“Shining” è uno di quei titoli che senti
in continuazione, e ogni volta che lo senti ti dici: «Dovrei leggerlo, prima o
poi.» Invece non lo leggi mai finché qualcuno non te lo mette fra le mani,
perché quando vai in libreria, deciso a comprarlo, «oh!, guarda le offerte:
tutti i libri a cinque euro!», e quando li ritrovi tutti quei libri a cinque
euro? In fondo, “Shining” lo vendono tutti. La stessa cosa accade con il film,
o per lo meno la stessa cosa è accaduta a me. Ogni volta che beccavo il film in
seconda serata morivo di sonno, e gli interminabili minuti in cui il bambino si
fa kilometri di hotel in triciclo nel silenzio più totale non aiutano affatto
(come d’altronde nemmeno i primi piani di un Jack Nicholson allucinato).
Non avrei mai letto “Shining” se
qualcuno non avesse deciso di disfarsi di qualche libro e il mio fidanzato non
me ne avesse portati a casa una dozzina. Le braccia cariche e gli occhi tondi
scintillanti (solo perché la maggior parte erano firmati Stephen King), come se
avesse trovato un cagnolino per strada e lo avesse raccolto. Faceva la faccia
tenera – perché sa che non abbiamo più scaffali da riempire – e chiedeva: «Possiamo tenerli?
Per favooore.»
Ebbene, è stato uno di quei casi in cui,
terminato di leggere, ho pensato: «Be’, almeno era gratis.»
Devo ammettere forse di essermi fatta un
po’ troppe aspettative riguardo a questo libro, ben sapendo che l’azione doveva
essere limitata visto che parliamo di tre persone isolate dalla neve per sei
mesi! Ma non è corretto da parte mia essere così severa, perché ci sono state
parti che mi sono piaciute molto.
Jack Torrance è un aspirante scrittore,
ex alcolista, che ha perso il lavoro da insegnante perché, preso dalla collera,
ha picchiato uno dei suoi studenti. L’unico lavoro che riesce a rimediare è
quello all’Overlook Hotel, un albergo in montagna che rimane chiuso per la
stagione invernale poiché inagibile a causa della neve, che lo isola da ogni
cittadina vicina. Il suo compito di guardiano è quello di scaldare a turno tutte le aree
dell’albergo e occuparsi della caldaia, abbassando la pressione tre o quattro
volte al giorno per impedire che scoppi. Così Jack Torrance e famiglia, la
bella moglie Wendy e il piccolo Danny di soli cinque anni, si trasferiscono
all’Overlook Hotel.
Presto i nuovi inquilini scoprono che
l’albergo ha un passato oscuro. Molti delitti vi si sono consumati, fra omicidi
e suicidi, e l’albergo è diventato un luogo malvagio. Impregnato del male e
della morte stessa, desidera trascinare sempre più persone tra le fila dei suoi fantasmi e il
piccolo Danny è un candidato ideale grazie al dono che possiede, lo shining.
Lo shining permette a Danny di leggere
nel pensiero, di avere visioni del futuro e di comunicare con altri che hanno
il suo stesso potere, anche a miglia di distanza. Crede di essere l’unico prima
di incontrare Dick Halloran, il cuoco dell’Overlook, che mentre illustra a
Wendy il funzionamento della cucina vede in Danny lo shining e gli confessa di
averlo anche lui.
A metà Dicembre una delle tante nevicate
della stagione si rivela quella decisiva. Rinchiude la famiglia Torrance
nell’Overlook Hotel, e allora l’albergo scatena la sua invettiva contro di loro. Le
siepi innevate del giardino, a forma di cane e di leone, li attaccano per poi
tornare immobili come semplici arbusti, facendo credere a Jack di essere impazzito. Le feste di capodanni passati si
risvegliano nei saloni da ballo e lasciano strascichi di coriandoli e festoni come se si fossero tenuto la sera prima.
Fantasmi di morti si alzano e cercano di strangolare Danny, oppure con lusinghe e inganni, tentano di convincere Jack a uccidere i suoi cari.
Confuso e ammaliato dal potere
dell’Overlook, Jack Torrance si convince che l’unica colpevole della sua vita
andata a rotoli è Wendy, che gli ha impedito di affermarsi come scrittore, che
lo ha spinto all’alcolismo, che gli mette contro suo figlio Danny. Deve
ammazzarla. E con lei, anche il bambino, secondo fautore della sua sconfitta. Dopotutto, l’hotel non vuole loro, ma
lui, è lui quello importante. Ma per dimostrare di essere all’altezza deve
ucciderli. Loro non amano l’Overlook come lo ama lui, loro volevano andarsene
quando Danny ha iniziato ad avere le visioni. La pagheranno cara per quello,
Jack li ucciderà e farà bella figura con il direttore dell’albergo.
Ormai folle, l’uomo li attacca, ma Danny
ha chiesto aiuto a Dick Halloran grazie ai suoi poteri telepatici. Questi li
raggiunge dall’altra parte del paese e li porta fuori dall’hotel appena prima
che questo esploda a causa della caldaia, che Jack aveva trascurato.
Ecco cosa intendevo prima con "facce allucinate". |
Se verso la fine il libro diventa
incalzante, mi spiace dire che per le duecento e passa pagine prima, è
terribilmente lento. Ho saltato alcune parti a piè pari riprendendo la lettura
poco più avanti, e non me ne sono affatto pentita. Mi è piaciuto molto come
sono stati delineati i personaggi e la conclusione è perfetta.
L’unica pecca è che è uno di quei libri
che non rileggerei mai. Sì, carino, ma tutto qui.
Non fraintendetemi, sono sicura che sia
un classico dell’horror e magari anche uno dei lavori meglio riusciti di King, ma forse non è il libro
che fa per me.
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