Bene, lo so di
averci messo una vita, a leggere un libro che conosco a memoria e per di più di
sole 293 pagine. Che posso dire?, è che è un periodo molto impegnato questo e
andrà sempre peggio anche se inizieranno le vacanze, e purtroppo difficilmente
trovo tempo per leggere. Ma l’ho terminato (per l’ennesima volta)! Ho finito di
ri-ri-rileggere Harry Potter e la Pietra
Filosofale.
Se alcuni di voi lo avessero putacaso dimenticato, ecco una bella immagine che vi rimembrerà i bei tempi andati in cui Harry era ancora un pargoletto secco e filiforme che veniva pestato da Dudley, e vi farà fare un ripasso della trama:
Ora possiamo incominciare…
Il primissimo
capitolo della saga è perfetto: dice senza dire, introduce tanti concetti che
verranno poi spiegati più avanti, o addirittura alla fine del libro. Con la
consapevolezza che ho ora della trama mi chiedo quanto già la Rowling sapesse dei
suoi stessi libri, quando ha iniziato a scrivere il primo. Immagino che li
avesse già tutti pianificati, il che rende la saga di Harry Potter omogena e
mai discontinua; tutti i libri si intersecano fra di loro e anche se ognuno di
essi ha una vicenda a sé da raccontare (soprattutto i primi quattro) sono uniti da un
filo che mano a mano si svela.
Spero di non
cadere di nuovo in divagazioni del genere, ma purtroppo è la mia natura.
I primi
capitoli, quelli a casa dei Dursley, sebbene possano inizialmente sembrare un
po’ tristi (ma ci pensate a un povero bambino a casa di quei mostri di zii?),
sono giusto il necessario per capire la vita di Harry e anche il suo
atteggiamento e il suo modo di essere, e credo che siano fondamentali, anche se la tendenza è di sminuire quei capitoli iniziali.
L’unica cosa che un po’ mi dispiace (ma
d’altronde credo che se non fosse andata così tutta la storia ne avrebbe
risentito) è che il carattere di Harry venga molto idealizzato. Mi spiego
meglio: un bambino di undici anni che è sempre stato maltrattato a scuola e a
casa, e che scopre di essere ammirato nella sua nuova scuola, guardato come un
eroe, non sarebbe un po’ più compiaciuto? Il suo ego non verrebbe stimolato di
più? Non sarebbe neanche del tutto sbagliato, anzi al contrario secondo me
sarebbe comprensibile e anche interessante. Tuttavia mi rendo conto che questo
sconvolgerebbe troppo la storia, perché vi immaginate cosa sarebbe successo se
Harry Potter fosse stato appena un po’ più ambizioso? Appena un poco più simile
a Draco Malfoy? La tipica situazione da “What if…?”.
Le descrizioni
di Hogwars, dello stesso castello, delle lezioni, degli aneddoti che la Rowling
sapientemente inserisce qua e là, sono bellissimi e anche divertenti. Tutte le
materie che ha inventato, le regole della società magica, sono in realtà molto
simili alle nostre, nel senso che c’è una scuola e poi una ‘normalissima’
carriera da intraprendere. Niente viaggi in giro per il mondo con un cappello a
punta e un bastone da passeggio ritorto, niente saette che sbucano dalle dita,
nulla di tutto ciò. E’ proprio per questo che è meglio: è simile ma diverso, è
qualcosa che potrebbe davvero esserci. Tutto questo accade negli anni ’90, non
ci troviamo nel medioevo. Al pensiero che, proprio girato l’angolo, poteva
esserci qualcosa di magico ma tu – ahimè – non l’hai potuto vedere, è molto più
eccitante del pensiero che, millenni fa, esisteva la magia più selvaggia ma ora
non c’è più.
L'unica pecca che ho individuato nella meticolosa organizzazione della Rowling è che sembra non esserci una linea netta di separazione fra ciò che i maghi sanno e non sanno dei babbani. Ad esempio Malfoy cita un elicottero babbano, e tralasciando il quando mai dovrebbe usarlo o dovrebbe sapere che cosa diavolo sia, dall'altra parte abbiamo Ron, che non capisce come mai le fotografie dei babbani non si muovano. Questi due aspetti sono molto contrastanti e non si capisce quale sia la linea di confine che la Rowling ha creato fra babbani e maghi.
La storia della
Pietra Filosofale si srotola in maniera un po’ meccanica forse, per quanto
riguarda le ricerche e le scoperte. Ma una ricerca portata avanti da ragazzini
di undici anni all’interno delle mura di una scuola è divertente, anche se alla
base di tutto a volte mi veniva da chiedermi perché diamine Harry si ostinasse
a voler sapere. Forse è proprio questo il suo difetto: deve sempre ficcare il
naso dappertutto! Comunque alla fine ricordo molto bene, la prima volta che
lessi il libro, l’incredulità che provai nello scoprire che l’odiato e ambiguo
Piton, contro il quale avevo scagliato silenziose maledizioni, in realtà non
c’entrava nulla con la Pietra. E che, anzi!, lui proteggeva sia la Pietra
Filosofale che Harry. Come ho già accennato io adoro Severus Piton, è così
ambiguo e bastardo che non posso non amarlo! Be’, non so voi comunque, ma io
non mi aspettavo che Raptor fosse il cattivo (anche se quando lo lessi per la
prima volta avevo sì e no nove anni). La raccapricciante scoperta di un doppio
volto innalza decisamente il libro a “per ragazzi”, dall’iniziale “per
bambini”, perché a immaginare una cosa del genere viene anche a me il
voltastomaco, anche se in realtà il tutto è molto soft. Anche se non apprezzo
moltissimo i lieto fine scontati, diciamo che questo ci sta, giusto perché
sappiamo che questo libro non è che l’inizio.
Uno dei miei
passaggi preferiti è la battaglia con il mostro di montagna che fa sì che
Hermione, Ron ed Harry diventino amici. Ho letto da qualche parte che prima di
pubblicare il libro l’editore cercava di convincere la Rowling a cambiare
quella parte, ma io sinceramente credo che, per il caratterino che Hermione si
ritrova (diciamocelo, non è mica tanto facile da reggere una così) ci voleva
proprio un gran colpo come quello per farla rilassare un po’. E’ ovvio che io
preferisca la Hermione dei libri e non quella dei film, che è poco seccante e
le mancano i denti da castoro e i capelli cespugliosi. Ma questo è un libro,
quello è un film, e sono su un piano del tutto differente.
Adoro quasi tutti
i personaggi, anche se a gradi diversi. Paradossalmente quello che mi piace un
po’ meno è Harry, perché è sempre troppo perfetto, eroico, bello, popolare o
impopolare fino a renderlo vittima (in entrambi i casi). Ma adoro ancora Ron.
Con i film e le fanfiction potrà
anche essersi sparsa la voce che Ron è un troglodita senza cuore, buono solo a
ingurgitare enormi quantità di cibo e dire cose divertenti o inutili. Be’, ecco
una notizia shock: non è vero. Il Ron
di cui ho letto io, e che ho piacevolmente riscoperto, è un ragazzo timido e
anche sensibile sotto sotto. E’ l’elemento di cui ogni gruppo ha sempre
bisogno, è quello che sdrammatizza tutto, quello che riesce a rendere ogni cosa
più leggera, che vede il lato positivo, è colui per cui Harry e Hermione non si
perdono in pippe mentali il primo e in ragionamenti con fin troppo senso la
seconda. Ma nonostante questo Ron ha un suo carattere che ha lati sia positivi che negativi, e per questo mi sembra uno dei personaggi più completi.
E se vogliamo
proprio immergerci nel discorso personaggi, non può mancare quello su Draco
Malfoy. Non mi stancherò mai di dire che Draco è un ragazzetto viziato e
prepotente, e che i suoi genitori non gli torcerebbero un capello nemmeno se ne
andasse della loro vita. Il Draco a cui molti sono abituati a pensare è il
frutto delle fanfiction, ma in realtà è un personaggio veramente negativo,
secondo me, almeno in questo primo libro. E’ il Dudley magico. E devo ammettere
di essere stata molto soddisfatta quando viene incredibilmente picchiato da
Ron, in un pestaggio che, giustamente, vede sanguinanti entrambi i lottatori.
Attenzione!
Perché tutto ciò non toglie nulla alla mia idea, idea che ho sempre avuto sui
personaggi di Harry Potter: la stragrande maggioranza di loro sono stereotipati. Chi più,
chi meno, certo, e ci sono anche personaggi che adoro, ovviamente. Ma purtroppo
i protagonisti hanno questa brutta abitudine di estendere le loro qualità o i
loro difetti al massimo: così Harry diventa il miglior bambino che si sia mai
visto sulla faccia della terra, Voldemort diventa il cattivo senza cuore e
senza ripensamenti, Neville quello maldestro e oserei dire quasi inetto e Draco
è il bulletto antipatico fino all’inverosimile. Questo fatto è purtroppo
accentuato perché, sebbene la narrazione sia in terza persona, noi seguiamo
solo i movimenti e i pensieri di Harry. Non c’è nulla che possa caratterizzare
i personaggi al di fuori del suo pensiero, così odiamo Voldemort, troviamo Ron
molto simpatico e Silente davvero saggio e incomprensibile. Ciò non toglie che nel corso della storia evolvano, ma qui mi limito a parlare del primo tomo.
Direi quindi che
il punto di forza del libro è la novità, perché di fantasy ne ho letti fino al
vomito, ma non conosco nessuno che somigli anche solo vagamente ad Harry Potter, che
con questa prima prova si è conquistato tutta la mia attenzione, nel bene e nel
male.
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