Ho notato che sto parlando molto più
spesso di aspetti più tecnici della scrittura, aspetti che potrebbero
interessare più chi scrive che chi legge. Per questo ho deciso di creare la
rubrica Penna alla mano, in cui
blaterare di scrittura, annessi e connessi.
Quindi, cominciamo!
Chiunque voglia produrre arte prima o
poi incappa in alcuni termini che potrebbero mettere soggezione: creatività,
ispirazione e talento.
Penso che tutti quanti vengano usati
ormai troppo spesso, tanto che in alcuni contesti perdono il loro significato
principale e, sebbene sappiamo benissimo che cosa significhino, vengono
interpretate in maniera sottilmente diversa. La creatività diventa sinonimo di
novità, l’ispirazione si traduce in idea e il talento viene tirato in ballo
molto spesso solo quando si ha una già conquistata fama.
È difficile definire questi elementi, ma
dato che mi domando spesso cosa siano, be’, sarà il caso di farlo.
Queste parole sono abusate proprio per
il fatto che è difficile assegnare loro un significato univoco, che tutti
interpretino in un solo modo. Accade con tutte le parole che descrivono
qualcosa di astratto e non dobbiamo stupircene, tuttavia quando un critico o
anche solo qualcuno che commenta un’opera si avvale di uno di questi termini è
difficile, se non si è d’accordo, dare una diversa opinione, perché è difficile
capire che cosa un critico intenda per ‘talento’, ‘creatività’ o ‘ispirazione’.
Inoltre come si fa a misurare la
creatività di qualcosa, o il talento di qualcuno, come si fa a capire quanto è
dato dall’ispirazione e quanto dal lavoro? Non si può. Quando leggo una
recensione e vedo usare questi termini non capisco esattamente cosa vogliano
dire, vi vedo solo un blando complimento, quasi come se il recensore volesse
tirarsi fuori da un impiccio. Dico talento per adulare l’artista e dico creativo
per descrivere l’opera. Lo dico perché non so che cosa dire.
Se un giorno scrivessi qui sul blog che Caravaggio
aveva un grande talento a cosa servirebbe? Tutti sanno della sua bravura, ma
come posso dimostrare che la sua era un’inclinazione naturale? E anche
facendolo, cosa cambia? La mia critica, se basata unicamente su questo fatto,
diventa sterile, una sottolineatura dell’ovvio. Sappiamo tutti che Caravaggio
era molto capace, ma perché dovrei apprezzare i suoi dipinti? Tuttavia nessuno
può dire che non ho ragione e la mia critica potrebbe anche essere apprezzata
da qualcuno che non si pone certe domande (come fa la sottoscritta mandando il
proprio cervello in pappa).
Ecco perché questi sono termini jolly.
La creatività credo sia l’unica, fra
queste doti, a poter essere coltivata. La creatività è un muscolo da allenare e
non viene usata solo per creare, ma per la vita. Io la vedo come qualcosa che
ci permette di affrontare una situazione e risolverla in modo diverso ogni
volta, a seconda delle necessità e delle possibilità. La creatività è arrivare
alla stessa soluzione percorrendo strade nuove e sempre diverse, senza
fossilizzarsi su un percorso definito.
Diverso è il discorso per gli altri due.
Se essere creativi è qualcosa che dipende da noi, l’ispirazione e il talento
sono incontrollabili, o comunque innati. Soprattutto il secondo.
Il talento è la capacità di fare
qualcosa e ottenere buoni risultati con relativa facilità, laddove altri devono
impegnarsi. Ho sentito moltissime volte parlare di talento, persone chiedersi
se ne hanno abbastanza, altri chiedersi se è indispensabile, io stessa mi sono
fatta queste domande. Io credo che non lo sia. Credo che il talento sia utile
per fare qualsiasi cosa, anche scrivere, ma chi ne fosse sprovvisto non deve
disperare. Chi non ha talento ripiega su studio e passione e in questo modo può
raggiungere gli stessi risultati. Chi ha talento… be’, è fortunato.
La più difficile per me da capire è
l’ispirazione. Nel suo blog Scrivere è vivere, Grazia Gironella aveva scritto
un post sull’ispirazione, dicendo che è diversa per ognuno di noi. Sono
d’accordo e forse è per questo che l’ispirazione, in questo post, è il mio
argomento preferito. Non c’è modo di definirla perché è personale, in un certo
senso è creata da noi perché arriva dai recessi più profondi del nostro essere,
plasmata così come abbiamo bisogno di riceverla. Più che sembrarmi una dote mi
sembra un momento fugace, tutto mio: il momento in cui sono tranquilla, particolarmente
di buon umore, parole e idee arrivano senza sforzo e sono soddisfatta del mio
lavoro. È uno stato d’animo che posso cercare di raggiungere, ma che alla fine
arriverà con i suoi tempi e sul quale non ho alcun controllo reale. Questo non
mi impedisce lo stesso di scrivere, perché se scrivessi solamente quando sono
ispirata scriverei pochissimo.
Spesso ci si domanda se si hanno le
capacità per scrivere, o dipingere, o fare musica o installazioni artistiche,
di design e chi più ne ha più ne metta. Ci mettiamo sempre di mezzo questi
termini che, in fondo, non sappiamo descrivere e che sono un mistero per tutti.
Sembra che senza non sia possibile fare qualcosa degno di nota.
Scrivere
questo post mi ha fatta riflettere. Certo essere creativi, ispirati e
talentuosi può aiutare, ma alla fine le uniche cose davvero fondamentali per
riuscire sono lo studio e la passione. Molto più inquadrabili, molto più
terrene se vogliamo, più comprensibili e semplici. Il resto è un jolly e non è
detto che capiti nel nostro mazzo, ma abbiamo comunque tutte le possibilità di
giocare una buona partita.
Sono pienamente concorde. Ci vuole un po' di attitudine, certo, ma il resto è pratica e rimboccarsi le mani.
RispondiEliminaGiustamente non si può essere proprio negati, e ammetto che mi riesce difficile immaginare qualcuno di negato per comunicare e scrivere (una volta appresi i fondamenti della grammatica, almeno).
EliminaPratica, impegno e passione! Potrei farne uno slogan...
Io sono d'accordo solo in parte. O meglio: lo sarei se non notassi che, spesso, (sia chiaro: non dico che sia il tuo caso, perché non ho mai letto nulla di tuo), chi dice che il talento, la creatività e l'ispirazione valgono poco rispetto alla dedizione e allo studio non possiede nessuna di queste tre cose, è un semplice esecutore materiale di precetti appresi sui libri.
RispondiEliminaIo penso che la creatività appartenga a ciascuno di noi. Anche appendere un quadro alla parete, in fondo, è un atto creativo. Tuttavia, come tu stessa evidenzi, deve essere coltivata. E come, se non ascoltando la propria ispirazione?
Anche su questo concetto, secondo me, c'è molta confusione. L'ispirazione non è uno stato di trance che ci fa scrivere come dei folli, ma è uno stile di vita; lo stile di vita scelto da chi decide di ascoltare più se stesso e le proprie sensazioni che gli inganni del mentali.
E il talento esiste, punto. Va coltivato, ma esiste. Conosco individui che non potranno mai diventare scrittori. E non perché non conoscono l'italiano: la loro grammatica è corretta, ma ci vuole qualcosa in più. Ci vuole un'attitudine mentale. La volontà di relazionarsi con la vita in un determinato modo, che non è alla portata di tutti. E noi, con questa cosa qui, nasciamo. Non ci sono scappatoie. Perché lo scrittore, quello vero, sente le parole vibrare al di là del loro significato, così come un mio amico matematico dice di sentir respirare i numeri. E per me, questa, è un'assurdità. Perché io il talento nel decifrare cifre complicatissime, non l'avrò mai. E non l'avrei nemmeno se avessi studiato ingegneria. Però i conti li so fare...
Credo di capire che cosa intendi, molte persone scrivono senza essere capaci di incantare il lettore, di esprimere emozioni, ma si limitano a mettere in pratica degli studi teorici. Per tornare al discorso numeri, fanno ciò che una calcolatrice potrebbe fare, ossia risolvere un'equazione ma non capirne il significato e, in alcuni casi, la grandezza.
EliminaPenso che riguardo alla creatività ci troviamo più o meno sulla stessa linea, l'ispirazione invece per me è proprio uno stato d'animo, un mood. Questo è ciò che la rende indefinibile, che la rende jolly: è diversa per ognuno di noi. Per me è uno stato d'animo, per te uno stile di vita, altri forse chiamano ispirazione uno stato di trance in cui scrivono furiosamente fino a perdere tutte le energie, chi può dirlo?
E sì, il talento esiste, ma scrivere un bel romanzo è dato dalla passione, più che dal talento. Anche il talento può essere sprecato se non c'è passione. L'interesse che ci porta a riversare tutto ciò che siamo, pensiamo, vogliamo in ciò che scriviamo io lo chiamo passione. Ciò di cui parli, le parole chi vibrano e i numeri che respirano, per me sono la passione.
Il talento è una capacità innata, la passione si prova indipendentemente da ciò che sappiamo fare - e se ci penso è una vera sfiga. Avere talento è un bonus e non ci spinge a scrivere, è la passione a farlo. Nel mio caso è lei che, più che far vibrare parole, mi fa venir voglia di scrivere in qualunque momento, mi fa infervorare quando parlo di libri e storie e scrivere, e mi fa perdere in un mondo differente di cui dovrei conoscere ogni sfumatura ma del quale nemmeno io conosco tutti i segreti.
Quando si tratta di arte, passione e talento sono la stessa identica cosa, non possono prescindere l'uno dall'altra. Ed è per questo dunque che non mi sento molto allineata con il tuo pensiero. Comunque di questo riparlerò giovedì sul mio blog, perché c'è, nella blogosfera, chi ha espresso questo concetto in modo molto più estremo di te (che non sei poi così distante dal mio pensiero) e mi ha fatto venir voglia di approfondire.
EliminaDemando quindi il discorso a dopo che avrai letto il mio post: l'ispirazione, dici bene tu, è uno stato d'animo. Però la si può trasformare in uno stile di vita, nel momento in cui si impara ad ascoltare la propria voce non solo quando si scrive, ma in qualunque attività, che diventa estremamente consapevole. :-)
Tengo d'occhio il tuo blog allora, sono molto curiosa di conoscere in modo approfondito le opinioni altrui ;)
Elimina