Per essere onesti sono passati qualcosa
come tre mesi da quando ho finito di leggere “L’atlante delle nuvole” di David
Mitchell. Il problema fondamentale è che mi è piaciuto così tanto che devo
recensirlo ugualmente, anche se a mente fredda. Un po’ mi dispiace perché so
che, se fatta subito, questa recensione avrebbe grondato ammore da tutte le sillabe.
Ho già letto Mitchell qualche anno fa.
Lessi “I mille autunni di Jacob De Zoet” e mi piacque moltissimo. Non so perché
non ho ancora incontrato nessuno che lo abbia letto. Comunque penso che si
stato quello a sancire la mia ammirazione per Mitchell. Invece “L’atlante delle
nuvole” ha sancito la mia ossessione. Sul serio, da ora in poi Mitchell dovrà
stare attento, potrei stalkerarlo per sapere dei suoi romanzi in arrivo.
Quando di un autore leggi due libri e ne
ami due alla follia, vorrà pur dir qualcosa.
Per chi non avessi visto il film di
qualche anno fa, molto fedele fra l’altro, il romanzo si compone di sei storie
che si susseguono in ordine cronologico, dalla metà del 1800 fino ad un’epoca
più in là del futuro più tecnologico che possiamo immaginare. Ogni storia si
interrompe a metà per raccontare la seguente, e così avanti fino alla sesta
storia, che leggiamo senza interruzioni e dopo la quale riprendiamo e
terminiamo tutte le altre in ordine inverso.
Di per sé ogni racconto è avvincente,
commovente, o anche divertente, che sia la storia di come un robot tenta la
ribellione per salvare i suoi simili o di come un editore cerca di scappare da
una casa di riposo. Ogni epoca porta con sé personaggi eclettici, situazioni
delle più disparate e momenti carichi di emozione.
Ciò che hanno in comune tutte le storie
è il desiderio di giustizia, di un popolo o anche solo del singolo. Inoltre
sono legate sia dalle storie stesse, che si ripresentano nelle altre sotto
forma di diari, film, libri o registrazioni, che da tanti altri piccoli
dettagli. Ricorrono ovunque le parole ‘atlante delle nuvole’, così come ricorre
una voglia a forma di stella cadente in ogni personaggio principale.
La prima storia è ambientata nel 1800, è
il diario di un notaio che viaggia ai Caraibi e il cui bottino recuperato per
lavoro viene notato da un dottore imbroglione, che tenta di avvelenarlo per
poterlo derubare.
Il diario viene trovato da un giovane
compositore inglese diseredato. Questi viaggia in Belgio per lavorare assieme
ad un grande musicista ormai anziano, che sfrutta la sua bravura per la propria
fama. Durante la sua permanenza in casa del vecchio scambia lettere con il suo
amante, Rufus Sixmith.
Anni dopo le lettere, gelosamente
custodite da Sixmith, vengono lette da una giornalista dopo la morte dell’uomo.
Questi era invischiato, suo malgrado, nella storia dell’occultamento di segreti
politici ed economici, segreti che la giornalista Luisa Rey cercherà di portare
a galla e denunciare.
La storia di Luisa viene raccontata in un
libro, che però ancora non è un vero libro. Il manoscritto viene infatti
inviato ad un editore perché venga preso in considerazione per essere
pubblicato, cosa che l’editore fa durante le sue peripezie per fuggire da un ospizio
dove è stato erroneamente rinchiuso. Le sue avventure sono così strambe che
l’editore decide di farne egli stesso un racconto, che anni dopo si trasforma
in un film.
Il film preferito di Somni 451 in
effetti, nonché l’unico film che abbia mai visto, perché Somni 451 è una
servente in un fast food del futuro. Creata dagli uomini per servirli è ignara,
come le sue sorelle, della loro schiavitù, abilmente camuffata in vita reale e
felice, almeno finché Somni non scopre la verità e fugge. Ma viene catturata, e
le sue memorie prima dell’esecuzione vengono registrate.
Questa registrazione arriva direttamente
al giovane Zachry, che vive in un’epoca post apocalittica che lui chiama Dopo
la Caduta. Il mondo che conosce è selvaggio, smile per molti versi alla nostra
epoca preistorica.
David Mitchell |
Le storie che ho preferito sono quella
ambientata negli anni trenta, con le lettere del giovane musicista, e le ultime
due ambientate rispettivamente in un futuro non così lontano, e in uno invece
così lontano da non riuscire a immaginarlo.
Penso di aver amato la prima storia
perché mi sono affezionata al protagonista, un ragazzo incompreso, ribelle, e
tuttavia dotato di genio. Invece le ultime due storie erano interessanti per la
loro analisi della società e l’ipotesi di un futuro che mi sembra orribilmente
plausibile.
Nel futuro di Somni 451 il pianeta sta
morendo. Abbiamo sfruttato tutte le risorse disponibili, distrutto tutto ciò
che la Terra ci ha offerto, e viviamo con i paraocchi senza voler vedere che
cosa abbiamo fatto e a che cosa andiamo incontro. L’umanità è avida di sapere,
di tecnologia sempre più avanzata, e preferisce non pensare a cosa gli riserva
il futuro per non dover fare i conti con le proprie colpe.
In quello che io ho ribattezzato il
Super-Futuro, invece, siamo l’umanità dopo la disfatta. Piccole tribù che
vivono di caccia, raccolta, hanno superstizioni molto simili a quelle dei
nostri popoli antichi. Si ammalano facilmente, vivono fino ai quarant’anni se
sono fortunati e hanno sviluppato un linguaggio rozzo che è il risultato
dell’involuzione di una lingua e di un popolo.
Forse potrà sembrare orribile, o
tremendamente pessimista, ma io penso che andrà più o meno così se non ci diamo
una regolata. In realtà penso di essere ancora ottimista nel mio piccolo,
perché da alcune conversazioni con amici ho scoperto che, per la maggior parte,
pensano che prima o poi ci estingueremo e basta, o distruggeremo il pianeta
causando una sorta di auto genocidio.
Be’ ovviamente nessuno può sapere se
andrà così, né i miei amici, né voi, né tanto meno io. Ma spero che, come detto
sopra, prima di arrivare a questi livelli catastrofici ci daremo una regolata e
smetteremo di vivere con i paraocchi.
“L’atlante delle nuvole” è un romanzo
corale, di cui è difficile capire le intenzioni. Mettere nero su bianco il messaggio
che vuole trasmettere è pressoché impossibile, ma anche inevitabile. Vuole
dimostrare come ogni cosa sia collegata? O magari parla della ciclicità della
specie umana. O forse vuole difendere l’uguaglianza, la libertà, il diritto di
parola e di pensiero! O magari tutte queste cose insieme o nessuna di queste?
Non
lo so, ma mi ha fatto riflettere. Solo per questo vale la pena leggero.
La locandina del film |
L'avevo letto anch'io e recensito sul blog lo scorso anno! :-) E ho iniziato il mio percorso di recensioni cinematografiche proprio con "Cloud Atlas".
RispondiEliminaNon ti dico niente per non rovinarti la sorpresa, ma se vuoi fare un "cerca" nel mio blog su entrambi gli articoli, sei ovviamente la benvenuta.
Grazie, sicuramente vado a dare un'occhiata!
RispondiEliminaE' sempre bello sapere che ne pensa qualcun altro di un libro o di un film che hai visto, soprattutto se ti hanno colpito. Infatti leggo moltissime recensioni di libri che ho già letto :D
E' giusto, anche per avere un punto di vista diverso. Oppure altri danno spunti di riflessione del tutto nuovi!
EliminaIl film mi è piaciuto davvero tanto, e prometto che mi deciderò a smettere di rimandare il libro.
RispondiEliminaAnch'io faccio più fatica a parlare di un libro che mi è piaciuto tanto, quindi capisco la tua difficoltà.
Di contro quando ho da criticare le recensioni si scrivono quasi da sole XD