Ho finito da poco di leggere “Doctor
Sleep”, di Stephen King.
Non ho molto da dire al riguardo, per la
verità, ma solo perché ne ho piene le scatole di Stephen King. Insomma, non di
lui in particolare, e nemmeno dei suoi libri (li leggo volentieri, altrimenti
non li leggeri nemmeno), ma solo di parlare
di lui.
Passerà del tempo prima che recensisca
come si deve un altro dei suoi romanzi, spero che non me ne voglia (ma non
credo proprio!).
La seguente non è una recensione, è una
sfilza di cose che mi sono piaciute e non mi sono piaciute di questo libro.
Nelle note d’autore alla fine del libro,
King dice che dopo aver scritto “Shining”, mentre firmava degli autografi, un
suo fan gli ha chiesto che fine avesse fatto Danny Torrence, il bambino
protagonista. Questa domanda gli ronzava in testa ogni tanto, ma lui non ci
dava troppo peso. Un giorno, improvvisamente, l’ispirazione lo ha colpito e ha
partorito “Doctor Sleep”.
Be’, cominciamo con il dire che, se
fosse dipeso da me, non sarebbe mai nato nessun libro. A mio parere “Shining”
era bello che concluso, e come potete leggere dalla mia recensione del libro,
non è che mi avesse emozionato tanto, per cui non mi chiedevo che fine avessero
fatto i personaggi. Mi sembrava scontato che Danny e la mamma avrebbero vissuto
una vita pacifica fino alla fine dei loro giorni, tormentandosi ogni tanto per
quel che era successo in passato ma vivendo, tutto sommato, felici.
In fin dei conti però sono abbastanza contenta
che il tarlo «Cos’è successo a Danny Torrence» abbia spinto King a scrivere un
nuovo libro con lui come protagonista perché, se da bambino mi lasciava
indifferente, da adulto Danny mi è piaciuto molto di più.
Possiamo dire anche che mi sono innamorata
di lui, come solo di un personaggio letterario ci si può innamorare. Speravo
con tutta me stessa che alla fine del libro Dan avrebbe vissuto una maggica storia d’ammore nella quale io avrei potuto crogiolarmi (sì,
ultimamente voglio leggere storie d’amore, okay? A chi abbia da consigliarne di
carine dico, avanti siore e siori!).
A parte lui anche l’altra protagonista,
Abra, mi è piaciuta molto. Una ragazzina di tredici anni risoluta, sensibile,
divertente e con un potere enorme. La luccicanza in Abra è mille volte più
potente che in Dan. Se lui è una lampadina, Abra è un faro da stadio.
Proprio questo, a mio parere, rovina un
po’ la storia. Nonostante il gruppo del Vero Nodo, che si nutre della
luccicanza dei bambini torturandoli e uccidendoli, voglia prendere Abra per
cibarsene, diventa subito ovvio che la ragazzina è troppo forte per loro. Non
c’è assolutamente storia e, sebbene alla fine del libro King ci faccia salire
l’ansia per quello che succederà, non ho mai dubitato nemmeno un secondo che
Abra e Dan avrebbero vinto. Abra è troppo potente, è logico che vinca lei.
Senza averlo mai fatto riesce a scacciare dalla sua testa una donna molto forte
che cerca di frugarle nel cervello, facendole anche del male fisico a distanza
di kilometri. Ora ditemi se una così, quando si concentra, non può fare fuori
tutti i suoi nemici!
Se qualcuno avesse letto il libro,
comunque, e si fosse affezionato talmente ai personaggi da voler leggere
qualche altro libro con loro come protagonisti, potremmo semplicemente decidere
di andare da Stephen King e, casualmente, chiedergli: «Scusa ma, dopo “Doctor
Sleep”, che fin ha fatto Abra?»
Dopo aver molto amato "Shinig", mi sono ritrovata a leggere "Doctor Sleep". E...
RispondiEliminaBè, non c'è un modo delicato per dirlo: purtroppo mi ha annoiato, e deluso, tantissimo. Forse proprio perchè, come giustamente facevi notare, considerando i poteri spettacolari di Abra, uniti a quelli di Dan, stavolta l'esito della battaglia contro il Male era veramente scontato! :(
Anche perché spacciavano il libro come "il seguito di Shining", quando l'unica cosa che avevano in comune era il personaggio principale!
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