Mi sono ricreduta su Stephen King grazie
ad un solo libro letto più che altro per curiosità: con 22/11/’63 Stephen ha guadagnato
una nuova adepta.
Essendo, prima di Natale, a corto di
libri da leggere, ho sbirciato nella piccola ma importante (nel senso di pesante letterariamente parlando!) libreria del mio
fidanzato e ho trovato un vecchio libro con le pagine un poco ingiallite e
spesse. Era “La bambina che amava Tom Gordon”, e siccome il titolo mi sconfinferava ho deciso di leggerlo.
La trama
Patricia – Tricia – McFarland è la
sorella minore (nove anni) in una famiglia che conta lei, suo fratello e i suoi
genitori, che si stanno separando. Durante una gita domenicale nel bosco assieme
alla madre e al fratello Tricia decide di lasciare il sentiero perché le scappa
la pipì, senza che nessuno dei suoi familiari se ne renda conto, dato che
entrambi sono impegnati in un acceso quanto estenuante litigio.
Dopo aver espletato i suoi bisogni al
riparo degli alberi, Tricia decide di continuare a camminare in mezzo al bosco
per raggiungere di nuovo il sentiero in un secondo momento. Comincia a camminare dritto e prosegue
per qualche ora, fino a che non si rende conto di essersi persa. La paura e la
sorpresa sono tali che Tricia inizia a correre e finisce dentro ad un tronco
che contiene un nido di vespe. La bambina fugge e cade vicino ad un ruscello,
ma ormai è irrimediabilmente perduta, piena di punture, sporca e impaurita.
Con nello zaino una bottiglia di
limonata e una di acqua, un sandwich al tonno, un uovo bollito e delle
merendine decide di seguire il percorso del fiume, pensando che la porterà in
qualche luogo abitato.
Passa un giorno e una notte, nella quale
Tricia impara le più semplici regole della sopravvivenza grazie all’esperienza
diretta: per non farsi pungere dagli insetti si spalma di fango, per dormire si
ripara sotto a dei rami, raziona le sue scorta di cibo (che comunque durano
solo per i primi due giorni) e cerca di risparmiare più energia possibile.
Senza che se renda conto il fiume che
sta seguendo diventa sempre più flebile. Scompare e si trasforma in una palude.
Dopo qualche tentennamento Tricia decide
di guadare la palude e, scarpe da ginnastica legate al collo, la attraversa.
Perde molte delle sue energie nell’attraversamento della palude e lì comincia
ad avere il primo sentore di qualcosa, nel bosco, che la segue. Un mostro,
pensa l’immaginazione di Tricia, un mostro orribile che vuole mangiarmi. Ma se
si tratta solo dell’immaginazione di una bambina, allora come si spiegano le
carcasse di animali morti?
Tutte le notti, avida di contatto umano,
Tricia tira fuori il suo walkman e cerca alla radio le partite dei Red Sox, per
i quali gioca il lanciatore Tom Gordon, il giocatore preferito di Tricia. Sa
anche, grazie alle notizie sentite alla radio, che le ricerche per la sua
scomparsa sono iniziate già dalla sera stessa in cui si è persa, ma sarebbe
estremamente delusa se sapesse che già nei primi tre giorni si è allontanata di
nove miglia dal raggio di ricerca stabilito dalla polizia.
I giorni passano e, uscita dalla palude,
Tricia finisce le sue scorte di acqua. Disidratata e affaticata, trova per sua
grande fortuna un grosso fiume ma, bevendo a grandi quantità l’acqua
all’apparenza limpida, la prima volta si sente male. Dopo un po’ il suo corpo
si abitua e la bambina riesce anche a fare scorte di cibo grazie delle bacche
acidule e delle piccole ghiande, di cui si riempie lo zaino.
La sera continua a tifare i Red Sox ma
si sta ammalando, e durante il giorno la stanchezza e la malattia la inducono a
visioni terrificanti: il mostro misterioso continua a seguirla, un sacerdote
con la testa foramta da un nido di vespe la reclama, e radure piene di animali
morti e gocciolanti sangue la perseguitano. Si ritrova a parlare con Tom Gordon
stesso, con suo padre o con la sua migliore amica Pepsi, salvo poi per scoprire
che non sono mai stati con lei.
Tricia arriva ad una seconda palude ma,
erroneamente, non la attraversa. Peccato, perché al di là della palude c’era un
laghetto molto frequentato dai pescatori. Tormentata dal mal di gola e dalla
febbre, la bambina continua il suo cammino.
Quando è al limite delle sue forze sente
il rumore di una furgoncino e sa che sta per giungere ad una strada, ma proprio
in quel momento la presenza che le è stata tanto vicina in quei giorni, il
mostro che aveva persino dormito al suo fianco una notte, la raggiunge: un
orso.
L’animale si avvicina tanto da annusarle
il viso e la bambina, imitando la mossa di Tom Gordon, afferra il suo walkman
ormai scarico e lentamente si piega con il braccio all’indietro a prepararsi al
lancio. L’orso comincia a ritirarsi, come allarmato dalla curiosa mossa di
quell’esserino dall’aria risoluta, e fugge definitivamente quando un cacciatore
che ha visto tutta la scena da lontano gli spara ad un orecchio.
Tricia viene salvata dal cacciatore e
ricoverata d’urgenza in ospedale, ma prima di addormentarsi guarda suo padre
negli occhi e punta un dito al cielo, come fa Tom Gordon quando chiude la
partita.
Lo stile
La storia è semplice e un poco scarsa
per quanto riguarda i fatti accaduti (si potrebbe facilmente descrivere come
“la storia di una bambina che si perde nel bosco”) e a questo Stephen King ha
contrapposto una narrazione ricca di dettagli. A volte scorrevole, a volte, devo ammettere, mi annoiava.
Il narratore è onnisciente, per cui il
lettore sa tutto quel che la protagonista ignora: sa che se avesse attraversato
la seconda palude avrebbe trovato subito delle case, sa che se avesse continuato a tirare
dritto per un po’ avrebbe ritrovato il sentiero, sa che anche se stanno
cercando la protagonista sono del tutto fuori strada. Sono dettagli che non
dovevano essere per forza dati al lettore, ma se la vicenda ti ha coinvolto è
assicurato che ti esasperino. Viene voglia di poter parlare con Tricia per
dirle dove deve andare!
Dantesco
L’unico personaggio veramente
approfondito è per l'appunto Patricia, mentre tutti gli altri, per quanto
vengano citati, sono visti solo dal punto di vista della bambina.
Verso la fine del romanzo tutto comincia
a diventare molto inquietante e soprattutto incalzante, perché sembra di essere
sempre arrivati al limite fisico e mentale di Tricia. In questo punto della
narrazione compare più tangente che mai il personaggio di Tom Gordon.
Lui è la
ragione di Patricia, le consiglia come fare per risparmiare energie, la sprona,
la aiuta quando lei ha la mente talmente annebbiata che non riesce a ragionare.
Questo mi ha fatto venire un po’ in mente il Virgilio di Dante; Tom Gordon
diventa una sorta di guida, anche se è molto più pratico di Virgilio, adatto al
viaggio per nulla spirituale di Tricia.
Non sono convinta
La sola cosa, purtroppo, che non mi
convince di questo libro è anche una cosa fondamentale, una cosa che sta alla
base della storia. Per dirla in breve: Tricia non si comporta come una bambina.
Sì, forse io sono esigente in
termini di personaggi, soprattutto quando si tratta di bambini, perché ne trovo a
iosa che non sembrano affatto bambini ma si comportano e pensano come adulti.
Ce ne sono veramente pochi, di cui ho letto, che mi sono sembrati personaggi
veritieri e coerenti.
Anche Stephen King è caduto nella
trappola del “personaggio bambino”!
Tricia ha dei comportamenti tipici di
quelli dei bambini, ad esempio si dispera e diventa isterica delle volte,
piange e dopo che si è sfogata si sente molto meglio, scioccamente invece di
stare ferma in un posto attendendo pazientemente i soccorsi decide di
continuare a camminare, e queste sono tutte cose che un bambino potrebbe
benissimo fare. Però le viene in mente di seguire il fiume quando ne trova uno,
le viene in mente di non mangiare certe foglie con del sangue di animale sopra,
le viene in mente di seguire un certo percorso invece di un altro quando
comincia a trovare tracce di civiltà, e un sacco di altre cose che i bambini
non sanno. Non credo che a nove anni ti venga in mente di razionare del cibo
dalle prime ore in cui sei perso nel bosco, dai per scontato che verrai presto ritrovato!
Questa
obiezione potrebbe sembrare poca roba, ma secondo me è importante, perché se
Tricia si fosse comportata come i bambini di nove anni che conosco io, il libro
avrebbe avuto una tragica e veloce fine.
Nessun commento:
Posta un commento
Ogni commento sarà bene accetto!
Grazie dell'attenzione e del tempo dedicatovi.