venerdì 7 agosto 2015

Middlesex - Jeffrey Eugenides

Parecchi anni fa vidi questo libro e, pensando che fosse interessante, lo misi in wishlist senza pensarci troppo. Da quel momento sono cambiate moltissime cose e, in questi anni, persino lo stile delle mie letture è cambiato. Si è fatto più aperto alle novità, all’ignoto e all’occorrenza è più impegnato.
Dopo aver terminato la lettura di “Middlesex” posso dire con certezza che, in quel lontano momento in cui lo vidi fra gli scaffali, se lo avessi comprato probabilmente non lo avrei apprezzato, forse non avrei neanche terminato di leggerlo. Non perché la mia mente si sia aperta in questi anni ai misteri del sesso, del genere e della società in cui viviamo (tutti temi del libro), ma proprio perché è stata una lettura un po’ impegnativa e penso che allora non l’avrei retta.
 
L’epopea della famiglia Stephanides inizia in Grecia negli anni ’20, dove gli innamorati Lefty e Desdemona fuggono per sfuggire alla guerra e ad una vergogna che li perseguiterebbe nel piccolo paese dove abitano. Come molti dell’epoca si recano in America, dove la cugina di Lefty li attende e lì iniziano una nuova vita.
Ancora non è giunto il momento di conoscere bene il nostro protagonista, Cal, che ci narra tutta la vicenda senza tralasciare i momenti più intimi, più drammatici e più divertenti, dalla sua posizione di narratore privilegiato: un narratore onnisciente che conosce tutti i segreti del passato della sua famiglia, anche i più torbidi. Cal racconta ogni cosa molti anni dopo, a fargli compagnia il famoso senno di poi, che lui non esita a mettere sempre in mezzo aggiungendo curiosità alla curiosità stessa.
E così vediamo come i suoi genitori, cugini di secondo grado, si sposano e diventano padre e madre prima di suo fratello maggiore e poi di una bella femminuccia: Calliope Stephanides. Qui inizia ad intromettersi il caso, poiché il vecchio dottore che la visita da neonata non si rende conto di una piccola anomalia fisica, e nemmeno il prete che la battezza e viene irrorato di pipì di bimbo non si chiede come diavolo abbia fatto questa bambina a fargliela dritta in faccia, e persino sua madre, una pudica donna degli anni quaranta, le cambia frettolosamente i  pannolini senza nemmeno guardarla.
Calliope cresce e, da graziosa bambina, diventa una ragazzina molto bella. L’inizio dell’adolescenza porta però con sé i primi problemi. La madre è preoccupata perché Callie non ha le mestruazioni, né un seno evidente, e tutta la sua bellezza si sta lentamente trasformando in goffaggine e lei dà l’impressione di avere qualcosa che non quadra, qualcosa di strano che si intuisce vagamente ma che non vuole venire a galla. Callie stessa è preoccupata, sia per questi motivi sia per ragioni di cuore. È infatti innamorata, ma di una ragazza.
Dopo un incidente Calliope e tutta la sua famiglia scopriranno ciò che non potevano nemmeno immaginare, perché Calliope è anche Cal, un po’ donna e un po’ uomo.
 
Giuro che non ho spoilerato perché siamo consapevoli dell’ermafroditismo di Cal sin dall’inizio del romanzo, quindi potete ancora leggerlo gustandolo appieno.
“Middlesex” è un libro che promette una cosa ma ne dà un’altra. In pratica, se volete leggere un libro che parla di un ermafrodita, non leggetelo. Il lato sessuale della faccenda salta fuori solo alla fine, e non è alla base del romanzo. Ciò che mi ha trasmesso, in realtà, è proprio l’opposto. Neanche il problema più grande, neanche l’ostacolo che pare più insormontabile è tale di fronte a degli affetti saldi e sinceri. Ecco cosa mi ha insegnato questo libro (ed è anche ciò che posso constatare, per fortuna, nella vita).
Lo stile è scorrevole e mi ha stupita. Riesce a parlare in maniera non troppo pesante di argomenti quali la politica, il razzismo, l’odio, così come racconta senza idealizzare né rendere tutto rose e fiori l’amore, l’adolescenza o il matrimonio. Non esiste qualcosa che Eugenides non esprima con accuratezza e analizzando in profondità i sentimenti dell’essere umano. Quelli si ritrovano ad essere i veri protagonisti perché nel romanzo non c’è un vero e proprio centro, un personaggio che è più importante di un altro. Tutti contano allo stesso modo e tutti hanno caratteri e personalità differenti, affrontano prove diverse e riescono a saltare fuori dalla pagina e instaurare un contatto con il lettore. I loro stati d’animo sono gli stessi che possiamo provare noi e riconoscerci in loro, seppur con tutte le differenze del caso, diventa facile.
 
Ripeto, se vi interessa un libro su un ermafrodita non leggete “Middlesex”. Se invece volete leggere un libro che parla di vita in maniera un po’ canzonatoria, ironica e con un senso di malinconia, allora è il libro che fa per voi.

6 commenti:

  1. E' in wishlist da secoli... così come Le vergine suicide. E ho realizzato solo in questo momento che sono dello stesso autore. *vince il premio per svampita dell'anno*
    Comunque sia... la tua (bellissima) recensione l'ha portato ai primi posti della suddetta lista ^_^ (l'ultima frase, in particolare, gli ha fatto fare un gran balzo. Sì, è decisamente un romanzo nelle mie corde.

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    1. Oddio sapere che la mia piccola recensione ti ha fatto venir voglia di leggere un libro da un lato mi fa piacere, perché è un libro che mi è piaciuto e significa che la recensione è riuscita a trasmetterlo.
      Dall'altro però spero con tutta me stessa che il libro ti piaccia, altrimenti mi sentirei in colpa xD

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  2. Sembra davvero un romanzo originale e che promette un'ottima lettura! Hai ragione quando dici che ci sono romanzi che in un determinato periodo della vita "chiamano" e altri meno. Addirittura rileggere gli stessi libri in momenti diversi fa scaturire sensazioni differenti.

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    1. Decisamente sì!
      Addirittura ci sono libri che si leggono la prima volta e si adorano, poi ad anni di distanza magari li si rilegge e ci si domanda: "Come ha fatto a piacermi così tanto?"
      Immagino dipenda dal fatto che tutti cambiamo :)

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    2. E per fortuna, direi! Altrimenti saremmo dei monoliti. Questo mi fa pensare che è impossibile piacere a tutti, anche per questo motivo.

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    3. E per fortuna, direi! Altrimenti saremmo dei monoliti. Questo mi fa pensare che è impossibile piacere a tutti, anche per questo motivo.

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