Ho deciso di scrivere delle recensioni sui libri che leggo. Almeno, quelli che mi colpiscono di più. Proprio pochi minuti fa ho terminato Ogni cosa è illuminata, di Jonathan Safran Foer.
Nel 1997 Foer, allora studente universitario, viaggiò in Ucraina alla ricerca di Augustine, la donna che aveva salvato suo nonno dalle deportazioni naziste durante la seconda guerra mondiale.
Se si limitasse a questo, il libro non sarebbe poi di grande interesse. Ma ci sono molti elementi che la rendono una storia veramente "pregiata". Ad esempio un cieco che guida un auto, un villaggio ebraico dove, per tre anni, tutti vogliono scrivere libri, o una casa piena di scatole che contengono i resti di tale villaggio.
Non vorrei raccontarvi la trama, perchè, nel caso voleste leggerlo, vi rovinerei il libro senza dubbio. Vi dico solo poche cose.
Jonathan Safran Foer si affida all'agenzia turistica Viaggi Tradizione, e verrà affiancato dal traduttore Alex, dal nonno cieco del ragazzo che farà da autista e dalla sua cagna guida mentalmente squilibrata, Sammy Davis Junior Junior.
Vi sono diversi livelli di narrazione nel libro. Tre, per la precisione. Il racconto della ricerca di Augustine, dal punto di vista di Alex, che parla in maniera talmente buffa e usa parole poco appropriate, ma poco a poco ci si abitua al suo modo di esprimersi sconclusionato. C'è il racconto degli antenati di Jonathan, nel paesino ebraico di Trachimbrod, che arriva ad essere commovente e divertente, e pauroso e ancora esilarante. Poi ci sono le lettere di Alex per Jonathan, che si sono inviati per due anni, dopo il ritorno in America di quest'ultimo, nelle quali si inviano i rispettivi scritti e nei quali parlano anche di problemi personali.
Gli stili sono in un certo senso diversi ma affini. Tutti e due molto particolari, ma in modi del tutto differenti. Se Alex è divertente e intenso al momento giusto, anche con il suo linguaggio del tutto inadatto, Jonathan sperimenta diversistili di scrittura. E la storia di Trachimbrod, e le storie nella storia si mescolano e si sovrappongono, e tutto succede così in fretta che sembra inevitabile, sembra che niente si fermerà fino a distruggere ogni cosa.
Nel 2005 è stato tratto un film dal libro. Protagonisti Eliah Wood, il caro Frodo Baggins nel Signore degli anelli, che interpreta Jonathan (chiamato per 106 minuti di pellicola con la storpiatura Jonfan), e Heugene Hutz, cantante dei Gogol Bordello.
Il film può sembrare strano, inzialmente, ma per chi ha un particolare senso dell'umorismo farà ridere parecchio, così come il libro, dopotutto (soprattutto all'inizio, è tremendamente esilarante), e farà anche ragionare parecchio. Non si riesce mai a rimanere indifferenti di fronte a tematiche del genere.
A chi piacciono i libri con uno stile un po' particolare, e a chi non viene troppo ferito da certi argomenti, lo consiglio caldamente. Racconta fatti passati con estremo modernismo, è avvolgente.
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