lunedì 10 aprile 2017

Penna alla mano #2: scrivere scheletrico o grosso?

Mi è capitato di recente di leggere libri scritti con uno stile molto diverso, che pure hanno avuto grande successo di pubblico (uno di questi ha vinto il Pulitzer, quindi ho detto tutto). Si tratta di romanzi molto diversi fra loro, che assolutamente non possono essere paragonati. Uno è “La strada”, di Cormack McCarthy, l’altro “La scopa del sistema”, di David Foster Wallace. Per farla breve il primo è ambientato in un futuro post bomba nucleare in cui padre e figlio lottano per sopravvivere nella desolazione più completa, il secondo è un romanzo postmodernista senza una trama precisa, ma ricco di contenuti sociali e filosofici da metabolizzare.
Non potevo scegliere nulla di più diverso, me ne rendo conto, ma li ho paragonati perché mi hanno fatta riflettere su una questione puramente stilistica.

McCarthy è conosciuto per la sua prosa secca, senza fronzoli. Non ho letto altri libri dell’autore, ma facendo qualche ricerca ho scoperto che è un suo tratto distintivo.  DFW invece ha scelto per il suo primo romanzo (una prova incredibile, se si pensa che aveva solo ventiquattro anni) un tono verboso e molto complesso. Dati la trama e l’intento dei due libri non mi stupiscono le scelte degli autori, sono entrambe azzeccate e rispecchiano ciò che vogliono narrare e trasmettere.
Mi sono quindi domandata se la scelta dello stile dipende dal romanzo o dall’autore.
I libri che sto confrontando avrebbero avuto lo stesso impatto se, ad esempio, la prosa di McCarthy fosse stata più fluida? O se la Wallace avesse preferito un tono più leggero, che ammiccava anche al lettore occasionale, per la sua storia? Personalmente credo di no. Avrebbero potuto essere entrambi ottimi libri, ma con molte probabilità avrebbero perso qualcosa, McCarthy un po’ della potenza e l’angoscia che la sua storia trasmette, e Foster Wallace l’intento sociale della propria.
Dopo essermi risposta a queste domande mi sono detta che un autore dovrebbe scegliere il suo stile a seconda delle storie che racconta. Un giallo o un thriller troppo prolisso potrebbe perdere in azione, mentre un fantasy classico verrebbe privato della sua magia se non ci soffermassimo a lungo sulle descrizioni del mondo alternativo creato ad hoc per i lettori.
Sono abbastanza convinta che, nel limite del ragionevole, un ottimo autore è anche capace di flessibilità. Adatta lo stile al romanzo, e non viceversa, per poter esprimere al meglio che vuole, e questo sempre senza perdere i suoi tratti distintivi.

A questo punto ho riflettuto sul mio ‘tipo’ di scrittura e penso proprio di far parte di quella fetta di autori che preferisce lunghe frasi poetiche, di stampo classico.
Mi viene naturale scrivere in quel modo (ogni taglio in revisione è un pezzetto della mia anima che si stacca e fa ‘ciao ciao’), forse perché fatico prima di tutto a leggere una narrazione troppo frammentaria, quindi fatico anche a scriverla. Infatti è stata una faticaccia leggere “La strada”, che pure conta un centinaio di pagine scarse – anche se consiglio caldamente il film con Viggo Mortensen, che già solo perché è Aragorn è il mio eroe – mentre è stato paradossalmente più semplice leggere “La scopa del sistema”, senza una trama o un appiglio narrativo a guidarmi nell’impresa.
Mi sono resa conto che questo tipo di scrittura è quella che più si avvicina alle storie che vorrei scrivere, che aiuta a suscitare ciò che vorrei nel lettore, ossia un lento immergersi in un mondo differente, come quando ci si immerge in vasca per fare un bagno rilassante.
Avete mai trovato una storia molto bella con uno stile che non gli si addiceva? E come preferite scrivere? A piccole frasi secche che vanno dritte al punto e mozzano il fiato, o a lunghi paragrafi che insinuano curiosità?

2 commenti:

  1. Io credo che ogni autore abbia una sua estensione stilistica, così come un cantante ne ha una vocale. All'interno di quell'estensione si sceglie il registro più adeguato per quella data storia. Io noto che molti autori che hanno scritto, ad esempio, sia opere in prima che in terza persona abbiano usato stili differenti, anche se accumunati da una sensibilità di fondo comune.

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    1. La penso come te, più l'estensione stilistica è flessibile più un autore può spaziare da un genere all'altro. Ma è bello trovare dei punti che accomunano tutte le opere di uno scrittore, perché ne emerge ciò che è il suo intento nello scrivere :)

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