giovedì 28 giugno 2012

Concorso "Caratteri di donna" - Comune di Pavia

   Per chi è interessato a partecipare ad un concorso letterario segnalo "Caratteri di donna", un concorso indetto dal Comune di Pavia (la mia città). Cliccate qui per la pagina web dell'iniziativa.
   Non ho letto da nessuna parte che i partecipanti (in questo caso le partecipanti, perché sono ammesse solo donzelle) debbano essere per forza pavesi, quindi avanti tutta.

   Una parte di me - quella disincatata e maligna, probabilmente - mi bisbiglia all'orecchio che pubblicizzare un concorso a cui voglio partecipare è un chiaro segno di squilibrio mentale, e che così facendo dò l'opportunità ad autori molto più bravi di me di partecipare e ovviamente di vincere. Ma... chissà, sarà che è un buon periodo e io mi sento particolarmente di buonumore, quindi iscrivetevi al concorso e che vinca il migliore! -la migliore!

mercoledì 27 giugno 2012

...asdfgh!

   Oggi, in data 27 Giugno 2012, alle ore 12.30 circa, ho terminato il mio libro.

   Momento di solenne silenzio.

   La revisione ha occupato più tempo del previsto, e ancora non ho ottenuto pareri esterni perché a quanto pare sono tutti troppo impegnati per leggere me (traditori! Prima pretendono, incalzano e rompono e poi ci mettono secoli a leggere!).
   Siccome sono impaziente mi metterò subito alla ricerca di editori senza attendere le critiche di amici e parenti, perché se aspetto loro… be’, dovrò aspettare veramente tanto, e non ne ho voglia.

   Che altro? Che altro da dire? A parte che sono contentissima, emozionatissima! Che dire? Mi viene in mente qualcosa di sensato?

   …asdfgh!

   Evidentemente no.

   Bene, allora lasciamo che sia l’irragionevolezza a prevalere!
   Le cose ragionevoli sono  utili, lo ammetto, ma sono terribilemnte noiose. Quando un po’ di follia si appropria del nostro cervello faremmo bene ad approfittarne!


lunedì 25 giugno 2012

Playlist #2

   Secondo appuntamento con le mie canzoni/fisse. Al momento la mia fissa è una canzone dei Florence & The Machines.
   Non è che abbia molto di intelligente da dire su queste mie fisse, perché io la musica la ascolto e basta. La divisione in generi per me non esiste, esiste solo: la musica che mi piace e tutto il resto. Insomma, non vi aspettate che spiattelli cose tecniche che sembrano fighe sugli strumenti; al massimo qualche volta posso riuscire a parlare del testo in maniera piuttosto filosofica (da brava aspirante-scrittrice il testo di una canzone, per me, ha moltissima importanza).
   In questo caso, vi dirò, la questione è molto semplice: adoro la voce di Florence Welch, e quando parte con il ritornello l'energia che viene fuori mi fomenta da Dio!
   A voi: Dog Days Are Over - Florence & The Machines.

domenica 24 giugno 2012

Il giardino segreto - Frances Hodgson Burnett

   Bene, bene, bene… Il fatto che io qui a postare questa recensione significa che ho finito di leggere il mio primo libro in inglese. Ciò mi rende particolarmente orgogliosa di me, permettete che mi vanti ed esulti per un attimo.

Ou Yeah. Ou Yeah.

   Fatto.
   A parte questo, come mai mi sono fatta il mazzo a leggere un libro in inglese quando potevo leggerlo in italiano? Molto semplice: costava 3,50 €.
   Adesso mi prendete per tirchia, e sapete una cosa? Avete ragione. Diciamo che c’è crisi, e se vedo che un libro costa 3,50 (quando di solito un libro lo pago sui dieci euro, minimo) mi si illuminano gli occhi come se Babbo Natale in persona distribuisse caramelle.
   Inoltre mi piace l’inglese, molto, moltissimo. Leggere un libro in inglese è sempre stato un desiderio e una sorta di sfida contro me stessa. Sono fiera di averla portata a termine!

   Questioni linguistiche a parte, fino a poco fa non avevo idea che “Il giardino segreto” fosse un libro. Quando l’ho adocchiato nella sezione dei libri in lingua (già pensavo di comprarmene uno, dovevo solo avere la spinta necessaria) l’ho fissato per un minuto intero per capire se era “Il giardino segreto” che conosco io.
   Per inciso, “Il giardino segreto” che conosco io è un film del 1993 (c’è anche una versione più vecchia, degli anni ’40 se non erro, ma io conosco solo quella del ’93) che ho visto da piccola e mi è sempre piaciuto. Se volete vi lascio il trailer, magari a qualcuno viene voglia di vederlo.


   Quando mi sono resa conto che era proprio quel “Il giardino segreto” l’ho comprato (facendo fuori un sacco di monetine da cinque e da dieci centesimi. Evvai!).
   Mi sono piacevolmente resa conto che non sono poi così male in inglese, e anche se ci ho messo più del solito a leggerlo, l’ho fatto senza troppe difficoltà. Mi sono gustata la trama e lo stile, ed ecco cosa ne penso.

La trama
   Siamo all’inizio del ‘900 e Mary Lennox è una bambina di dieci anni, figlia di una coppia inglese che vive in India. I suoi genitori la affidano completamente alla bambinaia e lei cresce viziata, piuttosto antipatica e lontana da ogni forma di affetto. Quando entrambi i genitori muoiono di colera viene mandata in Inghilterra, al maniero di Misselthwaite, da suo zio Archibald Craven.
   Lì scopre dell’esistenza di un misterioso giardino che, dieci anni prima, era stato chiuso a chiave perché era il giardino tanto amato dalla defunta moglie di Lord Archibald che, dopo la morte della moglie, è divenuto un uomo cupo e triste. Trovata la chiave del Gardino Segreto Mary e Dickon, un ragazzino di campagna, cominciano a prendersi cura delle piante, pensando di fare di quel luogo un posto meraviglioso, pieno di fiori, alberi e animali, dove giocare in segreto.
   Mary, spesso, ode un pianto nel maniero che il personale di servizio nega in continuazione. Scopre che si tratta di suo cugino Colin, un bambino della sua età che non è mai uscito di casa, non sa camminare e crede di dover morire in giovane età perché tutti hanno sempre detto che così sarebbe accaduto. Grazie alle storie riguardo al Giardino Segreto Mary riesce a infondere in Colin un po’ di vitalità e, assieme a Dickon, lo portano fuori all’aria aperta, dentro al giardino dove Colin ridiventa forte e comincia a camminare.
   La primavera è arrivata: il Giardino Segreto brulica di vita, così come i bambini. Colin ha imparato a camminare ed è diventato più forte, ma tiene segreta a tutti la faccenda per fare una sorpresa a suo padre. Quando Archibald Craven è di ritorno a Misselthwaite scopre che suo figlio è un bambino sano e forte, e recupera la voglia di vivere e di amarlo.

Frances Hodgson Burnett
   Le storie di questo genere mi affascinano sempre: due bambini si mettono a coltivare rose per fare di un giardino abbandonato da dieci anni il loro rifugio segreto. È una specie di sogno! Chi, da bambino, non lo ha mai desiderato?
   Personalmente, nelle mie peregrinazioni lungo i viottoli di campagna alla veneranda età di dieci anni, trovare un luogo misterioso e solitario dove allestire una sorta di Quartiere Generale con i miei amichetti era una speranza che non si è mai spenta. Tutt’oggi, se trovassi un luogo così, me ne innamorerei, ne sono sicurissima!
   Forse è per questo ricordo dell’infanzia che mi piace molto l’idea dell’esistenza di un Giardino Segreto. Una storia che vi ruota attorno non può che esaltarmi.
   Questo libro si gioca magistralmente i due grandi segreti che ha scelto di raccontare. Quello del giardino fa un po’ da pretesto alla storia, e poi c’è il secondo segreto, un po’ più inquietante ma proprio per questo interessante: ovviamente parlo della storia di Colin. Pensare ad un bambino che è vissuto per dieci anni sotto una campana di vetro nella convinzione di dover morire – peraltro un bambino, c’è da dirlo, antipaticissimo e molto viziato – è qualcosa di molto triste, sì, ma è anche elettrizzante. Dà alla storia quel non so che di cupo, ritorto, oscuro; anche se Colin diventa quasi subito un personaggio positivo, in seguito. Tuttavia c’è quel che basta di oscurità per tenerci incollati alle pagine. La storia di Colin sembra una reminiscenza dell’ultimo periodo dell’ottocento: i poeti maledetti assieme a Dorian Gray, Mr. Hyde e compagnia bella.

Personaggi
   Sebbene il personaggio principale al principio sia Mary Lennox, l’autrice la tralascia verso la fine, cosa che mi dispiace molto. La Burnett si concentra interamente su Colin, mantenendo pochi altri personaggi attorno a lui: primo fra tutti Dickon, poi Ben Weatherstaff e infine la signora Sowerby.
   Non mi è piaciuto molto come la scrittrice ha improvvisamente abbandonato certi personaggi per dare più importanza ad altri: è come se non sapesse gestire il tempo da dedicare ad ognuno di loro. Così sono stati tralasciati due dei miei personaggi preferiti: Mary Lennox, per cui non ci sono scuse dato che – in teoria – sarebbe la protagonista, e Martha Sowerby cui all’inizio viene dedicato molto spazio anche se non è fra i personaggi principali, e poi, improvvisamente, scompare.
   Il mio personaggio preferito in assoluto, tuttavia, sono lieta di dire che rimane costante: Dickon. Un po’ perché il mio lato fangirl è sbucato fuori quando si trattava di Dickon e Mary assieme, un po’ perché come personaggio è veramente affascinante, lui è di sicuro quello che mi piacerebbe incontrare.
   C’è quasi sempre, nei libri, un personaggio talmente bello che vorrei fosse vero e, possibilmente, anche un mio amico (come ad esempio Willy Wonka della “Fabbrica di cioccolato”); questa volta è Dickon, con il quale farei lunghe scampagnate nei prati, e lui mi insegnerebbe il linguaggio degli animali.
   Il comportamento dei bambini è molto naturale. Mi capita spesso di leggere storie (o anche guardare film, a volte) nei quali i bambini o sono troppo seriosi e si comportano come adulti, o sono esageratamente infantili, tanto da sembrare usciti da qualche brutto telefilm di serie B nei quali si capisce che recitano. Qui invece sono molto ben delineati e, verso la fine del libro, con i loro giochi e i loro pensieri, mi hanno fatta sorridere più di una volta.

Excursus:
   Sono convinta che si debba scrivere di cose che si conoscono e se non si conoscono è meglio informarsi, non sparare a caso.
   Gli autori che vogliono usare come personaggi principali dei bambini devono stare molto attenti perché, è vero che siamo stati tutti bambini, ma se, da adulto, non hai a che fare con loro (magari i figli, magari lavori con i bambini) allora è quasi inevitabile cadere in certi cliché con dei personaggi e creare dei bambini che non si comportano affatto come tali.


Lo stile
   Lo stile della Burnett mi è piaciuto moltissimo: mi ha dato una sensazione di calma e spensieratezza; mi fa sentire come se anche la peggiore delle situazioni avesse il suo lato positivo.
   Parte della magia del libro sta nell’ambientazione. Non solo il tempo storico, anche se ovviamente aiuta parecchio (non riesco ad immaginare che una storia del genere abbia luogo nel XXI secolo, l’era tecnologica nella quale i bimbi giocano con il Nintendo), ma anche e soprattutto il paesaggio della brughiera, che la Burnett pare dipingere con un pennello fra le pagine. Grazie alle descrizioni accurate ma dal taglio decisamente letterario, quasi nostalgiche, sono riuscita a immaginare benissimo la brughiera, anche se effettivamente non l’ho mai vista; le immense distese solitarie, il colore grigiastro della nebbia. E poi l’arrivo della primavera: i colori dei fiori, i versi degli animali, il sole caldo e il vento fresco.
   L’unica cosa che non mi è piaciuta dello stile forse è da annoverare alla sintassi inglese, però mi è sembrato che questa donna sia fin troppo avara di virgole. Non lo so, perché questo è il primo libro in inglese che leggo, ma mi rifarò presto, anche perché ci ho preso gusto a leggere in inglese, e potrò dire se la mia impressione è un mero fatto linguistico o è proprio la Burnett che odiava le cesure.
   Visto che siamo in tema di cesure ecco un’altra cosa che non mi è piaciuta: la fine del libro. Troppo brusca, veramente come se qualcuno l’avesse tagliata via. Sembrava che il libro fosse finito perché non aveva più voglia di scrivere.

In conclusione
   “Il giardino segreto” è uno di quei romanzi che non hanno un limite di età preciso. Può essere apprezzato dai bambini, così come dai ragazzi e dagli adulti, a mio parere. Ha per protagonisti dei bambini, e quindi sarebbe molto facile per un bambino immedesimarsi nella storia, ma narra in maniera semplice fatti che sono il riflesso del comportamento degli adulti, per cui la storia è interessante anche per un adulto. Insomma, leggibile veramente da chiunque.
   Inoltre, lo dico di nuovo: trovare un luogo segreto dove giocare è sempre stato una sorta di sogno. Da piccola, quando mi alzavo dal letto, immaginavo che storie come questa mi sarebbero capitate di lì a poche ore. Era solo questione di trovare una vecchia chiave nascosta da dieci anni.

The Album - Spoiler 9

   Capitolo nove : Dr. John, o Frammenti di una rivoluzione
   Lyrics usate: What am I doing wrong? I keep on trying. Something ain't going. / You say I'm a big heartbreaker, but doctor I never hurt you. Isn't it obvious?
   Spoiler:
   «Mi dispiace di non avertelo detto subito. Non avevo mai il coraggio di parlartene…»
   «Come mai?»
   «Be’, avevo raccontato un sacco di bugie. Un po’ l’avevo anche notato di piacerti, forse. Avevo paura che, se ti avessi raccontato di Ewan, non avresti avuto più alcun motivo di stare con me, soprattutto se solo per amicizia. Allontanarti da qualcuno che ti piaceva ma non potevi avere sarebbe stato più facile, ma io non voglio che tu te ne vada.»
   Certo che sarebbe più facile. Ma sarebbe anche maledettamente impossibile. Fisicamente impossibile! Come si fa a mollare così una persona con cui sei stato in simbiosi per due mesi? «Sarai pure una gran rubacuori, ma non mi hai mai ferito. Non è ovvio?» La guardo e sorrido.

   Buondì!
   Oggi sono particolarmente allegra perché è il 24 di Giugno e, fra un mese esatto (un mese esatto! Ripetiamolo, per chi non ha capito l'entità del fatto) c'è Mika in concerto a Vigevano. Fuck yeah!
   Oggi niente foto, perché ho internet lento e non vorrei che mi si bloccasse nel bel mezzo del postaggio. Uffa, non so ancora quanto durerà questa cosa. Spero poco, perché voglio vedere tanti video, ascoltare tanta musica, vedere tanti film, leggere tante cose, e la metà di ciò io lo faccio co internet.
   Be', lamentele a parte, nel prossimo capitolo, ossia quello dello spoiler qui sopra, scopriremo finalmente il segreto di Andrea, e ci addentriamo definitivamente nella parte triste della fanfiction. Ci tocca, miei prodi, ci tocca.
   Buona giornata e keep calm and celebrate!

domenica 17 giugno 2012

The Album - Spoiler 8

   Capitolo otto: Toy Boy, o Salto nel passato #v1 - II Parte
   Lyrics usate: Didn't want to sleeping with a by too long. Is a serious thing in the grown up world. Maybe you'll be better with a barbie girl. / She's the meanest hag that has ever been.
   Spoiler:
   «Tesoro, sei ancora così giovane. Non sai cosa vuoi, è naturale. Sei confuso. Ma non puoi rinunciare ad avere dei figli, un famiglia vera, sana! Io e tuo padre siamo molto preoccupati. Lui non lo sa, ma ha intuito che c’è qualcosa. Se lo scoprisse sarebbe un tale dolore per lui.»
   «E quindi cosa devo fare? Smettere di essere come sono? Così? Tu credi che sia un capriccio? Mamma, io sono così», sillaba l’ultima frase mettendo un’enfasi particolare in ogni lettera.
   Io mi volto e me ne torno nella stanza di Theo. Mi stendo sul letto e rimango a fissare il soffitto.
   E io che mi preoccupavo dei miei genitori, che mi avrebbero fatto discorsi imbarazzanti, che magari si sarebbero schiantati dal ridere prendendomi bonariamente in giro. Poi vengo qui e scopro che i genitori di Theo sono veramente contrari. Sua madre… un mostro, lo sapevo già. Lei è la strega più cattiva che c’è mai stata. Ne ha proprio l’aspetto.

   Buonsalve miei prodi! Anche se non commentate molto so che ci siete, i contatori di EFP e di blogger me lo confermano e mi fa molto piacere che siate qui a leggere i miei scleri!
   Per premiare la vostra pazienza ecco per voi una... be', una scusa per riascolatare il nuovo singolo di Mika in collaborazione con Pharrel Williams e un oscuro essere che ancora non conosco, ma so che fa di nome Fryars: Festeggiamo!

martedì 12 giugno 2012

Playlist #1

   Non so cosa sta diventando questo blog. Di sicuro non parla più solo di fanfiction, parla di più cose. Okay, diciamola tutta, parla di quel che mi pare e piace!
   D'altra parte, mi sembra giusto così... Insomma, è il mio blog, un blog personale, quindi ci metto quello che voglio, gné gné gné!

   Detto questo, passiamo a ciò che mi è venuto in mente di postare ora: propongo qui le canzoni con cui sono in fissa.
   Le mie fisse sono pericolose, vi avverto: posso fissarmi terribilmente con qualcosa per 5 petosecondi e poi scordarmelo, oppure può piacermi qualcosa in maniera moderata per anni e anni.
   In questo periodo, comunque, sono fissata con un musical. La cosa curiosa è che non ho mai visto questo musical, e credo che non lo vedrò mai, perché mi piace una sola canzone. Forse potrei guardarlo perché sono affezionata alla storia, sì, perché sto parlando del musical di Matilda, diretto da Tim Minchin. Sì, la stessa Matilda che ha scritto Roal Dahl, la stessa Matilda di "Matilda sei mitica", la stessa Matilda che ho letto e riletto cento volte fino a consumare la pagine!
   ...hmmm, forse sì, se mai ci facessero il piacere di far arrivare il musical qua in italia, gli darei almeno un'occhiatina.
   A parte i ripensamenti e le contraddizioni, ecco a voi l'unica canzone che amo di quel musical, la canzone per cui mi sorbirei un'intera ora di cantilene: Revolting Children.


domenica 10 giugno 2012

The Album - Spoiler 7

   Capitolo sette: Billy Brown, o Salto nel passato # 1 - I Parte
   Lyrics usate: Billy Brown had lived an ordinary life. Two kids, a dog and a cautionary wife. While it was all going according to plan then Billy Brown fell in love with another man.
   Spoiler:
   Mi sono chiesto più di una volta se per caso non sono gay. La risposta non è così scontata come potrebbe sembrare. Non tutti i ragazzi che vedo per strada mi sembrano attraenti, e alcune ragazze invece le trovo molto carine. Ma il problema è che mi piace Theodore, il mio amico Theodore, un ragazzo. E finché lui mi piace non riesco a capire se sono diventato completamente omosessuale o sono scemo solo a edizione limitata. In fondo non ho mai fatto nulla di male per meritarmi questo, no? Ho avuto una vita ordinaria: quattro fratelli, un cane, due genitori che mi ammonivano sempre. E quando tutto stava andando secondo i piani, m’innamoro di un altro ragazzo! O forse è proprio per questo a ben pensarci: in giro per il mondo da quando avevo un anno, quattro fratelli completamente scemi, un povero cane che ci ha sopportati per tutto questo tempo, e dei genitori… pazzi.
   Questo spiega molte cose.


   Abbandoniamo Andrea per un po' per fare un salto nel passato di Mika. Vi avevo avvertiti che c'erano, e mi sono divertita un sacco a scriverli!
   Per montare la suspance ho messo questo stacco di due capitoli, ma subito dopo si scoprirà il Mistero Andrea (ora mi odiate, lo so xD).
   La foto è un augurio ad un capitolo divertente, o almeno, spero che vi faccia ridere!

venerdì 8 giugno 2012

Mika makes me happy!

   Da brava fangirl (vedere anche il termine stalker) che fangirla (neologismo) quando può, oggi sono venuta a sapere della nuova canzone rilasciata da Mika: Make You Happy.
   Come promesso, una canzone d'amore (ce ne saranno dodici nel nuovo album, era ora, dato che non ricordo una canzone d'amore scritta da Mika - e chi mi risponde Happy Ending, verogonati! No, scherzo, non vergognarti, ma non è d'amore anche se sembra). Come sospettato, molto elettronica. Come sperato, è finalmente uscita! Come mi aspettavo, mi piaciucchia.
   Cioè, è grave. Considerando poi che ho speso danari per il biglietto del concerto, ritratto: è molto grave. Non dovrebbe piaciucchiarmi, dovrebbe farmi andare fuori di testa! Dovrebbe farmi venire i brividi, farmi ballare, farmi cantare! Dovrebbe farmi fare così quando l'ascolto!:


   Invece non lo fa.
   Però sono positiva, sono sempre positiva, è una delle cose che mi piacciono di me, essere positivi è bello! Quindi, il punto è: prima di dare giudizi a tutto spiano (che poi non è che io sia 'sta cima in musica) aspettiamo di sentire il nuovo album.
   Intanto, ecco a voi il video ufficiale, che a quanto pare è anche un cortometraggio che uscirà in seguito, dal regista canadese Iouri Philippe Paille (spero di averlo scritto giusto):


   Allora, allora... sarò brutalmente sincera, perchè dire bugie non ha senso (e non ha senso nemmeno quel che sto dicendo ora, perché sto ancora fangirlando)! Non mi fa impazzire. Il massimo che mi sento di dire è che è carina, ma tutto qui purtroppo.
   Attendo le altre canzoni per dare il mio (attesissimo e importantissimo! xD) giudizio finale.

   Riguardo al video... niente di nuovo, cose già viste.
   Inoltre, credo che nessuno potrà mai battere il mio video preferito in assoluto, nemmeno con tutti i bacini e il rallenty che ci hanno ficcato qui, perché il mio video preferito in assoluto è "Jesus of Suburbia" dei Green Day, e quel video, quella canzone, quell'album, sono geniali. (Cliccare per credere.)
   Quindi questo video, anche se magari vuole essere tanto tenero e carino e farti fare "Aww! Che pucci!", con me non funziona. La cruda potenza dei Green Day in JOS ti tempra, è questa la realtà, e nessuno sbaciucchiamento al rallenty potrà mai superare la scena di Jimmy che se ne va di casa.

   Ciò nonostante devo dire che sono molto contenta che Mika sia tornato nel mondo dei vivi, dopo una luuunga pausa, e questa canzone... be', potrei riascoltarla, ecco, magari saltando un paio di secondi finali in cui sembra che stia cantando una litania da chiesa.
   Il pericolo è che è orecchiabile, devo ammetterlo, e quindi fra qualche giorno (quando qualcuno si darà la pena di metterla su torrent) forse la starò canticchiando senza rendermene conto!
   Ma sì, dopotutto, anche con l'elettro Mika makes me happy.

lunedì 4 giugno 2012

22/11/'63 - Stephen King

   Raramente gli autori di best seller mi hanno attratta, oppure quando lo hanno fatto mi hanno delusa (ad esempio Dan Brown; già all’età di tredici anni ero abbastanza rompipal- critica da capire che “Il codice Da Vinci” era un po’ una boiata, ed era pure noioso secondo me). Ora sto più attenta a comprare il best seller dell’anno, o se lo faccio prima mi leggo diverse recensioni in merito.
   Stephen King, ecco, non è l’ultimo arrivato, infatti ogni suo ruttino letterario vende milioni copie, ergo sono best seller, ergo li dovrei guardare con sospetto. Tuttavia c’è un libro proprio di King che ho smniato per avere per mesi interi.
   Cacchio, ultimamente tutte le volte che inizio una recensione è una cosa del tipo “Di solito non compro questo tipo di libri, ma ora l’ho fatto perché bla bla bla”. Forse dovrei ponderare di più…

   Motivi per cui non ero certa di comprare l’ultimo ruttino di King:
   Uno. L’unica volta che ho provato a leggerlo (mi pare fosse “Il gioco di Gerald”, solo perché non avevo nient’altro da leggere) mi ha schifato e da quel momento ho voluto cancellarlo dai miei ricordi.
   Due. Il libro conta quasi ottocento pagine, e se non mi fosse piaciuto mi sarei sentita in colpa ad abbandonarlo.
   Tre. Ultimo, ma non meno importante motivo: il prezzo. Circa 25 euri da sborsare, infatti, per ‘sto libro, che se fossero stati sprecati sarebbero significati grossi rimpianti per almeno tre settimane.

   Quindi come mai alla fine l’ho comprato? Ah boh, non lo so, di sicuro è stato anche grazie allo spacciatore di libri che me lo ha venduto a metà prezzo (ebbene sì: lo comprai in una bancarella. Fuck yeah!).


La trama
   Credo di non aver mai scritto la trama di un libro così lungo. Facciamo che mi dò il limite di una pagina, altrimenti rischiamo che questa recensione sia kilometrica. Ce la farò? Stay tuned.

   Jake Epping è un insegnante di inglese sui quaranta, divorziato da una moglie ex alcolista, e senza figli. Queste sono le caratteristiche che portano il gestore della tavola calda “Al’s”, Al Templeton, a sceglierlo come uomo giusto al momento giusto per la missione che aveva in mente da anni: tornare nel passato e salvare J. F. Kennedy dall’attentato che lo uccise, a Dallas, il 22 Novembre del 1963.
   Nella cantina del bar di Al c’è un passaggio che sbuca nell’Agosto del 1958. Si può comodamente fare avanti e indietro, come Al ha fatto per molto tempo, comprando carne di ottima qualità a prezzi stracciati, e per quanto tempo si passi nella cosiddetta Buca del Coniglio, che porta sempre nello stesso posto allo stesso momento, nel 2011 saranno passati solo due minuti.
   Al Templeton si è ammalato di cancro al polmoni ed è chiaro che morirà di lì a qualche mese, così Jake accetta di tornare indietro nel tempo. Dopo una serie di prove (un viaggetto nel ’58 di qualche mese - ma sì, per provare se mi piace!) e ripensamenti Jake passa oltre la Buca del Coniglio, deciso a uccidere Lee Harvey Oswald, l’assassino di John F. Kennedy.
   Il problema di fondo, principalmente, è che il corso degli eventi ha una sua certa plasticità. Al passato non piace essere cambiato, e ogni volta che Jake prova a cambiare qualcosa sembra che la mala sorte si accanisca contro di lui. Quando prova a salvare un amico del 2011 da un incidente che, da bambino, lo lasciò senza famiglia e zoppicante, ha la riprova di questo, e così decide di studiare il più possibile le mosse di Oswald per ucciderlo qualche mese prima che lui uccida Kennedy, assicurandosì così al tempo stesso che Oswald sia l'unico colpevole.
   Nel frattempo si stabilisce vicino a Dallas, in Texas, e, per dirla alla Stephen King, «fu in quel momento che smisi di vivere nel passato e iniziai a vivere e basta». Trova un lavoro come insegnante e una fidanzata. Gli anni passano, e Jake (sotto il nome di George Amberson) comincia a pedinare Lee Harvey Oswald per assicurarsi che non agisca per conto di terzi, e per decidere quale sarebbe il momento giusto per ucciderlo.
   La data fatidica si avvicina ma, per una serie di sfighe dovute al passato plastico, Jake si ritrova assieme a Sadie, la sua ragazza, lo stesso 22 Novembre a dover salvare il presidente. Il piano riesce, ma Sadie rimane uccisa.
   Jake decide di tornare indietro e ricominciare tutto daccapo, con l’intenzione di salvare la vita di Sadie, ma quando torna nel 2011 scopre che il futuro nel quale Kennedy è sopravvissuto è molto peggio di come aveva sperato: malattie infettive, terremoti, Riunioni dell’Odio e chi più ne ha più ne metta. L’unica cosa da fare, a quel punto, è tornare nel ’58, facendo in modo che tutto ricominci daccapo, e non cambiare nulla. Così fa Jake, e rinuncia all’amore di Sadie, tornando definitivamente nel 2011, un tempo nel quale Sadie ha ottant’anni e si ricorda di lui come in una sorta di déjà vu, senza poter più tornare indietro, dato che la cantina dove sorgeva la Buca del Coniglio sarà distrutta di lì a un mese.

Tutto il resto
   Non riesco a separare in comparti stagni ogni cosa, o almeno, non sempre, anche se il mio cervellino lo vorrebbe. In questo caso non c’è un comparto “Personaggi”, né quello dello “Stile”, perché questo libro mi ha emozionata tanto che provare a fare una recensione tanto inquadrata sarebbe inutile.
   Alla fine, anche contro tutti i miei pregiudizi, Stephen King mi è piaciuto. Sto addirittura pensando se non è il caso di leggere qualcos’altro di suo. Come sempre, ogni consiglio è bene accetto (ma regolatevi sul fatto che ho amato questo libro e odiato “Il gioco di Gerald”).
   Da un po’ non mi capitava di leggere in ogni singolo momento: sull’autobus, prima di dormire, mentre facevo colazione se ero da sola, nel tragitto stanza/salotto facendo le cose con una mano sola… awww!, che magici momenti quando rovesci metà scrivania ma la tua mente è dentro le pagine di un libro, in questo caso, nel 1958.

   Partiamo dalla considerazione più semplice: stile godibilissimo. Divertente (in alcuni momenti ridevo da sola, sul serio), leggero, nonostante le varie spiegazioni politiche e fantascientifiche che il caso richiedeva, romantico e a tratti d’azione. Non ho idea di come tutti questi elementi si mescolino in maniera tanto armonica, ma lo fanno.
   La mia parte preferita è stata senza dubbio quella che lascia da parte tutte le faccende politiche e fantascientifiche, la parte più romanzesca ecco. Ho adorato la storia d’amore fra Jake e Sadie (anche se dico sempre il contrario, le storie d’amore mi piacciono), gli alunni e i dipendenti della scuola di Jodie, gli spettacoli che mettevano in scena. Mi ha emozionata moltissimo, più delle parti d’azione (e soprattutto più della parte subito dopo l’attentato a Kennedy, che in realtà ho trovato noiosa, anche se credo fosse necessaria).
   La fine, invece, mi ha devastata. Non tanto per il 2011 catastrofico, a quello ero persino in parte preparata – è come se fosse la morale della storia, no?: "non cerchiamo di cambiare cose che non possono essere cambiate, alla fine si può essere felici anche così". No, la cosa che più mi è dispiaciuta è che Jake ha dovuto lasciare Sadie. Sì, certo, l’ha rincontrata nel 2011, ma, oh, una piccola pecca: lei ha ottant’anni e non si ricorda di lui.
   In alcune parti mi è addirittura venuto un groppo in gola. Era un groppo da “non è giusto, però!”. Avrei voluto andare da Stephen King e chiedergli di trovare una formidabile soluzione a tutto.

   Be’, avrete capito ormai qual è il mio verdetto: approvato al 100%! Anche con il finale che vorrei cambiare perché, nonostante io voglia con tutta l’anima che finisca in modo diverso (ecco perché la gente scrive fanfiction!), non è un brutto finale, fatto male, di quelli che li vedi che sono stati lanciati lì perché, prima o poi, il libro doveva finire! No, in un certo senso è giusto che finisca così. Purtroppo.
   Per di più, oltre a tenere il mio naso incollato alle pagine, questo libro mi ha fatta soffrire di tachicardia: ogni volta che succedeva qualcosa di emozionante il cuore mi batteva più forte.

Poche note intelligenti
   Ci sono persino delle osservazioni critiche davvero oggettive da fare su questo romanzo, nonostante la mia recensione fatta con il cuore in mano.
   Prima di tutto, apprezzo veramente moltissimo il lavoro di ricerca che Stephen King ha fatto per scrivere questo romanzo. Perché l’ha fatto(a differenza di molti autori), e si vede. Insomma, viene fuori come si viveva davvero nei primi anni ’60 in America, senza nessun “sparo a caso perché tanto sarà stato così”. Anche questo ha contribuito a rendere il libro più affascinante.
   Altra cosa che ho apprezzato: anche se non hai la più pallida idea di cosa sia successo a Dallas nel '63, non importa, perché tutto ciò che devi sapere lo spiega nel libro, senza risultare, per altro, noioso o prolisso. Insomma, non è come leggere il manuale di storia.


   Chissà se un giorno, fra cinquant'anni, qualcuno scriverà un libro nel quale qualcuno torna indietro nel tempo per uccidere Barack Obama e vedere che cosa cambierà nel futuro?

domenica 3 giugno 2012

The Album - Spoiler 6

   Capitolo sei: We are golden, o Una litigata
   Lyrics usate: I live for glitter, not you. / Left here on my own I'm gonna hurt myself. Maybe losing my mind, I'm still wondering why had to let the world let it bleed me dry.
   Spoiler:
   «Okay, non sto dicendo che è tutta colpa tua. Ma parlare in quel modo a qualcuno che non vuole parlare dei suoi problemi con gli altri non è proprio la tattica giusta. Non dovevi prenderla di petto forse, dovevi essere un po’ più diplomatico. E poi scusa non eri lì per dirle che ti piace?»
   «Ho... perso la voglia a metà strada. Dirglielo lì non era bello, così ho ripiegato sul secondo argomento di conversazione.»
   «Oh», Yasmine beve il suo frappuccino. «Dovresti dirglielo però.»
   «E come? Scommetto che non mi vuole neanche più sentir nominare.»
   «Davvero, Michael, ti scoraggi così in fretta? Non sei così mollacchione di solito.»
   Ha ragione.
   Quando Yasmine se ne va rimango in cucina, a pensare furiosamente. Lasciato qui per conto mio mi faccio solo del male a pensare certe cose, di me e di Andrea, e penso anche che forse impazzirò. Ancora mi chiedo come cavolo ho fatto a lasciare che tutta questa situazione mi dissanguasse così.

   Questa foto è chiaramente un'imprecazione da parte di Mika al mondo, perché quel che succederà nel prossimo capitolo è veramente, veramente diastroso! Mika, che parla francese in tutti i sensi, scongiura la mala sorte (o almeno, ci prova, nella mia fanfiction non ce la fa! xD) dicendo: shit!
   Il titolo del capitolo parla chiaro u_u