Sin dalla prima volta in cui vidi la copertina
di “Il miniaturista”, di Jessie Burton, ne rimasi affascinata. Dando una veloce
scorsa alla quarta di copertina decisi che lo avrei letto. Adoro i romanzi
storici e leggerne uno ambientato nell’Olanda del 1600 mi sconfinferava, perché
sia il periodo che il luogo mi piacciono.
Sono rimasta affascinata ed ero
presissima dalla storia, ne leggevo pagina dopo pagina con una voracità cui
solo i libri più affascinanti mi costringono. Tuttavia, dopo essere arrivata
alla fine, fatico a dare un giudizio. (Attenzione: a seguito spoiler alert!)
La giovane Petronella è appena stata
data in sposa ad un mercante di Amsterdam, Johannes Brandt, e si trasferisce in
casa del marito. Ad accoglierla tuttavia c’è la sorella di lui, Marin, e i due
servitori Otto e Cornelia, che non le riservano particolari gentilezze.
Nei giorni seguenti Petronella ha modo
di constatare che la famiglia Brandt è una famiglia piuttosto peculiare. A
tenere le redini degli affari sembra essere Marin, che punzecchia il fratello e
dà consigli su come e cosa vendere. La giovane Cornelia non si comporta come
una serva e il pacato Otto, che riscuote curiosità e maldicenze a causa della
sua pelle nera, non sembra affatto uno schiavo. Inoltre Johannes fa capire a
Petronella che non ha intenzione di consumare il matrimonio. La ragazza prende
questo fatto come un’offesa, ma si rende conto che più di un mistero viene
conservato in quella casa.
Per distrarsi Petronella contatta un
miniaturista, che riempia di figurine il prezioso stipetto che Johannes le ha
regalato per il loro matrimonio e che raffigura alla perfezione la loro casa.
L’artigiano si trova a poche strade di distanza e dimostra subito un talento
incomparabile a qualsiasi altro. La precisione e la bellezza dei piccoli
oggetti fabbricati sono incredibili, ma quando Petronella si rende conto della
troppa somiglianza che hanno con la realtà diventano inquietanti.
Le settimane passano e la ragazza scopre
suo malgrado un segreto dopo l’altro. Gli amori giovanili di Marin che sembrano
perseguitarla ancora oggi, mentre lei ha scelto una vita solitaria e libera.
L’amante di suo marito, un giovane inglese, che accecato dalla gelosia e dal
rancore fa in modo di far arrestare Johannes per sodomia. Infine il più grande
segreto di Marin, che ha tenuto nascosta la sua gravidanza per mesi perché il
bambino sarà segnato per sempre: figlio di una donna nubile e di uno schiavo
nero.
In tutto ciò il miniaturista continua a
inviare i suoi lavori, non più richiesti, un po’ desiderati e un po’ paventati,
perché ad una seconda occhiata ogni pezzo rivela la realtà che agli occhi di
Petronella era nascosta. Così scopre il piccolo bozzo sulla testa del cane di
casa, ucciso con una coltellata, e il rigonfiamento della pancia di Marin sotto
gli strati dei minuscoli vestiti che rivestono la sua bambola.
Ma chi è il miniaturista? Come fa a
vedere ciò che ali altri è nascosto? Perché fa tutto questo?
Jessie Burton |
Credo di essere arrivata alla fine di
questo libro in pochissimo tempo grazie alla grande abilità di creare
aspettativa e suspance di Jessie Burton.
In ogni pagina i segreti si infittivano e quando uno si risolveva altri due ne
spuntavano, sinistri e terribilmente curiosi. Ad essere del tutto sincera è
stato un po’ frustrante ad un certo punto, perché continuavano a spuntare nuovi
punti interrogativi e le risposte erano tutte sommarie, spesso insoddisfacenti.
Lo stile della Burton è poetico e mi è
piaciuto molto. Oltre ad essere scorrevole e facile da leggere, “Il
miniaturista” è uno di quei romanzi che arricchisce ogni scena di meraviglia.
Piccoli dettagli che rendono tutto un poco più tangibile e, allo stesso tempo,
magico. Era come avere tra le mani una delle miniature del libro, piccola ma
preziosa, pronta a rivelarsi nuova ad ogni occhiata.
I personaggi sono tutti profondamente
umani. Pur rimanendo pittoreschi non sono eccessivamente eccentrici e questo lo
apprezzo. Ci sono libri in cui pare che ogni nuovo personaggio voglia essere
superlativo, ma non possono essere tutti così, solo uno può esserlo nello
stesso romanzo, al massimo due. Gli altri devono limitarsi ad essere
interessanti o ben costruiti. In questo caso si tratta del miniaturista, che
rimane una figura misteriosa fino alla fine.
L’unico personaggio che non mi ha
catturata è stato Petronella, però non a causa sua piuttosto per una scelta
dell’autrice. Petronella arriva a casa Brandt nei panni di una ragazza di
campagna. Ingenua, timida, totalmente fuori luogo nella grande città e nei
salotti dei mercanti. Tuttavia una scintilla di forza e un carattere deciso si
intuiscono fin dalle prime pagine, un carattere che deve solo sbocciare per far
fronte ai momenti difficili. Apprezzo che questo avvenga, sul serio. Un
personaggio femminile con gli attributi, più scaltra degli uomini, è una delle
cose che preferisco in assoluto. Nel caso di Petronella questa trasformazione
avviene in maniera troppo repentina. Arriva come un uccellino spaurito ma nel
giro di due mesi prende in mano la situazione, fa nascere un bambino e porta a
termine una trattativa economica senza averlo mai fatto prima. Perché far
succedere tutto in soli due mesi, mi chiedo? Perché non fare due anni? In quel
caso avrebbe avuto più senso, visto anche il legame intenso che nonostante
tutto si viene a creare fra Petronella e Johannes – che dovrebbero però essere
praticamente estranei, dato che il marito lavora tutto il giorno tutti i giorni
oppure è in viaggio d’affari.
Altra cosa che non mi è piaciuta è il
fatto che, alla fine del romanzo, non si venga a sapere nulla del misterioso
miniaturista. Quelle tre domande che ho lasciato alla fine del riassunto non
sono casuali. Io vorrei davvero sapere chi è ‘sto miniaturista, come fa a
leggere il futuro e perché lo fa?! Domande fondamentali del romanzo, perché
attorno a quelle ruota buona parte della storia, e che non ricevono alcuna
risposta. Nemmeno una.
Questo mi ha lasciata piuttosto
contrariata e mi sento come se mancasse un pezzo di libro, il pezzo finale che
svela tutto.
Potrebbe sembrare il contrario, dopo
tutta questa tiritera, ma “Il miniaturista” mi è davvero piaciuto. Purtroppo se
ci ripenso torna in me quel senso di attesa, di aspettativa… va bene, okay, di
disperazione profonda!, perché voglio sapere di più e non sono stata
accontentata.
Anche
questo è indice di quanto mia sia piaciuto il libro: se non fosse stato bello
non mi angoscerei più di tanto su come va a finire.
Ciao!! Mia mamma mi ha regalato questo libro molto tempo fa e io non sono ancora riuscita a leggerlo. ma quante volte scrivo frasi di questo tipo? troppe. E mi dispiace, non riesco a rimanere al passo, eppure sono una che legge abbastanza. Comunque il tuo pensiero mi è piaciuto molto e nonostante le aspettative e il tuo voler sapere di più, spero di leggerlo presto!! Baci
RispondiEliminaE' da molto tempo che anch'io vorrei leggere questo libro, ma il mio armadietto delle letture straripa.
RispondiEliminaColgo l'occasione per invitarti a leggere il mio post di oggi sul blog, perché ti ho conferito un premio. ;-) Spero che sia di tuo gradimento!