Fra la pila di libri del caro zio
Stephen (me ne mancano ancora due fra quelli che ho scelto di leggere!), questo
era uno di quelli che mi incuriosiva di più. La trama era interessante, lo
stile era quello incalzante di King e io ero proprio in vena di leggere un bel
romanzo horror.
La delusione, ahimè, si è fatta sentire
su più fronti.
La curiosità è forte a Castle Rock,
piccolo paesino di provincia del Maine, quando il signor Leland Gaunt arriva in
città e apre un nuovo negozio che chiama “Cose preziose”. Per ogni acquirente c’è
l’articolo giusto, e il signor Gaunt chiede così poco in cambio! Un prezzo da
mercatino delle pulci, e la promessa di fare un piccolo scherzo al vicino. Ma
cos’è, in fondo, uno scherzetto, in confronto a quello che il signor Gaunt ha
venduto loro? La possibilità di immergersi in un’avventura amorosa con Elvis
per Cora Rusk, un magico rimedio per la dolorosa artrite di Polly Chalmers, la
promessa di diventare ricchi con un tesoro sepolto per Asso Merrill.
Gli abitanti di Castle Rock, uno alla
volta, cadono nella trappola del signor Gaunt, e molti di loro ricevono anche
scherzi di cattivo gusto. Lenzuola sporche di fango, gomme della macchina
bucate, fiori e aiuole rovinati. Ognuno di loro imputa lo scherzo ad una
persona che trovano particolarmente antipatica, con la quale avevano qualche
conto in sospeso o degli screzi passati. In un solo giorno, poi, tutto esplode.
Letteralmente.
Gaunt, grazie a due soci soggiogati con
la persuasione, fa piazzare delle bombe lungo tutta la città Nel frattempo
tutti coloro che avevano subìto brutti scherzi, accecati dall’odio e dalla
paura che qualcuno possa rubare il prezioso oggetto che hanno acquistato da
Gaunt, si recano dalla persona tanto odiata con l’intento di ucciderla. Tutti
sono stati aizzati contro tutti, la polizia non sa più cosa fare, e persino una
tempesta ci si mette a fare interferenza con le onde radio!
Alla fine è lo sceriffo Alan Pangborn a
scoprire che cos’ha intenzione di fare Gaunt. Mentre la città è nel caos e
infestata di cadaveri, il commerciante aveva fatto le valige e stava per
andarsene con il suo ricavato: le anime di quelli che erano morti, disposti a
vendere persino loro stessi per una mera illusione.
Lo sceriffo fa fuggire Gaunt,
costringendolo a lasciar andare le anime dei compaesani, grazie ai suoi trucchi
di magia che, incredibilmente, divengono realtà. Leland Gaunt scompare, ma non
per sempre. Un altro negozio apre, da qualche altra parte. “Desideri esauditi”.
Con un nome così, chi lo sa, potrebbe vendere qualsiasi cosa…
Leland Gaunt nel film del '93. Era interpretato da Max Von Sydow |
Considerando che il libro non mi è
piaciuto, sono piuttosto soddisfatta di come ho riassunto la trama. Di solito,
se il libro non mi piace, il riassunto mi viene freddo e distaccato.
In questo caso non è così solo perché l’unica
cosa che mi è piaciuta di questo libro è la trama. Inizialmente cattura grazie
a quell’elemento magico, il fatto che tutti rimangano stregati da Gaunt. Poi si
rimane coinvolti nella vicenda e, nostro malgrado, vogliamo sapere come va a
finire. La trama è ben costruita, purtroppo il ritmo non è incalzante. Non lo
definirei nemmeno lento, sarebbe un insulto alla lentezza: è lumachesco.
Ho fatto una tale fatica a finirlo! Già
vedere quanto tempo ci ho messo è un indizio: quasi due mesi. Quasi due mesi
per un libro di seicento pagine. La cosa noiosa di questo romanzo è che ogni
singola cosa è descritta sin nei minimi particolari. Come se, raccontando la
mia giornata, dicessi: «Oggi mi sono svegliata e sono rimasta nel letto per
qualche minuto. Ho aperto gli occhi. Mi sono guardata attorno. Poi mi sono alzata
e sono andata in bagno. Mi sono guardata allo specchio (che faccia da schiaffi
ragazzi! Non per nulla sono raffreddata).» Insomma, mi sono spiegata? Questa è
di gran lunga la pecca più grande del romanzo.
Un’altra cosa che non mi è piaciuta (l’ultima,
giuro) è la fine. Sono felice di constatare che non finisce proprio bene –
veritiero – ma non sono altrettanto felice della battaglia finale fra lo sceriffo
Pangborn e il signor Gaunt. Negli ultimi, cruciali momenti, Alan Pangborn esegue
della vera e propria magia: vede un serpente di cartapesta trasformarsi in un
vero serpente, sputa fiamme dalla manica della giacca, e fa fuggire in questo
modo Gaunt. Il tutto, senza nemmeno fare una piega, come se sapesse già che il
suo innocuo serpente giocattolo, quando lanciato verso il signor Gaunt,
diventerà un animale vero. Alan Pangborn è un adulto, lungo tutta la storia non
dimostra di credere nella fantasia o cose del genere, quindi perché dovrebbe
riuscire a sconfiggere un demone con la magia? In “It” era diverso, si parlava
di bambini, con loro la fantasia si spreca! Qui invece non ha senso.
Passiamo alle cose positive. Indubbiamente
King è un ottimo scrittore, perché non è da tutti riuscire a descrivere come si
vive in un piccolo paese di provincia, tracciandone la storia e introducendo
moltissimi personaggi. Soprattutto quest’ultima cosa è lodevole.
Vi sono moltissimi personaggi che
entrano in gioco in “Cose preziose”, e nessuno di questi viene tralasciato.
Tutti sono chiari, hanno una personalità che rispetta le loro azioni e i loro
pensieri, sono reali.
Il titolo originale del libro è “Needful
things”. Una volta tanto sono abbastanza soddisfatta di come è stato tradotto
il titolo. Needful significa necessario, indispensabile. Capisco che una
traduzione alla lettera non sarebbe stata altrettanto efficace, però cose preziose suona bene.
Per concludere, ovviamente gli amanti di
King riterranno questo l’ennesimo capolavoro del Re. Ma gli amanti con un po’
di senso critico potranno perlomeno convenire con me che non si tratta del suo
lavoro migliore?
Sì, ne convengo, decisamente: non è il lavoro migliore del Re, e neppure il più riuscito fra tutti quelli appartenenti al ciclo dedicato a Castle Rock.
RispondiEliminaPerò ti confesso che mi è piaciuto lo stesso, nonostante abbia riscontrato parecchi dei difetti che hai evidenziato anche tu! ;D
Be' giustamente un vero fan rimane sempre fede al proprio autore preferito, anche se vediamo che qualche volta non ci azzecca lo perdoniamo :)
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