Torno alla carica con la mia ossessiva voglia di rileggere
tutti gli Harry Potter, cosa veramente molto facile dato il fatto che ne so
buona parte a memoria. Tuttavia rimane sempre qualcosa da scoprire!
Quando ho letto per la prima volta “Harry Potter e la Camera
dei Segreti” non mi era piaciuto moltissimo, e per diversi anni non ha mai
retto il confronto con altri libri della saga. Adesso che l’ho riletto devo
dire invece che l’ho trovato piacevole, più di quanto ricordassi.
Hogwarts si tinge di atmosfere cupe, di misteri che vanno al
di là del tempo e sono sempre più intriganti e oscuri, ad un tratto del tutto
illogici, tanto che smettere di leggere diventa complicato perché si vuole conoscere la risposta a questa domanda:«Ma cosa cavolo sta succedendo?!».
Credo non ci sia bisogno di ricordare la trama, ma è chiaro
che in questo libro la Rowling ha superato il primo Harry Potter per quanto
riguarda lo sviluppo della storia. Quel non so che di meccanico che ho trovato nel
primo volume è qui svanito, e tutti i piccoli e grandi elementi della trama
che, in seguito, acquisteranno una spiegazione, si amalgamano in maniera
omogena. Ogni singola parola cela dietro di sé un segreto, e con l’andare
avanti delle scoperte di Harry & Co. alcune cose acquistano senso, ma anche misteri
più grandi si pongono di fronte ai ragazzi, misteri che saranno svelati solo alla fine.
In particolare mi è piaciuta molto questa versione del
castello di Hogwarts: l’inespugnabile fortezza attaccata dall’interno, da un
mostro sconosciuto e da qualcuno che semina il terrore nascosto in un angolo. Quasi
un racconto dell’orrore, perché se ci pensiamo (anche se ogni cosa pare
stranamente tranquilla nelle parole della Rowling) abbiamo gli elementi per
spaventarci a morte: un mostro vaga in un castello, indisturbato, e tutti
coloro che lo vedono vengono pietrificati; da qualche parte c’è una stanza
segreta che è stata riaperta per sguinzagliare questo pericoloso essere, ma non
è storia recente: qualcuno lo aveva già fatto cinquant'anni fa. Soprattutto questa storia del "cinquant'anni fa" mi fa impazzire!
Insomma, il mistero regna sovrano, e questa volta ci
allontaniamo un po’ dai misterucoli per poppanti del primo libro.
Un’altra cosa che mi è piaciuta molto è che, fino alla fine, Voldemort non fa la minima apparizione, forse neanche viene citato più di tanto. Non è lui il nemico principale, per una volta, ed essendo questo solo il secondo libro è quasi come se ce lo fossimo già lasciato alle spalle, come se fosse una questione risolta. Invece proprio alla fine, track!, il lodevolissimo (e poi inquietantissimo) Tom Orvoloson Riddle in realtà è Lord Voldemort. La prima volta che lo lessi rimasi a bocca aperta, sul serio. Forse sono una facile da trarre in inganno, e quindi facile da stupire, ma davvero sembravo un pesce lesso, ero gasata da Dio…
Torna il mito dell’antagonista affascinante, perché anche se
Voldemort è un brutto cattivone senza naso né capelli, da ragazzo era alquanto
avvenente, a quanto ho potuto capire. È l’unica volta in cui credo che sia
giustificata una cosa del genere. Insomma, di solito non mi piacciono i
personaggi cattivi che sono fighi perché… perché? Perché va di moda il ragazzo
bello e dannato? Insomma, certe volte un cattivo può anche non essere un figo
da paura, tanto il 90% delle volte muore! Tuttavia il fatto che Tom Riddle sia
stato un bel giovane mi piace come idea, perché prima di diventare il bruttone
che conosciamo (ripeto: quell’uomo non ha il naso! La cosa mi ha sempre
sconvolta) doveva usare un altro modo per ottenere i favori delle persone, e
l’aspetto fisico è la maniera più veloce e quella che inganna meglio.
Mi vorrei soffermare in particolare su un personaggio però:
Gilderoy Allock. Lo so, lo so, è uno dei personaggi più inutili della saga,
forse anche più inutile di Madama Pince la bibliotecaria, ma rimane comunque il
mio preferito in questo libro.
Mi rendo conto che, se fosse una persona vera,
probabilmente vorrei prenderlo a calci in faccia ogni volta che apre quella sua
bocca dai denti ‘lavati con perlana’, ma non potete dirmi che non fa morire
dalle risate! Sono morta dal ridere! Ogni volta che compare dice di quelle cose
assurde, e la Rowling lo inserisce più che come elemento di disturbo, come
elemento comico, il che è un bene data l’atmosfera del libro.
Sdrammatizzare un
po’ fa sempre bene, per non eccedere nel tragico strappalacrime.
In definitiva, ho riconsiderato questo secondo volume di
Harry Potter, dov’è chiaro lo sviluppo della Rowling come autrice, che questa
volta ci ha dato un romanzo molto migliore di quello precedente.
P.S. con due giorni di ritardo.
Sottolineo un'annosa questione che vede coinvolta la traduzione italiana di Harry Potter, che ha fatto un casino riguardo a qualcosa di molto, molto importante.
Il libro, man mano che si va avanti, tratta tematiche importanti, e una di queste compare nel secondo libro: il razzismo. Qualcuno mi prenderà per folle, a considerare razzismo quel che c'è in questo libro, ma io credo che sia proprio così. In fondo la questione è semplice: i bianchi si sentono superiori ai neri (perché mai poi?! Preferisco non addentrarmi in questa tematica senza senso) e i maghi Purosangue si sentono superiori ai nati babbani. E' la stessa cosa.
Ma torniamo alla questione annosa. Nell'edizione italiana per parlare dei maghi con un genitore babbano e uno mago viene usato giustamente il termine Mezzosangue. Il problema è che si usa anche per i nati babbani, che di mezzo non hanno proprio nulla, sono nati come babbani a tutti gli effetti! Bene, nessuno di voi ha mai pensato che questa cosa sia un po' confusionaria? Io sì, molte volte. Fino a quando non mi è capitato di leggiucchiare alcune parti della saga in inglese (più per divertimento che altro), e allora sono stata illuminata.
La Rowling ha coniato ben tre termini che riguardano la purezza di sangue:
Pureblood - per i maghi purosangue;
Halfblood - che si usa invece per coloro che hanno un genitore mago e uno babbano;
Mudblood - ad indicare i nati babbani.
Ora, quest'ultimo è decisamente un insulto, perché si può più o meno tradurre come sangue sporco o qualcosa di simile. Mezzosangue invece, se non ho capito male, diciamo che è solo un po' indelicato da dire, ma non è che sia terribile come cosa.
Insomma... ma che cazzo ci stanno a fare i traduttori?!
P.S. con due giorni di ritardo.
Sottolineo un'annosa questione che vede coinvolta la traduzione italiana di Harry Potter, che ha fatto un casino riguardo a qualcosa di molto, molto importante.
Il libro, man mano che si va avanti, tratta tematiche importanti, e una di queste compare nel secondo libro: il razzismo. Qualcuno mi prenderà per folle, a considerare razzismo quel che c'è in questo libro, ma io credo che sia proprio così. In fondo la questione è semplice: i bianchi si sentono superiori ai neri (perché mai poi?! Preferisco non addentrarmi in questa tematica senza senso) e i maghi Purosangue si sentono superiori ai nati babbani. E' la stessa cosa.
Ma torniamo alla questione annosa. Nell'edizione italiana per parlare dei maghi con un genitore babbano e uno mago viene usato giustamente il termine Mezzosangue. Il problema è che si usa anche per i nati babbani, che di mezzo non hanno proprio nulla, sono nati come babbani a tutti gli effetti! Bene, nessuno di voi ha mai pensato che questa cosa sia un po' confusionaria? Io sì, molte volte. Fino a quando non mi è capitato di leggiucchiare alcune parti della saga in inglese (più per divertimento che altro), e allora sono stata illuminata.
La Rowling ha coniato ben tre termini che riguardano la purezza di sangue:
Pureblood - per i maghi purosangue;
Halfblood - che si usa invece per coloro che hanno un genitore mago e uno babbano;
Mudblood - ad indicare i nati babbani.
Ora, quest'ultimo è decisamente un insulto, perché si può più o meno tradurre come sangue sporco o qualcosa di simile. Mezzosangue invece, se non ho capito male, diciamo che è solo un po' indelicato da dire, ma non è che sia terribile come cosa.
Insomma... ma che cazzo ci stanno a fare i traduttori?!
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