mercoledì 6 gennaio 2016

Una strada perigliosa per un luogo più bello

Questo post sarà piuttosto ingarbugliato, perché ho delle osservazioni da fare che già nella mia testa hanno una forma confusa. Metterle per iscritto, in un modo comprensibile per altro, potrebbe essere più complicato del previsto.
Vi è mai capitato di leggere un libro bellissimo, di cui vi siete innamorati, ma di voler cambiare qualche dettaglio nella trama o nei personaggi? Magari per far finire bene una vicenda triste, o per rendere meglio giustizia al protagonista.
A me è capitato moltissime volte. Mi immergo così tanto nel libro da affezionarmici, e desiderare che tutto vada bene. Purtroppo non sempre è così, e mi ritrovo a pensare che vorrei tanto avere il numero di telefono dell’autore (o, in caso di autore scomparso, avere un passaggio per l’aldilà) per chiedergli di cambiare una o due cosine, giusto per non far terminare il tutto in una valle di lacrime, o anche solo per cambiare quel particolare che proprio non mi va giù.
D’altro canto mi domando: il libro che ho amato funzionerebbe allo stesso modo? Forse sarebbe troppo perfetto, soprattutto per me che detesto i finali troppo rose e fiori (coerenza mode: ON). Quando mi soffermo a pensarci mi dico che in fondo so benissimo anche io che quello è il modo giusto di far andare avanti la narrazione. Non sarebbe altrettanto potente altrimenti. Mi viene quindi di pensare che esistono storie che hanno un’anima propria, che quasi vivono di vita propria. Per quanto un lettore o un autore stesso vogliano cambiarla c’è sempre qualcosa che non li convince nella versione edulcorata e magari più ottimista o con una fine più allegra che ne hanno nella loro testa.
 
Per quanto riguarda le mie esperienze da lettrice posso dire che ci sono moltissimi romanzi che avrei voluto cambiare.
Il primo che mi viene in mente è “I mille autunni di Jacob De Zoet”, di David Mitchell, nel quale alla fine il protagonista (attenzione, spoiler in arrivo!) in un modo o nell’altro perde l’amore della sua vita. Ecco, Jacob De Zoet mi piaceva così tanto che avrei tanto voluto che potesse rimanere assieme alla sua bella, perché la loro storia d’amore mi emozionava. Tuttavia finendo il libro, seppur con grande rammarico, mi sono resa conto che non sarebbe potuta andare diversamente. Non sarebbe stato altrettanto onesto, immediato, di pancia, se fosse finita in un altro modo. Per quanto mi riguarda la storia deve seguire quel corso.
Oltre a quello mi vengono mente “22/11/‘64” di Stephen King, che ha una storia analoga, o “Il profumo” di Patrik Suskind. Sicuramente ce ne sono moltissimi altri, che però adesso non mi sovvengono.
La penso allo stesso modo riguardo a certe storie che ho scritto. Vi dirò di più! Certe volte pianifico la storia perché prenda una certa piega ma, ad un tratto, mi rendo conto che anche se da un punto di vista tecnico la trama non è malaccio, deve comunque prendere una strada differente. Vuoi per i personaggi, che altrimenti verrebbero snaturati, vuoi per le atmosfere, vuoi per quello che la storia comincia a trasmettere e per ciò che vi ho riversato, ma ora è come se gli fossero cresciute le sue gambette e stesse decidendo da sola dove andare.
Forse è una strada più perigliosa, ma è quella che alla fine porterà in un luogo più bello.

7 commenti:

  1. Gran bel post, hai riportato osservazioni che credo accomunino un po' tutti i lettori, cose che credo capiti a tutti noi di pensare ma a cui alla fine non diamo grande importanza; a volte è necessario mettere in luce quegli aspetti del leggere - e dello scrivere - di cui forse non ci viene in mente di parlare.
    Concordo con tutto quel che hai scritto. Non cambierei una virgola dei libri che ho amato di più!

    (Non mi ricordo se avessi già commentato qualche tuo post in precedenza, ma ho iniziato a leggerti da un po' :)

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    1. Grazie per i complimenti :)
      Ci sono così tanti aspetti della lettura che non vengono messi in luce, magari se ne parlassimo un po' di più porteremmo al lato oscuro qualche non-lettore!
      Ricordo di averti già vista da queste parti, sono felice che il blog ti piaccia :D

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  2. Hai ragione, non si può obbligare la storia a mantenere il finale che abbiamo progettato, se si sviluppa con forza in un'altra direzione. Da lettrice, però, trovo molto frustrante che la storia non finisca come voglio io. Molto! :)

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    1. In questi casi credo sia meglio seguire l'istinto:)
      Comunque sì hai ragione, è decisamente frustrante!

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  3. Osservazioni molto interessanti ^^
    Come lettrice devo dire che non mi capita. O meglio: sono una super criticona, e spesso mi trovo a pensare che al posto dell'autore cambierei alcuni passaggi che secondo me non funzionano, ma solo quando, appunto, il romanzo non mi convince. Se, invece, ci riesce (a convincermi) non penso a possibili modifiche o a finali alternativi... prendo tutto il pacchetto come una sorta di "volontà divina"... dell'autore.
    Quando sono io a scrivere ho sperimentato la tua stessa esperienza: la storia e i personaggi tendono a voler agire di testa propria, e mi tocca obbedire, o mi sembra di raccontare una bugia. Assurdo, vero? ^^

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    1. Ahah! Be' credo che sia inevitabile fare delle critiche su un romanzo, soprattutto se non ci convince. Beata te comunque che ti affidi alla volontà divina dell'autore, e non rimane come me a crogiolarti nella disperazione per alcuni passi di libro xD
      Per quanto riguarda lo scrivere ti capisco eccome, non lo trovo per niente assurdo! A me invece di scrivere una bugia sembra di costringere la storia a prendere una piega 'sbagliata', manco le stessi facendo un torto!

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  4. A me non piacciono tantissimo i finali aperti, ma questo sposta un po' l'attenzione da ciò che proponi tu. In genere, comunque, seguo le linee tracciate dall'autore e non mi soffermo sulle alternative possibili o pensate da me. Però, quando sono solo io a dovere inseguire i personaggi nel "dopo storia", in quei finali appunto in cui tutto è immaginabile, allora me ne vado in paranoia! :)

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