venerdì 26 dicembre 2014

La prima e la terza

   Adoro sia leggere che scrivere, e in entrambi questi ambiti preferisco determinati stili e scelte. Una delle cose che per prime apprezzo, è la scelta di un narratore onnisciente in terza persona, invece che della prima persona.
   Ho letto molti libri sia in prima che in terza persona, e a mio parere quest’ultima lascia all’autore molta più libertà, e al lettore permette di conoscere meglio l’universo del libro che legge.
 
   La prima persona è il punto di vista di un solo individuo, e ha i suoi pro e i suoi contro.
   I pro sono certamente un legame molto più vivido con il protagonista, la possibilità di conoscerlo meglio e l’immediatezza del contatto con il lettore. Se il protagonista parla in prima persona è come quando un amico ci confida un segreto: ci sentiamo subito interessati e pronti ad ascoltare.
   I contro sono il fatto che l’autore, come il lettore, è limitato ad un solo punto di vista. Possiamo conoscere solo ciò che è lecito conosca il nostro protagonista, e non conosceremo mai tutte le sfaccettature degli altri personaggi, così come le sfaccettature del protagonista stesso.
   Per esempio, mettiamo che io mi ritenga estremamente simpatica, esilarante, ma forse gli altri non la pensino così. Se racconto qualcosa in prima persona, come fa il lettore a rendersi conto che non sono poi tanto simpatica, se io che racconto mi ritengo tale? Oppure c’è un personaggio che al protagonista proprio non va giù, un misantropo della peggior specie, che si comporta male con tutti e sta bene solo quando si rinchiude in casa. Il protagonista ne sta ben alla larga, ma forse se avessimo un narratore in terza persona potremmo scoprire la sua storia: la sua amata lo ha tradito con il suo migliore amico, lui ha perso fede nel genere umano e tutto ciò che gli resta è una foto di lei, che custodisce gelosamente in camera sua.
   A volte certe informazioni non sono utili alla trama, ma aggiungono qualcosa, non trovate?
   La prima persona ci limita, purtroppo, anche al carattere di questa. Se il nostro protagonista è una persona acida il racconto ce lo farà capire, e ci farà vedere tutto con quella sensazione di malessere di fondo.
   Preferisco la terza persona onnisciente proprio perché, non essendo legata ad un personaggio in particolare, può conoscere tutto della storia e dei personaggi. In questo modo abbiamo anche più protagonisti, abbiamo la possibilità di muoverci nello spazio e nel tempo dell’universo della storia senza dover cambiare continuamente punto di vista o senza dover usare escamotage come la lettura di un diario o il racconto di terzi.
 
   Non sono una scrittrice – accidenti a me! – e quindi non saprei dire con quali storie conviene scegliere la prima persona e con quali la terza. Tuttavia sono una lettrice, e come lettrice posso dirvi cosa penso in base alla moltitudine di libri che ho letto.
   Credo che la prima persona sia adatta a storie piuttosto modeste per quanto riguarda la trama, e che vogliono invece contrarsi sulle vicende dei protagonisti, su cosa provano e come si evolve il personaggio. Invece la terza persona la vedo più adatta a storie d’avventura e di azione.
   In verità la prima o la terza persona è l’ultima cosa sulla quale mi baso quando scelgo di leggere un libro. Non la guardo nemmeno, e mi limito a scoprirlo una volta iniziata la lettura. Ma ammetto di sentirmi un pochino delusa quando inizio a leggere e scopro che sto leggendo un romanzo in prima persona.
   Pensate che uno stile sia migliore di un altro? E se sì, perché? Cosa vi piace o non vi piace della prima o della terza persona? Spero di ricevere dei commenti perché è un argomento interessante – più interessante di quanto immaginassi quando mi è venuto in mente – e ci ho ragionato parecchio durante la stesura del post!

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