Parliamo spesso dei libri che ci
piacciono, dei nostri autori preferiti, del genere che prediligiamo, di ciò che
amiamo in un libro. Ma che ne dite di ciò che non ci piace?
Dalla prima occhiata in libreria alla
fine del romanzo, ecco cosa non piace a me.
In libreria, cercando un bel romanzo da
leggere senza richieste particolari, ciò che di sicuro mi fa allontanare dallo
scaffale è una copertina trita e ritrita. Non mi attraggono le copertine troppo
simili al bestseller del momento, perché in automatico penso ad un
romanzo-copia di ciò che è di moda in questo periodo. Quindi scarsa qualità,
idee già utilizzate, personaggi ‘predefiniti’ e, in generale, storia scontata
che non lascia nulla. Forse mi sbaglio, ma come avrò modo di saperlo se le
copertine che mi vengono proposte non hanno nulla di nuovo?
Stessa cosa accade con il titolo. Avevo
già parlato dei titoli in un precedente post. Purtroppo vengono tradotti in
maniera barbara e seguendo la moda del momento. Un titolo non originale mi
allontana decisamente, è l’unica cosa che riesce ad annoiarmi prima di aver
aperto un libro.
Passiamo quindi all’incipit. Il romanzo
prescelto ha superato i rigorosi test estetici iniziali di cui sopra, mi
accingo a leggere giusto l’inizio per vedere se mi va. Mi deve catturare in
fretta. Su questo, lo ammetto, sono superficiale, lascio perdere senza
sforzarmi se non mi interessa da subito. Per piacermi deve avere qualche tratto
di originalità, nello stile o nel personaggio che presenta, o anche solo nel
contesto in cui vuole portarmi. Magari inizia con un piccolo conflitto che
possa subito catturare la mia attenzione. Tanto per capirci, non va bene:
“Marco
viveva in un piccolo appartamento al quarto piano, dal quale la vista era
grigia dello smog della grande città. Era un ragazzo tranquillo, lavorava in
una caffetteria e aveva un gatto nero che aveva chiamato Luke, con il quale
aveva litigato appena prima di uscire di casa. Luke si era arrampicato
sull’armadio e ci erano voluti dieci minuti buoni per tirarlo giù. Marco era
uscito in ritardo quella mattina, probabilmente la caffetteria aveva già
aperto.”
Non funziona, non mi interessa sapere
che Marco è uno qualsiasi che ha un gatto qualsiasi. Sarebbe meglio, magari:
“L’orologio
segnava già le sette meno venti e Luke muoveva la coda ritmicamente da sopra
l’armadio. Miagolava ogni tanto, come facendosi beffe del suo padrone che, in
ritardo per il lavoro, cercava di riacciuffarlo con mille lusinghe. Aveva
provato con la promessa dei croccantini, poi aveva cercato di farlo saltare giù
brandendo un piumino per la polvere contro di lui, ma non aveva funzionato.
Aveva anche esclamato ‘Luke, io sono tuo padre!’, ma il gatto non era parso
impressionato.”.
Un po’ meglio, mi sembra. Presenta il
personaggio principale dandogli subito un accenno di carattere, fa capire che tipo
di vita conduce senza sbandierare che è normale e forse monotona, e mette già
un pochino di carne al fuoco facendo notare che avrà un contrattempo arrivando
in ritardo al lavoro, e questo potrebbe dare spunti per l’infittirsi della
trama. Forse un lettore non analizzerà tutto così a fondo come ho fatto io
adesso, ma percepirà queste informazioni inconsciamente.
Okay. Marco e il suo gatto mi hanno
conquistata, compro il libro e inizio a leggerlo non appena posso (conoscendomi
non aspetto neanche di arrivare a casa, probabilmente lo leggerei direttamente
in libreria, sull’autobus, in attesa dentro un bar, insomma subito).
Quando ancora il romanzo deve ingranare,
presentare i personaggi principali, la situazione in cui si trovano e
introdurre il conflitto che porterà avanti la trama, una delle cose che più
noto sono gli errori ortografici o di revisione. Forse il libro che ho comprato
li ha, ma andando avanti scopro che è un buon romanzo, quindi posso passarci sopra. Purtroppo però non
dimenticherò mai che ho trovato questi errori. Se il romanzo è autopubblicato
diciamo che posso chiudere un occhio, se invece è pubblicato da una casa
editrice continuerò a guardar male tutte le pubblicazioni della CE in
questione, ricordando vita natural durante quel romanzo pieno zeppo di errori.
In queste cose sono come un elefante.
Non dimentico… mai.
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Eccomi, mentre cerco di dimenticare i refusi di un libro. |
Continuando a leggere, altre cose che mi
danno fastidio sono personaggi scontati che non hanno uno sviluppo e una trama
inconsistente.
Per i primi se non sono come piacciono a
me comincio a dare i primi segni di squilibrio a metà libro. Non apprezzo i
personaggi che si presentano in un modo all’inizio del romanzo e, quando questo
finisce, non hanno subìto nessuna evoluzione o non si è visto che un solo lato
del loro carattere. Non sopporto quelli ‘assoluti’, ossia assolutamente
perfetti, simpatici, gentili, affermati, intelligenti e tutte le qualità che si
possono immaginare. Così come non amo quelli troppo cattivi, che vogliono
conquistare il mondo, non hanno mai amato nessuno, rubano le caramelle ai
bambini e vogliono sterminare tutte le creature coccolose sulla faccia della
terra.
Ecco, no, personaggi così sono da
bollare completamente. Intanto perché non potrebbero mai esistere, e poi perché
sono prevedibili e noiosi. Se qualcuno è buono fino all’osso farà sempre la
scelta giusta, e se invece è cattivo fino all’osso farà sempre ciò che è
peggio. Non c’è divertimento, nei libri, con personaggi del genere.
Riguardo alla trama invece non mi
piacciono le trame troppo semplici. Quando un libro presenta un semplice
scorrere di eventi senza nessun gioco di intreccio, nessuna azione e reazione,
allora quasi certamente non mi piace.
Infine, parliamo della fine. La fine di
un libro è delicata quanto il suo inizio, se non di più. Perché se arriviamo
alla fine di un romanzo ci siamo fatti delle aspettative, vogliamo che la
storia si concluda in maniera adeguata.
Personalmente sono parecchi i finali che
non mi piacciono ma penso di poter riassumere in generale le mie preferenze
così: non amo i finali affrettati. Non voglio che nell’ultimo capitolo venga
risolto tutto e tanti cari saluti, voglio dire addio ai luoghi e ai personaggi
che ho amato con calma, scoprendo tutto ciò che hanno fatto dopo la fine
dell’avventura che ci è stata narrata. Ci sono sempre conseguenze alla fine di
un romanzo se questo ha narrato una bella storia, e io come lettore voglio
conoscerle tutte, vorrei sapere che fine hanno fatto i personaggi, anche quelli meno importanti, e come si sono risolte tutte le magagne della storia.
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E mi sento così. |
Mi sono resa conto di tutte queste
piccole preferenze innanzitutto leggendo come se non ci fosse un domani, e poi
soprattutto recensendo libri. Così facendo mi sono soffermata ad analizzare
parecchi libri in maniera molto più approfondita del semplice “mi è piaciuto” o
“non mi è piaciuto”. In questo modo è stato automatico scoprire quali libri
erano più interessanti per me e quali non lo erano.
Inizialmente questo post doveva parlare
dei generi che mi piacevano di meno. Alla fine però mi sono resa
conto che, almeno per me, non è questione di generi. Ho trovato, scavando nella
memoria, almeno un libro letto per ogni genere, persino quelli che
effettivamente mi attraggono di meno, come i libri di fantascienza o romantici.
Ne ho letto e apprezzato diversi in vita mia, quindi ho pensato che non posso
completamente bollare nessun genere. Inoltre non c’è nulla, in termini di
canone, che proprio detesto in questi generi. Ad esempio non odio la tecnologia
né lo spazio o gli alieni che potrei trovare nei romanzi di fantascienza, e non
odio di per sé le situazioni romantiche, anzi tutt’altro, ogni tanto mi fa
piacere avere qualche scena romantica nella quale potermi crogiolare.
La verità è che vado molto a periodi. Ci
sono giorni che smanio per leggere di cavallereschi duelli, altri che vorrei
solo immaginare filosofici dibattiti fra pittoreschi personaggi, e altri ancora
che vorrei sentirmi nei panni della ragazza corteggiata romanticamente da un
tipo misterioso e sexy. Insomma, a periodi è proprio il modo giusto per
definire le mie abitudini di lettura.
Giunta a questa conclusione mi sono
detta che non è un genere a non
piacermi, sono solo dei dettagli, e da qui è nato questo post.
E voi? Che mi dite dei dettagli che vi
balzano subito all’occhio e che possono compromettere seriamente un libro? Come una macchia di caffè su un vestito bianco.