L’anno scorso ho iniziato a
leggere la saga della torre nera di King, soprattutto perché sarebbe uscito il
film con Matthew McConaughey e Idris Elba. Il film era carino, ma nulla di che.
A posteriori, posso dire che è stato una mezza delusione. Non c’entrava molto
con il libro, e adesso che conosco la vera trama mi è sembrato semplicistico e
adattato a forza ad un pubblico di ragazzini. Ho sentito dire che non ci sarà
un seguito, e che il film ha disatteso le aspettative di molti.
Chissà perché?
Il primo volume della serie, “L’ultimo
cavaliere”, è onirico – non ci sono altri modi per descriverlo.
La trama è quasi inesistente, più
che leggerla la si intuisce. La storia qui viene vagamente introdotta, i
concetti su cui la serie si reggerà vengono esplorati, e conosciamo il protagonista
e l’antagonista principali. Non molto per un primo volume, soprattutto se
pensiamo che conta anche qualche centinaio di pagine.
Non scrissi una recensione di
questo libro perché non sapevo cosa dire. Sinceramente, non lo so nemmeno ora.
L’autore era a conoscenza delle
stranezze di questo romanzo, lo scrive in una nota a fine libro, specificando
che non è impazzito, e che quello che abbiamo letto non sono farneticazioni ma
qualcosa che prima o poi prenderà una forma. Basta avere fede.
Menomale che esiste il seguito,
“La chiamata dei tre”. Altrimenti sarebbero state farneticazioni.
Per farla breve: la Torre Nera si
erge al centro di svariate dimensioni e il pistolero Roland di Gilead è
l’ultimo che può salvarla dalla caduta. Se la torre cadesse sarebbe il caos, il
che è proprio quello che vuole Randall Flagg, nemico che compare già in altri
universi kinghiani, personificazione del maligno e tutto ciò che di brutto e
cattivo riusciamo a immaginare.
In “La chiamata dei tre” passiamo
ad uno stile più narrativo, più comprensibile se vogliamo. Vengono introdotti
nuovi personaggi, la storia è più raccontata
e si incomincia a vedere un senso in ciò che si legge. Nonostante questo rimane
un capitolo introduttivo, perché parla essenzialmente di come Roland metta
insieme la sua squadra, e da un pistolero si passi a tre pistoleri.
Non posso dire di essere stupita,
King riesce a raccontare in un capitolo ciò che gli altri a volte dicono in un
paragrafo. Ha senso, ci a messo un intero libro a raccontare quel che di solito
leggiamo in un capitolo!
In questo romanzo si conoscono i
personaggi che saranno i protagonisti, la storia di come si incontrano e gran
parte del loro passato, del vissuto e del carattere che ne deriva.
Mentre leggevo continuavo a
pensare che il film dell’anno scorso non assomiglia affatto a questa storia,
nemmeno lontanamente, e mi sono ritrovata a sperare che, magari, un giorno, qualcuno
ne farà un altro film, che sia però veramente
La saga della Torre Nera.
Quindi ho pensato a quali attori
sceglierei io per interpretarli (come avrete capito, adoro fare questa cosa).
Roland
di Gilead
Mi spiace per Idris Elba, ma dato
che nel libro in realtà è specificato che il suo personaggio ha gli occhi
chiari e, inoltre, la sua appartenenza alla razza caucasica ha una certa
rilevanza per la trama di questo volume, non sceglierei lui per interpretare la
mia versione del film.
Io ci vedrei bene Tom Hardy.
Roland è stato presentato come un
uomo che ha fatto diventare il suo compito un’ossessione. Morirebbe pur di
arrivare alla Torre. Peggio, è disposto a lasciar morire gli altri se questi
intralciano il suo cammino, e per altri intendo innocenti, amici, compagni,
chiunque. Non ha pensieri che per la sua missione, ma una parte di lui ha paura
di cosa succederà quando l’avrà compiuta, se dopo sarà ancora vivo. La sua vita
avrà ancora uno scopo? Lui che tipo di uomo sarà diventato? Di quante cose
dovrà pentirsi alla fine del suo viaggio? Questo ci fa capire che, nonostante
possa sembrare il classico personaggio ‘cazzuto’, che fa il suo figurone
dicendo frasi ad effetto (come fa spesso Roland, per la verità) in realtà è un uomo
più profondo, che nasconde una finezza particolare.
Tom Hardy ha abbastanza l’aria
del pistolero (immagino una versione Eastwoodiana del suo Mad Max), ma l’ho
visto anche compiere miracoli del piccolo schermo (“Stuart, a life backwards”)
e so che c’è altro in lui, oltre ai grugniti e alla faccia del buono maledetto.
Esattamente come Roland.
Eddie
Dean
Questo è il primo personaggio che
Roland ‘recupera’ dal nostro mondo per accompagnarlo durante il suo viaggio.
Eddie sarà uno dei tre cavalieri e, anche se all’inizio non ne è molto
entusiasta, pare abituarsi all’idea, quasi che ci tenga. Nella mia mente ha il
viso di Dane Dehaan.
Nominato anche Il Prigioniero a
causa della sua dipendenza da eroina, Eddie Dean è il personaggio cui è facile
affezionarsi. Non è chiaro il suo carattere, forse per la sua giovane età, ma
anche perché rivela molti lati del suo carattere, a volte contraddittori. Può
sembrare pericoloso e avventato, ma è l’unico a far davvero ridere il lettore,
a commuoverlo e suscitare tenerezza. Detesta Roland per averlo trascinato in
quell’avventura, ma allo stesso tempo gli è grato perché lo ha salvato. Da sé
stesso, dalla sua vita che non aveva una scopo.
Ho visto Dehaan in un paio di
film che mi sono piaciuti moltissimo (“Come un tuono”, “Kill your darlings”), e
mi sembra che renda meglio quando deve interpretare un personaggio scomodo, in
qualche modo disadattato. Non so se è un complimento…
Odetta
Holmes/Detta Walker
Forse uno dei personaggi più
complessi di cui abbia mai letto. Preparatevi perché è difficile da seguire.
Giovane ereditiera nei primi anni
’60 in una New York che giudica con severità le donne, mal tollera i neri ma è
costretta a trattare con riguardo una ricca donna afroamericana costretta sulla
sedia a rotelle. Odetta Walker è una ragazza affascinante, colta, gentile, un’attivista
per i diritti dei neri che ha subìto un incidente che l’ha portata a perdere
entrambe le gambe. Spinta sulle rotaie della metropolitana, è sopravvissuta per
miracolo, ma oltre alla menomazione fisica ne ha avuta una mentale.
Da quell’incidente è ‘nata’ Detta
Walker. Detta odia i bianchi, è convinta che loro la maltrattino per partito
preso, tutti, nessuno escluso. Pensa – no, è convinta – che la prendano in giro
e vogliano persino ucciderla perché lei è nera. È pericolosa, imprevedibile,
piena di rabbia, sconsiderata sino alla follia. Non le interessa capire la
situazione, non le interessa vivere o morire. Vuole solo mettere i bastoni tra
le ruote a Randall e Eddie.
Odetta non sa che Detta esiste.
Detta intuisce che c’è qualcun altro nella sua vita, qualcuno di cui deve
liberarsi, ma non sa chi o cosa sia. Quale prevarrà, fra le due? La dolce,
intelligente Odetta o la folle e pericolosa Detta?
L’unica attrice che vedo bene in
quel ruolo è Lupita Nyong’o, bellissima e che ha già dato prova di un grande
talento (“12 anni schiavo”).
Dubito che faranno presto un
secondo tentativo per il film della Torre Nera ma, nel caso decidessero di
farlo e per mero capriccio del destino uno degli attori sia uno di quelli della
mia lista, sarò molto orgogliosa e prenderò in considerazione l’idea di
lavorare come direttore del casting.
Magari il prossimo film verrà
fuori NC17, ma credo che riscuoterebbe maggior successo se assomigliasse un po’
di più all’originale – che non lesina in sangue, parolacce e ossessioni
disturbanti.
Aww, che bello!
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