Buondì! Non sono scomparsa, né mi sono
data alla macchia o sono stata rapita dagli alieni. Semplicemente mi sono presa
le ferie, quindi ho deciso di staccare da tutto. Anche da internet.
Non so proprio come ho fatto ma è stato
quasi automatico. L’altroieri mi sono accorta che era da un sacco che non
guardavo gli altrui blog, non sbirciavo twitter né facevo molto altro in realtà
con cellulare e pc. Non è stato un male. Mi sono fatta una vacanza completa e
ora sono pronta a ripartire meglio di prima, di sicuro senza il nervosismo che
avevo accumulato prima di queste vacanze.
Ho finalmente colmato una mia lacuna
letteraria. Per la verità non tengo molto conto delle mie lacune letterarie, perché
mi sono resa conto che tutti pensano che le abbia. Dato che le persone sanno
che leggo molto, sembra che debba aver già letto tutto! La gente è tipo: «Non
mi dire che non hai letto “L’antologia di Topolino”!, una che legge tanto come
te.»
Tuttavia ammetto di essermi sempre
sentita un po’ fuori dai giochi quando si parlava di Umberto Eco (o, come lo
chiama il Fidanzato “Umberto-erto-erto!”), perché non ho mai letto niente di
suo. E soprattutto ammetto di aver covato moltissima curiosità per questo
romanzo, perché ne ho sentito parlare da… sempre.
Quindi sono stata molto fiera di me
quando ho iniziato a leggere “Il nome della rosa”. E per la verità sono stata
ancora più fiera quando l’ho finito.
Ebbene, questa non è una recensione,
anche se vorrei ardentemente che lo fosse. La verità è che non tutti i libri si
possono recensire. Alcuni semplicemente perché ci sono piaciuti troppo, e più
che una recensione ne scriviamo un’adulazione, altri perché sono al di là delle
nostre capacità.
Questo è uno di quei romanzi che ritengo
‘al di là’. Forse a causa di tutto quel latinorum,
o per le dissertazioni filosofiche, religiose, politiche e storiche, ma sento
di avere troppe carenze per recensirlo come si deve – finirei per fare un
pasticcio.
Mi limito a dire che l’ho apprezzato molto,
non solo in quanto giallo perfettamente costruito ma anche e forse soprattutto
per la ricostruzione storica. A partire dal linguaggio, che ho adorato e al
quale mi sono affezionata sin troppo, tirando fuori addirittura qualche frase
anticheggiante con gli amici – che si sono affrettati a chiamare la neuro. Per quanto
riguarda lo studio storico che è stato fatto per scrivere questo romanzo, non
posso che essere sbalordita. Leggerlo è stato interessantissimo e mi sono
soffermata con piacere sulle discussioni dei personaggi, che ho sempre trovato
molto interessanti. Meno interessanti, per me, sono stati i racconti
dettagliati delle vicende dei frati eretici, ma ho letto d’un fiato la parte in
cui compaiono gli inquisitori, anche se mi faceva ribollire di rabbia, e avrei
voluto poter entrare nel libro e strangolare tutti gli inquisitori (che
probabilmente mi avrebbero additato come strega).
Oltre a questo ho provato a
scoprire chi fosse il colpevole perché ero curiosissima. Mi era anche balenata in testa l'idea di farmi uno schemino, ma ha prevalso la pigrizia e poi spesso e volentieri i personaggi ripercorrevano le vicende accadute, fosse anche per fare il punto della situazione - un espediente che ho trovato molto astuto da parte dell'autore - quindi nonostante tutto perdersi nelle congetture non era poi così facile. Alla fine su qualcosa ci avevo azzeccato,
anche se non nella maniera giusta (sto per spoilerare, attenzione): avevo
previsto che sarebbe finita con un incendio, minimo con qualcuno bruciato, e il
fatto che fosse in effetti così mi ha riempita di orgoglio! D’altro canto non
mi dispiace aver toppato alla grande, perché anche il protagonista lo ha fatto,
quindi mi sento scagionata.
Detto ciò adesso dovrò assolutamente guardare
il film del “Nome della rosa”. Un po’ perché me ne hanno sempre parlato tutti
benissimo, un po’ perché sono curiosa di vedere come sono state affrontate nel
film le situazioni che durante la lettura mi hanno catturata.
E allora vado, miei prodi. E se qualcuno
di voi conosce altri romanzi simili a questo si faccia avanti, orsù!
Quando l'ho letto ero in terza media ed è stato una folgorazione. Mi ha immerso in un medioevo vasto e complicato, del tutto diverso sa quello del libro di testo. Temo che questo romanzo sia colpevole di parecchie cose, non ultima la direzione storica presa dai miei studi.
RispondiEliminaOddio in terza media?! Io in terza media non avrei mai potuto leggere un libro così impegnativo, ti sto ammirando *.*
EliminaProprio oggi Umberto Eco compie 84 anni, che coincidenza ^^
RispondiEliminaIl nome della rosa è stata una delle prime letture "serie" che mi sia capitato di fare da ragazzina. Lasciatomi a scuola ero all'inizio diffidente per le ovvie ragioni che spingono una ragazzina ad essere diffidente nei confronti di tutto ciò che è scolastico, ma con il proseguire della lettura non ne ho più potuto fare a meno! Conto di riprenderlo prima o poi, perché sono sicura che l'intelligenza di Eco mi svelerà da adulta nuova prospettive.
A presto, e complimenti per il blog! Passa da me se ti va :)
Io l'ho letto dopo la scuola (magari nella mia scuola avessero proposto letture così!) e no ho sempre sentito parlare, quindi la curiosità ad un certo punto ha vinto sui pregiudizi che potevo covare - principalmente pesantezza del libro.
EliminaNon conosco molto bene Eco a dire il vero, ma come te adesso non mi tirerei indietro se mi capitasse di ritrovarlo in qualche altro romanzo :)
Grazie per i complimenti al blog, adesso vado subito a dare una sbirciata al tuo!