciao a tutti! ^^
Allora, personalmente sono molto affezionata a questo capitolo dodici, e spero che piaccia anche a voi. E' uno di quei capitoli che non vedo l'ora di postare, e mi piacerebbe davvero sapere che cosa ne pensate.
Il titolo è stato dato per via dei personaggi su cui si incentra: Georgie, che è una bambina, e Matt, che avrà l'occasione per sentirsi di nuovo come un bimbo piccolo.
Non ho mai calcolato molto Matt nelle fanfiction su Death Note, forse perché non ne ho lette molte nelle quali c'era anche lui (solo una in effetti, nella quale aveva un ruolo importante) ma scrivendo ho finito per dargli spazio.
I personaggi che manipolo nelle fanfictions non sono mai uguali all'originale, per quanto possano sembrare IC, perché solo l'autore può sapere esattamente come si muoveranno i suoi personaggi. Ma dal momento che scrivo qualcosa con loro come protagonisti sento che diventano anche un po' miei.
Nei personaggi uno ci riversa dentro molto della propria personalità e delle proprie esperienze, ma anche un bel po' di inventiva, quindi finiscono per diventare qualcosa di ibrido che ricorda vagamente l'autore ma che vi si allontana anche. A volte i personaggi finiscono per fare tutto di testa loro! Quindi la storia prende una piega che non ti eri neanche immaginato quando avevi posato le mani sulla tastiera.
Matt è uno di quei personaggi. Un po' mi somiglia perché preferisce starsene per conto suo e ha pochi amici, ma molto cari. Perché si tiene le cose dentro e poi le rivela all'improvviso. Però è anche molto diverso da me: lui è più rumoroso, fa più clamore, si nota di più, invece io tendo a cercare di stare un po' da parte perché non mi piacciono i riflettori. A Matt non fanno né caldo né freddo.
Matt è l'unico personaggio di questa fanfiction in cui ci ho messo dentro del mio, forse perché pensavo che sarebbe rimasto un po' da parte come faccio io, invece si è all'improvviso ribellato e ha preteso di avere un ruolo più centrale. Come vi ho già detto: a volte i personaggi fanno di testa loro.
Per tutte queste ragioni mi sono affezionata a Matt, anche se può sembrare strano affezionarsi a qualcuno che non esiste, ma credo che tutti coloro che scrivono e che leggono possano capirmi. Quante volti ci siamo affezionati ai personaggi di un libro? Abbiamo gioito per le loro vittorie e pianto per le loro sconfitte, non è così?
Tornando a Matt, spero che apprezzerete la sua storia personale in questa fanfiction, storia che ha forse il suo picco di emotività nel sopracitato capitolo dodici.
E dopo l'ennesima pappardella che vuole essere solo un piccolo avviso ma poi si lascia trasportare dall'emozione,
vi saluto!