lunedì 13 agosto 2018

Parigi

Sapete che ogni tanto vi allieto con i resoconti delle mie vacanze, quindi ecco quella di quest’anno – e quale periodo migliore dell’estate per parlare di vacanze?
Quest’anno sono andata a Parigi. O meglio, sono tornata a Parigi. Erano anni che volevo farlo, penso da quasi dieci anni. È una di quelle città di cui mi sono innamorata per la sua atmosfera, più che per la visita in sé. Certo, visitare la città è stato bellissimo, sono stati bellissimi i musei, guardare fuori dai finestrini della metro quando viaggiava sopra la città, perdersi nelle stradicciole di Montmartre. Eppure quel che ricordo meglio è la sensazione che tutto sia tranquillo, come se mi trovassi in una piccola porzione di spazio dove tutto va bene, una bolla allegra.
Per me Parigi non è la città dell’amore. Non è neanche la città che da qualche anno è tristemente nota per gli attentati (perché sì, mi hanno anche detto: “Vai a Parigi? Sei pazza!”). Per me è la città della primavera. Perché mi dà le stesse sensazioni che mi dà la primavera. Un pomeriggio di primavera, per essere più precisi. Un pomeriggio al parco, con la temperatura perfetta e il tempo che sembra scorrere con regole diverse. Non hai impegni per la serata, non devi andare da nessuna parte e quindi ti fermi nel tuo angolo preferito e, appena prima di ascoltare la musica, o leggere un libro, o fare qualunque cosa tu sia andato lì a fare, respiri una grossa boccata d’aria e ti rilassi.

Un piccolo scorcio della camera.
Già dal trombone e dal lampadario capite che era bellissimo!

Ma passiamo alle cose concrete!
Ho offerto la mia vita a Air BnB, soprattutto dopo aver visto i prezzi di certi appartamenti. Quello che abbiamo scelto era in una buona posizione, non troppo centrale ma vicino alla metropolitana, e anche qui se hai la metro vicino puoi fare quello che ti pare.
Era spettacoloso!, lo abbiamo scelto per quello. Molto bohémien, per calarci meglio nella parte. Era un monolocale ricavato da una soffitta pieno zeppo di cianfrusaglie, mobili antichi, strumenti di ogni sorta appesi alle pareti, quadri e foto antiche, vecchie lampade, e – per qualche motivo – una miriade di specchi (ne ho contati almeno undici). Da lì si vedevano i tetti della città e, complici anche gli strumenti, mi aspettavo di vedere Romeo ‘er mejo del colosseo’ con la banda a suonare jazz sul tetto di fianco.
Musée d'Orsay
Per quanto riguarda i musei,sul sito del Louvre e del Musée d’Orsay ci sono scritti i giorni in cui fare le visite gratuite, ma nel caso non foste così fortunati da capitare da quelle parti proprio in quei giorni è meglio prenotare online direttamente sul sito del museo (anche se dovete registrarvi e tutto, ma non ci vuole molto).
Se siete appassionati di arte o semplicemente meticolosi nelle visite, prendetevi un intero pomeriggio per il Louvre. Accaparratevi una cartina appena entrati e cercate di capirci qualcosa: è immenso e labirintico. Meno impegnativo ma, a mio parere, più suggestivo, è il Musée d’Orsay, i cui soffitti altissimi e la possibilità di passare lungo quelle che una volta erano la struttura della vecchia stazione, rendono la visita più completa e più bella.
Altro museo da visitare assolutamente è il Musée Rodin, soprattutto i giardini. Mi sarebbe piaciuto che le statue all’esterno fossero più curate, ma sembra che la natura prenda facilmente il sopravvento sulle opere. Comunque gironzolare lungo il parco, fra gli alberi e i sentierini, e scoprire le diverse statue è un’esperienza da fare!
Altro luogo da visitare è certamente il cimitero di Père Lachaise, io l'ho trovato meraviglioso. Suggestivo, tranquillo ma nonostante tutto molto solenne (come si conviene a un luogo di culto).



Due quartieri hanno avuto la mia totale attenzione in questo viaggio: quello latino e Montmartre.
Il primo è il classico quartiere medioevale, è la parte più vecchia della città e prende questo nome perché un tempo era il quartiere abitato dagli studiosi, che parlavano quotidianamente latino. Questa è una delle zone che non hanno subito riqualificazioni urbanistiche e infatti si possono ritrovare strade piccole e tortuose, vecchi palazzi affastellati uno vicino all’altro e un’atmosfera vivace dovuta ai tanti ristoranti e negozi.
Montmartre è più ariosa, ma non per questo più facile da percorrere, infatti sorge su una collina e passeggiare per il quartiere… be’, diciamo che è un esercizio! Se non ricordo male fino alla fine dell’800 era considerata una zona povera, vi sorgevano ancora vigneti, cascine e le baracche dei più poveri. Pian piano però la città si è allargata e anche la collina di Montmartre è stata riqualificata con vere strade e anche lì le cascine sono state sostituite da palazzi.
La più grande e ambiziosa opera è la basilica del Sacré Coeur, sicuramente da visitare. Se avete tempo fermatevi sui gradini ad ascoltare qualcuno dei tanti musicisti che si esibiscono da quelle parti. Prima di arrivare alla basilica c’è una lunga salita piena di negozietti di souvenir e, dopo aver salito tutti i gradini ed essere passati di fianco all’edificio, si accede a delle stradine piene di ristoranti.
Se poi avete voglia di esplorare il quartiere potete andare alla ricerca del “Muro dei ti amo”, in una zona molto più tranquilla, lontana dalle masse di turisti.



Mi sono affezionata a Île de la cité, tanto che ho insistito con Il Fidanzato a fermarci nel parchetto che sta proprio sulla punta dell’isola, al quale si può accedere dal Pont Neuf (mi sono affezionata anche a lui: non sapevo, prima, che ci si potesse affezionare a un ponte).
Ovviamente è stato d’obbligo un salto alla Tour Eiffel, rigorosamente di sera perché è più suggestiva. Altra tappa è stata Notre Dame, ma questa volta non mi sono limitata a visitare l’interno della cattedrale. Se avete la possibilità consiglio caldamente una visita alle torri, dalle quali si ha una vista sulla città molto bella. Inoltre si possono vedere i famosi garogoyle e – è stata una vera sorpresa – accedere al campanile!



Insomma, Parigi è una città da vedere almeno una volta nella vita. La sua storia è scritta in ogni quartiere, edificio, in ogni piazza. Si divide fra gli acciottolati stretti e le casupole dipinte a colori pastello, agli opulenti palazzi barocchi, fino ai boulevard e le piazze napoleoniche, che non descriverei in altro modo se non monumentali.
Non so se ci tornerò ancora, a Parigi, perché ci sono così tanti posti da conoscere, visitare, scoprire. Ma di certo avrà sempre un posto di riguardo fra le mie città preferite, grazie all’atmosfera magica che vi si respira.
Quella, e il fatto che lì ho scoperto il frappuccino e il chai tea latte: Starbucks rulleggia.


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