giovedì 26 aprile 2012

Musica maestro

Quand’è stata l’ultima volta che sei andato ad un concerto e che concerto era?
   Circa tre anni fa, in estate, concerto di Caparezza. Molto fico.

C’è un tipo di musica che non sopporti?
   Prima pensavo di detestare la musica pop ma poi mi sono accorta che alcune canzoni mi piacciono. Non mi piace in generale la musica che fa troppo tunz-tunz, ma non so come chiamarla. Ad esempio dicono che Lady Gaga fa musica Elettonica, che in teoria non mi dovrebbe piacere, però ci sono alcune canzoni sue che mi piacciono. Mah… tunz tunz.

Suoni uno strumento? Se sì quale?
   Suono la tastiera del pc, con la quale potrei volendo suonare quel giochino-Doodle che Google aveva fatto per l’anniversario di nascita di Les Paul.

Quanti cd hai? Di quale artista ne hai di più?
   Non so quanti ne ho. Non ho voglia di contarli ma saranno più o meno una quindicina. Però sono sicura che quelli di cui ne ho di più sono i Green Day.

Dì 3 band che vorresti conoscere e perché.
   In ordine di importanza: Green Day, perché sono il mio primo amore; Dresden Dolls, perché sono troppo fichi e li adoro; Kymia Dawson, perché penso che sia una bella persona (anche se teoricamente non è una band).

Cosa pensano i tuoi genitori della musica che ascolti?
   Alcune canzoni gli piacciono e altre no, ma non sono il tipo di genitori che non vogliono che ascolti un certo tipo di musica. Insomma, perché vietare a qualcuno di ascoltare musica? Cioè, è solo musica in fondo…

Compri ancora CD? Qual è l’ultimo che hai comprato?
   Uhuh! Io non compro più CD da molto ormai. Io e Torrent abbiamo un favoloso rapporto. L’ultimo che ho comprato devo averlo comprato almeno quattro o cinque anni fa, ed era un CD dei Distillers.

Fai più attenzione alla melodia o ai testi?
   Ad un primo impatto alla melodia, ma quando una canzone mi piace tanto vado sempre a leggere i testi, e se sono belli mi piace di più. Se sono brutti resto molto delusa. Credo comunque di dare più importanza ai testi.

Dì tre album del tuo artista/band preferito.
   Il problema è che non ho un artista che preferisco proprio più di altri, però tre album che mi piacciono un sacco sono: American Idiot dei Green Day, Life in Cartoon motion di Mika, la colonna sonora di Love Actually.

C’è qualche band che prima ti piaceva e che ora non ti piace più?
   Quando ero una piccola bimba che voleva disperatamente essere punx ascoltavo senza troppa convinzione i Good Charlotte, e adesso li aborro. A parte il fatto che mi pare siano morti o qualcosa di simile, ma se mai li sentissi li abborrerei.

Riesci a concentrarti su altro quando ascolti musica?
   Domanda complicata. Ora ad esempio sto scrivendo e ascolto musica, ma non la sto ascoltando proprio bene. Quando vado a correre però metto l’i-pod e ascolto e penso ad altro contemporaneamente. Forse dipende da cosa sto facendo.

La tua top 5 dei video musicali.
   5) Backstabber, The Dresden Dolls
   4)Is it just me?, The Darkness
   3) Tutti i live dei Musica Nuda, quelli registrati bene però
   2)Lollipop, Mika
   1)Jesus of Suburbia, Green Day.

Le prima cinque canzoni sul tuo i-pod se metti “riproduzione casuale”.
   Gotye – Somebody That I Used to Know
   Mika – One Foot Boy
   Musica Nuda – La canzone dei vecchi amanti (cover)
   Trainspotting Soundtrack – For What You Dream For
   Lady Gaga – Bad Romance

Punk o heavy metal?
   Domanda molto difficile. Credo punk, perché l’heavy metal dopo appena due secondi lo odio. Lo trovo pretenzioso. Comunque è una scelta della serie "il minore dei mali".

ϟ  Canti sotto la doccia?
   Sotto la doccia no, perché mi piace avere le parole davanti, per cui lo faccio quando ho un attimo di pace (possibilmente sola in casa) e mi accendo internet su Angolotesti.it

Quanto tempo della giornata ascolti musica?
   Dipende dal giorno, ma probabilmente spazio da un’ora al giorno alle tre ore.

ø  Se potessi suonare qualunque strumento musicale, quale sarebbe?
   Hmmm… non c’è uno strumento che mi affascini particolarmente. Forse mi piacerebbe avere una foce super-figa.

  Se potessi prendere il posto del membro di una band per un giorno, chi sarebbe?
   Boh… Forse Slash dei Guns’n’Roses, perché mi piace come suona la chitarra.

Se fossi una canzone quale canzone saresti e perché?
   Me lo sono chiesta spesso: credo che sarei “Mary Jo”, dei Belle&Sebastian, sia perché è una melodia tranquilla come me e il testo mi riflette.

Come pensi sarebbe il mondo senza musica?
   Terribilmente noioso!

  Una band “costruita” (secondo te).
   Quando ero alle medie andavano di moda i Blue, per fortuna ora sono scomparsi, e una mia amica moriva per loro. Mi ha detto che per fare la band la casa discografica aveva fatto dei provini, e la cosa mi è sempre parsa tristissima.

Quale band ti piaceva cinque anni fa? E dieci anni fa?
   Cinque anni fa avevo quindici anni e mi piacevano da morire i My Chemical Romance. Anche or ami piacciono, ma un po’ più moderatamente.
   Dieci anni fa avevo dieci anni, e mi piacevano tutte le sigle dei cartoni animati! Fuck yeah!

Se potessi inventare un nuovo strumento come sarebbe?
   …si suonerebbe con i piedi, così nessuno direbbe più “Lo stai suonando con i piedi!” come se fosse un insulto.

Se potessi essere un qualsiasi musicista nel mondo, chi vorresti essere e perché?
   Vorrei essere John Lennon, perché è uno dei quei rari musicisti che hanno cambiato il mondo della musica e il mondo in generale. Un po’ in meglio, credo. Anche se poi dovrei morire giovane… hm, non importa, lo accetterò.

domenica 22 aprile 2012

La pulce nell'orecchio - Spoiler 5

   Capitolo cinque: Domenica 23 Marzo, nel pomeriggio - Infido di natura
   Spoiler:
   Ciel borbottava giocherellando con un cioccolatino, che alla fine mangiò cercando di trasferirgli tutta la violenza che voleva riversare su Alois e le sue rivoltanti avances. Infine prese parola. «Alois, raccontami della tua clamorosa caduta da cavallo, mi spiace molto di non avervi potuto assistere.»
   Il biondo fece una brutta smorfia. «Qualcuno ha bisogno di rimanere al suo posto, Ciel. Chiediamo alla signorina che cosa ha deciso in merito alla questione per cui oggi siamo qui.» Si risvolse a Elizabeth e le strinse la spalla più forte. Lizzy tentò di liberarsi dalla sua presa, che le stava dando fastidio alla spalla, ma Alois non voleva lasciarla. Continuarono quel silenzioso teatrino per qualche secondo, mentre Ciel si domandava come mai Lizzy si agitasse tanto sulla sedia. Probabilmente per l’annuncio da fare. A quel pensiero il cuore del ragazzo cominciò a battere impercettibilmente più forte.


sabato 21 aprile 2012

I soliti sospetti

   Considerazione inutile dettata dalla cioia e dall'emozzione: ho appena comprato il biglietto per andare a vedere Mika!

   Sì, lo so che mancano tre mesi ed è inutile sbracciarsi tanto con così tanto anticipo. Questo non toglie che io abbia balzellato fino a casa con aria estremamente soddisfatta.
   Attendo solo che quel maledetto essere libanese/americano vivente in Inghilterra (della serie: facciamo le cose facili) si decida a far uscire il suo terzo album. Possibilmente in tempo perché io possa scaricarlo comprarlo e imparare le canzoni. Non si può fare un tour senza album, ma se continua così dovrà farlo!

   Vabbé, a voi la terza serata passata a disegnare cose riguardanti Mika. Ormai mia madre dice a tutti che ho la Mikosi e, sì, la malattia è come un fungo che prende possesso del mio cervello lentamente.


martedì 17 aprile 2012

Dì qualcosa di carino

   Eccomi di ritorno con un'altra delle teorie riprese dalla mia spicciola filosofia di vita.

   Ancora una volta mi è capitato di guardare un video su youtube (sarà che ho del tempo da perdere ragazzi, che vi posso dire?) e ho trovato questo canale: Improv Everywhere.
   Per farla breve sono video di una serie di eventi organizzati da Charlie Todd, direttore e fondatore di Improv Everywhere, dove vengono messe in atto situazioni assurde in mezzo alla città (prevalentemente New York), e le persone, ignare di essere nel bel mezzo di un qualcosa di organizzato, all'inizio rimangono alquanto spiazzate, ma poi si divertono.
   La cosa mi piace parecchio, devo ammettere, e sono gelosissima delle persone a cui è capitato di assistere a questi spettacoli.
   Anche se ad un'occhiata superficiale possono sembrare cose davvero stupide (se avete dato un'occhiata al canale lo avrete notato) io credo che ci sia realmente del buono in questo. Tutte le persone che si sono trovate in quelle situazioni, anche se all'inizo erano un po' stranite, dopo hanno capito che non c'era niente di meglio da fare che riderne.
   Forse è questo che dovremmo fare per avere una giornata migliore: imparare a ridere delle cose assurde della vita. Non perché non ne abbiamo rispetto, ma perché è il modo migliore per passare attraverso certe situazioni.

   Comunque il video che ho visto io e che mi è piaicuto tanto è quello che vado a mettere qua sotto. Ancora una volta, se sapete l'inglese è meglio, ma ve lo spiego nel caso: hanno montato in mezzo alla piazza un megafono con la targa "Dì qualcosa di carino", e l'hanno lasciato lì.


   Questo video mi mette un'allegria pazzesca!
   Senza che nessuno faccia niente un sacco di gente è andata lì a dire all'intera piazza cose veramente gentili, veramente belle, a tutti quelli che sono lì in quel momento o a persone che amano, o anche a sconosciuti.
   Questa è la dimostrazione che non è vero che il mondo sta andando a rotoli, e non è vero che l'uomo è un essere di per sé meschino.

   Forse se ci fossero più momenti assurdi come questi, in cui tutti, dagli attori ai passanti ignari, sono coinvolti, allora tutti avremmo una giornata migliore, sorrideremmo un po' di più, e forse avremmo una vita più felice.
   In fondo è così facile dire alla gente qualcosa di carino.

domenica 15 aprile 2012

La pulce nell'orecchio - Spoiler 4

   Capitolo quattro: Domenica 23 Marzo, nel mattino - Fino all'altroieri
   Spoiler:
   «Tanaka, potrei farti una domanda?»
   Il maggiordomo, che si stava rilassando bevendo una tazza di tè in ginocchio sul retro della magione, lo guardò sorridendo. Ciel lo prese come un invito a parlare.
   «Se dovessi riconquistare Lizzy – non che io abbia bisogno di farlo, intendiamoci – come potrei fare?»
   Tanaka rimase a fissare Ciel con lo stesso sguardo allegro. Poggiò la tazza di tè a terra e si alzò. Il ragazzo, pensando che promettesse bene, si preparò ad una rivelazione cardine della sua esistenza, magari Tanaka, con tutti gli anni che aveva, era riuscito a decifrare l’universo femminile meglio di lui. Il maggiordomo alzò lo sguardo su Ciel…
   «Oh! Oh! Oh!»

giovedì 12 aprile 2012

Ach!

   Ho appena terminato di leggere “Il caso dei libri scomparsi”, di Ian Sanssom.


   Questo libro è l’ennesimo lampante esempio di come non ci si debba mai fidare delle recensioni ufficiali. A leggere le critiche infatti questo libro ci appare divertentissimo, il primo di una trilogia nuova ed originale, con un protagonista anticonvenzionale e un mistero oscuro da risolvere veramente ma veramente fico! … be’, non è nulla di tutto ciò.
   L’unica consolazione che trovato nel leggerlo, andando avanti e avanti con caparbietà e oserei dire coraggio, è che almeno me l’hanno regalato, quindi non ho speso neanche un centesimo per ‘sta roba.

   Partiamo dalla cosa più evidente. Dovrebbe far ridere, si evince dalle situazioni, dai dialoghi, dalle battute. La verità è che non fa ridere nemmeno per sbaglio. Mi è capitato raramente di piegare un poco le labbra in un debole sorriso, il che non compensa il fatto che ci siano trecento pagine di sfighe – si presuppone divertenti ma in realtà patetiche e poi esagerate – contro il protagonista.
   Protagonista ad una prima occhiata – devo ammetterlo – interessante. Non mi era mai capitato di leggere di un bibliotecario grassottello mezzo irlandese e mezzo ebreo. Con l’andare avanti della situazione il personaggio diventa purtroppo stereotipo, così come pressoché tutta l’Irlanda del Nord di Sanssom: strano accento, molta religione, decisamente strambi in qualsiasi modo possibile. Per di più nessuno viene trattato con grande attenzione ma solo superficialmente, nemmeno Israel Armstrong, il nostro bibliotecario, viene preso in gran conto.
   Quindi ecco che lo stile e i personaggi non si salvano, tanto per cominciare. Proviamo a riporre speranza nel mistero da risolvere? Bene, partiamo dal presupposto che Israel viene incaricato di ritrovare i libri scomparsi, manco fosse un detective. Capisco che oggi come oggi sia, per così dire, di moda prendere il primo povero malcapitato che ci capita fra le mani e gettarlo nell’azione nonostante sia una persona comune; a volte è proprio quello il bello. Ma qui la cosa non viene affatto giustificata! Per lo meno in qualche altro libro o film ti avevano rapito la figlia e la moglie, e quindi ti ritrovavi coinvolto per forza e non potevi mollare. Israel, invece, può andarsene quando vuole, e desidera ardentemente farlo date tutte le lagne che ci propone nel corso del libro (credo di aver letto più disavventure qui che nel “Signore degli Anelli”), l’unico motivo per cui non lo fa è che altrimenti non ci sarebbe niente da scrivere, così Sanssom lo costringe a Tundrum, cittadina dell’Irlanda del Nord, senza apparente motivo e con tutte le possibilità di tornare a casa.
   Torniamo al nostro giallo. La soluzione del mistero viene rivelata letteralmente nelle ultime due pagine. Dico sul serio, le ultime due, ed è talmente fiacca e prevedibile che per poco non piangevo di sconforto.

   Non consiglierei questo libro a nessuno. Non si salva né per la comicità né per il filone giallo.
   Ach! Che sconforto!

martedì 10 aprile 2012

Un giorno questo libro ti sarà utile

   Ho visto il trailer di “Un giorno questo dolore ti sarà utile” e ho pensato che volevo vederlo a tutti i costi. In un modo o nell’altro non ho avuto mai più il tempo di pensare ad andare al cinema, e infatti ancora oggi non ho visto il film – ma rimedierò il prima possibile. In seguito ho saputo che era un libro e ho pensato di leggerlo prima di guardare il film, dato che solitamente i libri sono più belli, e che se guardo prima il film e poi mi leggo il libro mi sembra di essermi rovinata la sorpresa.
   Per cui, eccomi a recensire.




   Una delle prima cose che mi è venuta in mente leggendo “Un giorno questo dolore ti sarà utile” è stata Holden Caulfied. Sì, il romanzo mi ricorda vagamente “Il giovane Holden”, ma in versione moderna. Le differenze, sia nel protagonista che nel racconto in sé, ci sono eccome, ma il discorso di fondo è lo stesso: c’è un ragazzo che si ritrova sperduto in un mondo che non capisce e che non riesce a capirlo.
   La parola disadattato in questo romanzo viene usata alla grande, ma credo che sia la prima volta in cui capisco realmente che cosa s’intende per disadattato.
   Il protagonista diciottenne infatti, James Sveck, è un disadattato. Lo si capisce molto bene da come racconta la sua vita, si percepisce il suo senso di distacco dagli altri. Peter Cameron riesce a trasmetterci le emozioni del suo personaggio talmente bene che le situazioni nelle quali si ritrova, e nelle quali si sente a disagio o arrabbiato, risultano strane anche al lettore. Forse se mi capitasse davvero di essere seduta sola in un teatro-ristorante non mi sentirei così male, ma Cameron riesce a farci entrare nel punto di vista di James così in profondità che riusciamo a capirlo. Riusciamo a calarci nei panni di un disadattato.

   Il romanzo non è altro che una sorta di lunga autoanalisi, nella quale James capisce prima di avere bisogno di aiuto, che la vita che conduce non è felice, e poi… be’, qui poi viene la pecca. Nonostante non ci sia una trama vera e propria ma solo fatti che si autoconcludono in poche pagine, Cameron l’ha pensata come si deve: in mezzo ai fatti narrati, come per fare un esempio di quanto James si senta fuori dal mondo, le digressioni abbondano, e questo rende il personaggio molto più reale. Abbiamo quindi il racconto di quando è uscito di testa al Metropolitan Museum, abbiamo le sedute dalla psicologa, abbiamo i momenti con i familiari, e tutti questi momenti danno spunto per una riflessione. Quando stiamo per arrivare alla fine sembra che un cambiamento stia giungendo, ce lo aspettiamo. Ci aspettiamo il momento decisivo, l’epifania, l’illuminazione divina o come si voglia chiamarla. Purtroppo però rimaniamo delusi, perché questa supposta epifania che dovrebbe esserci, e che nelle ultime pagine Cameron dà per scontata, non viene. O meglio, passa senza fare rumore. Forse è stato il momento con la nonna, o forse quando ha risposto al telefono del suo compagno di stanza alla Brown, ma già doverlo indovinare rende tutto così… deludente. Dov’è la svolta? L’epifania?

   In parole povere, questo romanzo è stato “carino” e “leggibile” e un sacco di altri aggettivi semplici, ma quando siamo arrivati al punto dove avrebbe dovuto fare boom! e finalmente rendere tutte quelle pagine prima non solo carine, ma belle e con un senso nuovo, si è appiattito fino a scomparire.
   Non sono molto contenta di averlo letto, da come ne parlavano mi aspettavo di meglio. Non mi sento di bocciarlo del tutto perché in fondo posso definirlo carino, ma certo non è il capolavoro per il quale oggi, dopo il film, vogliono farlo passare.
   Nonostante questo sono ancora molto curiosa di vedere il film, e credo che questa potrebbe essere una di quelle rare occasioni in cui la pellicola supera la carta.

lunedì 9 aprile 2012

L'enigma delle lucertole volanti

   Benvenuti nel mio antro di riflessione.


   In parole povere la domanda del giorno è: perché scrivo? Cosa mi piace del raccontare storie? Mi sono resa conto di non essermelo mai chiesto, in ben vent'anni di vita e una buona decina appunto spesi in scrivere.
   Sì, lo so che sembro presuntuosa a dire che scrivevo dall'età di dieci anni, ma a quell'età non è che proprio scrivessi. Mi piaceva solo l'atto fisico della faccenda: prendere un foglio, una biro, e scrivere. Se non sapevo che storielle futile inventarmi copiavo quello che leggevo in giro, o trascrivevo ciò che sentivo.

   Prima di tutto io scrivo perché qualcuno mi legga. Sempre quando ero bambina prendevo un quaderno bianco e cominciavo improbabili storie su bimbi che entravano in case stregate o su pianisti fantasmi che vivevano in un piccolo paese e suonavano ogni volta che scoccava la mezzanotte. Dopo un paio di pagine, nella mia grafia allora storta e cicciosa, smettevo. Non perché non avessi idee, ma perché pensavo che nessuno avrebbe mai letto la mia storia all’infuori dei miei genitori (e poi perché trovavo altro da fare, come ad esempio costruire case con gli ombrelli o rotolare giù dalle colline di carbone; capirai, a sette anni è molto più emozionante fare quello che scrivere un libro). Quando ho scoperto EFP ho iniziato a scrivere storie con un inizio, una parte centrale e un finale. Certo, la maggior parte sono fanfiction, ma non è questo il punto. Il punto è che ciò che mi manda avanti a scrivere è la consapevolezza che, quando avrò terminato “l’opera”, finalmente potrò inserirla sul sito e altre persone potranno leggerla e commentarla. Fra me e me mi lamento sempre di quanto è lungo il lavoro di postare un capitolo di una fanficiton sul web, ma di fatto è per quella maledetta ora in cui rivedo il testo, lo sfino, lo copio-incollo e lo sminuzzo in tutte le sue parti perché sia perfetto, che inizio a scrivere una storia.

   A questo punto vorrei farmi un'altra domanda: come mai non sono ancora riuscita a scrivere qualcosa di nuovo? Qualcosa che non è una fanfiction? Qualcosa che posso sentire solo e personalmente come mio? Le uniche cose che ho scritto e che ho inventato sono racconti da tre o quattro pagine al massimo, autoconclusivi. Non riesco a scrivere qualcosa di più lungo! Questa domanda però è complicata, non saprei dare una risposta. Meglio analizzare con calma i fatti…
   Be’, non è che non ci abbia provato, intendiamoci. I tentativi sono stati decine e decine. Con trame diverse ogni volta, con personaggi sempre più fuori dal normale, sperimentando i generi che leggevo. Ho iniziato e tirato avanti per un bel po’ di anni con il racconto fantasy, e draghi, e sirene, e lucertole che volano (quest’ultima per il compleanno di mia madre, voleva essere un regalo speciale), ma niente funzionava. Recentemente sono passata ai romanzi, scrivere qualcosa di reale, qualcosa che potrebbe succedere a tutti, ma che è speciale in qualche modo e che ci ricorda che ognuno di noi ha la possibilità di fare quel che vuole della sua vita, come i protagonisti del libro che rivoluzionano la loro.
   Dopo tutto questo, come mai sono ancora qui? Come mai la gente (gli amici) che mi legge dice “Sei brava, scrivi un libro!” Come mai mi regalano manuali di scrittura creativa quando vedono che non ce la faccio?! E ancora ripetono: “Ma ti muovi a scrivere ‘sto best seller?”. E lo dicono con una scrollata di spalle, come se fosse una cosa semplice. In quei momenti vorrei saper dare una testata ad un’altra persona senza farmi male (un giorno mi farò spiegare come si fa).
   Tutto questo ragionamento, per cosa? Non ho ancora capito che cosa c’è che non va in me. Mi piace scrivere, ho la storia, ho la voglia di scriverla, ma dopo un po’ mi blocco. Come mai mi capita solo con le mie storie e non con le fanfiction? Forse, inconsciamente, credo che queste siano più facili da scrivere. Si tratta di prendere un mondo già pronto e ribaltarlo seguendo a grandi linee delle regole già decise da qualcun altro. Il fatto è che, quando inizio una storia mia, dopo un po’ mi rendo conto che non sta venendo fuori come vorrei. Io vorrei dare certe sensazioni, vorrei plasmare i personaggi in un certo modo, invece mi sembra di non aver afferrato bene i fili delle marionette. E quelle ovviamente vanno per conto loro, e si muovono in maniera scialba. Ecco sì, è esattamente per questo che dopo un po’ le mie idee vengono brutalmente cestinate.

   Ultima domanda: cosa mi piace del raccontare storie?
   (Oh, ragazzi, non ho idea del perché mi faccio masochistiche domande sulla mia vita e le mie passoni. Forse lo fanno tutti, una volta ogni tanto.)
   Cosa mi piace? Non lo so, veramente. Non è solo l’invenzione della storia in sé. È l’intero processo creativo, con tutte le sue fasi e gli elementi che comporta: immaginare una storia, scegliere uno stile con cui scriverla, dettarne il ritmo, l’idea di tenere in sospeso lettore e personaggio, gli stessi personaggi sono qualcosa di meraviglioso! Sono creati da te, dovranno fare certe determinate mosse, tu le hai pianificate tempo fa, hai deciso che sarebbe andata così, ma anche se sono frutto della tua mente a volte si ribellano, e fanno quel che vogliono loro. Cambiano la storia, si comportano come tu non faresti mai. Allora capisci che non sono più solo personaggi, hai creato delle persone vere.
   A parte la digressione sui personaggi (che prima o poi approfondirò perché è uno dei miei aspetti preferiti), ecco perché vorrei scrivere un libro: se invento una storia che mi piace, come mi piace, con le persone che voglio io e che va avanti e si conclude come preferisco, allora esiste davvero. Non è più solo una fantasia, un qualcosa di inconscio per cui penso “Oh, come vorrei che il mondo fosse così e cosà”. Se l’ho scritto allora ha una forma e un nome, è una vicenda in tutto e per tutto. E poco importa che forse non è successa mai a nessuno, che forse parla dell’anno 3000 e ancora non può accedere, poco importa che ci siano lucertole volanti: se l’ho messo per iscritto da qualche parte una lucertola che vola c’è.

Devo smetterla di parlare di scrittura
e di fatto scrivere qualcosa.

domenica 8 aprile 2012

Buona Pasqua

Cacchio! Pete, sei tu?!

La pulce nell'orecchio - Spoiler 3

   Titolo del capitolo: 3. Sabato 22 Marzo, nel pomeriggio - Un momento d'intimità
   Spoiler:
   «Lady Elizabeth Middleford, chiedo umilmente la vostra mano.»
   «Che cosa?!» Ciel non poté trattenersi nell’udire quelle parole, e si disse che era stato uno sciocco a non interromperli prima. Sembrava che andasse tutto bene, che Lizzy stesse gridando ancora una volta ai quattro venti quanto lo amasse, e invece Alois le aveva fatto quell’assurda proposta.
   «Ciel!» Lizzy fece per allontanarsi da Alois, inginocchiato a terra, ma il ragazzo fece leva su di lei per alzarsi, la trasse al suo petto e le poggiò una mano su un fianco, sorridendo malevolo.
   «Conte Phantomhive, non posso credere che lei stesse origliando, è scortese. Io e miss Middleford stavamo parlando di cose importanti, che non la riguardano.»
   «Mi spiace Alois, ma credo che tutto ciò che riguardi la mia sposa riguardi anche me», sibilò Ciel con le sopracciglia aggrottate.
   «Se lei fosse la tua sposa. Tuttavia, alla luce della… come dire?, discrepanza, delle vostre opinioni, credo che Lizzy potrebbe considerare l’opportunità di scegliere un marito diverso.»


sabato 7 aprile 2012

Luci e ombre

   Se la prima fatica di Mirya, che ho recensito qui, non era altro che una storia d’amore che a tratti seguiva anche certi cliché che si sono creati con il tempo nelle Dramione, il suo capitolo conclusivo, Per il suo sangue, non ha niente a che vedere con quella.
   Volete leggere qualcosa di leggero? Non leggete Per il suo sangue.
   Volete distrarvi qualche minuto? Non leggete Per il suo sangue.

   Se volete leggere Per il suo sangue preparatevi psicologicamente, davvero, perché quella è una fanfiction in cui troverete brutale realtà, guerra, violenza, male. E nonostante io sia decisamente contro lo splatter fatto per puro intento di scioccare (perché fa così Quentin Tarantino!), e nonostante le descrizioni di Mirya raggiungano livelli di precisione a volte patologica, questa fanfiction mi è piaciuta.
   I libri della Rowling sono sempre stati piuttosto edulcorati, e a ragione, dato che erano rivolti ad un pubblico di bambini e ragazzi, ma forse proprio per questo ho apprezzato che in Per il suo sangue, non ci venga risparmiata nemmeno una lacrima.

   Il bello delle fanfiction, in fondo, è che possono prendere il mondo letterario che abbiamo tanto amato e darne un altro punto di vista. Quando il fanwriter è bravo, questo punto di vista riesce anche a non snaturare la storia. Mirya, in Piss (non ho idea chi abbia iniziato a chiamarla così, ma questo acronimo mi fa ridere ogni volta!), non si concentra più solo sulla Dramione, parla di tutto l’universo di Harry Potter e ne racconta luci e ombre. I protagonisti compiono un percorso di crescita, e tutto si basa sulle contrapposizioni fra bene e male, com’è tipico anche della Rowling, ma Mirya ci insegna – in un messaggio che credo sia molto prezioso – che bene e male non esistono. Esistono le scelte delle persone, le consapevolezze che raggiungiamo, e i cambiamenti che a volte si devono accettare – anche quelli più brutti. In realtà, ora che ci penso, questa fanfiction è diventata più che una fanfiction. Non ci sono dubbi sul fatto che parli di Harry Potter, ma un messaggio di tal portata rende la storia più bella. Non è più solo una fanfiction che distorce i fatti per il (sadico?) piacere dello scrittore e del lettore. Per il suo sangue è diventato qualcosa di più, anche se non saprei dire bene cosa. Forse qualcosa a metà fra una fanfiction fantasy e un romanzo di formazione. Un romanzo fiction fantasy di formazione, tanto per non creare scompiglio.

   A proposito di luci e ombre, direi che le luci le abbiamo già commentate, ora tocca alle ombre.
   Io credo che sia sempre questione di gusti riguardo a queste cose, altrimenti non si spiega come mai io trovo i libri di Banana Yoshimoto noiosi mentre altri li adorano, o come mai Moccia abbia orde di lettori (aspetto solo che pubblichi “Scusami se ti ammorbo”), quindi immagino che alcune cose che a me non sono piaciute altri le abbiano apprezzate parecchio.
   Ciò che mi ha fatto venire la nevra più e più volte, soprattutto negli ultimi capitoli, è stata Hermione. Mi piace molto il carattere dell'Hermione della Rowling, ma qui è OOC. So cosa ne pensa Mirya al riguardo, ha detto più volte che lei inserisce OOC in tutte le sue fanfiction. Anche se non lo condivido capisco il ragionamento, ossia “non è un mio personaggio, è inevitabile mandarlo OOC”, ema devo dire che qui ha avuto ragione a metterlo. Le Hermione di Mirya… mi spiace persino dirlo, credo che sia una delle cose più brutte da dire anche se si tratta di un personaggio inventato, ma le cose stanno così: Hermione è una persona debole. O almeno, così è apparsa ai miei occhi.
   Alla fine della storia lei riesce a superare un momento terribile solo perché Draco le spiega pazientemente che sta sbagliando e che deve riprendersi la sua vita, e lei lo fa perché è Draco a dirglielo. Eppure glielo hanno detto tutti: Harry, Ron, Ginny. Ma solo Draco riesce a scuoterla un po’. La cosa, ai fini della storia d’amore, ha senso, è persino dolce, ma dov’è finita la Hermione con le palle quadrate che ha sempre una soluzione, che non si butta mai giù di morale? Dov’è la Hermione che ha fondato il C.R.E.P.A. anche se era chiaro come il sole che non avrebbe mai funzionato? Dov'è l'Hermione che a Malfoy ha dato un pugno?! (Attenzione, spoiler in arrivo.) In questa fanfiction Hermione non fa altro che prodursi in smorfie contrite, chiedere scusa, fasi seghe mentali e raggiungere l’apice dell’autocommiserazione e Marysuaggine quando perde la magia dopo aver ucciso Grayback. Dopo quella, mi spiace ma non la posso salvare.

Io mentre leggevo di Hermione

   L’altra cosa che non mi è piaciuta della fanfiction è la fine. Albus Silente. Anche qui ovviamente questione di gusti, ma vedete… Silente, il Gandalf della storia, l’uomo giusto al momento giusto, sempre, l’uomo perfetto che ammetteva di fare errori e proprio per questo ci stava più simpatico e pareva così saggio e intelligente! Ecco, a me non piacciono i personaggi perfetti. Lui non lo detesto solo perché nell’ultimo libro si è rivelato un essere umano come tutti gli altri, con colpe molto profonde, con una storia di vita affascinante e anche con l’intento di vedere morire Harry Potter. Albus Silente è un essere umano, ha gridato a gran voce l’ultimo libro della saga. Invece Mirya me lo ha riportato ai piani alti, come se fosse un Dio. L’ultima scena in particolare mi ha fatto venire in mente la fine di un film per ragazzi: lo strano personaggio che fa da narratore se ne esce con una frase ad effetto e ammicca verso la telecamera, prima di far schioccare le dita e spegnere la luce. Fine. Titoli di coda.
   Insomma Mirya, dopo tutta la fatica che ha fatto la Rowling per dare una scossa al personaggio, mi finisci così?


   La mia analisi di Per il suo sangue termina qui. Lo so che sembra negativa, ma non è così: sono io che tendo ad essere pignola e lamentarmi più che congratularmi (trovo le congratulazione estremamente tediose dopo un po'). Ma non fatevi spaventare dal fatto che, puntando la lanterna sulla fanfiction, in questa recensione siano uscite anche delle ombre. Le ombre sono inevitabili, se non ci credete leggete qui.

domenica 1 aprile 2012

You're so old-fashioned!

   Allora, questo post non a che vedere nulla con libri, fanfiction o anche con me. Volevo solo postare un video perché l'ho trovato su youtube e l'ho trovato fantastico!
   Se sapete l'inglese meglio, perché capirete anche di cosa parla, se non lo sapete fregatevene e andare a dare un'occhiata lo stesso - ve lo consiglio.
   Non sono un'esperta del mondo della moda, non m'interesso particolarmente a quel che indosso (ho un gusto decisamente orribile secondo alcuni, ossia mia madre) ma credo che ciò che fanno queste donne sia fantastico. Alla faccia di tutti quelli che dicono che quando si raggiunge una certa età è meglio smetterla con certi vestiti!


 
   Credo che il video (e il documentario, in seguito) sia importante non solo per la moda, ma dìa anche un messaggio riguardo al comportamento che teniamo nei confronti degli altri quando pensiamo come vestirci ogni mattina: a tutte le età abbiamo paura che quel che indosseremo sarà giudicato dagi altri. Io penso che la moda ma soprattutto il proprio stile sia un modo per esprimere sé stessi, e non si dovrebbe smettere mai di esprimere sé stessi solo perché si sta invecchiando, o perché pensiamo che i nostri coetanei penseranno che siamo strani con una certa gonna o con certi accessori. Le donne di questo video non sono affatto volgari, né mi sembrano strane, anzi hanno vestiti bellissimi e il fatto che alcune di loro superino i settanta non vedo come dovrebbe importare.
   La moda è qualcosa che le persone vedono come di proprietà di un'elité, e probabilmente così è, ma non c'è bisogno di seguire la moda per essere fashion, c'è bisogno solo di esternare il proprio stile personale, ed è giusto farlo a tutte le età senza temere il giudizio altrui!

   Per più informazioni, sempre se sapete l'inglese, ecco il blog del progetto: ADVANCED STYLE Chek it out!

La pulce nell'orecchio - Spoiler 2

   Buonsalve! Spero che siate capitati qui dopo aver letto il primo capitolo di La pulce nell'orecchio, e se così è spero che vi sia piaciuto, e vi lascio allo spoiler del secondo capitolo, che posterò Domenica prossima.

   Titolo del capitolo: 2. Venerdì 21 Marzo, alla sera - Un buon partito
   Spoiler:
   «Da quanto conosci Alois Trancy?»
   Elizabeth boccheggiò, gli occhi spalancati e la gola secca. «D-da quando l’ho incontrato in corridoio, questa sera.»
   «Eppure sembrate conoscervi da molto più tempo. Siete intimi.» Ciel si avvicinò al viso della ragazza, strattonandole il polso e portandola vicino al sui viso. «Non voglio che parli più con lui, sono stato chiaro?» Senza accorgersene stringeva la ragazza troppo forte e quelle mani che erano diventate le mani di un uomo stavano facendo male ad Elizabeth nella carne come nell’animo. «Fai come ti dico.» [...]
   Ciel era ancora girato e non la guardava quando Elizabeth, rossa in viso per la rabbia, gli disse con tono basso e collerico: «Non siamo ancora sposati, non puoi dirmi che cosa fare.»