mercoledì 27 febbraio 2013

Hunger games - Suzanne Collins

   Spinta dalla curiosità e da quanto il film mi era piaciuto quando sono andata a vederlo l’anno scorso, ho letto Hunger Games, il nuovo fenomeno teenager librario di massa.
   Devo ammettere che anche se sapevo come sarebbe andato a finire mi è piaciuto moltissimo, e apprezzo che ci sia un fenomeno di massa diverso da un cattivo che s’innamora di una bella, sconfiggono altri cattivi con il loro aMMore e vivono per sempre felici e contenti.
 
Tipo questo... giusto per fare un esempio!
(Il commento della Meyer rende tutto ancora più sospetto.)
   Ci sono un bel po’ di cose da dire a proposito di Hunger Games, per cui mettetevi comodi e godetevi questa recensione.
 
La trama
   Katniss Everdeen vive nel Disdretto 12, il più povero fra tutti, in una terra che si chiama Panem (ex nord America). A causa di una rivoluzione dei tredici distretti (il tedicesimo venne poi letteralmente raso al suolo), attaccarono Capitol City, ogni anno, da settantaquattro anni, la capitale organizza gli Hunger Games, per tenere sotto controllo la nazione.
   Un maschio e una femmina di ogni distretto, di età compresa fra i dodici e i diciotto anni, vengono portati in un’arena per combattere fino alla morte. L’ultimo sopravvissuto vince gli Hunger Games e, oltre a salvarsi la vita, che non è male, diventa ricco e famoso in tutta Panem, siccome lo show è diretto in mondovisione ed è obbligatorio guardarlo.
   Per salvare la sorellina minore, che viene scelta alla Mietitura, Katniss si offre volontaria come Tributo per partecipare agli Hunger Games, e assieme a lei viene scelto Peeta Mellark, il figlio del panettiere, il classico ragazzo che non ucciderebbe neanche una mosca.
   Sul treno che li scorta a Capitol City conoscono il loro mentore, l’unico vincitore del distretto 12, Haymitch Abernathy. Durante i pochi giorni che passano da quando vengono portati a Capitol City Haymitch li aiuterà a capire come sopravvivere agli Hunger Games, consigliando loro come essere simpatici al pubblico e ai ricchi sponsor, che possono procurargli aiuto quando saranno nell’arena.
 
 
   A causa di una frase detta da Peeta il pubblico pensa che lui e Katniss siano innamorati, quando è palese che lo è solo Peeta, e Katniss pensa invece a come sopravvivere e tornare a casa dalla sua famiglia.
   Gli Hunger Games hanno inizio, e Katniss, nell’arena (un enorme bosco), riesce a sfuggire a tutti grazie alle tecniche di sopravvivenza imparate e alla sua abilità nella caccia. Il tempo passa e molti Tributi vengono uccisi, compresa la ragazzina di soli dodici anni con cui Katniss si era alleata, Rue.
   Quando l’annuncio che le regole sono state cambiate, e che i vincitori possono essere due, purché dello stesso Distretto, Katniss trova Peeta. Il ragazzo è ridotto in fin di vita, con un grosso taglio sulla coscia che si è infettato. Facendo finta di essersi innamorata di lui, Katniss ottiene il favore degli spettatori e degli Sponsor, che gli mandano cibo e medicine.
   Nell’arena rimangono solo Katniss, Peeta e Cato, uno dei più pericolosi Tributi. Cato rimane ucciso dalle belve che vengono create per mettere in difficoltà gli ultimi giocatori e rimangono solo Katniss e Peeta. Alla loro sopravvivenza gli organizzatori, detti Strateghi, cambiano idea e decidono che deve esserci un solo vincitore (come si suppone avessero già deciso fin dall'inizio), ma Katniss propone a Peeta di non dare loro nessuno vincitore, e di mangiare delle bacche velenose. All’ultimo secondo, appena prima di ingoiare le bacche, vengono proclamati entrambi vincitori dei settantaquattresimi Hunger Games.
   Alla fine dei giochi è chiaro che Katniss non è innamorata di Peeta e che il sindaco Snow di Capitol City reputa Katniss una pedina pericolosa. I due vincitori fanno ritorno nel distretto 12, ma la capitale non ha ancora perdonato Katniss.
 
Suzanne Collins
L’idea
   Non posso dire che quella della Collins sia stata un’idea del tutto nuova. Ad esempio c’è Battle Royal, in cui il principio è più o meno lo stesso, e quando siamo arrivati al decimo Grande Fratello in molti hanno espresso l’idea di «lasciarli rinchiusi senza cibo e vedere chi sopravvive alla fine.», il che, a mio parere, libererebbe il mondo da certa gente spaventosa. Tuttavia Susanne Collins l’ha pensata molto meglio di altri.
   In un certo senso è tutto molto semplicistico, le spiegazioni che vengono date riguardo agli Hunger Games e all’organizzazione del “nuovo mondo” creato dalla Collins sono molto basiche. Nonostante questo il romanzo non ne perde molto, ed essendo un libro indirizzato principalmente ad un pubblico di ragazzi la cosa è comprensibile.
   L’unico fatto che mi sento di criticare qui è il modo in cui vengono presi certi atteggiamenti. Mi spiego meglio: l’idea della morte e delle sue conseguenza psicologiche e sociali è presa alla leggera, a mio parere. Anche se si intuisce che i personaggi la ritengono una cosa orribile, non viene sprecata una parola al riguardo.
   Il mondo futuristico di Panem creato dalla Collins mi piace molto. Forse perché è così esagerato dal punto di vista estetico, e da un lato anche perché mi piace l’idea che ci siano degli Hunger Games. Non tanto per la storia dei “giochi” in sé, ma perché si aprono infinite possibilità riguardo a come la popolazione si potrebbe ribellare (e so che lo farà nel prossimi libri). Non solo con le armi, ma anche con la psicologia.
   In fondo viene detto chiaramente che gli Hunger Games non sono stati creati per dare al pubblico violenza, ma per far capire ai Distretti che Capitol City ha tutte le loro vite nelle sue mani. A questo punto i modi per rivoltarsi diventano centinaia, e la cosa più interessante è che riguardano soprattutto l’aspetto psicologico. Un esempio lampante è come Katniss e Peeta sono sopravvissuti: minacciando la malriuscita degli Hunger Games, lasciando la popolazione senza vincitori, alla fine sono riusciti a sopravvivere entrambi.
 
I personaggi nel film
Lo stile e i personaggi
   Stile semplice e adatto al pubblico che vuole colpire. Susanne Collins non è certo un genio della retorica, ma in questo caso è la storia la cosa più interessante, e lo stile non è essenziale per la lettura.
   La prima persona a mio parere è stata una scelta un po’ infelice, perché ti fa già capire come finirà il libro. Certo, uno potrebbe anche pensare che si tratti di un diario di memorie, o che la storia termini tragicamente, ma già dall’inizio si capisce che non è questo tipo di libro (sarebbe come se Harry Potter morisse e vincesse Voldemort!).
   I personaggi risultano a volte un po’ piatti, ma non tutti, e non in maniera tanto drammatica come in altri casi.
   L’unico difetto della protagonista (e il fatto che abbia trovato un solo difetto è già una conquista enorme!) è che, anche se Peeta le fa una corte spietata e per nulla nascosta, lei non si rende conto di nulla fino alla fine, il che è una cosa stupida dato che ci pensa un bel po’ a Peeta – nonostante la costante minaccia di morte che grava sulla sua testa. In compenso mi piace perché è un po’ stronzetta, perché si sbaciucchia Peeta senza ritegno per prendere in giro il mondo intero e avere più sponsor degli altri.
    Non pensiate che a me piacciano particolarmente i personaggi negativi, solo che mi piace vederli con qualche difetto. Inoltre, in una situazione di vita o morte, Katniss è del tutto giustificata a comportarsi da stronza, qualora lo volesse.
   Peeta Mellark mi piace come personaggio. La scrittrice le ha dato una personalità vera, a tutto tondo. Riesco a immaginare benissimo un tipo come Peeta nella vita reale, ed è per questo che mi piace. Forse anche per questa ragione mi dispiace molto per la sua sfortunatissima vita sentimentale. Fa la figura del ragazzo un po’ tonto, ma non credo che sia così: secondo me lui è ottimista, pensa sempre il meglio delle persone, e si capisce dal suo comportamento. Il fatto che si possano fare supposizioni come questa sul carattere di un personaggio, significa che è stato realizzato bene, o no? Non si possono fare supposizioni su personaggi noiosi o prevedibili.
   Gli altri sono poco o niente caratterizzati, perlopiù stanno sullo sfondo e si beccano la simpatia ma più spesso l’odio e il disprezzo di Katniss.
 
In conclusione
   Di certo leggerò anche gli altri libri, attendo i prossimi film con aspettativa, e sono molto curiosa di sapere come continuerà la storia. Sono molto esigente, e spero di non venire delusa, ma sono anche ottimista e credo proprio che i prossimi libri mi piaceranno.
   Felici Hunger Games, e possa la fortuna sempre essere a vostro favore!

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