lunedì 24 febbraio 2014

La meccanica del cuore - Mathias Malzieu

   Da molto volevo leggere questo libro. Trama da sogno – o da fattanza, dipende dai punti di vista – atmosfere di fine ottocento, personaggi fuori dal comune! Non potevano scrivere una quarta di copertina migliore, per indurmi a comprarlo.
   L’unico rammarico, prima di iniziare, era che il libro è particolarmente sottile. “Lo finirò in due o massimo tre giorni, se mi va bene!”, mi dicevo. Ahimè, ce ne sono voluti molti di più, perché questo non è affatto il libro da sogno che mi aspettavo.
   In effetti, è più da fattanza.
 

   Dovrei cominciare a diffidare dei romanzi che usano la prima persona. L’unico motivo per cui non lo faccio è che in questo modo scarterei una buona metà della letteratura moderna e contemporanea. Ma ditemi voi se non diventa un desiderio legittimo dopo aver conosciuto il protagonista di “La meccanica del cuore”.
   Si chiama Jack, è nato nel giorno più freddo del mondo e il suo cuore è gelato. Per farlo rimanere in vita Madeleine, la strega del paese,  le impianta un orologio a cucù nel cuore, di modo che gli ingranaggi aiutino il suo cuore a battere. Sin da bambino quel tic tac che risuona nel suo petto lo perseguita, impedendo alla gente di vederlo come una persona normale. Non viene adottato a causa di quel rumore insolito che gli esce dal petto, a scuola viene preso in giro e la sua mamma di fortuna, Madeleine, gli dice che il suo destino è quello di non potersi innamorare mai, altrimenti la meccanica del suo cuore ne risentirà talmente tanto da non permettere più alle lancette di aiutarlo a battere.
   Tutto questo ci viene raccontato da Jack stesso, in una narrazione piuttosto fluida all’inizio ma che, ad un certo punto, diventa decisamente troppo. Aveva ragione Madeleine, in effetti: Jack non avrebbe mai dovuto innamorarsi.
 
Mathias Malzieu
   Dopo l’incontro, a dieci anni, con la piccola cantante miope da lui soprannominata Miss Acacia, Jack si innamora perdutamente di lei. La narrazione ancora non ne risente ma quando, cinque anni dopo, Jack intraprende un viaggio dall’altra parte del mondo per ritrovarla e lui e Miss Acacia si fidanzano, le parole di Jack diventano una sequela di “Oh, amoruccio mio, quanto sei coccolosa, picci pucci, patatina mia!”, solo che in versione più elaborata. Direi persino esagerata e pacchiana. In una parola: barocca.
   Non fraintendetemi, non dico che la narrazione può essere solo secca, pungente e affilata, che deve andare dritta al bersaglio, ma se uno scrittore sceglie di usare la prima persona deve rinunciare a certi fronzoli. La prima persona, per me, significa che il personaggio potrebbe raccontare la storia a voce. E quindi il suo linguaggio deve essere veritiero. Le persone non parlano in maniera teatrale, nella vita di tutti i giorni, nemmeno quando stanno raccontando qualcosa che è loro capitato, quindi a mio dire – e per piacermi – un libro in prima persona deve adattare il linguaggio e lo stile al linguaggio e allo stile della parlata del protagonista, capendo dove si può e si deve edulcorare e limare il gergo.
   …cosa che ovviamente Malzieu non ha fatto.
   Inoltre ci terrei a precisare che il linguaggio di Jack non è affatto quello che ci si aspetta da un giovanotto nato e vissuto nell’Europa di fine ottocento. Troppo contemporaneo, per l’epoca.
 
   Alla fine della storia, quando ormai il nostro protagonista è costretto a ritornare a casa, veniamo a conoscenza di una triste verità. La verità è che lui non aveva affatto bisogno di un orologio nel cuore, per vivere. Almeno non dopo due o tre mesi dopo la sua nascita. Madeleine lo aveva lasciato lì per fare sì che nessuno lo adottasse, perché si era affezionata a lui.
   Tutta la vita di Jack ruotava attorno a questo orologio, che lui odiava perché lo rendeva diverso, ma che rendeva una storia d’amore eccentrica più accettabile, in quanto, se scegliamo di leggere un libro con questa trama, sappiamo che non ci stiamo addentrando proprio in una storia reale. Vogliamo leggere qualcosa di un po’ fuori dalle righe, qualcosa di assurdo, che ci faccia per un attimo sognare. Un orologio nel cuore che non ti permette di innamorarti senza ucciderti è un drammatico, romantico fino alla nausea e fantastico modo di sognare.
   Alla fine scopriamo invece che si trattava di un sogno in un sogno. La vita dei personaggi, che poteva sollevarsi verso qualcosa di tenero, irreale ma bello, è tutta una finzione. Nessuna fantasia cui aggrapparsi, solo le ultime pagine, intrise di una verità amara, che rendono tutto il libro ancor più crudele di quanto già non sia.
 
   Ora, facendo qualche piccola ricerca, si scopre che Mathias Malzieu è un musicista, noto in Francia con il suo gruppo, i Dyonisos. E, chiamatemi pure acida, ma questa è una prova del fatto che, almeno in qualcosa, Italia e Francia si assomigliano: “Sii famoso – almeno un pochino – e ti faremo pubblicare un libro senza nemmeno leggerlo prima!”
   Purtroppo sappiamo già che in Italia è così (basta entrare in una qualsiasi libreria per capirlo), ma a quanto pare anche nelle terra degli Impressionisti è così.
   Malzieu ha pubblicato anche un altro libro che ho visto spesso delle librerie, si intitola “L’uomo delle nuvole”, ma non credo che lo comprerò.
 
Ecco un nuovo quando evidente esempio di quel che dicevo prima.
   P.S. Proverò a vedere però se ha più talento nella musica! I Dyonisos, dalle descrizioni che ho trovato in rete, sembrano proprio il genere di musicisti che piace a me!