Non ricordo quando ho letto per
la prima volta Isabel Allende, deve essere stato in terza media o poco dopo (a
pensarci adesso infatti non è che capissi proprio tutti i passaggi), ma è una
delle autrici che conosco da più tempo, e della quale ho letto molto. Ricordo
ad esempio quanto fossi contenta dell’uscita di “La città delle bestie”, dato
che già avevo letto “La casa degli spiriti” e mi era piaciuta. Inoltre la
trilogia che ne seguì era per ragazzi, ed ero più felice di leggere una storia
più leggera.
Il mio rapporto con la Allende
dura da parecchio insomma, anche se è una di quelle autrici con la quale non
sono al passo e che leggo sporadicamente, nonostante la apprezzi molto. Mi sono
ricordata di lei qualche tempo fa e, non appena ne ho avuta l’opportunità, ho
recuperato un suo vecchio romanzo e ho iniziato a leggere “La figlia della
fortuna”.
Il 1800 è appena iniziato e Vàlparaiso
è una delle cittadine più importanti del Cile. Viene scelta come approdo dai
fratelli Sommers, che fuggono da uno scandalo che li ha colpiti in Inghilterra,
e lì decidono di mettere radici. La famiglia è composta da tre fratelli, il
capitano John, che passa più tempo per mare che in terra, l’uomo d’affari
Jeremy e dalla solare e bellissima Rose. Quando quest’ultima si trova davanti
alla porta una neonata avvolta in un panciotto la adotta e la cresce come una
figlia, dandole il nome di Eliza.
La bambina cresce alla maniera
inglese, imparando come ci si comporta da signorina e con tutti gli agi di una
lady, pur sviluppando un forte legame con la sua terra grazie alle cure della
domestica, una india che lei chiama Mama Frésia. L’idillio finisce quando la
ragazza si innamora di Joaquin Andieta, un giovane dalle idee rivoluzionarie
con il quale intreccia una relazione passionale, fatta di incontri sussurrati,
di sogni per il futuro e di piani per fuggire insieme. Almeno fino a quando non
accadono due cose: in California scoppia la febbre dell’oro ed Eliza rimane
incinta.
Joaquin si imbarca verso
l’avventura e l’ignoto, con l’intento di tornare ricco e sposare Eliza, senza
sapere che lei aspetta un figlio. Passano poche settimane e la ragazza, che
nasconde a fatica la gravidanza, prende una decisione folle, ma ferma: raggiungerà
il suo amato in California.
Grazie all’aiuto di un giovane
medico cinese riesce a salire su una nave come clandestina, ma durante la
traversata perde il bambino. Quando i due sbarcano a San Francisco scoprono un
mondo ricco di possibilità, libero dalle regole che conosceva Eliza e bisognoso
dell’aiuto che un medico come Tao Chi’en può offrire.
Tuttavia la California si rivela
anche molto diversa da ciò che raccontavano. Invece della terra ricca di pepite
d’oro che promettevano esiste solo la fatica dei minatori, un dilagante
razzismo contro gli stranieri di ogni dove, che i gringos non fanno che
fomentare, e terre ignote e sconfinate, pericolosissime se percorse da soli.
Eliza si mette in viaggio alla
ricerca di Joaquin Andieta, pur tenendosi sempre in contatto con Tao Chi’en,
cheè diventato il suo più caro amico. Per viaggiare più comoda e sicura si
finge uomo, e si spaccia per il fratello minore di Andieta, così che i
viaggiatori e le compagnie che trova lungo la strada cominciano a chiamarlo ‘el
chilenito’. Ma i mesi passano e i ricordi dell’amante si fanno sfocati, i
contorni della sua immagine svaniscono fra le terre selvagge della California,
che inghiotte tutti i suoi tentativi. Joaquin Andieta si fa sempre più lontano
dal cuore e dalla mente di Eliza, occupata da altre avventure e da nuovi
affetti, mentre all’orizzonte comincia a profilarsi l’immagine di un bandito la
cui storia assomiglia pericolosamente a quella di Joaquin.
Ultimamente con i libri è un
periodo un po’ sfigato. Fatico a trovarne uno che mi catturi e ne ho lasciati
molti a metà (fortuna che con la biblioteca i rimpianti sono meno!). Circa a
metà di questo romanzo stavo per arrendermi e scartarlo come l’ennesimo che non
è stato di mio gusto, perché una buona parte è dedicata all’infanzia e
all’adolescenza di Eliza.
All’inizio è piacevole, come
tutti i libri della Allende. L’autrice immerge il lettore nella storia con una
delicatezza e un calore tali che leggerla è come rientrare a casa mentre fuori
nevica, e trovare un camino acceso e dei colori vivaci a darci il benvenuto. Si
conoscono i personaggi, si apprezza il ritmo della storia, calmo ma
inarrestabile. Dopo un po’, tuttavia, forse proprio per chi già conosce la Allende,
la storia comincia a perdere di attrattiva.
L’infanzia dorata e sognante
della protagonista, in un Chile presentato in maniera estremamente vivida, somiglia
molto a quella di altre sue eroine, tanto che ci si chiede quando finirà. Ma se
tenete duro e riuscite a superare lo scoglio, il resto è tutto in discesa.
Infatti dopo la partenza di Eliza il romanzo diventa più avvincente, abbandona
le tinte rosa che ha mantenuto fino a questo momento e il realismo magico tipico
dell’autrice si smorza. Ed ecco che il libro diventa speciale, caratteristico:
un romanzo d’avventura, ambientato nel selvaggio west di metà ottocento!
Oltre a questo, ho adorato tutti
i personaggi, cosa che fino ad ora non mi era mai successo. Tutti, anche quelli
che rimangono in secondo piano o quelli più eclettici, sono veri e adorabili e
nascondono una natura umanissima dietro cliché studiati, che definirei più che
altro preconcetti. Ogni personaggio si comporta come ci aspettiamo che si debba
comportare, almeno fino a un certo punto. Mano a mano che li si conosce si
scoprono sempre più segreti, si capisce il perché delle loro azioni e del loro
carattere, cambiano assieme alla storia e si lasciano alle spalle il
personaggio un po’ maschera con il quale avevano iniziato il viaggio.
Il mio preferito è Tao Chi’en, il
medico cinese reinventatosi cuoco su una nave. La storia di Tao Chi’en, per
buona parte della sua vita noto solo come Il Quarto Figlio, è avvincente,
appassionante, dolce e triste al tempo stesso. Sono rimasta conquistata dalla
furbizia di Tao, che trova modo più volte di salvarsi la pelle, è avido di
apprendere e, anche se ha vacillato in alcuni periodi della sua vita, si è
rimesso in piedi e ha infine deciso di dedicarsi vita ad una causa nobile,
seppur pericolosa.
I fratelli Sommers sono alcuni
dei miei personaggi preferiti, per forza di cose quella che mi è piaciuta di
più è Rose, perché è la più approfondita. Una donna elegante, allegra, che ha
preso quel nubilato forzato che lo scandalo le ha imposto come l’opportunità
per vivere libera. I piccoli segreti della donna, che vengono svelati tutti
solo alla fine del romanzo, le conferiscono un’aura di mistero che non si vuole
penetrare, per mantenere intatta la figura affascinante di lei.
Anche il gruppo delle tre
prostitute, dette Colombe Infangate, capitanate dalla mastodontica Joe Spaccaossa
e accompagnate da Babalù Il Cattivo e da un bambino indiano, mi è piaciuto. A
completare il gruppo sarà El Chilenito, che metterà le sue doti di pianista a
servizio dell’attività della Spaccaossa, creando con gli altri ciò che più si
avvicina a un focolare nelle due carrette trainate da cavalli che usano come
rifugio.
L’unica cosa che non ho
apprezzato è la fine del romanzo, che secondo me si svolge troppo velocemente.
Tutto viene spiegato e sistemato (anche se una parte viene totalmente lasciata
all’immaginazione del lettore, e molto lo veniamo a sapere da piccole
rivelazioni riguardo al futuro, che l’autrice ha sparso lungo la narrazione),
ma troppo in fretta per i miei gusti, come se la narrazione dovesse finire in
fretta e furia.
Ho letto il libro sul kindle e
quando ero alla fine ho cominciato a chiedermi se il file non fosse
danneggiato, perché mi segnalava che stavo per terminare il libro, ma mi
sembrava ci fossero ancora così tante cose da dire!, e non potevano essere
dette in così poco tempo. Invece la Allende le ha dette, con la sveltezza e il
rigore di un riassunto, quasi, e la cosa mi è dispiaciuta.
“La figlia della fortuna” rimane
un romanzo godibile, che a tratti mi ha appassionata molto, anche se non lo
ritengo uno dei migliori lavori di Isabel Allende.
Ovviamente questo non
significa che non leggerò altri suoi romanzi! Avrò sempre un occhio di riguardo
per quest’autrice, che ha la capacità di incantare con le sue storie.