Da molto volevo leggere questo libro.
Trama da sogno – o da fattanza,
dipende dai punti di vista – atmosfere di fine ottocento, personaggi fuori dal
comune! Non potevano scrivere una quarta di copertina migliore, per indurmi a
comprarlo.
L’unico rammarico, prima di iniziare,
era che il libro è particolarmente sottile. “Lo finirò in due o massimo tre
giorni, se mi va bene!”, mi dicevo. Ahimè, ce ne sono voluti molti di più,
perché questo non è affatto il libro da sogno che mi aspettavo.
In effetti, è più da fattanza.
Dovrei cominciare a diffidare dei
romanzi che usano la prima persona. L’unico motivo per cui non lo faccio è che
in questo modo scarterei una buona metà della letteratura moderna e
contemporanea. Ma ditemi voi se non diventa un desiderio legittimo dopo aver
conosciuto il protagonista di “La meccanica del cuore”.
Si chiama Jack, è nato nel giorno più
freddo del mondo e il suo cuore è gelato. Per farlo rimanere in vita Madeleine,
la strega del paese, le impianta un
orologio a cucù nel cuore, di modo che gli ingranaggi aiutino il suo cuore a
battere. Sin da bambino quel tic tac
che risuona nel suo petto lo perseguita, impedendo alla gente di vederlo come
una persona normale. Non viene adottato a causa di quel rumore insolito che gli
esce dal petto, a scuola viene preso in giro e la sua mamma di fortuna,
Madeleine, gli dice che il suo destino è quello di non potersi innamorare mai,
altrimenti la meccanica del suo cuore ne risentirà talmente tanto da non permettere
più alle lancette di aiutarlo a battere.
Tutto questo ci viene raccontato da Jack
stesso, in una narrazione piuttosto fluida all’inizio ma che, ad un certo
punto, diventa decisamente troppo. Aveva ragione Madeleine, in effetti: Jack
non avrebbe mai dovuto innamorarsi.
Mathias Malzieu |
Dopo l’incontro, a dieci anni, con la
piccola cantante miope da lui soprannominata Miss Acacia, Jack si innamora
perdutamente di lei. La narrazione ancora non ne risente ma quando, cinque anni
dopo, Jack intraprende un viaggio dall’altra parte del mondo per ritrovarla e
lui e Miss Acacia si fidanzano, le parole di Jack diventano una sequela di “Oh,
amoruccio mio, quanto sei coccolosa, picci pucci, patatina mia!”, solo che in
versione più elaborata. Direi persino esagerata e pacchiana. In una parola: barocca.
Non fraintendetemi, non dico che la
narrazione può essere solo secca, pungente e affilata, che deve andare dritta
al bersaglio, ma se uno scrittore sceglie di usare la prima persona deve
rinunciare a certi fronzoli. La prima persona, per me, significa che il
personaggio potrebbe raccontare la storia a voce. E quindi il suo linguaggio
deve essere veritiero. Le persone non parlano in maniera teatrale, nella vita
di tutti i giorni, nemmeno quando stanno raccontando qualcosa che è loro
capitato, quindi a mio dire – e per piacermi – un libro in prima persona deve
adattare il linguaggio e lo stile al linguaggio e allo stile della parlata del
protagonista, capendo dove si può e si deve edulcorare e limare il gergo.
…cosa che ovviamente Malzieu non ha
fatto.
Inoltre ci terrei a precisare che il
linguaggio di Jack non è affatto quello che ci si aspetta da un giovanotto nato
e vissuto nell’Europa di fine ottocento. Troppo contemporaneo, per l’epoca.
Alla fine della storia, quando ormai il
nostro protagonista è costretto a ritornare a casa, veniamo a conoscenza di una
triste verità. La verità è che lui non aveva affatto bisogno di un orologio nel
cuore, per vivere. Almeno non dopo due o tre mesi dopo la sua nascita.
Madeleine lo aveva lasciato lì per fare sì che nessuno lo adottasse, perché si
era affezionata a lui.
Tutta la vita di Jack ruotava attorno a
questo orologio, che lui odiava perché lo rendeva diverso, ma che rendeva una
storia d’amore eccentrica più accettabile, in quanto, se scegliamo di leggere
un libro con questa trama, sappiamo che non ci stiamo addentrando proprio in
una storia reale. Vogliamo leggere qualcosa di un po’ fuori dalle righe,
qualcosa di assurdo, che ci faccia per un attimo sognare. Un orologio nel cuore
che non ti permette di innamorarti senza ucciderti è un drammatico, romantico
fino alla nausea e fantastico modo di sognare.
Alla fine scopriamo invece che si trattava
di un sogno in un sogno. La vita dei personaggi, che poteva sollevarsi verso
qualcosa di tenero, irreale ma bello, è tutta una finzione. Nessuna fantasia
cui aggrapparsi, solo le ultime pagine, intrise di una verità amara, che
rendono tutto il libro ancor più crudele di quanto già non sia.
Ora, facendo qualche piccola ricerca, si
scopre che Mathias Malzieu è un musicista, noto in Francia con il suo gruppo, i
Dyonisos. E, chiamatemi pure acida, ma questa è una prova del fatto che, almeno
in qualcosa, Italia e Francia si assomigliano: “Sii famoso – almeno un pochino
– e ti faremo pubblicare un libro senza nemmeno leggerlo prima!”
Purtroppo sappiamo già che in Italia è
così (basta entrare in una qualsiasi libreria per capirlo), ma a quanto pare
anche nelle terra degli Impressionisti è così.
Malzieu ha pubblicato anche un altro
libro che ho visto spesso delle librerie, si intitola “L’uomo delle nuvole”, ma
non credo che lo comprerò.
Ecco un nuovo quando evidente esempio di quel che dicevo prima. |
P.S. Proverò a vedere però se ha più
talento nella musica! I Dyonisos, dalle descrizioni che ho trovato in rete,
sembrano proprio il genere di musicisti che piace a me!
Nessun commento:
Posta un commento
Ogni commento sarà bene accetto!
Grazie dell'attenzione e del tempo dedicatovi.