lunedì 5 dicembre 2011

Nel bene e nel male

   Bene, lo so di averci messo una vita, a leggere un libro che conosco a memoria e per di più di sole 293 pagine. Che posso dire?, è che è un periodo molto impegnato questo e andrà sempre peggio anche se inizieranno le vacanze, e purtroppo difficilmente trovo tempo per leggere. Ma l’ho terminato (per l’ennesima volta)! Ho finito di ri-ri-rileggere Harry Potter e la Pietra Filosofale.
   Se alcuni di voi lo avessero putacaso dimenticato, ecco una bella immagine che vi rimembrerà i bei tempi andati in cui Harry era ancora un pargoletto secco e filiforme che veniva pestato da Dudley, e vi farà fare un ripasso della trama:


   Ora possiamo incominciare…
   Il primissimo capitolo della saga è perfetto: dice senza dire, introduce tanti concetti che verranno poi spiegati più avanti, o addirittura alla fine del libro. Con la consapevolezza che ho ora della trama mi chiedo quanto già la Rowling sapesse dei suoi stessi libri, quando ha iniziato a scrivere il primo. Immagino che li avesse già tutti pianificati, il che rende la saga di Harry Potter omogena e mai discontinua; tutti i libri si intersecano fra di loro e anche se ognuno di essi ha una vicenda a sé da raccontare (soprattutto i primi quattro) sono uniti da un filo che mano a mano si svela.
   Spero di non cadere di nuovo in divagazioni del genere, ma purtroppo è la mia natura.
   I primi capitoli, quelli a casa dei Dursley, sebbene possano inizialmente sembrare un po’ tristi (ma ci pensate a un povero bambino a casa di quei mostri di zii?), sono giusto il necessario per capire la vita di Harry e anche il suo atteggiamento e il suo modo di essere, e credo che siano fondamentali, anche se la tendenza è di sminuire quei capitoli iniziali.
   L’unica cosa che un po’ mi dispiace (ma d’altronde credo che se non fosse andata così tutta la storia ne avrebbe risentito) è che il carattere di Harry venga molto idealizzato. Mi spiego meglio: un bambino di undici anni che è sempre stato maltrattato a scuola e a casa, e che scopre di essere ammirato nella sua nuova scuola, guardato come un eroe, non sarebbe un po’ più compiaciuto? Il suo ego non verrebbe stimolato di più? Non sarebbe neanche del tutto sbagliato, anzi al contrario secondo me sarebbe comprensibile e anche interessante. Tuttavia mi rendo conto che questo sconvolgerebbe troppo la storia, perché vi immaginate cosa sarebbe successo se Harry Potter fosse stato appena un po’ più ambizioso? Appena un poco più simile a Draco Malfoy? La tipica situazione da “What if…?”.
   Le descrizioni di Hogwars, dello stesso castello, delle lezioni, degli aneddoti che la Rowling sapientemente inserisce qua e là, sono bellissimi e anche divertenti. Tutte le materie che ha inventato, le regole della società magica, sono in realtà molto simili alle nostre, nel senso che c’è una scuola e poi una ‘normalissima’ carriera da intraprendere. Niente viaggi in giro per il mondo con un cappello a punta e un bastone da passeggio ritorto, niente saette che sbucano dalle dita, nulla di tutto ciò. E’ proprio per questo che è meglio: è simile ma diverso, è qualcosa che potrebbe davvero esserci. Tutto questo accade negli anni ’90, non ci troviamo nel medioevo. Al pensiero che, proprio girato l’angolo, poteva esserci qualcosa di magico ma tu – ahimè – non l’hai potuto vedere, è molto più eccitante del pensiero che, millenni fa, esisteva la magia più selvaggia ma ora non c’è più.
   L'unica pecca che ho individuato nella meticolosa organizzazione della Rowling è che sembra non esserci una linea netta di separazione fra ciò che i maghi sanno e non sanno dei babbani. Ad esempio Malfoy cita un elicottero babbano, e tralasciando il quando mai dovrebbe usarlo o dovrebbe sapere che cosa diavolo sia, dall'altra parte abbiamo Ron, che non capisce come mai le fotografie dei babbani non si muovano. Questi due aspetti sono molto contrastanti e non si capisce quale sia la linea di confine che la Rowling ha creato fra babbani e maghi.
   La storia della Pietra Filosofale si srotola in maniera un po’ meccanica forse, per quanto riguarda le ricerche e le scoperte. Ma una ricerca portata avanti da ragazzini di undici anni all’interno delle mura di una scuola è divertente, anche se alla base di tutto a volte mi veniva da chiedermi perché diamine Harry si ostinasse a voler sapere. Forse è proprio questo il suo difetto: deve sempre ficcare il naso dappertutto! Comunque alla fine ricordo molto bene, la prima volta che lessi il libro, l’incredulità che provai nello scoprire che l’odiato e ambiguo Piton, contro il quale avevo scagliato silenziose maledizioni, in realtà non c’entrava nulla con la Pietra. E che, anzi!, lui proteggeva sia la Pietra Filosofale che Harry. Come ho già accennato io adoro Severus Piton, è così ambiguo e bastardo che non posso non amarlo! Be’, non so voi comunque, ma io non mi aspettavo che Raptor fosse il cattivo (anche se quando lo lessi per la prima volta avevo sì e no nove anni). La raccapricciante scoperta di un doppio volto innalza decisamente il libro a “per ragazzi”, dall’iniziale “per bambini”, perché a immaginare una cosa del genere viene anche a me il voltastomaco, anche se in realtà il tutto è molto soft. Anche se non apprezzo moltissimo i lieto fine scontati, diciamo che questo ci sta, giusto perché sappiamo che questo libro non è che l’inizio.


   Uno dei miei passaggi preferiti è la battaglia con il mostro di montagna che fa sì che Hermione, Ron ed Harry diventino amici. Ho letto da qualche parte che prima di pubblicare il libro l’editore cercava di convincere la Rowling a cambiare quella parte, ma io sinceramente credo che, per il caratterino che Hermione si ritrova (diciamocelo, non è mica tanto facile da reggere una così) ci voleva proprio un gran colpo come quello per farla rilassare un po’. E’ ovvio che io preferisca la Hermione dei libri e non quella dei film, che è poco seccante e le mancano i denti da castoro e i capelli cespugliosi. Ma questo è un libro, quello è un film, e sono su un piano del tutto differente.
   Adoro quasi tutti i personaggi, anche se a gradi diversi. Paradossalmente quello che mi piace un po’ meno è Harry, perché è sempre troppo perfetto, eroico, bello, popolare o impopolare fino a renderlo vittima (in entrambi i casi). Ma adoro ancora Ron. Con i film e le fanfiction potrà anche essersi sparsa la voce che Ron è un troglodita senza cuore, buono solo a ingurgitare enormi quantità di cibo e dire cose divertenti o inutili. Be’, ecco una notizia shock: non è vero. Il Ron di cui ho letto io, e che ho piacevolmente riscoperto, è un ragazzo timido e anche sensibile sotto sotto. E’ l’elemento di cui ogni gruppo ha sempre bisogno, è quello che sdrammatizza tutto, quello che riesce a rendere ogni cosa più leggera, che vede il lato positivo, è colui per cui Harry e Hermione non si perdono in pippe mentali il primo e in ragionamenti con fin troppo senso la seconda. Ma nonostante questo Ron ha un suo carattere che ha lati sia positivi che negativi, e per questo mi sembra uno dei personaggi più completi.
   E se vogliamo proprio immergerci nel discorso personaggi, non può mancare quello su Draco Malfoy. Non mi stancherò mai di dire che Draco è un ragazzetto viziato e prepotente, e che i suoi genitori non gli torcerebbero un capello nemmeno se ne andasse della loro vita. Il Draco a cui molti sono abituati a pensare è il frutto delle fanfiction, ma in realtà è un personaggio veramente negativo, secondo me, almeno in questo primo libro. E’ il Dudley magico. E devo ammettere di essere stata molto soddisfatta quando viene incredibilmente picchiato da Ron, in un pestaggio che, giustamente, vede sanguinanti entrambi i lottatori.
   Attenzione! Perché tutto ciò non toglie nulla alla mia idea, idea che ho sempre avuto sui personaggi di Harry Potter: la stragrande maggioranza di loro sono stereotipati. Chi più, chi meno, certo, e ci sono anche personaggi che adoro, ovviamente. Ma purtroppo i protagonisti hanno questa brutta abitudine di estendere le loro qualità o i loro difetti al massimo: così Harry diventa il miglior bambino che si sia mai visto sulla faccia della terra, Voldemort diventa il cattivo senza cuore e senza ripensamenti, Neville quello maldestro e oserei dire quasi inetto e Draco è il bulletto antipatico fino all’inverosimile. Questo fatto è purtroppo accentuato perché, sebbene la narrazione sia in terza persona, noi seguiamo solo i movimenti e i pensieri di Harry. Non c’è nulla che possa caratterizzare i personaggi al di fuori del suo pensiero, così odiamo Voldemort, troviamo Ron molto simpatico e Silente davvero saggio e incomprensibile. Ciò non toglie che nel corso della storia evolvano, ma qui mi limito a parlare del primo tomo.
   Direi quindi che il punto di forza del libro è la novità, perché di fantasy ne ho letti fino al vomito, ma non conosco nessuno che somigli anche solo vagamente ad Harry Potter, che con questa prima prova si è conquistato tutta la mia attenzione, nel bene e nel male.

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