In questo periodo sono pessima. Lo
ammetto, le rubriche mi stanno uccidendo! Dato che il tempo a mia disposizione
non ha alcun motivo di aumentare (casomai solo di diminuire), penso che rivedrò
tutte le rubriche e deciderò quali tenere e quali eliminare. Una cosa è certa:
saranno tutte a cadenza casuale.
Il fatto è che mi piaceva di più tenere
il blog prima di inventare queste rubriche, perché il fatto di essere legata ad
una scadenza spesso mi porta a scrivere una rubrica piuttosto che un post
diverso. Finisce che pubblico solo quelle, alla fine! Quindi penso proprio che
le rivedrò.
Per sottolineare questa decisione ecco
un post di quelli ‘vecchi’, che non è una rubrica né una recensione. È una
semplice opinione. Spassionata opinione sui dialoghi.
I dialoghi sono un punto dolente per me.
Sono snob riguardo ai dialoghi, se non sono come piacciono a me l’intero libro
è rovinato, disprezzato, dato in pasto agli ultimi scaffali della libreria,
quelli più oscuri, lontani e dimenticati.
Un libro può anche avere qualche
difetto, ma dei brutti dialoghi mi danno fastidio proprio mentre leggo, quindi
forse è per questo che per me sono così importanti. Se la trama non è salda o i
personaggi non sono il massimo la cosa non mi scalfisce durante la lettura. Ma
se sono sul divano, con il mio bravo tè al limone e la testa altrove, un
dialogo poco credibile può bruscamente riportarmi alla realtà.
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Cosa accade ad un libro con pessimi dialoghi |
Un dialogo deve essere veritiero a
seconda dell’epoca in cui si svolge la storia. Leggere un libro ambientato nel
settecento pieno di modi di dire che usiamo oggi è inconcepibile, così come è
assurdo leggere un libro ambientato nei giorni nostri con dei dialoghi fin
troppo ricercati.
Seconda cosa che trovo piuttosto
fastidiosa sono i punti esclamativi. I punti esclamativi vanno usati con
parsimonia. Quando vedo che ce ne sono troppi, soprattutto in un dialogo, vado
fuori di me. Mi verrebbe da andare dall’autore e chiedergli come mai i suoi
personaggi gridano tutti quanti e in tutti i momenti. Sembra che in molti non
abbiano capito che il MAIUSCOLO (mi aspetto che lo urliate proprio, eh) e il
punto esclamativo devono dare enfasi, e in un dialogo indicano che qualcuno
alza la voce, con tutto ciò che ne consegue.
Ho lasciato alla fine il dolore più
grande, per me: i dialoghi finti. Non so come altro chiamarli, io li chiamo dialoghi finti perché sono quei dialoghi
che non possono proprio esistere nella realtà. Non per via dei contenuti,
proprio per l’impostazione. Quando vengono usati troppi modi di dire, frasi
scontate, battute che non fanno ridere, quelli per me sono dialoghi finti, che
non farebbe mai nessuno e che sembrano usciti proprio da dove sono usciti,
ossia da un libro stampato.
Un dialogo deve essere naturale e il più
veritiero possibile, secondo me. Lascio alla parte narrata i picchi di poesia,
le descrizioni minuziose, le divagazioni cervellotiche. Un dialogo deve sapere
di realtà. In ogni caso, in ogni libro.
Un
paio di esempi
Facciamo finta che Abelardo debba
chiedere a Giovannona di uscire. Lui è un ragazzo piuttosto timido e
particolare, mentre Giovannona è la più corteggiata della classe. All’uscita
della scuola tuttavia Abelardo prende coraggio e ferma Giovannona prima che lei
esca dalla classe.
Ecco cosa succederebbe in un brutto
dialogo fra loro.
A: Giovannona, posso parlarti?
G: Dimmi pure, Abelardo.
A: Mi domandavo se avessi impegni per
questo Sabato sera!
G: Be’, di solito esco con le mie amiche
e andiamo a ballare. Proponi forse qualcosa di diverso?
A: S-se volessi, magari potremmo andare
a mangiare una pizza. E poi al cinema.
G: Per caso è un appuntamento?
A: …credo proprio di sì!
G: Va bene. Ci vediamo alle sette
allora.
Non vi sembra inutile? Non state
agonizzando sulla tastiera? Ecco invece cosa accadrebbe in un dialogo normale
(badate bene che l’ho inventato io, quindi non aspettatevi Shakespeare).
A: Oh, Giò!
G: Mh?
A: Com’è andata a te la verifica?
G: Ma, boh… mi sa bene. Ho risposto a
tutto, alcune però le ho sparate a caso. Tu?
A: Penso bene, non lo so. Maaa, volevo
chiederti una cosa. Ti va una pizza Sabato?
G: …
A: Poi, magari, se c’è qualcosa di
interessante, andiamo al cinema.
G: Ah, sì! Fanno un film che voglio
troppo vedere, quello della Disney.
A: Sì, okay. Ci troviamo in Duomo, per
te va bene? Alle… sei a mezza?
G: Okay.
Un po’ meglio, o no? Fate conto che
tutte e due le situazioni sono portate all’estremo (a cominciare dal nome dei
protagonisti) ma era tanto per darvi un’idea.
Ora,
vi viene la pellagra come a me quando ci sono dei dialoghi troppo… troppo… troppo in tutti i sensi?